Brano: [...]enzione si rivelò ben presto presuntuosa, in quanto sottovalutava l’influenza del riformismo tra i lavoratori. Dopo qualche mese, nel novembre 1907, all’incontro delle organizzazioni sindacaliste, sotto la spinta di uno dei nuovi e più prestigiosi leader del sindacalismo rivoluzionario, Alceste De Ambris (v.), segretario della C.d.L. di Parma, fu deciso a stragrande maggioranza e con il solo voto contrario di Edmondo Rossoni (v.) di uscire dalla C.G.L. per costituire un Comitato nazionale della resistenza, onde poter aggregare su scala nazionale tutte le vere forze rivoluzionarie. In questa stessa occasione venne deciso di fondare \’“Internazionale”, il più qualificato organo di stampa del sindacalismo rivoluzionario. Un’altra tappa storica dell’azione sindacalista fu rappresentata dallo sciopero generale proclamato a Parma (v.) nel 1908, promosso e diretto da Alceste De Ambris per rispondere alle serrate padronali e alla prepotenza antioperaia in generale. Lo sciopero registrò una mobilitazione risoluta e imponente, ma senza alcun costru[...]
[...]prattutto di aver abdicato alle loro funzioni, abbandonando a se stesse le masse nel momento cruciale e più difficile dello sciopero.
Il P.S.I., che si era affrettato a prendere le distanze dallo sciopero fino a impedire atti di solidarietà da parte di C.d.L. dirette dai riformisti, colse l’occasione per condannare apertamente il sindacalismo rivoluzionario, dichiararlo incompatibile con il socialismo ed espellere gli anarcosindacalisti dalla C.G.L. (Congresso di Firenze, settembre 1908). Il fallimento dello sciopero di Parma fece riflettere gli stessi sindacalisti: la forza del sindacalismo rivoluzionario era potenzialmente enorme, ma non doveva essere considerata scontata e tanto meno automatica.
AH’interno del dibattito su tali temi, ripresero quota le forze sindacaliste più unitarie e, al Convegno nazionale di Bologna del maggio 1909 il movimento decise, nonostante la disapprovazione della corrente anarcosindacalista, di rientrare nella C.G.L. (a eccezione dell’orga
nizzazione di Parma che si rifiutò). Questo atteggiamento un[...]
[...]dello sciopero di Parma fece riflettere gli stessi sindacalisti: la forza del sindacalismo rivoluzionario era potenzialmente enorme, ma non doveva essere considerata scontata e tanto meno automatica.
AH’interno del dibattito su tali temi, ripresero quota le forze sindacaliste più unitarie e, al Convegno nazionale di Bologna del maggio 1909 il movimento decise, nonostante la disapprovazione della corrente anarcosindacalista, di rientrare nella C.G.L. (a eccezione dell’orga
nizzazione di Parma che si rifiutò). Questo atteggiamento unitario fu riconfermato in un secondo convegno nazionale dei sindacalisti, svoltosi a Bologna nel dicembre 1910, nel corso del quale fu decisa la costituzione di un Comitato nazionale detrazione diretta, quale strumento di coordinamento dell’attività sindacalista.
Nel 1911 la guerra di Libia mise alla prova le masse popolari italiane (v. Colonialismo e anticolonialismo in Italia). I primi a scendere in piazza contro la nuova avventura coloniale furono i lavoratori influenzati dal sindacalismo rivoluziona[...]
[...]l 1911 la guerra di Libia mise alla prova le masse popolari italiane (v. Colonialismo e anticolonialismo in Italia). I primi a scendere in piazza contro la nuova avventura coloniale furono i lavoratori influenzati dal sindacalismo rivoluzionario a Milano (dove emerse un nuovo dirigente sindacalista, Filippo Corridoni) e a Venezia, Reggio Emilia, Ferrara, Modena, Parma. La mobilitazione popolare era già altissima quando, a Bologna, il P.S.I. e la C.G. L. il 25.9.1911 decisero di proclamare uno sciopero generale per il 27. Ma si trattava di una decisione tardiva e per di più assunta con molte riserve, senza convinzione e al solo scopo di incanalare le manifestazioni spontanee di protesta, mentre i sindacalisti (tra i quali non mancava peraltro una componente interventista che faceva capo ad Arturo Labriola, Oliviero Olivetti e Paolo Orano (v.) ), puntavano su un’azione decisa che veramente riuscisse a impedire la guerra. Per la mancata riuscita dello sciopero e lo scarso livello della mobilitazione, anche quella lotta comunque si risolse in[...]
[...]me quelli dei Ferrovieri e dei Lavoratori del mare, i sindacalisti rivoluzionari dimostrarono di poter influenzare gran parte della classe operaia, smentendo quanti
intendevano presentare il sindacalismo rivoluzionario come un movimento limitato a settori agricoli arretrati o al sottoproletariato. D’altra parte, le divergenze emerse di fronte alla guerra di Libia avevano accentuato la spaccatura fra riformismo e sindacalismo all’interno della C.G.L. e, in occasione del Con^ gresso delle C.d.L. aderenti al Comitato nazionale dell’azione diretta riunito a Modena il 23.11.1912, i sindacalisti diedero vita all’U.S.I. rendendo definitiva la frattura con i riformisti (v. Unione sindacale italiana) .
Dal sindacalismo al fascismo
Al Consiglio generale delI'U.S.I., convocato a Parma il 1314.9.1914, questa organizzazione si spaccò in due correnti: quella interventista, di minoranza e capeggiata da Alceste De Ambris, Corridoni, Michele Bianchi (v.), Olivetti, Masotti e Cesare Rossi (v.) ; e quella maggioritaria, antimilitarista e dominata d[...]