Brano: r
Proletkul’t
dell’intemazionale operaia (quella politica, quella sindacale e quella cooperativa) una quarta branca, il movimento di cultura proletaria, organizzato nazionalmente e internazionalmente.
La II Internazionale non è stata capace di creare questo movimento; essa ha solo immiserito e atrofizzato la concezione di cultura proletaria nella molteplicazione sterile delle università popolari, di riformistica memoria. Il movimento di cultura proletaria, nel significato rivoluzionario che a questa espressione ha dato in Russia il compagno Lunaciarskij e neH'Occidente Henri Barbusse, tende alla creazione di un nuovo costume, di nuove abitudini di vita e di pensiero, di nuovi sentimenti: tende a ciò, promuovendo, nella classe dei lavoratori manuali e intellettuali, lo spirito di ricerca nel campo filosofico e artistico, nel campo dell’indagine storica, nel campo della creazione di nuove opere di bellez[...]
[...] nella molteplicazione sterile delle università popolari, di riformistica memoria. Il movimento di cultura proletaria, nel significato rivoluzionario che a questa espressione ha dato in Russia il compagno Lunaciarskij e neH'Occidente Henri Barbusse, tende alla creazione di un nuovo costume, di nuove abitudini di vita e di pensiero, di nuovi sentimenti: tende a ciò, promuovendo, nella classe dei lavoratori manuali e intellettuali, lo spirito di ricerca nel campo filosofico e artistico, nel campo dell’indagine storica, nel campo della creazione di nuove opere di bellezza e di verità” ("Ordine Nuovo”, 4 dicembre 1920).
[...] L’invito di Mosca sarebbe stato subito accolto: dopo poche settimane, infatti, sorgeva a Torino l’istituto di cultura proletaria, "sezione" del Proletkul’t di Mosca: e il 6 gennaio l"’Ordine Nuovo" ne pubblicava il programma steso dal prof. Zino Zini, figura aristocratica e solitaria di studioso ma sensibile in quegli anni agli ideali dei giovani "ordinovisti".
Il comitato provvisorio dell’istituto risultava composto da Antonio Gramsci, Zino Zini, Leopoldo Pogliani, Carlo Emanuele Croce, Mario Capellaro, Giovanni Casale. A partire dal dicembre 1921 il Comitato centrale [...]
[...]olto: dopo poche settimane, infatti, sorgeva a Torino l’istituto di cultura proletaria, "sezione" del Proletkul’t di Mosca: e il 6 gennaio l"’Ordine Nuovo" ne pubblicava il programma steso dal prof. Zino Zini, figura aristocratica e solitaria di studioso ma sensibile in quegli anni agli ideali dei giovani "ordinovisti".
Il comitato provvisorio dell’istituto risultava composto da Antonio Gramsci, Zino Zini, Leopoldo Pogliani, Carlo Emanuele Croce, Mario Capellaro, Giovanni Casale. A partire dal dicembre 1921 il Comitato centrale dell’istituto sarà formato da C.E. Croce, Mario Stragiotti (tecnico), Ernesto Alessio (tecnico), G. Casale (impiegato), Pietro Borghi (ingegnere), Zino Zini, A. Gramsci, Antonio Oberti, Giuseppe Leonatti (tipografo), Giacomo Cirio (falegname) , Gina Bonotto.
Già nei primi mesi l’istituto stabiliva contatti con analoghi gruppi stranieri: quello centrale russo di Mosca e quello inglese raccolto intorno alla Plebs League di Londra, con i quali procedeva a uno scambio di riviste e pubblicazioni. Questa collaborazione internazionale ha modo di manifestarsi in occasione della terribile carestia che nell’estate ’21 sconvolge la Russia. Un "appello degli intellettuali per gli affamati di Russia" appare nel\’Humanité del 22 agosto, firmato da G.B. Shaw, H. Barbusse, M. Gorkij, A. France e altri noti scrittori.
L’Istituto di cultura proletaria, insieme col comitato Pro Russia, partecipa all’azio* ne di solidarietà, ma — si legge in un suo comunicato — "nessun intellettuale italiano ha unito la sua voce a quella degli artisti e dei letterati degli altri paesi del mondo". Solo Gabriele D'Annunzio sottoscrive 2 mila lire per gli affamati.
La vita dell’istituto è certo precaria: le pesanti difficoltà pratiche, gli scarsi mezzi disponibili, il clima politico ostile ne ostacolano lo sviluppo, ma esso riesce ugualmente a dar vita ad alcune promettenti iniziative. Ricordo brevemente qui fé principali. Anzitutto la creazione di una scuola sindacale, il cui ordinamento lo stesso Gramsci si incarica di presentare nell’assemblea dell’istituto del 21 novembre. [...] L’Istituto ha inoltre in programma, nel campo scientifico, di iniziare il pro
letariato alla comprensione del tecnicismo moderno, con particolare riguardo alla tutela fisica e intellettuale dell’operaio come produttore (taylorismo, igiene domestica e del lavoro, diritto operaio). Nel campo artistico l'istituto si propone di raccogliere e[...]
[...]estica e del lavoro, diritto operaio). Nel campo artistico l'istituto si propone di raccogliere e coordinare le "spontanee e varie iniziative artistiche del proletariato" (teatro del popolo, scuola di artisti, Carro di Tespi, mostre artistiche, scuole corali, orchestrali: Cfr. l”’Ordine Nuovo", 17 novembre ’21). Traspaiono evidenti qui alcuni caratteristici interessi di Gramsci.
Per sviluppare negli operai la capacità creativa, l’istituto indice, sempre in gennaio, un concorso per "una novella o un bozzetto”. Zino Zini ne illustra i criteri nell”’Ordine Nuovo”, dove infatti appariranno nella prima metà del ’22 una serie di brevi composizioni di "scrittori operai". Ricordo qui il nome di Peppino Frongia, sardo, operaio alla Fiat, guardia rossa all’"Ordine Nuovo", anche perché un suo pezzo fornirà lo spunto a una polemica fra Piero Gobetti e il quotidiano cattolico di Torino, "Il Momento".
Nel campo artistico l’istituto promuove varie altre iniziative: nel marzo ’22 Marinetti accetta l’invito di partecipare alla inaugurazione nei lo[...]
[...]ri nell”’Ordine Nuovo”, dove infatti appariranno nella prima metà del ’22 una serie di brevi composizioni di "scrittori operai". Ricordo qui il nome di Peppino Frongia, sardo, operaio alla Fiat, guardia rossa all’"Ordine Nuovo", anche perché un suo pezzo fornirà lo spunto a una polemica fra Piero Gobetti e il quotidiano cattolico di Torino, "Il Momento".
Nel campo artistico l’istituto promuove varie altre iniziative: nel marzo ’22 Marinetti accetta l’invito di partecipare alla inaugurazione nei locali del Winter Club, in piazza Castello, di una mostra di quadri futuristi. È Umberto Calosso, collaboratore a quel tempo deH"’Ordine Nuovo" con
lo pseudonimo di Mario Sarmati, che stende una vivace cronaca deH’avvenimento. []
Una piccola antologia di poeti futuristi (fra i quali il giovanissimo Fillia, impegnato nell’esaltazione della sensibilità meccanica e del mito della Macchina), dal titolo "1 + 1 + 1 = 1. Dinamite. Versi liberi", e dalla copertina scarlatta, edito dell’istituto di cultura proletaria, Torino (senza data), lire 1.50, viene stampato in alcune centinaia di copie, senza però essere messo in commercio. E bisogna pure ricordare una audizione di canti popolari promossa dall’istituto nel maggio. [...]
Ogni ulteriore sviluppo dell’istituto è condizionato dalle drammatiche vicende politiche, mentre la reazione fascista è ormai alle porte. [...]
Al congresso di Roma del P.C.d’I. (marzo ’22) si ventila di dare una "sistemazione razionale alle iniziative sorte localmente" e di coordinarle sul piano nazionale con tendenze accentratrici, secondo il caratteristico disegno bordighiano. Non se ne farà nulla, ma ancora a poche settimane dalla marcia su Roma si apprende sul Comunista, (10 settembre ’22) che è stata costituita una sezione italiana del Proletkul’t, e se ne indicano anche i componenti il Comitato centrale. Ecco i nomi: A. Gramsci (a quel tempo ormai in Russia), G. Casale, M. Sarmati (Calosso), Virgilio Bellone (Milano), Giuseppe Berti (Roma), Luigi De Filippis (Roma), Gaspare De Gaetano (Roma), Teresa Falcipieri (Vicenza). Gramsci, Sarmati e Casale costituiscono il Comitato esecutivo provvisorio. In quegli stessi giorni, in un sanatorio presso Mosca, Gramsci chiudeva con queste parole una sua lettera a Trockij: "Nei grandi centri industriali il programma del Proletkul’t, che mira a risvegliare lo spirito creativo degli operai nel campo della letteratura e dell’arte, assorbe l’energia di chi ha ancora voglia e il tempo di occuparsi di questi problemi” ».
Prometeo (1924)
« Rivista di cultura sociale » a periodicità mensile, di cui uscirono a Napoli, tra il febbraio e il luglio 1924, appena 6 numeri.
Sorse per volontà di una ristretta cerchia di « studiosi » (così definiva i collaboratori una nota redazionale apparsa sul primo fascicolo) convinti di poter fare « opera di divulgazione e di pratica applicazione del metodo marxista allo studio e alla spiegazione degli infiniti aspetti e avvenimenti della vita sociale dei popoli moderni ». Sottoposti alla « sferza » della « dialettica marxista », molti giudizi correnti avrebbero dovuto rivelare la loro inadeguatezza, la loro natura di interessi camuffati, di « pregiudizi ». Per contro, l’unico « preconcetto » dei marxisti, il « metodo », avrebbe saputo aggredire il reale giungend[...]
[...]le apparsa sul primo fascicolo) convinti di poter fare « opera di divulgazione e di pratica applicazione del metodo marxista allo studio e alla spiegazione degli infiniti aspetti e avvenimenti della vita sociale dei popoli moderni ». Sottoposti alla « sferza » della « dialettica marxista », molti giudizi correnti avrebbero dovuto rivelare la loro inadeguatezza, la loro natura di interessi camuffati, di « pregiudizi ». Per contro, l’unico « preconcetto » dei marxisti, il « metodo », avrebbe saputo aggredire il reale giungendo a scoprire la « verità », approdo negato agli avversari.
La direzione di R. G ri eco
A dirigere la rivista fu praticamente Ruggero Grieco (v.) che, proprio in quei mesi, stava allontanandosi dalle posizioni di Amadeo Bordiga (v.), fino a quel momento condivise per accostarsi alla linea che il gruppo ordinovista tentava di imporre nel partito nato dalla scissione di Livorno.
In realtà, l’iniziativa di fondare una nuova rivista era stata inizialmente del lucano Michele Bianco, che nel luglio 1922 aveva aderit[...]
[...]allontanandosi dalle posizioni di Amadeo Bordiga (v.), fino a quel momento condivise per accostarsi alla linea che il gruppo ordinovista tentava di imporre nel partito nato dalla scissione di Livorno.
In realtà, l’iniziativa di fondare una nuova rivista era stata inizialmente del lucano Michele Bianco, che nel luglio 1922 aveva aderito alla frazione terzinternazionalista del P.S.I.; solo in un secondo momento Amadeo Bordiga che, uscito dal carcere nell’ottobre 1923, aveva trovato alla testa del partito un nuovo gruppo dirigente, utilizzerà « Prometeo » come tribuna e organo ufficioso della sua corrente, nell’estremo tentativo compiuto per riconquistare l’egemonia. Ciò spiega come bordighiani fossero pressoché tutti i collaboratori, da Luigi Polano a Cesare Sessa, da Ugo Girone a Luigi Salvatori.
Grieco che, per formazione, era il più vicino al dirigente napoletano, esordì sul nuovo periodico con un articolo che individuava nella mancanza di una classe dirigente (e quindi nell’assenza di un « vero » proletariato) la radice effettiva della questione meridionale, riadducendo argomentazioni di un’analisi della struttura di classe orientata a sollecitare l’alleanza della piccola borghesia « affamata » con le classi lavoratrici del Sud, socialmente arretrate e sprofondate in
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