Brano: Armir
dal freddo e dalla fame, procede verso nordovest e verso sudest, attraverso vasti boschi coperti di neve, su strade ingombrate di carriaggi, slitte, automezzi; premuti, attaccati, accerchiati, frazionati e deviati da carri armati, da elementi motorizzati, da cavalieri nemici. Sono uomini al limite di ogni umana resistenza, che una miracolosa forza sostiene e camminano, camminano come automi, in colonne che sempre più si assottigliano, avendo tre nemici mortali da combattere: il carro armato, il partigiano, il freddo. Contro i primi due i più numerosi si battono; di fronte al terzo i più deboli soccombono ».
Riguardo all’aiuto dato dalle popolazioni sovietiche ai nostri soldati, un documento ufficiale dell'Ufficio storico del Comando dice: « Le slitte sono stracariche di feriti e congelati; i quadrupedi si abbattono vinti dalla fatica. Man mano che si allontanano dalle posizioni nemiche, i soldati perdono cgni parvenza militare; molti si liberano delle bombe a mano per rendere meno faticosa la marcia. Copricapi, giubbe dati dalla popolazione ucraina sostituiscono le uniformi lacere; stivaloni di feltro prendono il posto delle scarpe a brandelli; passano così di casa in casa, di villaggio in villaggio, ove la popolazione ucraina, per particolare simpatia o per ordini ricevuti dalle autorità russe, è sollecita nell'alleviare le sofferenze e offre da mangiare, da vestire e la possibilità di riposo ».
In un rapporto del febbraio 1942 al Comando supremo dell’esercito e personalmente a Mussolini, dopo aver riassunto gli avvenimenti, il Comando dell'Vili Armata traeva le seguenti conclusioni: « L'aspra battaglia iniziata I’11 dicembre e condotta per 52 giorni senza tregua, contro soverchianti forze nemiche continuamente rinnovatesi, in un ambiente climatico partic[...]
[...]ver riassunto gli avvenimenti, il Comando dell'Vili Armata traeva le seguenti conclusioni: « L'aspra battaglia iniziata I’11 dicembre e condotta per 52 giorni senza tregua, contro soverchianti forze nemiche continuamente rinnovatesi, in un ambiente climatico particolarmente duro ha provato nel suo sanguinante crogiuolo tutte le forze fisiche, morali e tecniche della truppa e dei comandi. Nella battaglia il soldato italiano ha compiuto, con un’epica resistenza, gesta degne della sua gloriosa tradizione, ha nuovamente dimostrato le superbe qualità di combattente: tenacia, resistenza a tutte le fatiche e le avversità; sprezzo del pericolo; prontezza al sacrificio, ardimento e coraggio nei più duri momenti. Lo sfavorevole sviluppo degli avvenimenti nel campo dell'Armata va ricercato in un complesso di cause (totalmente estranee al valore del nostro soldato) essenzialmente di carattere operativologistico:
a) preesistenti alla battaglia: sproporzione tra fronte e forze; mancanza di riserve e scarsità di rincalzi; sistemazione difensiva lineare: deficienza di mezzi di trasporto, di carburante, di mano d'opera; rigida impostazione della difesa da parte del Gòmando Superiore germanico; rilevante prevalenza delle forze nemiche, specie di mezzi corazzati;
b) durante la battaglia:
persistere nel Comando Superiore germanico del concetto della difesa al Don per quanto la situazione, anche per riflesso delle sfavorevoli operazioni nei settori contermini, imponesse il ripiegamento ad ampio raggio^ ripetutamente e tempestivamente chiesto daH'Armata, su linea idonea ad economizzare forze ai fini della contromanovra, specie per le unità minacciate sul tergo. Sottovalutazione del[...]
[...]anche per riflesso delle sfavorevoli operazioni nei settori contermini, imponesse il ripiegamento ad ampio raggio^ ripetutamente e tempestivamente chiesto daH'Armata, su linea idonea ad economizzare forze ai fini della contromanovra, specie per le unità minacciate sul tergo. Sottovalutazione dello sforzo, delle possibilità e degli obiettivi nemici, che ritardò e frazionò le contromisure da parte del Co
mando germanico, così che alla massa nemica vennero opposte successivamente aliquote delle forze occorrenti. Le cause sopraindicate portarono, nonostante l'eroica resistenza delle nostre unità, alla rottura della difesa prima sul fronte del II C.A. e successivamente su quello del XXIV C.A.; all’accerchiamento successivo delle ali dell'armata; ad una grave usura delle forze attaccate sul fronte e, in particolare, sul tergo, senza una adeguata contropartita, almeno per queste ultime.
Alle predette cause fondamentali altre se ne debbono aggiungere di minor rilievo, ma che tuttavia concorsero ad aggravare le sfavorevoli condizioni nelle quali l'Armata ha dovuto operare:
a) di carattere organicoaddestrativo: deficiente armamento qualitativo e quantitativo della fanteria, specie contro carro, che ingenerò un senso di sfiducia di fronte alla potenza ed al numero dei mezzi nemici e in particolare di fronte alla invulnerabile corazza dei carri pesanti russi. Inadeguato equipaggiamento invernale specie di scarpe, di cappotti a pelliccia, inadatti per materiale e per fattura alle condizioni climatiche dell’ambiente. Deficienza di addestramento tecnico delle truppe alle forme più difficili della guerra di movimento (ripiegamento). Deficienza tecnicomorale di qualche quadro di complemento non ben compreso della dignità del grado.
Tali deficienze hanno determinato: risultati talvolta modesti negli innumerevoli episodi di valore individuale e collettivo, perché frequentemente non sorretti dalla indispensabile preparazione tecnica deM'uomo e del reparto; perdite rilevanti particolarmente per unità accerchiate,[...]
[...]zioni climatiche dell’ambiente. Deficienza di addestramento tecnico delle truppe alle forme più difficili della guerra di movimento (ripiegamento). Deficienza tecnicomorale di qualche quadro di complemento non ben compreso della dignità del grado.
Tali deficienze hanno determinato: risultati talvolta modesti negli innumerevoli episodi di valore individuale e collettivo, perché frequentemente non sorretti dalla indispensabile preparazione tecnica deM'uomo e del reparto; perdite rilevanti particolarmente per unità accerchiate, cioè laddove l’imperizia
o l'errore vengono immediatamente pagati a caro prezzo; forte numero di congelati che pesarono sull’efficienza dei reparti nelle dure vicende dei ripiegamenti nel Don.
b) di carattere tecnico:
inadeguata attrezzatura di alcuni mezzi di telecomunicazione e caratteristiche tecniche non sempre rispondenti per portata, mobilità, rusticità alle esigenze deila guerra di movimento in vasti settori operativi, e che portarono alla mancanza di ogni collegamento nelle fasi più critiche della lotta; attrezzatura dei nostri aerei non idonea al volo notturno o con nebbia, che frequentemente ne ha limitato l’azione nei giorni della battaglia.
L’epica vicenda, pur nelle sue sfortunate conseguenze, ha fatto brillare di nuova luce il valore del soldato italiano ».
A.Ba.
Bibliografia essenziale: Ministero della Difesa, Stato Maggiore, Ufficio Storico, Le operazioni del C.S.i.R. e deii’A.R.M.I.R., Roma, 1947; Fidia Gambetti, I morti e i vivi deii'Armir, Milano, 1949; Giovanni Messe, La guerra sul fronte russo, Milano, 1947; Nuto Revelli, Mai tardi, Cuneo, 1946; id. id., La guerra dei poveri, Torino, 1962; G. Sotgiu e M. Paone, La tragedia deii’Armir, Milano, 1950; Aldo Valori. La campagna di Russia, Roma, 1951.
Armistizio di Cassibile[...]
[...]l soldato italiano ».
A.Ba.
Bibliografia essenziale: Ministero della Difesa, Stato Maggiore, Ufficio Storico, Le operazioni del C.S.i.R. e deii’A.R.M.I.R., Roma, 1947; Fidia Gambetti, I morti e i vivi deii'Armir, Milano, 1949; Giovanni Messe, La guerra sul fronte russo, Milano, 1947; Nuto Revelli, Mai tardi, Cuneo, 1946; id. id., La guerra dei poveri, Torino, 1962; G. Sotgiu e M. Paone, La tragedia deii’Armir, Milano, 1950; Aldo Valori. La campagna di Russia, Roma, 1951.
Armistizio di Cassibile
Accordo firmato il 3.9.1943 per sospendere le ostilità tra l’esercito italiano e le forze militari degli Al
leati; fu reso pubblico I’8.9.1943. Alle ore 22,30 del 19.8.1943 gli Alleati comunicarono le condizioni di armistizio al generale Giuseppe Castellano (v.), che le ricevette nella veste di rappresentante personale del maresciallo Badoglio. Erano presenti alla riunione, che si svolse nella sede dell’ambasciata britannica in Lisbona, il generale americano Walter Bedell Smith, capo di stato maggiore delle forze alleate del Mediterraneo; il brigadiere generale inglese William K. Strong, capo del servizio informazioni, e George Kennan, incaricato d’affari che sostituiva l’ambasciatore americano momentaneamente assente da Lisbona.
Le condizioni furono portate a conoscenza del governo italiano. Dopo che questo le ebbe discusse e, non senza esitazioni, accettate, Castellano fu autorizzato a sottoscriverle. L’atto relativo, noto come « armistizio corto » (short military ar misti ce), fu firmato sotto una tenda a Cassibile (frazione di Siracusa), alle 17,15 del 3 settembre, dal generale Castellano e dal generale Bedell Smith, delegati rispettivamente del maresciallo Badoglio e del generale Eisenhower. Questo ultimo era presente al momento della firma. Con lui, ‘ assistevano anche i generali K. Strong e Lowell W. Rooks; il commodoro Dick Royer Milious e il capitano De Haan. Da parte italiana, il generale Castellano era accompagnato soltanto dal console Franco Montanari, che fungeva da interprete. Nel varcare l’entrata della tenda, Castellano si imbattè in due persone che ne stavano uscendo: si trattava del ministro inglese Harold Macmillan e del ministro americano Robert Murphy.
L’atto firmato diceva: « Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal generale Dwight D. Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate, il quale agisce per delega del governo degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e nell’interesse delle Nazioni Unite, e sono accettate dal maresciallo Pietro Badoglio, capo del governo italiano:
1) cessazione immediata di ogni attività ostile da parte delle forze armate italiane;
2) l’Italia farà ogni sforzo per negare ai tedeschi tutto ciò che potrebbe essere adoperato contro le Nazioni Unite;
3) tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite dovranno essere consegnati immediatamente al comandante in capo alleato, e nessuno di essi potrà ora, o in qualsiasi
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