Brano: [...]fasi del lavoro il Foscolo sia intervenuto. La corretta impostazione di un allestimento dipende in buona parte dalla distribuzione. Il Foscolo mostra di saperlo, scrivendo al capocomico Fabbrichesi a proposito della Ricciarda:
badate, se la donna zoppica la tragedia stramazza; Tessari non altri, Tessari solo deve far la parte del Tiranno: non altri, che Tessari. Mi piacerebbe che Prepiani facesse l'Averardo, parte eroica, affettuosa, e paterna: Bettini 9 farebbe
9 Quanto alla « donna », purtroppo zoppicò (fu prescelta Lucrezia Bettini, moglie di Antonio, seconda attrice della Compagnia Reale e il Foscolo scrisse di suo pugno sul copione: « Dio l'assista ») e forse anche (ma non solo) per questo la tragedia non ebbe lo sperato successo. Alberto Tessari (nato a Verona il 21 giugno 1780 e morto probabilmente dopo il 1845), di famiglia borghese, si distinse fra i filodrammatici veronesi, avendo compiuto studi regolari. Dopo un normale periodo di apprendistato entrò come « tiranno » nella Compagnia Reale (la sua scrittura è conservata presso l'Archivio di Stato in Milano: « Spettacoli Pubblici Parte Moderna », cartella n. 18).[...]
[...]cializzati nel sostenere la parte del « padre nobile » ed erano dunque piú adatti a ricoprire il ruolo di Averardo (che a Prepiani, infatti, fu affidato dal Foscolo). La parte di Guelfo, che nelle intenzioni dell'autore doveva essere prima tiranno che genitore, fu perciò opportunamente assegnata al Tessari che di tale carattere era uno dei migliori specialisti italiani. Per Guido il Foscolo volle un interprete di notevole esperienza
e scelse il Bettini invece del Lombardi 11, attore pur valente, ma ancora immaturo proposto dal Fabbrichesi. La preferenza accordata dal Foscolo al Tessari sul Prepiani, e al Bettini sul Lombardi trova, inoltre, un'altra importante motivazione: gli attori prescelti dall'autore come protagonisti, infatti, erano noti soprattutto per la loro capacità di penetrazione ed immedesimazione psicologica nel personaggio. Scrive il Righetti nel suo Teatro italiano:
Ho conosciuto pochi attori, che piú del signor Tessari studiassero di penetrare nel carattere del personaggio che dovevano rappresentare. Uomo colto com'egli è, sapeva benissimo che un attore assennato non deve nella pittura d'un personag
primarie fino a che non si ritirò dalle scene per amministrare il patrimonio del fr[...]
[...]rare il patrimonio del fratello defunto. Di corporatura imponente e dotato di una voce aspra e assai robusta, eccelleva nelle parti di « tiranno », pur riuscendo ottimamente anche in quelle di « padre nobile ». G. B. Prepiani (nato a Venezia e morto nel 1851) fu valente attore tragico, intelligente e colto interprete, versato soprattutto nelle parti di « padre nobile », in cui — a detta del Fabbrichesi — eguagliava il famosissimo Blanes. Antonio Bettini (nato a Verona nel 1789 e morto a Venezia nel 1822), figlio d'arte, entrò nel 1807 nella Compagnia Reale come « primo amoroso ». Assai stimato dal Fabbrichesi
e dai compagni di lavoro, fu applauditissimo: di salute assai cagionevole, non poté mettere completamente a frutto le sue straordinarie doti naturali.
10 Giovanni Boccomini (nato a Roma nel 1770 circa e morto a Trieste nel 1836), fu primo attore e « padre nobile » in molte compagnie primarie fra cui la Reale Sarda, in cui lavorò dal 1821 al 1823 e dal 1825 al 1829. Fu per brevi periodi anche nella compagnia diretta dal Fabbrichesi.
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10 Giovanni Boccomini (nato a Roma nel 1770 circa e morto a Trieste nel 1836), fu primo attore e « padre nobile » in molte compagnie primarie fra cui la Reale Sarda, in cui lavorò dal 1821 al 1823 e dal 1825 al 1829. Fu per brevi periodi anche nella compagnia diretta dal Fabbrichesi.
11 Francesco Lombardi (nato a Bergamo nel 1792 e morto nel 1846), figlio d'arte, lavorò in diverse compagnie e fu con il Fabbrichesi a Napoli, in sostituzione del Bettini. Lasciò le scene per amore della principessa Maria Malvezzi Hercolani che sposò nel 1829. Fu ucciso da un cuoco che lo accoltellò, esasperato dal suo carattere iroso e violento.
LA RAPPRESENTAZIONE DELL'« AJACE » E LA TECNICA TEATRALE FOSCOLIANA 145
gio, principalmente storico, abbandonarsi al caso... Io amo piú un attore che abbia sbagliato il carattere d'un personaggio per averlo male interpretato, che quegli che lo abbia indovinato per caso e senza riflessione... (la citazione è di A. Manzi, art. cit., p. 651).
La recitazione degli attori prescelti dal Foscolo, insomma, pur improntata a[...]
[...] ma le torrei, non foss'altro, molti difetti, e le metterei in capo ciò che forse reciterebbe senza intendere; perché quanto al sentire, gl'insegnamenti non ne possono, e si resta sempiternamente tal quali » (Epistolario, vol. iv, p. 277).
Non sappiamo a quali esiti approdasse lo strenuo impegno del giovane regista: non troppo lusinghieri a detta di critici sia pur malevoli 14, e a detta dello stesso Foscolo che, dopo aver dovuto rimpiazzare il Bettini colpito da una pleurite e il suo sostituto, ammalato anch'egli 15, cosí commenta l'esito della rappresentazione:
La Tragedia fu pessimamente recitata... Guelfo avrebbe fatto eccellentemente se non avesse voluto far troppo; Ricciarda pareva una ragazza sentimentale, anziché una principessa innamorata altamente; piacque nondimeno al pubblico; a me spiacque moltissimo. Averardo fu sostenuto ragionevolmente. Ma Guido fu 'recitato in modo ch'io stesso che lo aveva meditato e scritto e riletto non intendeva ciò che quel disgraziato fantoccio vestito in scena da Eroe volesse mai dire... (Epistolari[...]
[...]neoclassicismo milanese che trovò in lui uno dei maestri della nuova scuola scenografica scaligera. Lavorò regolarmente alla Scala dal 1792 al 1817, dedicandosi in seguito tutto all'insegnamento.
150 PAOLO BOSISIO
Reale, fortemente modificata nell'organico rispetto all'allestimento del Tieste. Paolo Belli Blanes fu Ajace e il Prepiani fu Agamennone; la celebre Fiorilli Pellandi 28 diede vita al personaggio di Tecmessa, il Tessari fu Ulisse, il Bettini un Calcante un po' giovane e il Fabbrichesi tenne per sé la particina di Teucro. Attori di prim'ordine, dunque, anche se non tutti perfettamente « in parte ». Nonostante le ottime premesse, tuttavia, il successo fu tiepido, come si deduce dalle cronache piú obiettive della serata: gli applausi, abbastanza calorosi per i primi tre atti, divennero sempre piú radi nella seconda parte della tragedia per mescolarsi ai fischi o disperdersi in un silenzio eloquente alla fine dello spettacolo 29. Lo scarso entusiasmo del pubblico è una spia importante che non deve essere sottovalutata: sarà dunque ut[...]