Brano: [...]ò Parigi occupata dai nazisti; non subì persecuzioni e godette di una larga immunità della quale si valse, in qualche caso, anche per aiutare gli antifascisti. Sconfitta la Germania rifiutò di tornare in Italia e, dopo anni di vita stentata, morì in condizioni di estrema indigenza. I suoi scritti dal 1915 al 1961 sono stati raccolti dal figlio Giorgio Bergamo e pubblicati dall’editore Cino Del Duba sótto l’ambiguo titolo di Nazionalcomunismo.
BergenBelsen
Nella Germania settentrionale, tra Hannover e Bremen, presso il villaggio di Bergen, durante la seconda guerra mondiale Belsen fu sede di un campo di concentramento nazista. Quantunque manchino precisi riferimenti riguardo all’origine di questo lager, risulta che nel
1941 esso funzionava come «ospedale» o «lazzaretto» (Lazarettlager) destinato a raccogliere prigionieri di guerra malati provenienti da altri campi. Tra il 1941 e il
1942 lasciarono la vita a Belsen migliaia di prigionieri di guerra russi, sterminati da epidemie di tifo o da altre malattie, come ricorda un monumento qui [...]
[...]he nel
1941 esso funzionava come «ospedale» o «lazzaretto» (Lazarettlager) destinato a raccogliere prigionieri di guerra malati provenienti da altri campi. Tra il 1941 e il
1942 lasciarono la vita a Belsen migliaia di prigionieri di guerra russi, sterminati da epidemie di tifo o da altre malattie, come ricorda un monumento qui eretto daH’Unione Sovietica nel cimitero di guerra che raccoglie circa 50.000 salme.
Dal 1943 anche il campo di BergenBelsen passò alle dirette di
pendenze di Himmler (v.), che se ne servì per lo sterminio in massa di ebrei e di altri deportati civili. Dichiarato ufficialmente « campo di transitò » o « di sosta » (Aufenthaltslager), fu sistematicamente sottratto a ogni forma di controllo da parte della Croce Rossa Internazionale e poiché, alla fine, i guardiani nazisti distrussero compietamente ogni incartamento, non fu possibile ricostruire attraverso quelle fonti la situazione trascorsa del lager, quanto al numero dei deportati e dei deceduti. Da documenti trovati in altri campi, si potè tuttavia appurare l’in[...]
[...] « campo di transitò » o « di sosta » (Aufenthaltslager), fu sistematicamente sottratto a ogni forma di controllo da parte della Croce Rossa Internazionale e poiché, alla fine, i guardiani nazisti distrussero compietamente ogni incartamento, non fu possibile ricostruire attraverso quelle fonti la situazione trascorsa del lager, quanto al numero dei deportati e dei deceduti. Da documenti trovati in altri campi, si potè tuttavia appurare l’invio a BergenBelsen di almeno 63 convogli (da Buchenwald, Dachau, Flossénburg, Natzweiler) comprendenti 22 mila 981 internati, tra cui 7.069 donne e 697 bambini. Non fu invece possibile documentare la consistenza dei numerosi convogli giunti direttamente dai paesi occupati
o da altri campi di deportazione dell’Est europeo. Tra i deceduti, si conoscono le generalità di 218 italiani. Lasciò la vita in questo campo, insieme con la madre e la sorella Margot, anche la piccola olandese Anna Frank (v.). in generale, le condizioni di esistenza a BergenBelsen non erano diverse da quelle di Auschwitz (v.) e di altri ca[...]
[...]ndenti 22 mila 981 internati, tra cui 7.069 donne e 697 bambini. Non fu invece possibile documentare la consistenza dei numerosi convogli giunti direttamente dai paesi occupati
o da altri campi di deportazione dell’Est europeo. Tra i deceduti, si conoscono le generalità di 218 italiani. Lasciò la vita in questo campo, insieme con la madre e la sorella Margot, anche la piccola olandese Anna Frank (v.). in generale, le condizioni di esistenza a BergenBelsen non erano diverse da quelle di Auschwitz (v.) e di altri campi di sterminio. Non vi funzionarono le camere a gas per lo sterminio in massa, in quanto la maggior parte dei prigionieri veniva qui trasferita da àltri campi in condizioni di tale decadimento fisico, che l’indice di sopravvivenza era minimo (interi convogli, come quello partito da Flossenburg i’8.3.1945 con 1.159 detenuti, erano
costituiti da infermi). Il campo mancava di qualsiasi attrezzatura igienicosanitaria e ( rappresentava pertanto, per chiunque non fosse stato dotato di una eccezionale capacità di sopravvivenza, l’ultima[...]
[...]olosi, 3 mila 500 da tifo, 5.000 da edema provocato dalla fame. Nei giorni successivi alla liberazione e nonostante le più sollecite cure cui fu possibile ricorrere, i prigionieri continuarono a morire a una media di 500 aL giorno, fino a raggiungere i 13.000 decessi. Dal 20 al 25.4.1945 fu necessario dare sepoltura a oltre
23.000 cadaveri, che vennero inumati in 12 grandi fosse comuni.
E.Ni.
Deportati di nazionalità Italiana deceduti a BergenBelsen (tra parentesi, il luogo e l’anno della nascita): Achenza Pietro (Oschiri, 1889 o 1908); Alfonsi Artemio (Casape, 1903); Amabile Giuseppe (Napoli,
1920); Ammaturo Francesco (Torre S. Susanna, 1919); Antoii Marco (Cattuni, 1915); Arcarl Mario (Casalmaggiore, 1921); Auletta Stanislao (Olevano suJ Tusciano,
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