Brano: [...]r una rassegna organica della produzione sulla conquista italiana della Cirenaica.
3 Il mio articolo 1973 era basato esclusivamente sulle fonti edite e sull'archivio di Graziani; successivamente mi sono stati aperti l'archivio del ministero delle colonie e quello dell'esercito. Questa nuova base documentaria è stata utilizzata nella mia relazione su La repressione della resistenza in Cirenaica 192731, presentata nel novembre 1979 al convegno di Bengasi sulla grande figura di combattente di Omar alMukhtar. Questa relazione è attualmente in corso di stampa in un volume collettaneo su Omar alMukhtar curato da Romain Rainero per l'editore Marzorati, cui rinvio per un quadro articolato della politica italiana di repressione.
4 Cfr. ELIO MIGLIORINI, Il territorio, in AA.VV., Il territorio e le popolazioni, Roma, Comitato per la documentazione dell'opera dell'Italia in Africa, 1955, pp. 9899; si veda anche ENRICO DE AGosTual, Le popolazioni della Cirenaica, Bengasi, Governo della Cirenaica, 1923.
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naica, l'EvansPritchard,[...]
[...]a relazione è attualmente in corso di stampa in un volume collettaneo su Omar alMukhtar curato da Romain Rainero per l'editore Marzorati, cui rinvio per un quadro articolato della politica italiana di repressione.
4 Cfr. ELIO MIGLIORINI, Il territorio, in AA.VV., Il territorio e le popolazioni, Roma, Comitato per la documentazione dell'opera dell'Italia in Africa, 1955, pp. 9899; si veda anche ENRICO DE AGosTual, Le popolazioni della Cirenaica, Bengasi, Governo della Cirenaica, 1923.
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naica, l'EvansPritchard, che scrive: « The population of Cyrenaica is probably round about 200.000, of whom about a quarter live in the towns, the remainder being tended Bedouin and a few thousand oasis dwellers » 5. Accettiamo quindi la cifra approssimativa di 200.000 anime per i primi anni della dominazione italiana, ma registriamo che negli anni Trenta i censimenti italiani danno totali assai piú bassi per la popolazione araba della Cirenaica, intorno ai 140.000. Queste cifre vanno prese con qualche cautela; in particolare il censim[...]
[...]aica, intorno ai 140.000. Queste cifre vanno prese con qualche cautela; in particolare il censimento del 21 aprile 1931, che dà un totale di 142.000 arabi 6, non è attendibile perché non tiene conto della deportazione in corso della popolazione, ma continua a dare come dimoranti nelle regioni di origine gli 80.000 seminomadi che, secondo una lettera di Graziani al ministro De Bono, alla stessa data erano rinchiusi nei campi di concentramento tra Bengasi e la Sirtica 7. Dovrebbe invece essere utilizzabile il censimento del 1936, quando ormai la Cirenaica era pacificata, i campi di concentramento disciolti e iniziato il rientro dei profughi dall'Egitto: ebbene, questo censimento dà una popolazione araba di 142.500 anime (E. Migliorini, Il territorio, cit., p. 98).
Si ha quindi la scomparsa di circa 60.000 persone tra le valutazioni ufficiali degli anni Venti ed i censimenti degli anni Trenta. In piccola parte si tratta di un'emigrazione forzata verso l'Egitto, che nel 1934 accoglieva ancora circa 12.000 dei 20.000 seminomadi che vi si erano r[...]
[...]e; alla fine del 1934 ne erano rimpatriati circa 2.250, mentre altri 12.000 restavano in Egitto. Rinvio al mio articolo 1973 ed alla mia relazione in corso di stampa per l'indicazione delle fonti d'archivio. La cifra di 6.500 fuorusciti data in E. DE LEONE, La colonizzazione cit., vol. it, p. 561, è priva di qualsiasi base.
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furono esonerati dalle operazioni di deportazione), bensì ai 120130.000 seminomadi del Gebel, del Bengasino e delle regioni predesertiche, dove piú forte era stata la resistenza senussita.
Dinanzi all'eloquenza di queste cifre, la storiografia coloniale tradizionale ha scelto il silenzio. Valga l'esempio del volume che la ministeriale collana « per la documentazione dell'opera dell'Italia in Africa » dedica a Il territorio e le popolazioni, per mano di noti esperti come Migliorini e De Agostini, in cui le valutazioni della popolazione degli anni 191128 ed i censimenti degli anni Trenta sono allineati senza alcuna riserva sulla loro validità e senza alcun commento su quanto documentato; ed anche [...]
[...]ottomessa. Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla sino alla fine, anche se dovesse perire tutta la popolazione della Cirenaica »".
Circa ventimila seminomadi fuggirono in Egitto (o vi si erano già rifugiati negli anni precedenti), dove trovarono disoccupazione, miseria e molti di essi la morte; da ottanta a centomila furono invece deportati in cinque grandi campi di concentramento e in una diecina di minori, situati tra Bengasi e elAgheila, cioè in una regione povera di acqua e di risorse 18. Il loro bestiame fu massacrato
13 E. E. EVANSPRITCHARD, op. cit., p. 189; CARLO GIGLIO, La confraternita senussita dalle sue origini ad oggi, Padova, Cedam, 1932, p. 144.
14 Il vicegovernatore Graziani a Balbo, Badoglio e De Bono, 26 aprile 1934, in ACSFG (archivio centrale dello stato, fondo Graziani) busta 5, fascicolo 9, sottofascicolo 6.
15 Anche J. L. MIEGE, pur dando cifre lievemente diverse, arriva alle stesse conclusioni: « La `pacification' avait, entre 1926 et 1932, entraîné la disparition de près de 9/10° du chept[...]
[...]centramento 2D. Quelli esistenti sono però eloquenti e ci dicono, ad esempio, che il campo di Soluch nella primavera 1933 aveva solo piú 13.000 dei 20.000 internati di due anni prima, praticamente privi di risorse ed afflitti da un'epidemia di tifo petecchiale dinanzi alla quale l'organizzazione sanitaria (tanto vantata da Graziani e dai suoi incensatori) era completamente disarmata 21.
Secondo Badoglio e Graziani, i campi di concentramento tra Bengasi e elAgheila dovevano diventare sede permanente dei seminomadi, trasformati progressivamente in agricoltori e pescatori. Questo programma dovette però essere abbandonato perché le grandi opere in corso di realizzazione sul Gebel (strade militari e infrastrutture per la colonizzazione e l'immigrazione italiana) richiedevano molte braccia a buon mercato. Alla fine del 1933 i resti delle fiere tribú furono ricondotti sul Gebel e, sotto lo stretto controllo delle forze di polizia coloniale, stanziati nella parte piú povera delle loro terre tradizionali, da cui non potevano trarre mezzi di sussiste[...]
[...]o degli operai italiani, mentre i loro figli venivano educati nei « campi ragazzi », che preparavano gli ascari per i battaglioni coloniali libici.
19 A quanti mostrano di credere che la deportazione fosse un provvedimento sopportabile per popolazioni seminomadi, consigliamo di guardare le fotografie dei campi di concentramento incluse nei volumi di Graziani e nello splendido catalogo della mostra organizzata in occasione del citato convegno di Bengasi 1979 su Omar alMukhtar, Si veda anche il recente lavoro giornalistico di ERIC SALERNO, Genocidio in Libia, Milano, Sugarco, 1979.
m Dobbiamo però ricordare che la documentazione conservata dall'AsMAI è stata scremata dei pezzi piú compromettenti dal ministeriale « comitato per la documentazione dell'opera dell'Italia in Africa », che, senza il minimo riguardo per le regole scientifiche della conservazione dei fondi documentari, provvide negli anni Cinquanta a prelevare una parte della documentazione archivistica, mai utilizzata e solo oggi in corso di restituzione. $ quindi possibile che tra[...]