Brano: [...]polemiche e proposte, semiologia o semiotica, si è sviluppata
VARIETÀ E DOCUMENTI 309
ed allargata fino al punto che gli stessi semiologi non sono concordi all'unanimità sulla sua definizione. Essa è straripata dagli originari margini strettamente filosofici
o linguistici per andare ad indagare, prima con strumenti strutturali e poi più specificamente semiotici, altri oggetti come l'antropologia (LeviStrauss), le pratiche culinarie e la moda (Barthes), l'araldica (Mounin), il fumetto (FresnaultDeruelle), la musica (Pagnini, Stefani), l'architettura (De Fusco, Scalvini), la comunicazione animale (Sebeok), il cinema (Metz, Bettetini), il teatro (Ruffini), la psicanalisi (Lacan, Verdiglione) ecc.
La semiotica, come è considerata da qualche decennio, riconosce come propri ascendenti sia Peirce, che sul versante logicofilosofico scopriva, alla fine del secolo scorso, l'esistenza di « una dottrina quasi necessaria o formale dei segni », sia Saussure, che sul versante linguistico, agli inizi di questo secolo, postulava una scienza generale, com[...]
[...]ndipendentemente dall'intenzionalità dell'emittente. Sono di pertinenza della semiotica, in questa accezione più lata, sia gli oggetti linguistici (letteratura, strutture narrative di qualsiasi tipo, atti linguistici ecc.) che qualsiasi altro oggetto che possa ritenersi in qualche modo significante (moda, cucina, architettura). Quest'ultima tendenza, che mira ad investigare con strumenti linguistici oggetti di altra natura, fa capo soprattutto a Barthes (1964, tr. it. 1966; 1967, tr. it. 1970) secondo il quale la semiotica deve prendere dalla linguistica i concetti generali per poter costruire se stessa invertendo in tal modo i termini della questione saussuriana: la semiotica è parte della linguistica
e non viceversa (1966, pp. 1415). Questa posizione è stata duramente attaccata da Mounin (1970, tr. it. 1972).
Innegabili e notevoli sono i contributi della grammatica trasformazionale (Chomsky), della « Textlinguistik » (Dressler, Petöfi ecc.), della teoria degli atti linguistici (Austin, Searle), della logica (Quine, Linsky) alla semiotica[...]
[...]gia, bisogna risalire alle « lezioni » dei formalisti russi (contributi vengono dagli americani Forster, 1927, tr. it. 1963, Frye, 1957, tr. it. 1969): Veselovskij (1977), Propp (1928, tr. it. 1966), Sklovskij (1925, tr. it. 1966 e 1976; 1959, tr. it. 1969), Tomasevskij (1928, tr. it. 1978) e Todorov (1965, tr. it. 1968) e alle piú recenti ricerche francesi: il n. 8 di « Communications » tradotto in volume (AA.VV., L'analisi del racconto, 1969), Barthes (1970, tr. it. 1973), Bremond (1973, tr. it. 1977), Greimas (1966, tr. it. 1969). A Tomasevskij e a Sklovskij siamo debitori dei concetti di intrigo o intreccio, di fabula
e di motivo; quelli di funzione, modello e ruolo dei personaggi, a Propp, anche se alcuni di questi concetti si devono far risalire al filologo Veselovskij (Avalle, 1977a). Il discorso narrativo viene dai formalisti russi segmentato dal punto di vista evenemenziale (azione dei personaggi e ruolo da essi coperto), situazionale (analisi dei legami parentali e sociali dei personaggi) e piú strettamente linguistico perché, tut[...]
[...]umento per indagare gli oggetti linguistici nel discorso ed il loro rapporto con la realtà materiale studiando l'ordinamento e la disposizione del materiale linguistico, la sua esposizione a livelli inferiori e/o superiori all'unità della frase (Genette, Cohen, Lausberg), sia come tassonomia, vocazione antica della retorica (Lausberg, Gruppo µ), sia come tecnica della persuasione e dell'argomentazione (Perelman), sia come strumento di controllo (Barthes).
La tendenza a studiare la retorica in funzione della poetica resta ancora intatta, come eredità del passato, fino ai nostri giorni, se ancora gli autori (Gruppo µ) della Retorica generale (1970, tr. it. 1976) ripropongono il concetto formalistico di « scarto » da una norma come misura per cercarvi lo spazio del poetico e del linguaggio letterario. Lo stesso Gruppo µ, fondandosi sulle dicotomie saussuriane significante/significato, sintagma/paradigma, ripropone il medesimo schema tassonomico delle figure retoriche, secondo l'antica consuetudine anche se vestite a nuovo. Le figure (metabole)[...]
[...] Su questo punto si è cominciato a discutere, una volta consacrato il già citato sopravvento della « elocutio », fin da Du Marsais, Fontaniér e poi, piú recentemente, ma per altri fini, con Sklovskij (ostranenie: « straniamento ») e con le ricerche di Toma"sevskij e di Tynianov sulla norma e sullo scarto. Spesso si è creduto di poter risolvere il problema operando una equazione tra norma = linguaggio denotativo e scarto = linguaggio connotativo (Barthes, 1957, tr. it. 1974; 1964, tr. it. 1966 e van Dijk, 1972, tr. it. 1976), ma questo si è rivelato scarsamente operativo (Todorov, 1972, tr. it. 1972, p. 301 e Di Girolamo, 1978, pp. 1123) proprio perché bisognerà definire cosa sia una norma, né essa può essere intesa, formalisticamente, come la ricerca delle invarianti del linguaggio. Ricerche sulla metonimia e sulla metafora sono state condotte anche da Henry (1971, tr. it. 1975).
Nel 1979 è stato riproposto, aggiornato solo nella bibliografia un vecchio saggio di Barthes apparso nel n. 16 di « Communications » (1970, tr. it. 1972 e 1979). L[...]
[...], ma questo si è rivelato scarsamente operativo (Todorov, 1972, tr. it. 1972, p. 301 e Di Girolamo, 1978, pp. 1123) proprio perché bisognerà definire cosa sia una norma, né essa può essere intesa, formalisticamente, come la ricerca delle invarianti del linguaggio. Ricerche sulla metonimia e sulla metafora sono state condotte anche da Henry (1971, tr. it. 1975).
Nel 1979 è stato riproposto, aggiornato solo nella bibliografia un vecchio saggio di Barthes apparso nel n. 16 di « Communications » (1970, tr. it. 1972 e 1979). L'autore vede nella retorica, intesa come metalinguaggio, un incrociarsi di 6 pratiche diverse: una tecnica, un insegnamento, una scienza, una morale, una pratica sociale « che permette alle classi dirigenti di assicurarsi la proprietà
VARIETÀ E DOCUMENTI 317
della parola » e una pratica ludica. Il riconoscimento di tutte queste pratiche nella retorica ha costituito veramente un passo notevole nella restaurazione della retorica come scienza complessiva cui pertiene sia un'analisi linguistica sia una funzione piú specificam[...]
[...]dia di Dante, Milano, Bompiani; 1977: Ai luoghi di delizia pieni. Saggi sulla lirica italiana del XIII secolo, MilanoNapoli, Ricciardi; 1977a vedi VeselovskijSade; BAcwrrN, Michail 1975: Voprosy literatury i estetiki, Moskva, Izdatelstvo « Chudo%estvennaja Ljteratura », tr. it. Estetica e romanzo. Un contributo fondamentale alla «Scienza della letteratura», a cura di C. Strada Janovic, Torino, 1979; BARILLI, Renato 1979: Retorica. Milano, ISEDI; BARTHES, Roland 1957: Mythologies, Paris, Seuil, tr. it. Miti d'oggi, trad. di L. Lonzi, Milano, Lerici, 1962, e Torino, Einaudi, 1974'; 1964: Eléments de sémiologie, « Communications » 4 (1964), 91135, tr. it. Elementi di semiologia, trad. di A. Bonomi, Torino, Einaudi 1973; 1967: Système de la mode, Paris, Seuil, tr. it. Sistema della moda, trad. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1970; 1970: S/Z, Paris, Seuil, tr. it. S/Z, trad. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1973; 1970a: L'ancienne rhétorique, « Communications » 16 (1970), 172229, tr. it. La retorica antica, trad. di P. Fabbri, Milano, Bompiani, 1972 ([...]