Brano: [...] prima volta come problema del «banditismo ». Il banditismo, infatti, non é un fenomeno che si generi immediatamente, direttamente dalla struttura economica e sociale locale in sé isolata come la « vendetta » e la «bardana », ma è solo un prodotto dell'incontro, dell'attrito tra l'antica struttura economica e sociale indigena e quella nuova ed estranea dello Stato.
In quei paragrafi per la prima volta compare la definizione giuridica statale di bandito (« isbandidu »). Era tenuto per tale ogni accusato di reato che si sottraesse a giudizio o, catturato, evadesse. Si imponeva a tutto il paese, insieme al corpo di polizia, l'obbligo di catturare il
bandito entro un mese, pena, altrimenti, una multa di 100 lire sarde per la collettività, 10 per il Majore e 5 per ogni Juratu. I beni del ban
dito venivano confiscati. Ogni favoreggiatore, eccetto la moglie ed i figli,
era punito con multa di 100 lire sarde o, non potendo pagare, con la prigione a discrezione del Giudice. Non conosciamo il numero dei ban
diti di Orgosolo ma, tenute presenti le notizie di altri paesi di Sardegna, si deve ritenere altissimo e, in certi momenti, quasi vicino alla totalità del paese.
Ma é nel periodo di dominio spagnolo (14101721) che i rapporti tra Orgosolo e lo St[...]
[...]stema abituale di procedura, si sa, era solo la tortura. Le pene, quelle della « Carta de Logu » che gli spagnoli avevano lasciato in Sardegna non sostituendola con codici reali.
Particolarmente interessante, naturalmente, é la legislazione speciale che riguarda i « banditi ». E per « banditi » si doveva intendere certamente in quel periodo quasi tutti gli uomini di Orgosolo, se si tiene presente lo stato generale di Sardegna.
Era ritenuto per bandito (catalano: bandejat; spagnolo: bandeado) chiunque, senza anche esser dichiarato per tale da uno scritto, si pensava si sottraesse a giudizio o, se condannato, pur non sapendolo si sottraesse, o, se catturato, evadesse. I suoi beni andavano al signore, al Delegato, agli sgherri (Prammatica 26, 1). Tali «banditi », insieme a loro compagni considerati fuoriusciti (« foragits ») imperversavano in tutte le campagne. « Son le terre inquiete e tormentate da uomini facinorosi che vanno in squadriglie uccidendo, rubando senza fine » (Prammatica 26, 2). Il favoreggiamento di « tali banditi » era — come[...]
[...]ortare armi, di andare a volto coperto, con barbe lunghe. Due istituti parti colari : la « taglia » ed il « guidatico » sono i più importanti del periodo spagnolo. I « banditi » ritenuti tali erano proposti a pubblica punizione: tutti potevano colpirli impunemente e, portandoli vivi o morti, percepivano una « taglia » di 25 ducati sui loro beni o, in mancanza, sulla cassa del re. Altro premio di cattura era il «guidatico », cioè la facoltà ad un bandito di esser perdonato (purché non fosse un capo squadriglia) se consegnava vivo o morto un altro bandito. « Con questo siste
ma scrive il Loddo Canepa si tentava di estirpare i banditi aiz
zandoli l'un contro l'altro; ma, di fatto, si abituavano le popolazioni al tradimento, alla perfidia, all'inganno; si spargeva la diffidenza e lo spionaggio; si dava incentivo alla delinquenza stessa che si nutriva della speranza dell'impunità » (12). Se i signori, i delegati, i bravi, veri e propri criminali, erano impuniti e, anzi, amministravano la giustizia, i popolani ribelli, considerati « banditi », erano, abitualmente, condannati a pena capitale. All'ingresso di Orgosolo, per i 4 secoli di dominio sp[...]
[...]ntese presso il re, è il promotore e l'organizzatore di grandi campagne contro « il brigantaggio n. 11 173537 il viceré marchese di Rivarolo conduce una vasta repressione, proseguita il 174851 dal viceré marchese di Valguarnera e ripresa ancora il 1770 dal viceré marchese di Hayes. In queste campagné contro « il brigantaggio ,; principalmente è da vedersi l'inizio di una
(12) Francesco LoddoCanepa, Dizionario Archivistico per la Sardegna, voce: Bandito, in Archivio Storico Sardo, vol. XVI, ff. 12 (1926), p. 33134.
INCHIE'STASU ORGOSOLO 151
nuova storia, la storia della borghesia, poiché altro non sono che un 'pretesto per la spogliazione dei vecchi baroni e per un nuovo e più grave sfruttamento di pastori e contadini: un processo, cioè, di « accumulazione primitiva borghese », con i modi propri della spogliazione violenta e sanguinosa, con l'uso non di milizie private ma di una forza statale, quella del re. Un grande numero di greggi, di terre, di beni di baroni, di pastori, di contadini ,viene sottratto e messo nelle mani dei nuovi condo[...]
[...]e la somma più alta che si impieghi per il paese: questo denaro, che potrebbe servire a migliorare la situazione di miseria, non si riduce ad altro che ad un involontario finanziamento di nuovi delitti.
Taglie sui banditi
Oltre ai confidenti non vi é probabilmente sistema più pericoloso, nella particolare situazione di Orgosolo, che le taglie sui banditi. Già usate dagli spagnoli, dai piemontesi, esse, se pur hanno per effetto la cattura di un bandito, quasi sempre danno luogo a 1,5,10 omicidi per la loro spartizione, per vendetta ecc.; e ne vengono fuori, ancora, 1,5,10 nuovi banditi. Se pur hanno il risultato della cattura di qualche bandito senza sanguinose conseguenze, esse si risolvono in una grave beffa allo Stato che le paga, poiché la cattura — o meglio consegna — del bandito avviene quasi sempre con il suo accordo, ed è lui, la famiglia, gli amici che intascano le taglie : si riducono cosí ad un invito alla latitanza.
« Fraternizzazione con gli indigeni»
Uno dei problemi che si é sempre posto per Orgosolo da parte di autorità e di giornali é quello se i carabinieri e i poliziotti devono o non devono « fraternizzare con gli indigeni », e, specialmente, con le donne. Il PaisSerra nella sua inchiesta per conto del Governo protestava che : « difetto grave sono le relazioni, il contatto con il popolo » e che carabinieri e poliziotti possono avere « momenti di abband[...]
[...]ondizione di semilatitanza. Impauriti, si nascondono alla polizia e vivono tra il paese e la campagna le loro tristi giornate. La frequenza e l'estensione del fenomeno é cosí vasta che esiste a Orgosolo persino un termine speciale per indicare un semilatitante: su dogau. E si può dire che, almeno una volta nella vita, ogni orgolese, o quasi, sia passato per questo stato.
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FRANCO CAGNETTA
Dal dogau generalmente viene fuori il vero e proprio bandito. Uno sguardo alla storia dei banditi del paese (e, si potrebbe dire, di tutta la Barbagia) ci dimostra che all'origine di un bandito sta un'ingiustizia iniziale ed il dogau.
Così dogau fu per es. in passato Onorato Succu per vendetta, e dogau nel presente fu Pasquale Tanteddu per sfuggire alla commissione di confino. Per quanto la latitanza del dogau non sia reato, e non può essere neppure considerata prova di colpevolezza, una volta alla macchia, al dogau si presentano cento circostanze che lo spingono a farsi bandito.
Una volta alla macchia, la polizia gli imputa spesso ogni sorta di delitti; vi concorrono i paesani : i nemici personali, i confidenti, e i delinquenti minori che vedono così la possibilità di commettere reati, scaricando su un dogau le proprie responsabilità.
Una volta alla macchia la vita per il dogau si fa difficile: disoccupato, egli si preoccupa di non pesare sulla famiglia, di pagare le protezioni che gli occorrono. Molti inviti gli vengono a fare reati, rapine (e soprattutto dai proprietari): il dogau si fa bardaneris oppure ricattatore.
Sono questi i due modi tipici del lavoro del[...]
[...]nti minori che vedono così la possibilità di commettere reati, scaricando su un dogau le proprie responsabilità.
Una volta alla macchia la vita per il dogau si fa difficile: disoccupato, egli si preoccupa di non pesare sulla famiglia, di pagare le protezioni che gli occorrono. Molti inviti gli vengono a fare reati, rapine (e soprattutto dai proprietari): il dogau si fa bardaneris oppure ricattatore.
Sono questi i due modi tipici del lavoro del bandito di Orgosolo. Abbiamo visto la rapina (la bardana) : questo é il modo più largo, generale. Ma anche il ricatto é altrettanto largo, generale.
Ai proprietari della zona, piccoli o grandi, viene chiesto direttamente dal bandito o da chi per lui, di tanto in tanto, una somma in denaro, in bestiame ecc. secondo le possibilità. Il ricattato, nella stragrande maggioranza dei casi paga senza fiatare per evitare il sequestro di persona, l'omicidio. Ma, in verità, bisogna dire che come la rapina é ritenuta qui naturale, altrettanto si considera il ricatto in Orgosolo. Nessuno, o quasi mai, ricorre allo Stato.
Di fronte alle persecuzioni, ai mali enormi che vengono dallo Stato, persino il ricatto é considerato un male minore: una sorta di « tassa u che non si paga allo Stato ma si paga al bandito, e più volentieri poiché d[...]
[...]lla stragrande maggioranza dei casi paga senza fiatare per evitare il sequestro di persona, l'omicidio. Ma, in verità, bisogna dire che come la rapina é ritenuta qui naturale, altrettanto si considera il ricatto in Orgosolo. Nessuno, o quasi mai, ricorre allo Stato.
Di fronte alle persecuzioni, ai mali enormi che vengono dallo Stato, persino il ricatto é considerato un male minore: una sorta di « tassa u che non si paga allo Stato ma si paga al bandito, e più volentieri poiché domani su di lui, si può, eventualmente, contare, mentre sullo Stato non si può contare purtroppo, né per protezione, né per la propria pace.
I rapporti tra la popolazione e il bandito in Orgosolo (e in generale in tutta la Barbagia) sono profondamente diversi da quelli tra la
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popolazione ed il bandito di città. « Voi pensate probabilmente a un bandito della Barbagia nei termini in cui concepite un qualunque delinquente di città », ha detto Renzo Laconi. « Un delinquente in città non é riconosciuto come proprio dalla società che lo circonda, é isolato nella vita di un paese civile; ma per il bandito in Barbagia é un'altra cosa. La società lo riconosce come suo : non lo teme. Qui si parla dell'omertà che vi è intorno ai banditi e si pensa che tra questa società che circonda i banditi e i banditi stessi non vi é rottura morale. Ogni pastore sa che si potrà trovare nella situazione in cui dovrà diventare un bandito, e ogni bandito sa di non essere altro se non un pastore « sfortunato » che ha avuto una disavventura » (19) Ed il bandito nei lineamenti essenziali della tradizione di Orgosolo (e della Barbagia) non é un rinnegato del suo mondo. Diviene latitante per sfuggire solo alla legge dello Stato, ma si sente impegnato a rispettare la legge del paese. Egli si studia di non rendersi colpevole di delitti ingiusti, inumani, che gli taglierebbero la possibilità di conservare i rapporti. Entro questi limiti l'orgolese aiuta il latitante libero e compiange il latitante catturato.
Il latitante catturato, in questa tradizione, é solo uno « sfortunato ». Liberato dal carcere, magari dopo anni di carcere che ha fatto innocente, e[...]
[...]a cent'anni una nuova disgrazia).
La fidanzata lo ha atteso per anni, la moglie gli é stata fedele, gli ha educato i figli, ha mandato avanti la famiglia. Senza moralismi e senza piani di rieducazione la comunità dei pastori riaccoglie il galeotto che, se non ha vendette da compiere, torna pacifico alla sua vita, al suo lavoro. Essere stato latitante, essere latitante non ha significato di rimprovero, non é motivo che ripugna. Al contrario!
Il bandito anzi, in generale, viene persino eroizzato, mitizzato. Egli, se é libero, è una specie di rappresentante del potere esecutivo del paese contro il potere esecutivo dello Stato. È il « Giustiziere », iI « Vendicatore ». E qui, come in ogni società primitiva, conta sempre chi vince, chi è il più forte: e non é, quasi mai, lo Stato. Il bandito orgolese resta alla macchia anche 20, 30 anni. Lo aiuta, certamente, il
(19) Renzo Laconi Ignazio Pirastu, Il banditismo in Sardegna e le sue cause sociali. (Discorsi pronunciati alla Camera dei Deputati nelle sedute del 20, 25 maggio e del 3 giugno 1954). Tip. della Camera dei Deputati, pp. 5455.
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territorio; il Supramonte per es. Ma il latitante orgolese, per es., abitualmente non vive in campagna: ma in paese.
Per la enorme parentela che quasi sempre conta, per le amicizie, per il sentimento generale di opposizione alla polizia, tutto il paese lo nasconde, lo nutre,[...]
[...] 25 maggio e del 3 giugno 1954). Tip. della Camera dei Deputati, pp. 5455.
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territorio; il Supramonte per es. Ma il latitante orgolese, per es., abitualmente non vive in campagna: ma in paese.
Per la enorme parentela che quasi sempre conta, per le amicizie, per il sentimento generale di opposizione alla polizia, tutto il paese lo nasconde, lo nutre, lo difende. Esiste una tradizione centenaria, profondissima, nel coprire il bandito. La casa in cui si trova è circondata da pastori che la sorvegliano con una serie di appostamenti, con una tattica militare. Al minimo indizio dell'avvicinarsi di un uomo sospetto, di un carabiniere, di un poliziotto, bastano cenni di intesa, parole sommesse, gesti impercettibili di mano, per fare si che il bandito, avvisato, esca di casa, si trovi in campagna. In campagna vi va solo, di solito, per ragioni di emergenza.
È singolare studiare per questo aspetto, per es., la architettura del paese: essa denota una tradizione secolare profondissima. Ogni stanza in Orgosolo, per es., ha generalmente, due, tre quattro porte che danno sulle strade; corridoi, tortuosi; meandri; interrati e soffitti; botole ecc., costruiti di proposito. La protezione al bandito é tale, che egli pub, con qualcne precauzione, passeggiare persino per le vie del paese, sotto il naso di carabinieri e di poliziotti. E molto raro che il bandito sia denunziato, e, se questo avviene, avviene per beghe personali, non per timore od amore dello Stato.
Il silenzio di fronte alla polizia é legge generale, rispettata e fatta rispettare, come il « codice locale ». Non esiste probabilmente altro paese in Italia in cui il silenzio popolare — la omertà, per usare un termine statale — é tanto vasto. È il prodotto di una storia secolare, profondissima. « La verità — dichiarava per es. l'anno scorso il comandante dei carabinieri della provincia di Nuoro, magg. Onofrio Casano — é che interrogare gli orgolesi é perfettamente inutile. E tutto tempo [...]
[...]tatale — é tanto vasto. È il prodotto di una storia secolare, profondissima. « La verità — dichiarava per es. l'anno scorso il comandante dei carabinieri della provincia di Nuoro, magg. Onofrio Casano — é che interrogare gli orgolesi é perfettamente inutile. E tutto tempo perso. Anche messi davanti all'evidenza dei fatti gli orgolesi non parlano se non in un caso su dieci milioni. Essi si lasciano condannare a volte pur di non fare il nome di un bandito accusato. È un fatto: Orgosolo non parla. Questa é la mia esperienza » (20). E di queste dichiarazioni ne potrei citare quante se ne vogliono.
Se non parla di fronte alla polizia l'orgolese non parla neanche di fronte alla magistratura. « È certo che nessuna regione d'Italia — scri
(20) L'Unione sarda, Cagliari, 9 aprile 1953, p. 5.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 177
ve Mario Berlinguer — esprime anche attraverso le aule giudiziarie una fisionomia così singolare. Il processo sardo ha lineamenti inconfondibili che mettono alla tortura la perspicacia dei giudici più esperti. Occorre davvero un parti[...]