Brano: [...]tico. Per alcuni la progressività e la partiticità della scienza é intesa in senso del tutto deteriore, cioè nel senso che è progressiva e quindi da lodare e seguire qualunque attività, anche solo apparentemente scientifica, pur che parta formalmente da presupposti teoretici definibili progressivi in sede ideologica e politica ». Ma guarda. Così è accaduto, prosegue l'Aloisi, che si siano applaudite le pseudo scoperte del microbiologo sovietico Bastian : « cos?, per quanto riguarda la questione della genetica e degli esperimenti di Lysenko e della Lepescinskaja, coloro che accettano in modo puerile e dete riore il concetto di partiticità della scienza... hanno subito dichiarato la loro persuasione senza soffermarsi né sull'esame teorico della questione, né sulla natura e qualità degli esperimenti relativi, laddove è necessario discutere tutte queste cose con cognizioni di fatti e teorie, cos? come appunto avviene in Unione Sovietica. (È da notare a questo proposito che la nostra stampa ha inconsciamente favorito questo disguido poiché, af[...]
[...]zionale, e per i quali Gramsci è stato un libro decisivo? Risposta: si, ma nella misura in cui gli intellettuali del Partito Comunista aprono la conversazione con loro. E qual è la condizione perché si abbia una conversazione reale fra i comunisti e quei giovani, il cui numero va crescendo ogni giorno (e che non sono più identificabili con la massa di coloro che gli anni '47'52 respinsero fuori della presenza politica e che, a lungo, abbiamo fantasticato di « recuperare »)? La condizione è la conversazione fra i comunisti stessi; oppure uno sforzo eroico, una disciplina estrema, la rinuncia alle ambizioni accademiche, una autorganizzazione di feuo. Controprova? Le più riuscite imitazioni di quei gruppi si hanno in posizioni apertamente noncomuniste, sulle quali si trovano denari, tempo (ed equivoci) a josa. Concludendo: la trasformazione dell'intellettuale tracizionale in intellettuale moderno avviene sotto i nostri occhi, ma anche a nostre spese, e a ciascuno per conto proprio. Spersi nelle città, nelle nostalgie, nelle ambizioni sbaglia[...]
[...] annesso un convento. M tompo dei francesi, i frati furono espulsi, il convento divenne caserma. In anni più vicini ai nostri, abitazione di povera gente. Quasi tutto distrutto dalla guerra, il chiostro é rimasto abbandonato per vari anni, regno di gatti randagi. Ora è restaurato ed ospita una scuola, diretta da monache e frati.
La ricostruzione del chiostro é durata assai a lungo, con interruzioni e riprese. Nel cortile calce e mattoni sono rimasti abbandonati per lunghi inverni. Tale lentezza é la ragione della storia dei gatti. Questi felini hanno creduto che avrebbero potuto continuare a vivere indefinitamente fra le ortiche e le pietre sconnesse. Non erano molti: cinque o sei, gatti bastardi, così timorosi dell'uomo che un gesto bastava a farli fuggire; ma anche insolenti per la fame, miagolando ad occhi fissi, ostinati.
I muratori avanzavano ed essi si ritiravano. Sparivano anche; per intere stagioni. I muratori non erano cattivi con loro. Gettavano qualche pezzetto di pane o la coda della salacca, mentre mangiavano appoggiati al [...]
[...]to Wright e come un gruppo di architetti abbia fatto capire che sarebbe stato opportuno affidare il progetto dell'edificio in questione ad un italiano...
Ed è solo la terza pagina. Sfogliando le altre: « L'arma scelta era una rivoltella silenziosa al cianuro, camuffata da portasigarette » « Lo scandalo dei miliardi: inutili sforzi dei giudici per scoprire i finanziatori »; « Le donne russe sono di 15 anni in ritardo sulla moda »; « Le notti orgiastiche di una coppia di nobili »; « Un operaio si avvelena nella sala di aspetto di Asti »; « Il cadavere di Wilma Montesi non fu trascinato dalle correnti »; «Assedio della polizia intorno a Orgosolo »; «Mosca può mobilitare 900 divisioni in un mese »; « Da 150 giorni nel fango di Dien Ben Phu ».
L'accostamento di titoli di giornali è un espediente letterario che risale, credo, a Doeblin e a Dos Passos e che il cinema ha ripreso, abusandone. Quello che bisogna mettere in evidenza è la totale disperazione di un qualsiasi quotidiano dei nostri giorni. Questa disperazione è molto più evidente in un giornale ben fatto e con uno sfondo « equilibrato » e « umanistica che non in un co[...]
[...]ualcuno ha notato, nell'Ingannata di Mann, la filigrana della storia di Enea e Didone. La figlia si chiama Anna, come Anna soror; la scena della confessione, dopo la festa, e grazie all'insonnia, non è senza rapporti con la scena notturna d'ell'Eneide; l'eroe viene dal mare; l'angolo del castello presso Düsseldorf corrisponde alla gratta virgiliana... Forse mi sbaglio, mia l'allusione non sarebbe estranea al modo di coatporre di Mann. Si può fantasticare the l'Annibale di quella Didone, l'ultor della ingannata, sia Hider.
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Incontri L. S. in libreria. L'hai visto un anno fa, l'ultima volta. Sai che ti ritiene un fanatico o uno stravagante. E tu lo stimi un brav'uomo, ma chiuso in un formulario critico che non sai apprezzare. Park; è cordiale, aperto, esprime opinioni ragionevolissífine, degne. Pensi al thno perentorio che hai impiegato, nell'artirnilo che proprio oggi hai rivisto in bozze, discorrendovi del suo ultimo lavoro. Se tu avessi parlato con lui, forse, avresti capito meglio, avresti evitato di dargli un dolore. Ti persuadi[...]
[...]montant la tisi ammazza a migliaia gli algerini emigrati. Ricardo quoi collaborazionista siriano, nel 191'l, anche lui « discendente di emiri », inebetito dietro un'astuta ragazza di Losanna; era dottore in Sorbona, i partigiani del Plateau de Langres gli avevano strappato le unghie dei piedi, diceva; e, di notte, delirava. Ma i più giovani non si suicidano più; o rischiano la vita acanto ai residenti, ai colonnelli, ai nuovi collabos, o sono rimasti, tornati da Parigi, con i loro compagni. Non so se gli studenti vietnamiti dalla faccia color di malaria che incontri per rue Soufflot hanno bisogno di andare al Museo Carnavalet dove pendono, dietro i vetri, gli stendardi ricamati con l'antico grido.
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Les communistes et la paix. Son due o tre anni che Sartre lavora a questo libro. La terza puntata é una storia del movimento operaio francese dal '70 a oggi. Non ha finito di sorprenderci. Corretto o scorretto che sia il suo disegno, impossibile non riconoscergli una forza eccezionale, una coerenza, una intensa capacità di persuasione. I[...]