Brano: [...] del gabinetto « Vieusseux », la biblioteca Riccardiana Moreniana, l'Accademia della Crusca, a Firenze.
Interventi della critica sull'opera del Ciampolini: K. X. Y. [Niccolò Tommaseo], Viaggio di tre giorni, Firenze, Stamp. Granducale a spese di L. Giuliani all'insegna di Pallade, 1832, « Antologia », marzo 1832, pp. 14952; ORESTE RAGGI, Prose e poesie di Luigi Ciampolini. Firenze, per G. Piatti, 1838, « Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti », gennaiomarzo 1839, pp. 5963; G[IUSEPPE] A[JAzzI], Luigi Ciampolini, « Archivio Storico Italiano », 1846, app. t. III, pp. 7725; PIETRO CONTRUCCI, Cenni sulla vita e sugli scritti del cavaliere Luigi Ciampolini letti nell'I. e R. Accademia Pistoiese di Scienze, Lettere ed Arti il 26 luglio 1846, premessi a LUIGI CIAMPOLINI, Storia del Risorgimento della Grecia, cit., pp. xIxxIV; GIUSEPPE ARCANGELI, Biografia di Luigi Ciampolini, « Rivista di Firenze », 10 febbraio 1847 (poi in Poesie e prose, vol. II, Firenze, Barbéra, Bianche e Comp., 1857, pp. 54353); LUCIANO SCARABELLI, Storia del Risorgimento della Grecia del cavaliere dott. Luigi Ciampolini, Firenze, Piatti, 1846, « Archivio Storico Italiano », 1847, app. t. iv, pp. 99108; GIOVAN BATTISTA PRUNAJ, Luigi Ciampolini e la Storia del Risorgimento della Grecia (appunti di un pronipote), « La Rassegna Nazionale », 1 [...]
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giovane allievo si dedicasse a uno studio sul Machiavelli: « quando vidi il Cosmo, l'ultima volta, nel maggio 1922 (egli era allora segretario o consigliere all'Ambasciata italiana di Berlino), egli ancora insistette perché io scrivessi uno studio sul Machiavelli e il machiavellismo; era una sua idea fissa, fin dal 1917, che io dovessi scrivere uno studio sul Machiavelli, e me lo ricordava a ogni occasione »1.
Dopo le ricerche di Renzo Martinelli, sappiamo che Gramsci si interessa al pensiero del Segretario fiorentino fin dal 1915: in alcune note a penna corrente il giovane Gramsci parla già di Machiavelli come espressione di un effettivo sentimento nazionale, che nulla ha a che fare con espressioni puramente letterarie e retoriche di italianità. Nel giudizio di Gramsci, che sarà approfondito nelle note del carcere, la borghesia italiana acquista coscienza di classe solo dopo la rivoluzione francese. Machiavelli rimane perciò un isolato 2.
Ma già nel 1916 Gramsci ricava dalle pagine di Machiavelli un « mito » stabile e permanent[...]
[...]are in quella, di farla consegnare loro, e che ritenessono a presso di loro i suoi figliuoli per istatichi. Costoro sotto questa fede ve la lasciarono entrare; la quale come fu dentro, dalle mura rimproverò loro la morte del marito e minacciògli d'ogni qualità di vendetta. E per mostrare che de' suoi figliuoli non si curava, mostrò loro le membra genitali, dicendo che aveva ancora il modo a rifarne.
Questa pagina ha posto ai suoi interpreti, a partire dall'Ottocento, il non facile problema della sua verosimiglianza storica; e probabilmente Gramsci non ignora il dibattito critico sull'argomento. Si hanno in breve due opinioni contrastanti: da un lato, nella sua monumentale biografia, il Pasolini considera questa mirabile difesa della rocca di Forlí per opera di Caterina Sforza come una specie di epopea popolare; Vittorio Cian, la cui attività critica è ben nota a Gramsci, proprio recensendo il volume del Pasolini, preferisce invece richiamarsi all'indole della fiera contessa, e ricordando alcuni dei suoi atti storicamente
1 Lettere dal c[...]
[...]rafia, il Pasolini considera questa mirabile difesa della rocca di Forlí per opera di Caterina Sforza come una specie di epopea popolare; Vittorio Cian, la cui attività critica è ben nota a Gramsci, proprio recensendo il volume del Pasolini, preferisce invece richiamarsi all'indole della fiera contessa, e ricordando alcuni dei suoi atti storicamente
1 Lettere dal carcere, a cura di S. Caprioglio e E. Fubini, Einaudi, Torino 1965, p. 412.
2 R. MARTINELLI, Una polemica del 1921 e l'esordio di Gramsci sull'o Avanti! » torinese, in « Critica marxista », a. X, n. 5, settembreottobre 1972, pp. 1556.
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provati, concludere all'opposto che la narrazione del Machiavelli deve essere considerata di una verosimiglianza innegabile 3.
Possiamo anche pensare che Gramsci (il quale nei suoi Quaderni del carcere si richiamerà nel corso della sua interpretazione di Machiavelli a una pagina dei Ragguagli di Parnaso) debba aver tenuto conto, nel momento in cui utilizza il « mito » di Caterina Sforza, della riduzione operata da Traian[...]
[...]del carcere si richiamerà nel corso della sua interpretazione di Machiavelli a una pagina dei Ragguagli di Parnaso) debba aver tenuto conto, nel momento in cui utilizza il « mito » di Caterina Sforza, della riduzione operata da Traiano Boccalini dell'episodio machiavelliano a exemplum miticoletterario 4. La pagina di Machiavelli è infatti considerata dal giovane Gramsci come esempio di letteratura « mitologica », dove la verità piú rigorosa dei particolari si accompagna ad un'estrema fantasia nella composizione 5.
Le membra genitali che colpiscono la fantasia di Gramsci diventano La matrice che dà il titolo al corsivo pubblicato nella rubrica Sotto la mole, sull'« Avanti! » torinese del 23 giugno 1916. È evidente che la pagina di Gramsci è una parafrasi del testo machiavelliano:
Raccontano i biografi di Caterina Sforza che quando il duca Valentino volle prendere d'assalto la città di Ravenna, per costringere la donna alla resa, applicò alle macchine d'assedio i figlioli di lei. Ma Caterina di sopra alle mura assisté impassibile allo str[...]
[...] del carcere a simbolo della volontà collettiva nazionalepopolare. Dal punto di vista formale non esiste quindi una differenza fra l'utilizzazione giovanile di Machiavelli e l'utilizzazione che Gramsci farà di Machiavelli in carcere. Ma il rapporto fra il « mito » giovanile di Caterina Sforza e il piú noto « mito » gramsciano del moderno Principe non si riduce a un'analogia esteriore. Caterina Sforza non rimane infatti il cappello piccante di un articolo scritto alla giornata che deve morire dopo la giornata: dalle iniziali nebbie culturiste questo « mito » resta, attraverso il ritmo del pensiero in sviluppo, come elemento stabile e permanente del pensiero di Gramsci negli anni 19161919. Il simbolo della matrice è applicato direttamente alla storia intesa come catena degli sforzi che l'uomo ha fatto per liberarsi da privilegi e da pregiudizi. La storia, che è la « religione » in senso crociano, cioè la concezione del mondo del giovane Gramsci, è cosi intesa come matrice feconda delle esperienze umane 8. È questo il tema, che rimarrà sempr[...]
[...]uale sale il popolo, e gli avvertimenti di Loria a tenersi buoni questi intellettuali. Giudicando la confusa concezione positivistica dei riformisti italiani (Treves, Turati, Loria) come caricatura del marxismo e come causa del ristagno della produzione intellettuale del socialismo italiano, Gramsci inizia a considerare gli scritti teorici di Antonio Labriola come un principio fulgido e pieno di promesse del marxismo italiano.
Secondo lo stesso artificio che induce Gramsci a identificare nel Principe di Machiavelli antropomorficamente il simbolo della volontà collettiva, Caterina Sforza, l'eroica donna romagnola, la fecondissima ed astutissima donna — forte ed astuta donna aveva definito Caterina Sforza l'Oriani 9 — è antropomorficamente assunta a simbolo della Storia. Scrive Gramsci:
la Storia è una fecondissima e astutissima donna, che non si lascia sopprimere né da pugnali né dalle bombe incendiarie né dalle mitragliatrici; non teme il colpo d'audacia degli avventurieri prezzolati, non teme l'azione complessa e sistematica dell'appar[...]
[...] di sacrifizio pretende ancora questa sovrana assoluta del destino degli uomini?... La Storia domanda per il suo buon riuscimento taglie mostruose come quelle che il popolo russo è costretto a pagare... la Storia è dunque in Russia... la rivoluzione russa ha pagato la sua taglia alla storia, taglia di morte, di miseria, di fame, di sacrifizio, di volontà indomata 11.
Nasce cosi lo storicismo assoluto di Gramsci. Con l'esperienza ordinovista, a partire dal 1919, Gramsci ha finalmente modo non solo di teorizzare ma anche di realizzare la sua concezione ormai materialistica della storia. Ponendo il problema della rivoluzione proletaria come realizzazione della dittatura del proletariato in Italia, Gramsci inizia a considerare il proletariato italiano come erede della scienza politica classica del Machiavelli. Nella lotta contro il fascismo i comunisti, essendo la Storia una madre, sono i figli della Storia, eredi — come direbbe Benjamin — di una debole forza messianica su cui il passato ha un diritto 12. Caterina Sforza è adesso la genitric[...]
[...]rsi, una storia che si deve adagiare nelle loro vedute e non rifuggono dall'assumersi le responsabilità che comporta la loro posizione » 13
Si comprende che Gramsci nei Quaderni del carcere definisca la Storia come attività rivoluzionaria che crea nuovi rapporti sociali. Cosi Gramsci ricava da Machiavelli i due simboli, fra loro indissolubili, nei quali è possibile riassumere tutto il suo pensiero: Caterina Sforza è la Storia, il Principe è il Partito.
FEDERICO SANGUINETI
11 La taglia della Storia, in L'Ordine Nuovo (19191920), Einaudi, Torino 1954, pp. 610.
12 Manca ancora un lavoro organico sulla concezione gramsciana della storia confrontata con le Tesi di Benjamin; si veda per ora F. DESIDERI, Il nano gobbo e il giocatore di scacchi. Le «Tesi sul concetto di Storia » di Benjamin, in « Metaphorein », a. I, n. 3, marzogiugno 1978, pp. 4881.
13 Senza uscita?, in Socialismo e fascismo. L'Ordine Nuovo (19211922), Einaudi, Torino 1966, p. 303. Cfr. anche Passato e presente. Spontaneità e direzione consapevole, in Quaderni del carcere, [...]