Brano: Vichy
tivamente esautorato; l’unico detentore di effettivi poteri restava quindi Lavai, agli ordini dei tedeschi. Fino all’agosto 1944 (quando la Francia sarà definitivamente liberata e ai governanti di Vichy non rimarrà che seguire i tedeschi in fuga) Lavai fu di fatto il luogotenente dei tedeschi in Francia. Nel novembre 1942, allorché le potenze dell’Asse si impossessarono dell’intero territorio francese, il governo di Vichy era già completamente succube degli occupanti: Lavai subì una dietro l’altra tutte le imposizioni degli occupanti nazisti, dalle continue razzie di lavoratoriall’aumento delle spese di occupazione per la Wehrmacht alle crescenti forniture di materie prime e prodotti finiti alla Germania. Egli si illuse di rappresentare ancora un baluardo contro la minaccia estrema dei tedeschi di por fine alla finzione di un governo francese e di nominare puramente e semplicemente un Gauleiter; si illuse anche di essere chiamato alla mis[...]
[...]leiter; si illuse anche di essere chiamato alla missione di negoziare per conto della Francia nell’eventualità di una vittoria tedesca in Europa. Di fatto, anziché fronteggiare i nazisti, prestò quindi sempre nuovi servizi per l’esecuzione dei loro ordini: attraverso il servizio del lavoro obbligatorio (S.T.O.), da lui istituito, fece deportare in Germania centinaia di migliaia di lavoratori francesi. Per conservare il proprio potere personale e assicurarsi il favore dei tedeschi, si circondò degli esponenti più oltranzisti della collaborazione: Henriot, Darnand, Déat, contro e al di sopra del parere di Pétain. Di fatto divenne il vero Gauleiter della Francia.
Il 20.8.1944, quando gran parte della Francia era già stata liberata, Pétain e Lavai si dimisero dalle loro rispettive funzioni, seguendo i tedeschi come prigionieri di riguardo. Essi suggellarono così la fine di un regime che, nella migliore delle ipotesi, rappresentò una transizione dalla sconfitta alla Liberazione, producendo attraverso l’equivoco della “collaborazione” prof[...]
[...]0.8.1944, quando gran parte della Francia era già stata liberata, Pétain e Lavai si dimisero dalle loro rispettive funzioni, seguendo i tedeschi come prigionieri di riguardo. Essi suggellarono così la fine di un regime che, nella migliore delle ipotesi, rappresentò una transizione dalla sconfitta alla Liberazione, producendo attraverso l’equivoco della “collaborazione” profondi dissidi interni, lacerazioni mai ricucite e fenomeni di doppio gioco assai diffusi, gli stessi che saranno in parte alla base della rimozione degli avvenimenti del periodo 194044, una rimozione che molti francesi rimproverano tuttora alla loro classe dirigente, alla pubblicistica e alla storiografia ufficiale della Francia.
Bibliografia
Storie generali: R. Aron, Histoire de Vichy, Paris, 1954; J. De Launay, Le Dossier de Vichy, Paris, 1967; Y. Durand, Vichy 1940
1944, Paris, 1972; Le gouvernement de Vichy et la Révolution nationale 19401942, Paris, 1972; H. Michel, Pétain, Lavai, Darlan, trois politiques?, Paris, 1972; R.O. Paxton, La France de Vichy, Paris, 1973; H. Michel, Pétain et le régime de Vichy, Paris, 1978; J.P. Azema, De Munich à la libération, 19381944, Paris, 1979.
Collaborazione: M. Cotta, La collaboration 1940[...]
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1944, Paris, 1972; Le gouvernement de Vichy et la Révolution nationale 19401942, Paris, 1972; H. Michel, Pétain, Lavai, Darlan, trois politiques?, Paris, 1972; R.O. Paxton, La France de Vichy, Paris, 1973; H. Michel, Pétain et le régime de Vichy, Paris, 1978; J.P. Azema, De Munich à la libération, 19381944, Paris, 1979.
Collaborazione: M. Cotta, La collaboration 19401944, Paris, 1964; P. Ory, Les collaborateurs 19401945, Paris, 1979; J. Defrasne, Histoire de la collaboration, Paris, 1982. Aspetti particolari: H. Michel, Le procès de Riom, Paris, 1979; AA.VV., La France et la question juive, 19401944, Paris, 1981; M.R. MarrusR.O. Paxton, Vichy et les Juifs, Paris, 1981; D. Rossignol, Vichy et les Francsmagons, Paris, 1982.
Indispensabili rimangono \ numerosi articoli su vari altri aspetti particolari del regime e dell 'organizzazione del consenso a Vichy, pubblicati dalla “Revue d’histoire de .la Deuxième Guerre mondiale”.
Epurazione: R. Aron, Histoire de l'épuration, 1967; P. Novick, The Resistence versus Vichy. The Purge of Collaborators in Liberated France, New York, 1968 (ed. francese, 1985). E inoltre: J. PlumyèneR. Lasierre, Les fascismes frangais 19231963, Paris, 1963; AA. VV., La France sous l’occupatlon, Paris, 1959; E. Jàckel, Frankreich in Hitlers Europa, Stuttgart, 1966 (ed. francese 1968); A.S. Milward, The New Order and thè French Economy, Oxford, 1970.
P.Do.
Vidali, Lorenzo
N. a Pirano (Istria, oggi Jugoslavia) il 28.1.1903, m. a Trieste il 6.4.1945; bracciante.
Di famiglia poverissima, fu tra i dirigenti del Circolo socialista e, nel gennaio del 1921, tra i fondatori della Sezione comunista a Pirano. Tra i primi nella lotta contro lo squadrismo, sfuggito più di una volta alla morte, nel 1924 divenne segretario della Sezione comunista piranese e fiduciario di partito per la zona di Pirano, Isola e Capodistria. Più tardi sostituì Luigi Frausin (v.) come fiduciario per l[...]
[...]ego (v.) e Villa Decani. La sua attività venne interrotta dall’arresto che, nel 1927,
lo portò davanti al Tribunale speciale, dal quale fu condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione. Fu carcerato per 6 anni a Roma, Volterra e Firenze.
Nel 1932 riprese la lotta e, insieme ad altri esponenti del P.C.I. (fra cui Vittorio Poccecai, Francesco Flavaiico e Natale Colarich), saldò le strutture clandestine del partito a
nord e a sud della linea CastelvenereSalvore, come responsabile per le due zone delI’lstria. Nuovamente catturato, il 24.4.1934 fu condannato ad altri 10 anni. Nel carcere di Civitavecchia conobbe Gramsci. Liberato nel 1937 per amnistia, subì altri arresti negli anni successivi.
Richiamato alle armi nel 1939, svoU se attività “sovversiva” anche nell'esercito e, nel 1942, fu confinato nelle Isole Tremiti. Tornato a Pirano nell’agosto del 1943, organizzò il movimento partigiano in Istria, poi si trasferì a Muggia (v.), dove operò neM’organizzazione del P.C.I. e del movimento resistenziale di Trieste.
Nell'estate del [...]
[...]ponsabile per le due zone delI’lstria. Nuovamente catturato, il 24.4.1934 fu condannato ad altri 10 anni. Nel carcere di Civitavecchia conobbe Gramsci. Liberato nel 1937 per amnistia, subì altri arresti negli anni successivi.
Richiamato alle armi nel 1939, svoU se attività “sovversiva” anche nell'esercito e, nel 1942, fu confinato nelle Isole Tremiti. Tornato a Pirano nell’agosto del 1943, organizzò il movimento partigiano in Istria, poi si trasferì a Muggia (v.), dove operò neM’organizzazione del P.C.I. e del movimento resistenziale di Trieste.
Nell'estate del 1944, con il nome di battaglia Oscar, raggiunse la Brigata Garibaldi “Trieste” (v.) in Slovenia, diventando responsabile dell’Ufficio politico. Nell’offensiva tedesca nel Tarnovano (febbraio 1945), mentre con altri partigiani cercava di sfuggire all’accerchiamento nemico, fu catturato. Rinchiuso nelle carceri del “Coroneo” a Trieste, poi nella Risiera (v.) di San Sabba, venne qui ucciso dalle SS.
Bibliografia: Dario Scher, La fulgida figura di combattente di Lorenzo Vida[...]
[...]itico. Nell’offensiva tedesca nel Tarnovano (febbraio 1945), mentre con altri partigiani cercava di sfuggire all’accerchiamento nemico, fu catturato. Rinchiuso nelle carceri del “Coroneo” a Trieste, poi nella Risiera (v.) di San Sabba, venne qui ucciso dalle SS.
Bibliografia: Dario Scher, La fulgida figura di combattente di Lorenzo Vidali, in “La Voce del Popolo”, Fiume, 1973.
G.Sco.
Vidali, Vittorio
Enea Sor menti) Carlos J. Cont reras. N. a Muggia (Trieste) il 27.9.1900, m. a Trieste il 9.11.1983; giornalista.
Di famiglia operaia (il padre lavorava nei cantieri navali), si diplomò ragioniere, entrò a far parte della Gioventù socialista nel maggio 1917 e nel gennaio 1921 si iscrisse al Partito comunista, divenendo dirigente della F.G.C.I. e membro dell’Esecutivo del P.C. d’I. a Trieste. Partecipò alla lotta armata contro
lo squadrismo fascista, venne arrestato (12.5.1921) e, per due mesi, tenuto in carcere con altri 14 compagni trovati in possesso di bombe. Nel dicembre 1921, durante quello che la stampa borghese chiamò « processo dei bombardieri », davanti ai giudici denunciò le torture alle quali , era stato sottoposto nella tenenza dei carabinieri dopo l’arresto. Condannato come gli altri coimputati a 4 mesi di reclusione, rimase a piede libero, ma ritenendo ormai senza sbocchi la lotta politica a Trieste, espatriò clandestinamente. Visse senza coperture legali in