Brano: [...]oni rivelando doti di non comune coraggio. Nell’attacco a un'autoblinda tedesca, pur essendo ferito, la costrinse a ritirarsi dal combattimento bersagliandola di bombe a mano. Cadde in un successivo combattimento per salvare la vita al suo comandante. Il nome di Giorgio Davito (proposto per la medaglia d’oro al valor militare alla memoria dopo la Liberazione) fu poi assunto da una divisione partigiana che nella lotta ebbe 120 caduti.
Davoli, Paolo
Sertorio. Eroe della Resistenza. N. nel 1900, fucilato a Cadelbosco (Reggio Emilia) il 28.2.1945; operaio.
Comunista, più volte deferito al Tribunale speciale per la sua attività antifascista, dopo T8.9.1943 fu tra
l primi organizzatori della Resistenza nel Reggiano, dirigente del C.L.N. e intendente di quel Comando di piazza. Il 30.11.1944 fu catturato assieme agli altri membri del C.L.N. e sottoposto a tortura. Tre mesi dopo venne fucilato nei pressi del cimitero di Cadelbosco assieme ai patrioti Erio Ben assi e Ferruccio Ferrari pure di Reggio Emilia, Medardo Pagliani e Fermo Pe[...]
[...]L.N. e intendente di quel Comando di piazza. Il 30.11.1944 fu catturato assieme agli altri membri del C.L.N. e sottoposto a tortura. Tre mesi dopo venne fucilato nei pressi del cimitero di Cadelbosco assieme ai patrioti Erio Ben assi e Ferruccio Ferrari pure di Reggio Emilia, Medardo Pagliani e Fermo Pedrazzoli di Correggio, Andrea Garilli, Salvatore Garilli, Tito Di Parma, Luigi Ri gol li e Amedeo Rossi di Piacenza.
Raccontano testimoni che Paolo Davoll fu fatto sedere su di un fornello elettrico acceso, fu colpito con centoventi nerbate e straziato con un ferro rovente. Approfittando di una breve distrazione dei suoi aguzzini si gettò da una finestra, ma non rimase ucciso come avrebbe voluto; si fratturò soltanto una gamba. Lasciato per 48 ore senza cure, fu poi condotto alla caserma della « Muti », dove un chirurgo gli amputò l’arto ferito.
Dopo una ventina di giorni I fascisti lo riportarono alla « Villetta » in via dei Servi,
il carcere della Brigata nera, e ripresero a torturarlo. Coloro che gli diedero sepoltura constata[...]
[...]giorni I fascisti lo riportarono alla « Villetta » in via dei Servi,
il carcere della Brigata nera, e ripresero a torturarlo. Coloro che gli diedero sepoltura constatarono le orribili mutilazioni di quel povero corpo sul quale l’inutile ferocia aveva infierito in modo disumano.
Negli abiti gli fu trovato un biglietto: « Cari genitori, vado a morire, la mano non trema, non pensate a me, uccidono me, ma non l'idea. Evviva la libertà. Vostro Paolo ».
D Day
Giorno D. Espressione convenzionale usata dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale, per indicare il giorno dello sbarco in Normandia. Le espressioni « D —1 », « D —2 », ecc. (o, per contro, « Df 1 », « D + 2 », ecc.) significavano rispettivamente uno o due giorni prima (o dopo) il « D Day », ossia prima (o dopo) quello dello sbarco.
Il 7.6.1944, aH’indomani dello sbarco in Normandia, il premier britannico Winston Churchill scriveva al generalissimo Stalin: « ... I combattimenti saranno accaniti e aumenteranno di proporzione. Noi speriamo sempre di schierare circa 2[...]
[...]894 venne sottoposto a domicilio coatto. Nel 1896, studente universitario, fu chiamato alle armi, ma disertò per seguire in Grecia (v.) Amilcare Cipriani: deferito al Tribunale militare, riuscì a evitare la condanna. Richiamato nuovamente alle armi, dopo i moti di Milano del 1898 emigrò clandestinamente a Marsiglia e poi nell’America del Sud. Qui esercitò vari mestieri, studiando le condizioni di vita degli emigrati italiani di Rio de Janeiro e Sào Paulo, e in modo particolare quelle dei contadini sottoposti al duro sfruttamento dai fazendeiros, e dando vita alle prime organizzazioni sindacali di quei lavoratori.
Alceste De Ambris
Capo « sindacalista rivoluzionario »
Condannato per reato di stampa, per sfuggire all'arresto nel 1903 ritornò in Italia e nell'agosto di quell’anno venne nominato segretario della Camera del lavoro di Savona. Dalla seconda metà del 1905 diresse a Roma Gioventù Socialista, periodico della Federazione giovanile socialista, e vi impresse con Michele Bianchi (v.) e Paolo Orano un deciso orientamento sind[...]
[...] alle prime organizzazioni sindacali di quei lavoratori.
Alceste De Ambris
Capo « sindacalista rivoluzionario »
Condannato per reato di stampa, per sfuggire all'arresto nel 1903 ritornò in Italia e nell'agosto di quell’anno venne nominato segretario della Camera del lavoro di Savona. Dalla seconda metà del 1905 diresse a Roma Gioventù Socialista, periodico della Federazione giovanile socialista, e vi impresse con Michele Bianchi (v.) e Paolo Orano un deciso orientamento sindacalista. Dopo essere stato tra i più tenaci oppositori alla corrente riformista all’interno della Confederazione generale del lavoro (v.), dal febbraio 1907 fu segretario della Camera del lavoro di Parma. Nel novembre dello stesso anno fu tra i più risoluti promotori della scissione della C.G.L., in seguito alla quale i sindacalisti rivoluzionari decisero di creare un Comitato nazionale della resistenza con un proprio organo, VInternazionale, che si pubblicò a Bologna e poi, dal febbraio 1908, anche a Parma.
Con Umberto Pasella, Edmondo Rossoni, Michele [...]
[...]e, che sarebbe stato ricordato per la sua violenza, per la lunga resistenza dei lavoratori, e per i contrasti tra direzione socialista della C.G.L. e movimento sindacalista, che furono di ostacolo al formarsi di una vasta corrente unitaria di solidarietà. Fallito lo sciopero (concluso con l’occupazione della Camera del lavoro di Parma da parte della polizia), De Ambris riuscì a fuggire nascosto in un carro di fieno e a riparare a Lugano ove, con A.O. Olivetti, fu condirettore del periodico Pagine Libere. Processato in Italia e condannato in contumacia a una lunga detenzione, tornò in Brasile ove diresse La Tribuna Italiana e poi La scure. Rientrato in Svizzera nella primavera del 1911, condusse una vivace pole