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Ancona
operai delie fabbriche e del cantiere navale. Poco prima del luglio 1943 numerosi arresti scompaginano le file del Partito d’Azione e del Partito comunista. Nel periodo dei quarantacinque giorni, dal 25 luglio all’8 settembre, l’unità antifascista non compie decisivi passi in avanti: se ne pongono però le premesse. Esce intanto un altro giornale comunista, VAurora, che continuerà le pubblicazioni nel periodo dell’occupazione tedesca, per prendere infine il nome di Bandiera Rossa.
La lotta partigiana
Il 9 settembre, nell’ora del maggior pericolo, i gruppi antifascisti cittadini di [...]
[...]dino di Spagna, e da Giulio Maggi; e viene elaborato un piano per la difesa della città.
Il 10 settembre, una manifestazione organizzata dai partiti di sinistra chiede armi davanti alle caserme. Ma le trattative col locale Comando militare falliscono e, allatto della occupazione della città da parte dei tedeschi, la popolazione si troverà inerme, mentre gli ufficiali saranno tradotti priaionieri in Germania. Alla fine del 1943 si abbattono su Ancona i primi bombardamenti aerei e gran parte della popolazione è costretta a sfollare. In questa situazione si costituisce il Comitato di liberazione cittadino, composto da: Oddo Marinelli, per il Partito d’Azione; Luigi Ruggeri, per il Partito comunista; Alessandro Bocconi (v.), ex deputato e già esule in Francia, per il Partito socialista; e Francesco Rubini per il Partito popolare.
Si rastrellano le armi e si organizzano i primi gruppi partigiani, composti in buona parte da giovani operai, che si diramano nelle campagne e verso le zone subappenniniche, con un movimento parallelo allo sfollamento delle città dove, sotto la protezione dei tedeschi, si ricostituisce intanto un fascio repubblichino. Ad Ancona e nelle zone più immediatamente vicine sorgono vari centri di resistenza civile e militare, come quelli che si organizzano attorno a un gruppo di medici dell'Ospedale Umberto I, a una scuola per commissari politici, alle formazioni dei G.A.P., al «buco stam
pa» del Partito comunista, al Comitato di liberazione presieduto da Marinelli. Anche le zone di Arcevia, Cingoli e Fabriano sono in parte raccordate all’attività di questi centri.
Nella lotta cadono ben presto alcuni eroici combattenti: fra questi, le due Medaglie d’oro della Resistenza Gino Tommasi (v.), arrestato dai tedeschi e deportato a Mauthausen, e il sottotenente di tendenza socialista Achille Barilatti (v.).
La Liberazione
Il 18.7.1944 la città venne occupata dai reparti dell’avanguardia polacca dell 'VI11 Armata. Nello stesso giorno il Comitato di liberazione si trasformò in « governo provvisorio » della città, indirizzando alla popolazione un manifesto f[...]
[...]questi, le due Medaglie d’oro della Resistenza Gino Tommasi (v.), arrestato dai tedeschi e deportato a Mauthausen, e il sottotenente di tendenza socialista Achille Barilatti (v.).
La Liberazione
Il 18.7.1944 la città venne occupata dai reparti dell’avanguardia polacca dell 'VI11 Armata. Nello stesso giorno il Comitato di liberazione si trasformò in « governo provvisorio » della città, indirizzando alla popolazione un manifesto firmato da Franco Patrignani, Renato Gigli, don Pio Duranti e Virginio Frati, in rappresentanza rispettivamente del Partito comunista, del Partito d’Azione, della Democrazia cristiana, del Partito socialista. Dopo la liberazione dell’intera provincia risultò che i partigiani e i patrioti caduti in combattimento o fucilati ascendevano a 228; i civili fucilati per rappresaglia, a 101 (a queste cifre sono da aggiungere un certo numero di partigiani stranieri caduti nella guerriglia, e gli anconetani caduti all’estero dopo l’8 settembre).
La prima amministrazione comunale dopo la Liberazione fu costituita dai [...]
[...]i, don Pio Duranti e Virginio Frati, in rappresentanza rispettivamente del Partito comunista, del Partito d’Azione, della Democrazia cristiana, del Partito socialista. Dopo la liberazione dell’intera provincia risultò che i partigiani e i patrioti caduti in combattimento o fucilati ascendevano a 228; i civili fucilati per rappresaglia, a 101 (a queste cifre sono da aggiungere un certo numero di partigiani stranieri caduti nella guerriglia, e gli anconetani caduti all’estero dopo l’8 settembre).
La prima amministrazione comunale dopo la Liberazione fu costituita dai partiti del C.L.N. (il Partito repubblicano si ricostituì solo in un secondo tempo, assorbendo buona parte del Partito d’Azione). I primi sindaci furono Franco Patrignani e Luigi Ruggeri. Al referendum del 2 giugno 1946, 19.656 cittadini del capoluogo si pronunziarono per la repubblica e solo 6.133 per la monarchia.
E. Sa.
Durante il regime fascista furono condannati dal Tribunale speciale i seguenti 16 antifascisti .originari della provincia di Ancona (tra parentesi, gli anni di reclusione inflitti): Amadio Ferdinando (2), Berti Agostino (4), Cesaroni Alfonso (3), Ciceroni Otello (5), Chiorri Bartolomeo (6), Falaschi Osvaldo (8), Galavotti Leonida (14), Gobbetti Armando (1), Gobbetti Egisto (1), Giaccaglia Lea (4), Greganti Giovanni (1), Molinelli Guide (14), Perucci Ernesto (8), Piccolini Giuseppe (2), Pierantoni Ugo (2), Pietroni Manlio (9), Querzola Romolo (10).
Bibliografia: ANPI Provinciale di Ancona, La Resistenza nell'Anconitano, Ancona, 1963; Enzo Santarelli, Le Marche dall'unità al fascismo, Roma, 1964.
A.N.C.R.
Associ[...]
[...]ntesi, gli anni di reclusione inflitti): Amadio Ferdinando (2), Berti Agostino (4), Cesaroni Alfonso (3), Ciceroni Otello (5), Chiorri Bartolomeo (6), Falaschi Osvaldo (8), Galavotti Leonida (14), Gobbetti Armando (1), Gobbetti Egisto (1), Giaccaglia Lea (4), Greganti Giovanni (1), Molinelli Guide (14), Perucci Ernesto (8), Piccolini Giuseppe (2), Pierantoni Ugo (2), Pietroni Manlio (9), Querzola Romolo (10).
Bibliografia: ANPI Provinciale di Ancona, La Resistenza nell'Anconitano, Ancona, 1963; Enzo Santarelli, Le Marche dall'unità al fascismo, Roma, 1964.
A.N.C.R.
Associazione Nazionale Combattenti
e Reduci. Fondata come A.N.C. (Associazione Nazionale Combattenti) il 4.12.1918 ed eretta a ente morale il 24.6.1923, l’associazione tenne il suo primo congresso a Roma, in Campidoglio, il 22.6.1919. Fin dal suo sorgere proclamò la propria indipendenza e autonomia dai partiti, impeonandosi alla tutela dei diritti dei combattenti e alla soluzione dei problemi sociali del paese. Questi orientamenti furono fissati nel Proclama agli italiani del luglio 1919.
In esso si diceva tra l’altro: « Non faremo egoistica azione di classe,.. Non aspireremo a dittature perché non siamo una casta, ma l’espressione sincera del popolo ch[...]
[...]remo a dittature perché non siamo una casta, ma l’espressione sincera del popolo che ha difeso il nostro Paese. Non saremo compagnia di ventura a difesa di nessuno... La nostra coscienza servirà ad accordare in un supreme compito di solidarietà e di collaborazione tutti coloro che, a qualunque classe appartengano, vogliono onestamente produrre. Ma soprattutto propugneremo l’ascensione delle masse dei lavoratori e ne tuteleremo gli interessi, a fianco delle loro organizzazioni che rappresentano le forze imponenti dei nuovi valori sociali, cercando di non svincolarle da contatti di uomini liberi e nuovi, che intendano regolare senza compromessi ma con onestà i propri destini. Fisseremo in tre punti la nostra azione: risanamento della vita sociale; audaci riforme sociali; carattere nazionale. Ricordando che la nostra patria non si chiude nell’egoismo particolare, ma sta più in alto: si apre verso l’umanità ».
Nelle elezioni politiche del 1919 i combattenti si presentarono in molti collegi con liste proprie e, in altri, con propri candida[...]
[...] altri, con propri candidati in liste concordate, conquistando complessivamente 47 seggi (precisamente 21 con liste proprie e 26 con le altre). Con lista propria furono eletti, fra gli altri, Sem Benelli, Guido Bergamo, Luigi Gasparotto, Giuseppe Macaggi, Paolo Orano, Gaetano Salvemini; in lista concordata, Vittorio Emanuele Orlando, Giuseppe Marcora, Giuseppe Lanza di Trabia.
L’opposizione al fascismo
Con l’avvento del fascismo al potere, anche gruppi di ex combattenti furono attratti dalle promesse demagogiche di Mussolini, ma nel suo insieme l’opposizione dei combattenti alla politica del fascismo fu ampia e tenace. Quando, poco dopo il delitto Matteotti (v.), I’8.7. 1924 il governo Mussolini pubblicò un regolamento sulla stampa (già approvato dal 15.7.1923) che ne limitava gravemente la libertà, l’A. N.C. reagì con prontezza. Sotto il titolo « Minorità politica », il giornale I combattenti pubblicò il 13 luglio queste considerazioni: « II recente decreto sulla libertà di stampa non offende tanto in noi un
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