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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale A.N.C. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 12Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 725

Brano: [...]solti dall’accusa di “tradimento”, Kies fu bandito e nel 1956 Tabata fu processato in base alla legge di repressione.

Nel 1958 cominciarono a sorgere in seno al N.E.U.M. dissensi sulla questione del « diritto di comprare teri ra », al quale Jaffe, Kies, Jayiye e Wessels Jr. si opponevano rivendicando una « libera ridistribuzione della terra » in nome del “nazionalismo africano”. Su questa seconda questione si ebbe, nel 1959, la scissione dell’A.N.C. dal Congresso panafricano (P.A.C.), capeggiata da R. Sobukwe.

Nel marzo 1960 una campagna antipermessi lanciata dal P.A.C. fu seguita da massacri compiuti dalla polizia a Sharpeville, Langa, Orlando e in altre località. Carri armati e aerei forniti al governo da Inghilterra, Francia, Germania e Italia intervennero il 27 marzo contro uno sciopero generale; venne proclamato nel paese Io stato di emergenza, fu varata una legge contro le “organizzazioni illegali” e migliaia di rifugiati politici cominciarono a lasciare il paese. Sobukwe fu arrestato e imprigionato nell'isola di Robben (dove resterà fino al 1969), Mandela e altri dirigenti dell'A.N.C. furono arrestati e più tardi condannati a morte, sentenza commutata in ergastolo solo a seguito delle proteste dell'O.N.U..

Nel 1961 V. Wessels fu bandito dal paese per cinque anni. Nel 196364 numerosi ex membri del C.P.S.A., dell’A.N.C. e del N.E.U.M. furono deportati nell’isola di Robben e il nu

Linciaggio di un collaborazionista indigeno in un ghetto sudafricano (1985)

mero dei prigionieri politici salì a 3.355. Nel 1965 Bram Fisher, nipote di un presidente boero, fu condannato all’ergastolo (si spegnerà in carcere nel 1975).

Nel 1967 i dirigenti dell’A.N.C. che erano riusciti a rifugiarsi all'estero lanciarono la parola d’ordine della lotta armata. In patria, nel 1968 il Movimento universitario cristiano fondò “Teologia nera” e “Coscienza nera”, movimenti ideali subito appoggiati da chiese e personalità della Germania occidentale, ma respinti dagli attivisti del N.E.U.M..

Lancaster o partizione?

L’indipendenza dell’Africa è rimasta schiacciata tra la Comunità economica europea al nord e la Repubblica Sudafricana a sud. Nel 1970 il premier del Sudafrica Vorster spedì i collaborazionisti Buthelezi, Matanzima e Mongope a Londra, per incontrarvi gli esponenti dell’A.N.C. in esilio e cercare di trattare con loro. Intanto le forniture di armi, gli scambi commerciali e gli investimenti della C.E.E. nel Sudafrica aumentavano vorticosamente: nel 1972 la Repubblica Federale Tedesca cominciò a costruire a Palindaba un impianto di arricchimento di uranio che, nel 1979, porterà all'esplosione della prima bomba atomica della Germania occidentale nel deserto del Kalahari e neH’Atlantico meridionale.

Nel novembre 1974 Vorster strinse un accordo con il Frelimo per utilizzare risorse idroelettriche e vie di comunicazione del Mozambico, per avere mano d’opera a basso cos[...]

[...]ederale Tedesca cominciò a costruire a Palindaba un impianto di arricchimento di uranio che, nel 1979, porterà all'esplosione della prima bomba atomica della Germania occidentale nel deserto del Kalahari e neH’Atlantico meridionale.

Nel novembre 1974 Vorster strinse un accordo con il Frelimo per utilizzare risorse idroelettriche e vie di comunicazione del Mozambico, per avere mano d’opera a basso costo e per bandire da quel paese le basi dell’A.N.C.. Contemporaneamente, il premier sudafricano metteva a disposizione un aereo per portare Joshua Nkomo e Sithole, dalla loro prigione rhodesiana, a parlare a Lusaka. Anche Kaunda e Kenyatta accettarono di “dialogare” con Vorster. Ma nell'agosto 1976, allorché durante una massiccia rivolta popolare a Soweto, al Capo e nel Natal un milione di noneuropei scioperarono contro le scuole razziste, 500 di loro furono uccisi e 1.500 feriti. Successivamente Vorster incontrò il cancelliere tedesco Schmidt e il segretario di stato americano Kissinger in Germania per discutere l’“indipendenza” della Rhodesia e della Namibia. Con l'aiuto di Machel, Kaunda, Khama e Nyerere, i resistenti dello Zimbabwe furono convinti ad accettare l'accordo Lancaster (Londra, 1980) che riconosceva l'indipendenza del loro paese

Il premier sudafricano Pieter Willem Botha (1985)

sulla base che l’economia sarebbe rimasta “bianca”, mentre lo stato sarebbe stato “multirazziale” con prevalenza “nera”, sotto Mugabe (un tempo studente a Forthare). Una analoga divisione razziale tra “economia” e “politica” si sta ancora elaborando tra Sudafrica, Inghilterra, Germania Federale, Francia e Canada per fare della S.W.A. P.O. (l’organizzazione di guerriglia popolare dell’Africa del SudOvest) il manager degli imperialisti europei in Namibia. Proposte per arrivare a un accordo tipo “Lancaster” nello stesso Sudafrica sono state discusse in varie riunioni, come quella svoltasi a Londra nel novembre 1979 tra la frazione collaborazionista dell’A.N.C. e altri.

Queste proposte sono state respinte dai militanti antimperialisti del N.E.U.M., guidati da V. Wessels (morto nel luglio 1979; al suo funerale, a Città del Capo, parteciparono a migliaia) e da B.M. Kies (a sua volta morto nel dicembre 1979 a Hermanus Capo, mentre stava difendendo in tribunale “terroristi” dell’A.N.C.). Nel 1962 essi avevano respinto, allo stesso modo, il “Progetto Kauffman” presentato dalla Germania Federale per consolidare tutti i bantustans in un solo Stato, cui dare il nome di Azania (effettivamente esistito 1.000 anni or sono in Africa Orientale, mai però a sud dello Zambesi); il resto del paese, con tutte le miniere, i principali porti (eccetto Durban e London Est) sarebbe “Sudafrica”. Questa partizione territoriale del paese già esiste di fatto con i bantustans, i cui “cittadini”, compresi quelli che lavorano nel “Sudafrica”, sono già stati derubati della loro “nazionalità” sudafric[...]

[...]e di Azania (effettivamente esistito 1.000 anni or sono in Africa Orientale, mai però a sud dello Zambesi); il resto del paese, con tutte le miniere, i principali porti (eccetto Durban e London Est) sarebbe “Sudafrica”. Questa partizione territoriale del paese già esiste di fatto con i bantustans, i cui “cittadini”, compresi quelli che lavorano nel “Sudafrica”, sono già stati derubati della loro “nazionalità” sudafricana.

La lotta armata dell’A.N.C. è entrata in crisi da quando lo Zimbabwe, l’Angola e il Mozambico hanno cominciato a fare affari con il Suda

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 71

Brano: Anders, Vladislaw

astratto legalitarismo, quanto il senso più profondo di uomini, prima che di cittadini. Poiché la conquista delle libertà fondamentali non può essere oggi prerogativa di un popolo, ma è diritto conquistato attraverso ie tappe delia storia, irrorate dal sangue migliore ».

L’opposizione dell’A.N.C. culminò al congresso di Assisi, con lo scontro tra i gruppi di combattenti antifascisti e gruppi filofascisti, che tuttavia finirono per concordare un ordine del giorno, in cui tra l’altro era detto:

« Il Consiglio nazionale dell’A.N.C. unito in congresso in Assisi, giudica che l'esperienza dell’associazione ha dimostrato come l’indipendenza politica, base imprescindibile della sua esistenza e della sua autorità morale, non possa seriamente attuarsi se non attraverso la più chiara ed effettiva autonomia di azione. Ritiene che al disopra delle fazioni in lotta sia oggi urgente ristabilire nella sua piena ed assoluta efficienza l’imperio della legge, base e condizione elementare del libero svolgersi dell’evoluzione di un popolo civile. ...Dichiara al combattente che regge le sorti della Nazione che i suoi commilitoni sorregger[...]

[...]di ncn vincolare in alcun modo, di non subordinare in nessuna maniera la nostra libertà a nessuno. Se voi, onorevoli colleghi, intendete ridurre la vita nazionale a un dibattito ■fra due parti sole, se voi pensate che sia pos sibile oggi in Italia scavare una trincea fra due parti del popolo italiano e dire: qui c’è l’Italia e di là c'è Tanti Italia, voi non potete dubitare di noi. Sapremo sempre scegliere il nostro posto ».

I contrasti tra l’A.N.C. e il regime andarono sempre più accentuandosi, finché il 2.3.1925 un decreto di Mussolini sospese gli organi centrali e amministrativi dell’associazione, affidandone la gestione temporanea ad Amilcare Rossi e ai deputati Luigi Russo e Nicola Sansanelli. Due giorni dopo, l’on. Ettore Viola, presidente dell’associazione, fu costretto a fare, nelle mani dei nuovi gestori, le consegne dei locali, della cassa e delle attività patrimoniali dell’ente, nonché di tutti i documenti amministrativi. Nel verbale di consegna si registrò: « L’on. Viola dichiara che mentre fa le più ampie riserve circa la le[...]

[...] verbale di consegna si registrò: « L’on. Viola dichiara che mentre fa le più ampie riserve circa la legalità del provvedimento governativo, intende di avere con la sua firma ceduto soltanto le funzioni dell’Ente morale accordato dal Governo in data 24 giugno 1923, e non già l’organizzazione; la quale, com’è sorta nel 1919, continuerà a vivere per volontà dei combattenti italiani ». I rappresentanti della grande maggioranza delle Federazioni deH’A.N.C., riuniti a Roma I’8.3.1925, votavano un o.d.g. di protesta contro il decreto di sospensione del Comitato nazionale, ma ciò non impedì che il triumvirato fascista nominato dal governo procedesse allo scioglimento degli organismi provinciali uno dopo l’altro, nominando dei commissari. Da quel momento l’A.N.C. cessò di fatto di esistere come associazione democratica.

Dopo la Liberazione

Gli ex combattenti rimasti fedeli alla libertà e all’antifascismo si ritrovarono, militanti nei partiti clandestini, nella lotta contro la dittatura e, dopo il 25.7.1943, nelle file della Resistenza.

Dopo la Liberazione l’A.N.C. continuò ad avere per un certo periodo di tempo un regime commissariale (Ettore Viola), con il compito di riorganizzare l’associazione su nuove basi, inserendovi i combattenti della seconda guerra mondiale e i reduci dalla prigionia. L’A.N.C. assunse così l’attuale nome di Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (A.N.C.R.).

II Consiglio nazionale, svoltosi a Salerno nei giorni 2429.9.1947, elesse a presidente Ettore Viola, che restò in carica fino al congresso di Napoli del 1958. Successivamente fu eletto l’avvocato Renato Zavataro. Il 24.6.1949 fu approvato un nuovo statuto ispirato a principi democratici e che fissava, come compiti programmatici: il culto della patria; la glorificazione dei caduti in guerra, nei campi di prigionia e di internamento, e la perpetuazione

della loro memoria; la difesa dei valori morali della nazione e delle istituzioni democratiche che la reggono; l’affermazione della gi[...]

[...]Federazione Mondiale delle Associazioni Combattentistiche.

A.Bar.

Bibliografia: A. Codignola, La Resistenza de « I combattenti di Assisi », Modena, 1965; Atti Parlamentari, Resoconto stenografico della seduta del 16.1.1925.

Anders, Vladislaw

Generale polacco; n. a Bonie (Varsavia) l’11.8.1892. Di nobiie famiglia, partecipò alla prima guerra mondiale combattendo nei dragoni dello zar; negli anni 191920, alla testa di un reggimento di lancieri polacchi, prese parte all’aggressione dei paesi capitalisti contro la giovane repubblica sovietica.

All’inizio della seconda guerra mondiale, al comando di un’armata polacca ai confini con la Prussia orientale, si scontrò ripetutamente con l’esercito sovietico. Ferito in combattimento, fu fatto prigioniero dai russi e internato a Mosca, per essere poi rimesso in libertà il 30.7.

1941, dopo l’aggressione tedesca contro l’U.R.S.S.. Diventato alleato dell’U.R.S.S., Anders potè assumere il comando delle forze dell’ex esercito polacco, che si riorganizzavano in territorio sovietico. Cost[...]

[...]l’unità polacca, salita a un contingente di circa 60 mila uomini, venne impiegata dagli Alleati nella campagna d’Italia. Nel corso di queste operazioni, potè distinguersi nella battaglia di Montecassino (18.5.1944) e durante la successiva avanzata, fino alla liberazione di Bologna (21.4.1945). Il 20.1.1945 Anders fu nominato comandante in capo di tutte le forze polacche combattenti in Europa (107 mila uomini in Italia, 18.000 in Germania, 60.000 ancora in Inghilterra).

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 721

Brano: Sudafrica

il Congresso dei nativi del Transvaal. Nel 1907 i leader di questo nuovo partito H.L. Phooka e S.M. Makgatho condannarono la politica di discriminazione industriale dei “socialisti bianchi” come W.H. Andrews che, 14 anni più tardi, sarà

ii fondatore del Partito comunista del Sudafrica.

Nel 1906 il collaborazionista Jabavu accettò il sistema di monopolio diamantifero De Beers, creato da Rhodes dal 1879. In cambio, il De Beers elargì 20.000 sterline per la costruzione del College di Fort Hare, controllato dai missionari liberali, come “Università nativa” segregata nel Capo Orientale.

Nel marzo 1909 la Convenzione dei nativi sudafricani fece votare a tutti i Congressi nativi provincialitribali (NatalZulù, CapoXhosa, TransvaalSotho) una grande petizione rivolta al govern[...]

[...]i, capeggiati dagli anglofili Smuts e Botha, a redigere la costituzione razzista del 1910.

Nel 1911 P.K. Sema, educato al Jesus College, a Oxford e all’Università della Columbia, promosse un Congresso di nativi sudafricani (fondato l'8.1.1912 a Bloemfontein) per resistere al decreto di rapina della terra. Nel 1925 questo stesso partito assumerà il nome di Congresso nazionale del Sudafrica e oggi è conosciuto come Congresso nazionale africano (A.N.C.). Tra i fondatori erano Letsie II del Protettorato del Basutoland, Suboza II della Swaziland e Montsioa.

La finalità del partito era quella di « formulare un progetto sugli affari dei nativi a vantaggio e sotto la guida del governo e del parlamento deirUnione ». Da ciò risulta come l’A.N.C., oggi fuori legge in Sudafrica, fosse allora la più importante organizzazione, nata sul terreno della collaborazione e tenuta a battesimo dai liberali che ne sfruttavano periodicamente il sostegno di massa.

Uno sviluppo analogo si ebbe nel Capo Occidentale, dove nel settembre 1902 il dottor Abdurahman fondò l'organizzazione delle genti africane (A.P.O.), prevalentemente composta da coloureds. Questo Abdurahman, che nel 1909 fece parte con Jabavu e Soga della delegazione recatasi a Londra, si scontrò con il razzismo del sindacato “bianco” che, guidato da Andrews, appoggiava la discriminazio[...]

[...]reno della collaborazione e tenuta a battesimo dai liberali che ne sfruttavano periodicamente il sostegno di massa.

Uno sviluppo analogo si ebbe nel Capo Occidentale, dove nel settembre 1902 il dottor Abdurahman fondò l'organizzazione delle genti africane (A.P.O.), prevalentemente composta da coloureds. Questo Abdurahman, che nel 1909 fece parte con Jabavu e Soga della delegazione recatasi a Londra, si scontrò con il razzismo del sindacato “bianco” che, guidato da Andrews, appoggiava la discriminazione del decreto sulle miniere e sul lavoro del 1911.

La sua organizzazione fu la più importante del Capo Occidentale fino alla Seconda guerra mondiale, quando dopo la morte di Abdurahman (divenuto nel frattempo consigliere a Città del Capo) l’À.P.O. si fuse con il Movimento di unità noneuropeo (N.E.U.M.).

Dopo l’“ammunitinamento indiano” del 1857 i piantatori di zucchero inglesi (tra i quali era anche il fratello di Rhodes) importarono nel Natal forzalavoro indiana a basso costo e non garantita contrattualmente. All'epoca gli zulù non[...]

[...]uidato da Andrews, appoggiava la discriminazione del decreto sulle miniere e sul lavoro del 1911.

La sua organizzazione fu la più importante del Capo Occidentale fino alla Seconda guerra mondiale, quando dopo la morte di Abdurahman (divenuto nel frattempo consigliere a Città del Capo) l’À.P.O. si fuse con il Movimento di unità noneuropeo (N.E.U.M.).

Dopo l’“ammunitinamento indiano” del 1857 i piantatori di zucchero inglesi (tra i quali era anche il fratello di Rhodes) importarono nel Natal forzalavoro indiana a basso costo e non garantita contrattualmente. All'epoca gli zulù non erano ancora stati soggiogati, non accettavano la riserva Shepstone, il dominio indiretto e le politiche di supersfruttamento. insieme ai lavoratori indiani arrivarono in Sudafrica commercianti e anche avvocati come il Mahatma Gandhi (v.). Nel 1894 quest'ultimo fondò il Congresso indiano del Natal quale organizzazione di massa per combattere i provvedimenti antiindiani su tasse, domicilio, permessi di circolazione, lavoro e privazione dei diritti elettorali.

Gandhi dirà più tardi: « lo allora credevo che l’Impero britannico esistesse per H benessere del mondo ». Nel 1906 egli subì la repressione inglese della rivolta contadina di Bambatta, nella quale le forze inglesi uccisero o ferirono 4.000 lavoratori e ne giustiziarono i capi. Nella sua lotta, Gandhi applicò la dottrina Satyagraha [...]

[...]ttrina Satyagraha (insistere per la verità). Arrestato e imprigionato da Smuts, lasciò il Natal alla vigilia della Prima guerra mondiale per tornare in India (v.), dove divenne la guida del Congresso indiano nella lotta per l'indipendenza.

Socialismo razzista e Prima guerra mondiale

Nell’aprile 1913, mentre il Land Act stava cacciando dalle aziende agricole appartenenti agli europei milioni di africani con il loro bestiame il “socialista bianco” W.H. Andrews, temendo che questa legge finisse con il portare gli africani nelle città, affermò: « La gente di colore e i nativi dovrebbero essere tenuti nei loro territori ». Egli era allora deputato al Parlamento per il Partito laburista, razzista e legato all’Inghilterra. Nel 1915, Andrews e I. Jones (che più tardi sarà segretario del Partito comunista sudafricano C.P.S.A. e delegato alla Terza Internazionale) fondarono la Lega socialista internazionale (I.S.L.), totalmente “bianca” e razzista, che nel proprio organo di stampa, nato nel settembre 1915 (L’Internazionale), si dichiarò a fa[...]

[...]gge finisse con il portare gli africani nelle città, affermò: « La gente di colore e i nativi dovrebbero essere tenuti nei loro territori ». Egli era allora deputato al Parlamento per il Partito laburista, razzista e legato all’Inghilterra. Nel 1915, Andrews e I. Jones (che più tardi sarà segretario del Partito comunista sudafricano C.P.S.A. e delegato alla Terza Internazionale) fondarono la Lega socialista internazionale (I.S.L.), totalmente “bianca” e razzista, che nel proprio organo di stampa, nato nel settembre 1915 (L’Internazionale), si dichiarò a favore « della separazione sociale naturale tra bianchi e neri ».

Nel 1916 l’I.S.L. accettò il decreto di discriminazione razziale nelle fabbriche, che aggravava la discriminazione di colore via via che procedeva l’industrializzazione dovuta al tempo di guerra. Nel settembre

1916 l'I.S.L. si oppose a un aumento salariale in favore degli africani (che allora prendevano nelle miniere e nell’industria paghe pari al 10 per cento di quelle europee), temendo che salari più alti avrebbero potuto allontanare gli africani dal loro sistema tribale “naturale”.

Nel 1917 Andrews e S.P. Bunting, altro futuro fondatore del C.P.S.A., appoggiarono il de[...]

[...]uerra. Nel settembre

1916 l'I.S.L. si oppose a un aumento salariale in favore degli africani (che allora prendevano nelle miniere e nell’industria paghe pari al 10 per cento di quelle europee), temendo che salari più alti avrebbero potuto allontanare gli africani dal loro sistema tribale “naturale”.

Nel 1917 Andrews e S.P. Bunting, altro futuro fondatore del C.P.S.A., appoggiarono il decreto per l'amministrazione dei nativi del 1917, che l’A.N.C. respinse. Anche se l’I.S.L. e la Lega “guerra alla guerra” di Bunting erano “antibelliciste”, mentre l’A.N.C., l’A.P.O. e il N.I.C. erano favorevoli al conflitto, la posizione “rivoluzionaria” dei primi riguardo alla “guerra imperialista” mascherava il loro personale imperialismo coloniale e razzista.

La stessa apparente contraddizione emerse tra i socialisti razzisti americani alla Jack London. L’unica posizione antimperialista e contraria alla guerra fu, di fatto, quella assunta dai lavoratori di colore di Willowmore e delle tribù della Namibia che si opposero tanto a LettowVoorbeck (il generale tedesco genocida) quanto al suo vincitore generale Smuts. Da ricordare anche la rivolta di operai e c[...]

[...]rialista” mascherava il loro personale imperialismo coloniale e razzista.

La stessa apparente contraddizione emerse tra i socialisti razzisti americani alla Jack London. L’unica posizione antimperialista e contraria alla guerra fu, di fatto, quella assunta dai lavoratori di colore di Willowmore e delle tribù della Namibia che si opposero tanto a LettowVoorbeck (il generale tedesco genocida) quanto al suo vincitore generale Smuts. Da ricordare anche la rivolta di operai e contadini di Chilembwe nel MalawiRhodesia (1915).

Allorché nel 1918, l'A.N.C. si oppose al fatto che le ex colonie tedesche dell’Africa di Sudovest passassero al Sudafrica, l’I.S.L. non prese posizione. Nello stesso tempo si era demagogicamente schierata a favore della Rivoluzione russa del 1917, vedendola però da un punto di vista “bianco” e piccoloborghese, come una rivoluzione fatta per gli europei. L’I.S.L. può essere considerata una anticipazione coloniale di quello che alcuni decenni più tardi verrà chiamato “eurocomunismo”.

Primo dopoguerra

Nel 1918, mentre l’A.N.C. sosteneva uno sciopero di 1.500 minatori africani, l’I.S.L. aiutò i minatori “bianchi” antiafricani che scioperavano nella miniera Simmers, sostenendo in seno all’Internazionale comunista che « i lavoratori bianchi sono la forza motrice del movimento ».

Di ritorno dalla Conferenza della pace di Versailles e dal Congresso panafricano, dove avevano incontrato Du Bois, Plaatje e Mahabane incrementarono il panafricanismo dell’A.N.C. che a Queenstown, per la prima volta, rivendicò il diritto di voto, ma solo per il Capo. L’1.1.1919 C. Kadalie, un ex bracciante del Nyassa, costituì l’Unione

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 724

Brano: Sudafrica

nel paese per importanza, con un programma antimperialista. Nel 193536 questa lega condannò l’invasione italiana dell’Etiopia e l’invasione giapponese della Cina. L’antimperialismo e la noncollaborazione erano ormai diventati i due principi abbinati dei nuovi movimenti di liberazione. Nel 1937 Gool propose una “unità noneuropea” per realizzare questi scopi. Senonché l’A.A.C., l’A.N.C. e il C.P.S.A. accettarono come “portavoce” dell’A.A. C. il N.R.C. e spezzarono il boicottaggio facendo una campagna per far eleggere come rappresentanti indigeni “bianchi” i liberali Ballinger, Hemming e Molteno, ma il 61% degli “elettori” registrati boicottò le elezioni.

Kotane, a proposito del risultato politico del C.P.S.A., affermò: « Dobbiamo ammettere un completo tradimento del popolo africano » (Verbali del C.P.S.A., 29.12.1938).

Punto di riferimento delle forze della noncollaborazione divenne da questo momento l’Associazione Nuova Era (N.E.F.) fondata nel 1937 a Città del Capo come un forum aperto da Gool, B.M. Kies, I.B. Tabata, S.A. Jayiya e altri che, insieme al gruppo La Guma del C.P.S.A. e a militanti della N.L.L., nel marzo 1938 diedero v[...]

[...].L., nel marzo 1938 diedero vita al Fronte unito noneuropeo (N.E.U.F.) per una politica nonrazziale, antimperialista e noncollaborazionista. Nell'autunno del 1939 il N.E.U.F. tenne assemblee di massa contro le nuove leggi di segregazione e in favore della Cina e dell’Etiopia. Il dottor Y. Dadoo, dirigente “indiano” del C.P.S.A., nel settembre 1939 fu arrestato per dichiarazioni contro la guerra fatte dal N.E.U.F.. In seno a questa organizzazione anche Kies, Gool, Tabate, Jaffe, Jayiya e altri del N.E.F. denunciavano il nuovo conflitto mondiale come interimperialista. Essi condannavano la collaborazione del

C.P.S.A. con i nazionalisti sudafricani e con i nazisti, nonché il giornale razzista del C.P.S.A. “Ware Republikein”, per il loro voltafaccia dopo il Patto russotedesco del 1939.

Seconda guerra mondiale: Movimento di unità noneuropea

Dopo l’invasione tedesca della Russia (luglio 1941), il C.P.S.A. fece una nuova svolta: diede un incondizionato sostegno al regime razzista e imperialista di Smuts, bloccò uno sciopero dei minator[...]

[...]dopo il Patto russotedesco del 1939.

Seconda guerra mondiale: Movimento di unità noneuropea

Dopo l’invasione tedesca della Russia (luglio 1941), il C.P.S.A. fece una nuova svolta: diede un incondizionato sostegno al regime razzista e imperialista di Smuts, bloccò uno sciopero dei minatori africani in nome dello “sforzo bellico”, accolse il ministro della Giustizia C. Steyn nella associazione Amici del

TUnione Sovietica (completamente “bianca”) e costituì infine la Z.eg/one Springbok inviando in Etiopia truppe sudafricane segregazioniste per sostenere l’Amministrazione militare britannica colonialista.

Nel 1942 il C.P.S.A. collaborazionista si fece rappresentare in seno al N.R.C. da Mfutsunyana. Nel N.E.F. intanto i giovani antimperialisti studiavano gli scritti di Kenyatta, Nkrumah e Nehru (imprigionato per essersi dichiarato contro la guerra). Fu costituita una Lega giovanile della A.N.C. che si ispirava a A. Cesaire della Martinica, al senegalese Senghor, al francese J.P. Sartre ed era influenzata da missionari cattolici.
[...]

[...] costituì infine la Z.eg/one Springbok inviando in Etiopia truppe sudafricane segregazioniste per sostenere l’Amministrazione militare britannica colonialista.

Nel 1942 il C.P.S.A. collaborazionista si fece rappresentare in seno al N.R.C. da Mfutsunyana. Nel N.E.F. intanto i giovani antimperialisti studiavano gli scritti di Kenyatta, Nkrumah e Nehru (imprigionato per essersi dichiarato contro la guerra). Fu costituita una Lega giovanile della A.N.C. che si ispirava a A. Cesaire della Martinica, al senegalese Senghor, al francese J.P. Sartre ed era influenzata da missionari cattolici.

Quando nel 1943 Smuts, il grande architetto della segregazione, costituì il Dipartimento degli affari di co^ lore [C.A.D.), il N.E.F. fondò un Comitato antiC.A.D. per boicottare i “quislings” locali e, chiedendo « null’altro che diritti pienamente democratici », propose di dare vita a una organizzazione nazionale. A maggio erano già sorte 109 organizzazioni locali di questo comitato, che cacciarono i collaborazionisti dalla Lega degli insegnanti del Sudafrica guidata da Kies, dal reverendo Dudley, da Wessels e altri, mentre l’A.P.O[...]

[...]li e, chiedendo « null’altro che diritti pienamente democratici », propose di dare vita a una organizzazione nazionale. A maggio erano già sorte 109 organizzazioni locali di questo comitato, che cacciarono i collaborazionisti dalla Lega degli insegnanti del Sudafrica guidata da Kies, dal reverendo Dudley, da Wessels e altri, mentre l’A.P.O. era capeggiato ora dal figlio di A. Abdurahman.

Gli antiC.A.D. si unirono all’A.A.C. e invitarono sia l’A.N.C. che i congressi indiani a formare una nuova organizzazione nazionale. Nel 1944 il Movimento di unità noneuropeo comprendeva la maggior parte delle organizzazioni noneuropee di ogni tipo, sulla base di un programma di

10 punti per la lotta contro ogni determinazione razziale, per la noncollaborazione e contro l’imperialismo. Il movimento aveva propri rappresentanti in Rhodesia, in Namibia e nei protettorati. In campagne di estensione nazionale esso si oppose alla nuova segregazione del tempo di guerra e poi a quella del dopoguerra, salutando le lotte per l’indipendenza dell’Indonesia, dell’[...]

[...]mma di

10 punti per la lotta contro ogni determinazione razziale, per la noncollaborazione e contro l’imperialismo. Il movimento aveva propri rappresentanti in Rhodesia, in Namibia e nei protettorati. In campagne di estensione nazionale esso si oppose alla nuova segregazione del tempo di guerra e poi a quella del dopoguerra, salutando le lotte per l’indipendenza dell’Indonesia, dell’india, del Vietnam e della Cina.

Nel 1944 il C.P.S.A. e l’A.N.C. aderirono al N.E.U.F., ma nel 1945 si ritirarono da una campagna antipermessi lanciata dal movimento contro i liberali del Capo. Nel 1946 il N.E.U.M. rivendicò l’indipendenza per la Namibia, ma l’A.N.C. propose invece un’amministrazione fiduciaria.

Nel 1946, dopo uno sciopero di 80 mila minatori (nel corso del quale

10 scioperanti rimasero uccisi e 1.300 feriti), l’A.N.C. accettò la pro

posta di M. Kotane di boicottare le elezioni del Consiglio dei rappresentanti indigeni e delle rappresentanze degli indigeni “bianchi”. Nel giugno 1947 il N.E.U.M. organizzò il boicottaggio di queste elezioni e in ottobre lo stesso Kotane, diventato nel frattempo segretario del C.P.S. A., nell’organo di partito “Libertà” stigmatizzò i rappresentanti indigeni come « traditori dell’Africa ». Ma la conferenza del C.P.S.A. del gennaio 1948 respinse il boicottaggio e decise di presentare (come “rappresentanti indigeni”) alcuni “bianchi” iscritti al partito.

Mentre Tabata veniva arrestato durante le lotte contadine condotte dal N.E.U.M. nel Pondoland, nel novembre 1948 S. Khan fu il primo “comunista bianco” eletto come “rappresentante indigeno” al Parlamento interamente bianco, e ciò nonostante un massiccio boicottaggio africano contro i “traditori dell’Africa”. Il C.P.S.A. continuò questa collaborazione razzista facendo eleggere altri “rappresentanti indigeni” bianchi: Bunting, Carneson e R. Alexander. Ciò durò fino al 1955, quando cioè si concluse l’esperimento di governo nazionalista che, dal 1948, aveva rimpiazzato il Partito Unito di Smuts.

Nel 1949 coloni e commercianti inglesi a Durban organizzarono un pogrom razzista antiindiano, mobilitando in questa operazione i bottegai africani del ghetto. Nel corso del pogrom si ebbero 442 morti e 1.067 feriti. All'indomani del massacro, Mkele per il N.E.U.M., il dottor Xuma per l'A.N.C. e Dadoo per il Congresso indiano si incontrarono per porre riparo al grave danno recato all’unità noneuropea da questi f[...]

[...] R. Alexander. Ciò durò fino al 1955, quando cioè si concluse l’esperimento di governo nazionalista che, dal 1948, aveva rimpiazzato il Partito Unito di Smuts.

Nel 1949 coloni e commercianti inglesi a Durban organizzarono un pogrom razzista antiindiano, mobilitando in questa operazione i bottegai africani del ghetto. Nel corso del pogrom si ebbero 442 morti e 1.067 feriti. All'indomani del massacro, Mkele per il N.E.U.M., il dottor Xuma per l'A.N.C. e Dadoo per il Congresso indiano si incontrarono per porre riparo al grave danno recato all’unità noneuropea da questi fatti. Nell’aprile 1950 il Corpo Organizzato Transkei (T.O.B.), favorevole al N.E.U.M., condannò le forze che avevano spezzato il boicottaggio.

Nel 1952, mentre era in svolgimento una nuova ondata di misure razziste repressive (legge sui matrimoni misti del 1949, legge del 1950 sulle “aree di gruppo”, leggi sulla repressione del comuniSmo e sulla registrazione della popolazione del 1950, leggi sulle autorità bantù e sull’educazione bantù del 1951) e si stava celebrando il [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 619

Brano: Appendice

ta politica nel Barese, dove dal 1921 i due furono tra i più noti dirigenti comunisti, il D’Agostino come dirigente della Camera del lavoro e giornalista.

Nel novembre 1922 parteciparono insieme al IV Congresso dell’Internazionale comunista a Mosca. Arrestata al suo rientro in Italia e rilasciata pochi mesi dopo, Rita Maierotti rimase qualche tempo a Roma. Nel 1925 emigrò con il marito nel Belgio e in Francia, ma nel 1926 dovette rientrare in Italia, dove fu nuovamente arrestata insieme al marito. Mentre D'Agostino, confinato e poi deferito al Tribunale speciale, veniva condannato nel 1927 a

4 anni di reclusione (scarcerato l’1. 1.1930, veniva nuovamente inviato al confino fino al 24.2.1932), Rita visse a Roma, senza svolgere ulteriore attività politica, ma conservando, come risulta da una nota di polizia del 1939, « principi sovversivi ».

Malgaroli, Romeo

N. a Santa Maria della Versa (Pavia) il 2.9.1894; operaio.

Giovane socialista di sinistra dal 1912, nel primo dopoguerra fu tra i[...]

[...]4.2.1932), Rita visse a Roma, senza svolgere ulteriore attività politica, ma conservando, come risulta da una nota di polizia del 1939, « principi sovversivi ».

Malgaroli, Romeo

N. a Santa Maria della Versa (Pavia) il 2.9.1894; operaio.

Giovane socialista di sinistra dal 1912, nel primo dopoguerra fu tra i fondatori dell’organizzazione comunista a Pavia e nel 1926 divenne segretario della Federazione provinciale del partito, che diresse anche nei primi mesi di illegalità dopo la proclamazione delle leggi eccezionali fasciste.

Nel maggio 1927 fu arrestato e deferito con un folto gruppo di iscritti al Tribunale speciale, venendone condannato (6.7.1928) a 8 anni di reclusione.

Dopo la caduta del fascismo riprese la lotta politica e fu attivo nella Resistenza pavese.

Mamich, Alessandro

Ugo. N. a Fiume nel 1902, m. a Trieste il 19.12.1944; operaio.

Garzone panettiere all'età di 13 anni, si fece una larga cultura da autodidatta. Nel 1921 fu tra i fondatori dei Partito comunista di Fiume Sezione della Terza Internaziona[...]

[...]tedesca verso la metà del 1944, fu lungamente torturato, poi tradotto da Fiume al carcere di Trieste e infine rinchiuso nella Risiera di San Sabba, dove fu ucciso.

G.Sco.

Mandela, Nelson

N. il 18.7.1918 a Limata nel Transkei (Sudafrica); leader politico antiapartheid del Sudafrica, avvocato. Originario della “riserva” bantù di Transkei, studiò a Johannesburg, allievo del Fort Hare College (l'università per africani creata dai razzisti bianchi per allevarvi una élite nera collaborazionista). Iniziatosi ben presto alla lotta politica nella Lega giovanile del Congresso Nazionale Africano (A.N.C.), della quale fu leader di fatto fin dagli anni Quaranta, divenne poi uno dei dirigenti più combattivi e autorevoli dell’ala progressista del movimento. Allorché, dopo le rivolte contadine del marzo 1960 e i massacri compiuti dalla polizia a Sharpeville, Langa e Orlando, l’A.N.C. fu dichiarato “organizzazione illegale”, Mandela venne arrestato con altri dirigenti e condannato a 5 anni di reclusione. Liberato dal carcere dopo qualche tempo, divenne il leader riconosciuto dell'A.N.C. e impegnò l'organizzazione nella lotta clandestina, con azioni anche di sabotaggio e di guerriglia contro il potere bianco, finché nel 1963 fu nuovamente arrestato con altri dirigenti dell'A.N.C. e sottoposto a un nuovo processo (detto di Rivonia) che si concluse il 12.6.1964 con la sua condanna a morte per « sabotaggio, incitamento alla lotta armata e propaganda del comuniSmo ». Il giorno della sentenza, Mandela rivolse ai giudici un discorso oggi considerato come il più fiero e rigoroso atto d'accusa lanciato contro il razzismo sudafricano.

Grazie a un movimento mondiale di protesta, cui si associò anche l’O. N.U., la condanna a morte fu commutata in ergastolo e Mandela fu

Mandela negli anni giovanili

rinchiuso da allora nel famigerato carcere di Robbe Island. Successivamente tradotto a Pollsmoor, presso Città del Capo, non ha mai avuto un attimo di cedimento, sì da diventare la bandiera dei lavoratori neri del Sudafrica in lotta, simbolo della Resistenza contro il fascismo dell’apartheid.

Al suo fianco, subendo persecuzioni e arresti, lotta coraggiosamente la moglie Winnie Mandela, entrata a far parte dell’Esecutivo dell'A.N.C..

Quando, premuto dal movimento di opinione pubblica e dalle richieste rivoltegli da vari governi, il premier sudafricano Botha offrì a Mandela, dopo 25 anni di carcere duro, la libertà in cambio di un suo impegno a rinunciare alla lotta armata, il prigioniero rifiutò l’offerta con queste parole: « La libertà non si negozia. Soltanto un uomo libero può negoziare. I prigionieri non firmano contratti ». Per festeggiare il suo settantesimo compleanno, il 12.6.1988 si è svolto a Londra, nello stadio di Wembley, un grande concerto di musica rock, al quale hanno gratuitamente partecipato le più g[...]

[...]chiara impronta politica antiapartheid, ha riunito oltre 80.000 giovani ed è stata seguita per televisione da 500 milioni di persone in tutto il mondo.

Mandoli, Rino

N. a Genova il 13.12.1912, m. sul Colle del Turchino (Genova) il 19. 5.1944; meccanico.

Occupato presso le officine S.I.A.C. di Cornigliano Ligure, aderì al Partito comunista nel 1937, impegnandosi nella raccolta di aiuti destinati ai garibaldini che combattevano contro i franchisti in Spagna. Il 25.4.1939 fu arrestato con altri compagni e deferito al Tribunale speciale che, il 4.3.1940, lo condannò a

8 anni di reclusione.

619



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 155

Brano: Rhodesia

no d’opera indigena, costringendo gli autoctoni a lavorare come mezzadri o braccianti nelle immense fattorie dei pochi coloni “bianchi”, pena la deportazione in ristrette e malsane riserve. A partire dal 1926 ebbe inoltre inizio lo sfruttamento intensivo dei giacimenti di rame, la cui produzione passò, in soli 7 anni, da 650 a 104.204 tonnellate.

In entrambe le Rhodesie, le condizioni di vita della popolazione indigena divennero tanto insopportabili che, nel 1935, si ebbero sollevazioni popolari, ma ancora una volta i coloni e il governo britannico risposero con sanguinose repressioni e con l’insediamento di presidi militari nelle piantagioni e nelle miniere.

Economia e razzismo

Mentre nella Rhodesia del Sud si aveva un'economia mista (agricoltura, miniere e fabbriche), l’attività della “colonia separata” del Nord si fondava principalmente sulle miniere, gestite óa\V AngloAmerican Corporation appartenente alle famiglie Oppenheimer, De Beers e Rhodes. Oltre che sulla legislazione razzista e sulle relative repressioni,

il potere dei bianchi si fondava sul fatto che i lavoratori europe[...]

[...]ento di presidi militari nelle piantagioni e nelle miniere.

Economia e razzismo

Mentre nella Rhodesia del Sud si aveva un'economia mista (agricoltura, miniere e fabbriche), l’attività della “colonia separata” del Nord si fondava principalmente sulle miniere, gestite óa\V AngloAmerican Corporation appartenente alle famiglie Oppenheimer, De Beers e Rhodes. Oltre che sulla legislazione razzista e sulle relative repressioni,

il potere dei bianchi si fondava sul fatto che i lavoratori europei venivano superpagati rispetto a quelli africani, per cui un'esigua minoranza di classe operaia privilegiata partecipava di fatto allo supersfruttamento della grande massa di lavoratori indigeni.

Il razzismo era stato introdotto ufficialmente fin daM’inizio del secolo: nel 19013 erano state votate dal Parlamento di Londra le leggi razziste “Masters and Servants Act” e “Immorality Act” (contro i rapporti sessuali interrazziali), nonché quelle sulle riserve per i nativi, sull’apartheid nelle scuole e nelle chiese.

Nel 1922, quando ai “bianchi[...]

[...]rivilegiata partecipava di fatto allo supersfruttamento della grande massa di lavoratori indigeni.

Il razzismo era stato introdotto ufficialmente fin daM’inizio del secolo: nel 19013 erano state votate dal Parlamento di Londra le leggi razziste “Masters and Servants Act” e “Immorality Act” (contro i rapporti sessuali interrazziali), nonché quelle sulle riserve per i nativi, sull’apartheid nelle scuole e nelle chiese.

Nel 1922, quando ai “bianchi” della Rhodesia del Sud venne concesso l’autogoverno, anche questi vararono una costituzione razzista. Dal

1926 il “Native Affairs Act” irreggimentava gli operai africani nelle miniere e nelle piantagioni, mentre dal 1930, attraverso il “Land Apportionment Act”, il 52% della terra coltivabile veniva assegnato ai coloni europei che, nel loro insieme, costituivano appena l’1% della popolazione.

Poiché gli africani lottarono contro queste leggi, nel 1926 il governo “bianco” condannò a morte e impiccò Nyirenda, capo di una setta africana indipendentista. Ma la lot

ta continuò: nel 1930 si costituì nella Rhodesia del Sud il Bantu Congress, poi diventato Southern Rhoclesi a African National Congress, impegnato a fondo contro il dominio coloniale.

Dal 1940 le Forze armate rhodesiane presero parte alla Seconda guerra mondiale, contribuendo alla lotta contro il nazifascismo con i loro corpi di spedizione nelle file dell'esercito britannico, ma nello stesso tempo i rhodesiani si comportavano da nazisti in Rhodesia, massacrando gli africani costretti a lavorare [...]

[...]
Dal 1940 le Forze armate rhodesiane presero parte alla Seconda guerra mondiale, contribuendo alla lotta contro il nazifascismo con i loro corpi di spedizione nelle file dell'esercito britannico, ma nello stesso tempo i rhodesiani si comportavano da nazisti in Rhodesia, massacrando gli africani costretti a lavorare come schiavi nelle miniere di rame e scesi in sciopero perché il salario dei nativi corrispondeva al 10% di quello di un operaio “bianco”. Per questo, nel 1942 i lavoratori africani respinsero l’“aiuto” loro offerto dagli organizzatori sindacali delle Trade Unions britanniche, in realtà intervenute solo per appoggiare la politica del governo razzista.

Nel 1945, nel convegno di Kimberley (Sudafrica), i delegati dell 'United Rhodesia and Nyasaland Movement votarono la mozione antimperialista proposta dal Non European Unity Movement. Negli anni successivi, mentre nella Rhodesia del Nord L. Katilungu, VAfrican National Congress (A.N.C.) guidato da N. Nkumbula e l’United National Independence Party di Kenneth Kuanda si univano [...]

[...]insero l’“aiuto” loro offerto dagli organizzatori sindacali delle Trade Unions britanniche, in realtà intervenute solo per appoggiare la politica del governo razzista.

Nel 1945, nel convegno di Kimberley (Sudafrica), i delegati dell 'United Rhodesia and Nyasaland Movement votarono la mozione antimperialista proposta dal Non European Unity Movement. Negli anni successivi, mentre nella Rhodesia del Nord L. Katilungu, VAfrican National Congress (A.N.C.) guidato da N. Nkumbula e l’United National Independence Party di Kenneth Kuanda si univano per una lotta comune contro l’imperialismo, nella Rhodesia del Sud Joshua Nkomo, R. Chikerema, G. Ny and oro, C. Chipunzu e altri leader organizzavano la lotta contro la legge razzista “Native Land Husbandry Act” del 1952. È da ricordare in questo quadro anche l’opera positiva di R. Mugabe, che aveva compiuto i suoi studi a Fort Hare (Sudafrica), riguardo al problema agrario.

Dalla C.A.F. coloniale ai nuovi Stati indipendenti

Nel 1953 il Parlamento britannico, nella speranza di poter meglio controllare la difficile situazione esistente nelle colonie deM’Africa centromeridionale, decise di unire le due Rhodesie e la contigua colonia del Nyasaland (v. Malawi) in una Federazione dell’Africa Centrale {C.A.F.). AH'interno di questo Stato federale (che avrà vita breve) i liberali inglesi si fecero promotori di una formazione politica africana chi[...]

[...] esistente nelle colonie deM’Africa centromeridionale, decise di unire le due Rhodesie e la contigua colonia del Nyasaland (v. Malawi) in una Federazione dell’Africa Centrale {C.A.F.). AH'interno di questo Stato federale (che avrà vita breve) i liberali inglesi si fecero promotori di una formazione politica africana chiamata Capricorn Society, facendola presiedere al collaborazionista L. Takawira.

Nel 1957 J. Nkomo divenne presi

dente dell’A.N.C., ma nel 1959, dopo una violenta repressione compiuta nel Nyasaland dagli inglesi (con l’aiuto di profughi “rivoluzionari” ungheresi), l’A.N.C. venne messo fuori legge e 500 suoi quadri furono arrestati (Mugabe riuscì a fuggire e si rifugiò nella repubblica di Ghana). L’A.N.C. sarà ricostituito da J. Nkomo nel 1960, sotto

il nome di National Democratic Party (N.D.P.). Intanto, con tecnici e maestranze italiane, nella Rhodesia del Nord veniva costruita l’imponente diga idroelettrica di Kariba, dando luogo all'omonimo lago artificiale lungo 250 km, per ricavare il quale furono però brutalmente espropriati ben 100.000 africani, molte migliaia dei quali morirono di inedia negli anni successivi.

Nel 1961 veniva promulgata nella C.A.F. una nuova costituzione, sempre improntata a criteri razzisti. In base a essa, il diritto di voto veniva riconosciuto, con criteri c[...]

[...]i. In base a essa, il diritto di voto veniva riconosciuto, con criteri censuari, soltanto a 90.000 elettori europei e a 11.062 elettori africani, rispettivamente rappresentati in Parlamento da 50 deputati europei e 15 africani collaborazionisti. Contro questa nuova sopraffazione esplosero rivolte, in seguito alle qua

li il N.D.P. fu messo fuori legge.

Nel 1962 J. Nkomo fondò la Zimbawe African Peoples Union (Z.A.P. U.), ma dopo soli 9 mesi anche questa formazione politica venne messa fuori legge dalle autorità britanniche.

Nelle successive elezioni addomesticate, il Rhodesian Front capeggiato dal leader di destra lan Douglas Smith si assicurò tutti i seggi europei, dando avvio a una nuova fase di repressione che si spinse fino all’arresto di tutti i capi del sindacato South Rhodesian African Trade Union Congress. Da un lato l’indipendenza del Nyasaland, dall’altro quello dei coloni della Rhodesia del Sud capeggiati da Smith portarono infine alla spaccatura della C.A.F. che venne ufficialmente sciolta il 31.12.1963.

Nella Rodh[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 70

Brano: :TT

Ancona

operai delie fabbriche e del cantiere navale. Poco prima del luglio 1943 numerosi arresti scompaginano le file del Partito d’Azione e del Partito comunista. Nel periodo dei quarantacinque giorni, dal 25 luglio all’8 settembre, l’unità antifascista non compie decisivi passi in avanti: se ne pongono però le premesse. Esce intanto un altro giornale comunista, VAurora, che continuerà le pubblicazioni nel periodo dell’occupazione tedesca, per prendere infine il nome di Bandiera Rossa.

La lotta partigiana

Il 9 settembre, nell’ora del maggior pericolo, i gruppi antifascisti cittadini di [...]

[...]dino di Spagna, e da Giulio Maggi; e viene elaborato un piano per la difesa della città.

Il 10 settembre, una manifestazione organizzata dai partiti di sinistra chiede armi davanti alle caserme. Ma le trattative col locale Comando militare falliscono e, allatto della occupazione della città da parte dei tedeschi, la popolazione si troverà inerme, mentre gli ufficiali saranno tradotti priaionieri in Germania. Alla fine del 1943 si abbattono su Ancona i primi bombardamenti aerei e gran parte della popolazione è costretta a sfollare. In questa situazione si costituisce il Comitato di liberazione cittadino, composto da: Oddo Marinelli, per il Partito d’Azione; Luigi Ruggeri, per il Partito comunista; Alessandro Bocconi (v.), ex deputato e già esule in Francia, per il Partito socialista; e Francesco Rubini per il Partito popolare.

Si rastrellano le armi e si organizzano i primi gruppi partigiani, composti in buona parte da giovani operai, che si diramano nelle campagne e verso le zone subappenniniche, con un movimento parallelo allo sfollamento delle città dove, sotto la protezione dei tedeschi, si ricostituisce intanto un fascio repubblichino. Ad Ancona e nelle zone più immediatamente vicine sorgono vari centri di resistenza civile e militare, come quelli che si organizzano attorno a un gruppo di medici dell'Ospedale Umberto I, a una scuola per commissari politici, alle formazioni dei G.A.P., al «buco stam

pa» del Partito comunista, al Comitato di liberazione presieduto da Marinelli. Anche le zone di Arcevia, Cingoli e Fabriano sono in parte raccordate all’attività di questi centri.

Nella lotta cadono ben presto alcuni eroici combattenti: fra questi, le due Medaglie d’oro della Resistenza Gino Tommasi (v.), arrestato dai tedeschi e deportato a Mauthausen, e il sottotenente di tendenza socialista Achille Barilatti (v.).

La Liberazione

Il 18.7.1944 la città venne occupata dai reparti dell’avanguardia polacca dell 'VI11 Armata. Nello stesso giorno il Comitato di liberazione si trasformò in « governo provvisorio » della città, indirizzando alla popolazione un manifesto f[...]

[...]questi, le due Medaglie d’oro della Resistenza Gino Tommasi (v.), arrestato dai tedeschi e deportato a Mauthausen, e il sottotenente di tendenza socialista Achille Barilatti (v.).

La Liberazione

Il 18.7.1944 la città venne occupata dai reparti dell’avanguardia polacca dell 'VI11 Armata. Nello stesso giorno il Comitato di liberazione si trasformò in « governo provvisorio » della città, indirizzando alla popolazione un manifesto firmato da Franco Patrignani, Renato Gigli, don Pio Duranti e Virginio Frati, in rappresentanza rispettivamente del Partito comunista, del Partito d’Azione, della Democrazia cristiana, del Partito socialista. Dopo la liberazione dell’intera provincia risultò che i partigiani e i patrioti caduti in combattimento o fucilati ascendevano a 228; i civili fucilati per rappresaglia, a 101 (a queste cifre sono da aggiungere un certo numero di partigiani stranieri caduti nella guerriglia, e gli anconetani caduti all’estero dopo l’8 settembre).

La prima amministrazione comunale dopo la Liberazione fu costituita dai [...]

[...]i, don Pio Duranti e Virginio Frati, in rappresentanza rispettivamente del Partito comunista, del Partito d’Azione, della Democrazia cristiana, del Partito socialista. Dopo la liberazione dell’intera provincia risultò che i partigiani e i patrioti caduti in combattimento o fucilati ascendevano a 228; i civili fucilati per rappresaglia, a 101 (a queste cifre sono da aggiungere un certo numero di partigiani stranieri caduti nella guerriglia, e gli anconetani caduti all’estero dopo l’8 settembre).

La prima amministrazione comunale dopo la Liberazione fu costituita dai partiti del C.L.N. (il Partito repubblicano si ricostituì solo in un secondo tempo, assorbendo buona parte del Partito d’Azione). I primi sindaci furono Franco Patrignani e Luigi Ruggeri. Al referendum del 2 giugno 1946, 19.656 cittadini del capoluogo si pronunziarono per la repubblica e solo 6.133 per la monarchia.

E. Sa.

Durante il regime fascista furono condannati dal Tribunale speciale i seguenti 16 antifascisti .originari della provincia di Ancona (tra parentesi, gli anni di reclusione inflitti): Amadio Ferdinando (2), Berti Agostino (4), Cesaroni Alfonso (3), Ciceroni Otello (5), Chiorri Bartolomeo (6), Falaschi Osvaldo (8), Galavotti Leonida (14), Gobbetti Armando (1), Gobbetti Egisto (1), Giaccaglia Lea (4), Greganti Giovanni (1), Molinelli Guide (14), Perucci Ernesto (8), Piccolini Giuseppe (2), Pierantoni Ugo (2), Pietroni Manlio (9), Querzola Romolo (10).

Bibliografia: ANPI Provinciale di Ancona, La Resistenza nell'Anconitano, Ancona, 1963; Enzo Santarelli, Le Marche dall'unità al fascismo, Roma, 1964.

A.N.C.R.

Associ[...]

[...]ntesi, gli anni di reclusione inflitti): Amadio Ferdinando (2), Berti Agostino (4), Cesaroni Alfonso (3), Ciceroni Otello (5), Chiorri Bartolomeo (6), Falaschi Osvaldo (8), Galavotti Leonida (14), Gobbetti Armando (1), Gobbetti Egisto (1), Giaccaglia Lea (4), Greganti Giovanni (1), Molinelli Guide (14), Perucci Ernesto (8), Piccolini Giuseppe (2), Pierantoni Ugo (2), Pietroni Manlio (9), Querzola Romolo (10).

Bibliografia: ANPI Provinciale di Ancona, La Resistenza nell'Anconitano, Ancona, 1963; Enzo Santarelli, Le Marche dall'unità al fascismo, Roma, 1964.

A.N.C.R.

Associazione Nazionale Combattenti

e Reduci. Fondata come A.N.C. (Associazione Nazionale Combattenti) il 4.12.1918 ed eretta a ente morale il 24.6.1923, l’associazione tenne il suo primo congresso a Roma, in Campidoglio, il 22.6.1919. Fin dal suo sorgere proclamò la propria indipendenza e autonomia dai partiti, impeonandosi alla tutela dei diritti dei combattenti e alla soluzione dei problemi sociali del paese. Questi orientamenti furono fissati nel Proclama agli italiani del luglio 1919.

In esso si diceva tra l’altro: « Non faremo egoistica azione di classe,.. Non aspireremo a dittature perché non siamo una casta, ma l’espressione sincera del popolo ch[...]

[...]remo a dittature perché non siamo una casta, ma l’espressione sincera del popolo che ha difeso il nostro Paese. Non saremo compagnia di ventura a difesa di nessuno... La nostra coscienza servirà ad accordare in un supreme compito di solidarietà e di collaborazione tutti coloro che, a qualunque classe appartengano, vogliono onestamente produrre. Ma soprattutto propugneremo l’ascensione delle masse dei lavoratori e ne tuteleremo gli interessi, a fianco delle loro organizzazioni che rappresentano le forze imponenti dei nuovi valori sociali, cercando di non svincolarle da contatti di uomini liberi e nuovi, che intendano regolare senza compromessi ma con onestà i propri destini. Fisseremo in tre punti la nostra azione: risanamento della vita sociale; audaci riforme sociali; carattere nazionale. Ricordando che la nostra patria non si chiude nell’egoismo particolare, ma sta più in alto: si apre verso l’umanità ».

Nelle elezioni politiche del 1919 i combattenti si presentarono in molti collegi con liste proprie e, in altri, con propri candida[...]

[...] altri, con propri candidati in liste concordate, conquistando complessivamente 47 seggi (precisamente 21 con liste proprie e 26 con le altre). Con lista propria furono eletti, fra gli altri, Sem Benelli, Guido Bergamo, Luigi Gasparotto, Giuseppe Macaggi, Paolo Orano, Gaetano Salvemini; in lista concordata, Vittorio Emanuele Orlando, Giuseppe Marcora, Giuseppe Lanza di Trabia.

L’opposizione al fascismo

Con l’avvento del fascismo al potere, anche gruppi di ex combattenti furono attratti dalle promesse demagogiche di Mussolini, ma nel suo insieme l’opposizione dei combattenti alla politica del fascismo fu ampia e tenace. Quando, poco dopo il delitto Matteotti (v.), I’8.7. 1924 il governo Mussolini pubblicò un regolamento sulla stampa (già approvato dal 15.7.1923) che ne limitava gravemente la libertà, l’A. N.C. reagì con prontezza. Sotto il titolo « Minorità politica », il giornale I combattenti pubblicò il 13 luglio queste considerazioni: « II recente decreto sulla libertà di stampa non offende tanto in noi un

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 722

Brano: Sudafrica

dei lavoratori dell'industria e del commercio (I.C.U.) che divenne ben presto il più grande sindacato noneuropeo in Africa, unendo portuali, operai di fabbrica, addetti al commercio, ai trasporti, dipendenti agricoli e anche minatori su una base diversa da quella del sindacalismo euroamericano. Questa base consisteva nel fatto che il solo problema comune a tutti i lavoratori noneuropei era quello della discriminazione razziale, quindi questi lavoratori non erano interessati a stringere un patto sociale con i loro datori di lavoro, cioè a contrattare le condizioni di lavoro o i salari (aspetti secondari della lotta centrale); di conseguenza non servivano, secondo i dirigenti dell’I.C.U., sindacati di categoria sul modello euroamerlcano. Questo concetto era del tutto inaccettabile per l’I.S.L. e per il C. P.S.A.,[...]

[...]distruggere l’I.C.U..

L’esperienza dell’I.C.U.

Nata tra i portuali e i lavoratori industriali dell’Excelsior Hall (Città del Capo), nel dicembre 1919 l’I. C.U. attuò il suo primo grande sciopero che fu stroncato solo dall’intervento della truppa e dei lavoratori europei. Quando poi, nel febbraio 1920, 70.000 minatori africani scioperarono in 22 miniere, di nuovo la lotta venne stroncata dalla polizia e dalla “forza motrice del movimento” bianca. Nel luglio dello stesso anno, a Bloemfontein, venne eletto presidente dell’I.C.U. Msimang, esponente dell’A.N.C.. In settembre, n.C.U. di Port Elisabeth (Capo Orientale), guidata da Massabalala, scioperò per ottenere un salario minimo di mezza sterlina al giorno. In questa occasione la polizia intervenne, uccidendo 24 lavoratori e ferendone 126. Ai funerali parteciparono in 30.000. Il dottore Abdurahman condannò l’eccidio, ma l’I.S.L. ignorò lo sciopero.

Nel maggio 1921 le unità di difesa di Smuts uccisero 163 “israeliti” e ne ferirono 129 che, armati di lance fatte in casa, si erano rifiutati di andarsene da Bulhoek, presso Queenstown (Capo). Il loro capo

E. Mgijama e altri 102 furono gettati in [...]

[...]n settembre, n.C.U. di Port Elisabeth (Capo Orientale), guidata da Massabalala, scioperò per ottenere un salario minimo di mezza sterlina al giorno. In questa occasione la polizia intervenne, uccidendo 24 lavoratori e ferendone 126. Ai funerali parteciparono in 30.000. Il dottore Abdurahman condannò l’eccidio, ma l’I.S.L. ignorò lo sciopero.

Nel maggio 1921 le unità di difesa di Smuts uccisero 163 “israeliti” e ne ferirono 129 che, armati di lance fatte in casa, si erano rifiutati di andarsene da Bulhoek, presso Queenstown (Capo). Il loro capo

E. Mgijama e altri 102 furono gettati in carcere e vi furono lasciati per anni. In luglio l’I.C.U. adottò la tattica di “resistenza passiva” consigliata da Gandhi. A Port Elisabeth venne eletto segretario generale C. Kadalie e come organizzatore loca

le J. la Guma (più tardi questi sarà uno dei primi noneuropei ad aderire al C.P.S.A.).

Intanto, sull’opposto versante “europeo”, nello stesso luglio 1921 i razzisti dell’I.S.L., il Partito socialdemocratico, il Club marxista di Durban, il P[...]

[...]uglio 1921 i razzisti dell’I.S.L., il Partito socialdemocratico, il Club marxista di Durban, il Partito comunista unitario di Città del Capo e la Società socialista ebrea (sionista) fondavano il Partito comunista del Sudafrica (C. P.S.A.). I sionisti erano coloni ebrei che, dopo essere fuggiti dalla Russia zarista in seguito ai pogroms avvenuti nei primi anni del secolo, arrivati in Sudafrica avevano messo in atto contro i noneuropei un razzismo ancora più profondo di quel

lo da cui erano fuggiti. In seno al C.P.S.A. questi ebrei (passando dal

lo stalinismo al sionismo) svolgeranno un ruolo predominante anche dopo il 1948, al momento della fondazione dello Stato di Israele sulle terre dei palestinesi. Ma già durante gli anni Trenta, mentre si svolgevano i processi di Mosca, essi erano all’avanguardia nel collaborare con le “democrazie occidentali”, quindi con l’imperialismo inglese padrone del Sudafrica, con i liberali, con i sionisti e con i vescovi anglicani contro i noncollaboratori, nella Lega di liberazione nazionale e nel Fronte unito noneuropeo (193841).

Che la Rivoluzione russa d’Ottobre significasse per il C.P.S.A. tra le due guerre una “rivoluzione solo per gli europei” e per costru[...]

[...]essi erano all’avanguardia nel collaborare con le “democrazie occidentali”, quindi con l’imperialismo inglese padrone del Sudafrica, con i liberali, con i sionisti e con i vescovi anglicani contro i noncollaboratori, nella Lega di liberazione nazionale e nel Fronte unito noneuropeo (193841).

Che la Rivoluzione russa d’Ottobre significasse per il C.P.S.A. tra le due guerre una “rivoluzione solo per gli europei” e per costruire un “socialismo bianco”, cioè salvare il lavoro e le classi medie “bianche” dall’abisso della rovina capitalista (cosa che, in Sudafrica, significava cadere nel minaccioso “abisso nero”) divenne chiaro quando, nel novembre 1921, l’organo del C.P.S.A. difese la discriminazione imposta dagli aguzzini europei contro i minatori africani. Nel gennaio 1922 lo stesso organo sostenne che la discriminazione nell’industria era necessaria per sostenere i livelli salariali “bianchi”, mentre il giornale “conservatore” dei coloureds dell’A.P.O. definiva i minatori “bianchi” veri e propri parassiti che succhiavano il sangue del nativo. Questa, e non l'opinione sulla rivoluzione russa, era la vera linea che demarcava la lotta di classe in Sudafrica: essere razzista o a favore dell’uguaglianza.

Nel febbraio 1922 il “rivoluzionario” C.P.S.A alzò nelle strade di Johannesburg una bandiera con lo slogan: « Lavoratori del mondo unitevi per un Sudafrica bianco ». Questa bandiera “socialista bianca”, che apparve nei giornali del l’epoca, fu innalzata dai minatori “bianchi” antiafricani che scioperavano con

tro l’accesso dei minatori africani ai lavori specializzati. Gli scioperanti formarono squadre di “vigilantes”, simili a quelle del KuKluxKlan americano, che irruppero negli insediamenti africani, assassinando e terrorizzando la gente. L’A.P.O. condannò questo sciopero come uno dei peggiori crimini (Risoluzione del 25.3.1922), n.C.U. chiese che i massacratori venissero impiccati e, durante la sua III Conferenza (gennaio 1923), condannò lo sciopero come « l’assassinio cinico della nostra gente ». Ma l’“Internazionale”, organo del C.P.S.A., M 4.8.1922 e i[...]

[...]ndo e terrorizzando la gente. L’A.P.O. condannò questo sciopero come uno dei peggiori crimini (Risoluzione del 25.3.1922), n.C.U. chiese che i massacratori venissero impiccati e, durante la sua III Conferenza (gennaio 1923), condannò lo sciopero come « l’assassinio cinico della nostra gente ». Ma l’“Internazionale”, organo del C.P.S.A., M 4.8.1922 e il 16.3.1923 salutò lo sciopero come « il più glorioso evento nella storia della civilizzazione bianca in Sudafrica » e, di fronte al l’Internazionale Comunista, I. Jones lo gabellò come un evento rivoluzionario. Prima di spegnersi, molti anni più tardi, in una clinica di Yalta, Jones farà in tempo, in un libro pubblicato a Londra (“50 anni di lotta”), a scusarsi per il suo “errore” del 1922.

Nell’aprile del 1923 la II Conferenza del C.P.S.A. decise di aderire al Partito laburista (segregazionista) che stava per coalizzarsi con il Partito nazionalista boero. Questa coalizione promosse la legge sulle aree urbane del 1923 che, estendendo l’imposizione dei permessi di circolazione e i ghetti,[...]

[...].

Nell’aprile del 1923 la II Conferenza del C.P.S.A. decise di aderire al Partito laburista (segregazionista) che stava per coalizzarsi con il Partito nazionalista boero. Questa coalizione promosse la legge sulle aree urbane del 1923 che, estendendo l’imposizione dei permessi di circolazione e i ghetti, proibiva agli africani di possedere suolo nelle città e creava commissioni consultive come “bungas” urbani. In queste commissioni entrarono l’A.N.C. e il C.P.S.A, contribuendo a far funzionare il meccanismo razzista del dominio imperialista indiretto. La coalizione nazionallaburista, capeggiata da Hertzog, attuò quella politica laburista bianca che per mezzo secolo (cioè fino a quando la recessione economica degli anni Settanta la spazzò via) avrebbe riservato i lavori specializzati ai soli europei. Essa promosse, fra l’altro, la legge della cosiddetta “conciliazione industriale” che segregava razzialmente i sindacati e che venne fatta funzionare dal C.P.S.A. fino al 1950, quando questo partito venne messo fuori legge.

In seguito a un’ondata di arresti avvenuta nel 1925 a De Aar, Kimberley e Bloemfontein, n.C.U., che allora aveva 30.000 iscritti ma contava su un più vasto consenso, entrò in crisi. Il fondatore Kadalie ebbe un in[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 386

Brano: [...]festazione di sardisti a Sassari (1920)

poguerra alla nascita di un movimento di rivendicazione regionalista: se ne fecero portatori gli ex combattenti, quasi tutti contadini e pastori, prima nei nuclei dell’Associazione Nazionale Combattenti (A. N.C.) e poi, a partire dall'aprile

1921, nel Partito Sardo d’Azione. Sassari fu, grazie all’azione di Camillo Bellieni, che sarebbe poi stato l’ideologo e uno dei capi del P.S. d’A., la culla dell’A.N.C. in Sardegna, il cui primo nucleo può essere individuato nella sezione dell’Associazione Invalidi e Mutilati fondata a Sassari già nel gennaio 1918.

Il movimento dei combattenti (che il 16.3.1919 avevano dato vita, a Sassari, al loro giornale La voce dei combattenti, diretto da Bellieni) registrò il suo primo successo alle elezioni del 1919, in cui ebbe 11.808 voti (21,3 per cento) e portò in Parlamento l’avvocato nuorese Pietro Mastino.

La circoscrizione provinciale eleggeva allora 5 dei 12 deputati della Sardegna: 2 deputati (P. Satta Branca e Francesco Dorè) furono espressi dal gruppo[...]

[...]utilati fondata a Sassari già nel gennaio 1918.

Il movimento dei combattenti (che il 16.3.1919 avevano dato vita, a Sassari, al loro giornale La voce dei combattenti, diretto da Bellieni) registrò il suo primo successo alle elezioni del 1919, in cui ebbe 11.808 voti (21,3 per cento) e portò in Parlamento l’avvocato nuorese Pietro Mastino.

La circoscrizione provinciale eleggeva allora 5 dei 12 deputati della Sardegna: 2 deputati (P. Satta Branca e Francesco Dorè) furono espressi dal gruppo della “Nuova Sardegna”; gli altri due furono espressione di gruppi liberali e giolittiani. Nel 1921 si votò su un collegio unico regionale: alla provincia toccarono solo

4 deputati, il popolare sassarese M. Aroca, i “liberali” Murgia e Lissia e il sardista Mastino (il P.S. d’A. ebbe in quelle elezioni circa il 28,9 per cento). Grossi progressi furono compiuti anche dal P.S.I. che passò dagli 11.419 voti del 1919 a 15.333 voti.

Il fascismo

Il fascismo nacque in Sardegna piuttosto tardivamente, rispetto alla Penisola. Esso si sviluppò in provincia, soprattutto a Tempio, dove era una forte concentrazione di operai sugherieri, e a Ittiri, centro contadino del Sassarese di tradizione socialista: gli diedero vita, all'inizio, piccoli gruppi di giovani, soprattutto studenti.

Il primo incidente si registrò a Sassari il 17.4.1922, in occasione di un comizio socialista. Le azioni squadriste si moltiplicarono, in realtà, solo dopo la “marcia su Roma” (a[...]

[...]e Terranova; 1.350 sardisti, di cui 500 a Nuoro e 600 ad Alghero (ma solo 40 a Sassari!); 1.050 nazionalisti; 2.170 socialisti (di cui 1.000, tutti operai, a Tempio, e 800 ad Ittiri).

Tra il 1924 e il 1926 il fascismo, forte di sempre più larghe adesioni della borghesia agraria nel capoluogo e nei centri maggiori, “normalizzò” la provincia: nel giugno 1924 venne defenestrato l'ultimo sindaco demo

cratico di Sassari, il professore Flaminio Mancaleoni, le amministrazioni comunali minori vennero commissariate; nel febbraio 1926, superata la crisi Matteotti, venne soppressa “La Nuova Sardegna” che, proprio nel periodo della crisi, era tornata su posizioni rigorosamente democratiche e aveva dato vita ad una imponente sottoscrizione in memoria del martire (la testata sarebbe rinata solo dopo la fine del fascismo, nel 1947).

Gli anni del regime

Quando, il 2.1.1927, venne creata la provincia di Nuoro (v.)f restarono alla provincia di Sassari 7.520 kmq, con 263.000 abitanti (un terzo circa della popolazione isolana) in 97 comuni.

Q[...]

[...]ni del 3. Solo gli ovini erano aumentati, ma di pochissimo.

Col 1927 cominciò così una crisi che sarebbe durata, in forme diverse, fino al 1935.

I prezzi dei prodotti agricoli continuarono a calare: fra quelli che più interessavano la provincia, il grano duro (oltre il 90 per cento del prodotto granario) e l’olio ((a provincia aveva oltre un terzo dei 3 milioni di olivi dell'isola).

I rapporti che i prefetti mandavano a Roma segnalavano anche episodi di malessere sociale: nel 1928 i disoccupati erano 900, e a Nulvi c’era uno sciopero degli operai che costruivano il palazzo comunale; nel 1930 i disoccupati erano più di 4.000, e a dicembre erano saliti a 5.500, sicché proprio l'ultimo giorno dell’anno oltre 200 braccianti e muratori senza lavoro manifestavano sotto la Prefettura; nel 1931 i disoccupati saliranno ancora a oltre 7.000.

La provincia non aveva un sistema economico così integrato nel mercato nazionale e internazionale da poter essere colpito dalla “grande crisi” mondiale. Ma il 1927 fu anche l’anno del crollo dei prezzi dei minerali, e VI Iva, che controllava le tre miniere

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 716

Brano: [...]ori sono emigranti, con contratti più o meno biennali; 250.000 di loro arrivano dai bantustans e da altre riserve (serbatoi di mano d’opera a buon mercato) spinti dalle tasse, dalle leggi sulla selezione del bestiame, da agenzie di reclutamento, da tirannie retribalizzate nei bantustans e nelle riserve stesse, o semplicemente dalla fame; altri 250.000 minatori vengono dai vicini Lesotho, Botswana, Swaziland, Malawi, Zimbabwe, Mozambico, Zambia e anche dallo Zaire.

A questa massa centrale di proletariato si affiancano oltre 1 milione di lavoratori non europei impiegati nelle manifatture e altri 500.000 circa nelle costruzioni, per un totale di 1 milione e mezzo di addetti all'industria. Di questi, 300.000 sono “coloureds” e 100.000 “asiatici”. Vi sono inoltre 320.000 lavoratori di origine europea occupati nelle manifatture e nelle costruzioni (di fronte ai complessivi 80.000 europei che lavorano alle miniere), i quali però godono di un accordo classistarazziale con il capitale a spese della manodopera non europea. L’industria secondaria è connessa a quella di estrazione, quindi alla politica razzista di[...]

[...]pei che lavorano alle miniere), i quali però godono di un accordo classistarazziale con il capitale a spese della manodopera non europea. L’industria secondaria è connessa a quella di estrazione, quindi alla politica razzista di manodopera sottopagata che, passando attraverso l'industria pesante, sta alla base deldell’economia sudafricana: l'industria petrolifera di proprietà statale, cioè la S.A.S.O.L. (bersaglio delle azioni di guerriglia dell’A.N.C. nel 1983), la società statale del ferro e acciaio I.S.C.O.R., il monopolio elettrico E.S.C.O.M..

Una potente Camera dell'industria e commercio, angloliberale e razzista, coordina i settori secondari e quelli del terziario, applicando discriminazioni razziali su salari, mense e servizi igienici. Attraverso i Consigli comunali europei e i Co

mitati consultivi collaborazionisti africani delle locations, il sistema dei ghetti viene mantenuto nelle periferie urbane, come quella di Soweto (oltre 2 milioni di abitanti) presso Johannesburg, e quella di Langa vicino a Città del Capo. Questi orga[...]

[...]milioni di abitanti) presso Johannesburg, e quella di Langa vicino a Città del Capo. Questi organismi promuovono sindacati segregazionisti e apolitici di model

lo europeo e americano, ostacolando i sindacati non europei basati sulla difesa dei lavoratori contro il razzismo industriale.

Gli imprenditori “liberali” boicottano quei sindacati che, rivendicando « uguale lavoro e uguale salario » (contrapponendosi al vecchio slogan “socialista bianco” che rivendicava « uguale salario per uguale lavoro » per escludere i non europei dal lavoro specializzato), chiedono l’abolizione della barriera industriale, dei recinti lager per scapoli nelle periferie urbane, dei ghetti per famiglie, delle riserve e della discriminazione politica.

Negli anni Settanta i sindacati razzisti della Germania Federale (come i metallurgici capeggiati da Loderer), le chiese della Renania, i sindacati statunitensi e le Trade Unions britanniche hanno “addestrato” sindacalisti non europei secondo il modello euroamericano: lasciar perdere il razzismo, ma battersi [...]

[...]ti di coordinamento e parecchi “sindacati riconosciuti”. Ma gli operai preferivano organizzarsi in sindacati non industriali e collegati invece ai ghetti, come quelli costituiti contro gli stabilimenti Ford a Port Elisabeth. Nel 1982 solo 250.000 non europei erano ufficialmente sindacalizzati (meno del 3% della forzalavoro) .

Durante la crisi economica seguita al 1973, l’industria e il commercio hanno assunto in Sudafrica numerosi non europei anche per il lavoro specializzato, ma sempre con salari inferiori a quelli dei lavoratori di origine europea e in condizioni di segregazione interna.

Industria bellica

Il capitale estero domina in Sudafrica non soltanto le miniere e il sistema bancario, ma anche l’industria. In questa si annoverano infatti 1.200 aziende inglesi, 370 tedesche, 340 statunitensi, 50 francesi, 28 italiane, 20 belghe, 20 olandesi, 12 svedesi, 12 svizzere, 6 spa

gnole e 5 canadesi (solo per citare le principali); è da segnalare anche un crescente numero di transnazionali giapponesi (ragione per cui il governo classifica i giapponesi come “bianchi”, mentre i cinesi restano “non bianchi”).

Parte del capitale industriale è investito in produzione di armi. Stati Uniti, Francia e Germania hanno costruito un’industria per l’arricchimento dell’uranio, la quale ha contatti semiufficiali per forniture e ricerche con il M.E.C. a Bruxelles, con l’Euratom di Ispra (Italia) e anche con la N.A.T.O., di cui il Sudafrica è membro segreto. Nonostante il divieto formalmente stabilito dalle Nazioni Unite, mezzi di comunicazione militari, nonché armi terrestri, marine e aeree sono fabbricati in Sudafrica da ditte svizzere, italiane, tedesche, inglesi, statunitensi, francesi, belghe e olandesi, sia direttamente che attraverso imprese locali consociate, che ne utilizzano i rispettivi brevetti e tecnici.

Secondo il S.l.P.R.I. (Istituto internazionale di ricerca per la pace) di Stoccolma, il Sudafrica « è stato il primo importatore dei principali armamenti italiani nel periodo 197780 ». In questa attività sono implicate la Fiat, VAermacchi, la SiaiMarchetti e altre 7 imprese italiane.

Lo Stato tedesco e ditte come Varian, Steag, A.E.G., Siemens, Krupp, Kioekner e altre hanno fornito carri armati, cannoni, corvette navali, elicotteri e, dal 1972, hanno costr[...]

[...]atunitense Vela TRW647 aveva registrato una esplosione atomica avvenuta nell'Atlantico meridionale.

Lo Stato di Israele condivide l'uso potenziale delle bombe tedesche fabbricate in Sudafrica. La base aerea denominata “Drumpel”, che si trova in Namibia, è dotata di attrezzature elettroniche tedesche e dei numeri di codice N.A.T.O.. A tutta questa attività è direttamente interessata la Deutsche Bank, presieduta fino a tempi recenti dal famoso banchiere tedesco Abs (ex nazista), già interessato durante la guerra alla produzione di razzi e gas tossici, compreso lo Zyklon B, prodotto dalla Hoechst e usato nei lager per sterminare gli ebrei.

Con i suoi Mirage Dassault, i razzi Alouette, i sommergibili Agosta, negli anni Settanta la Francia è diventata il massimo fornitore di armi del Sudafrica, sebbene il presidente francese Giscard d'Estaing solennemente af

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successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine A.N.C., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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