Brano: Lucca
bre, davano ulteriore aiuto agli angloamericani respingendo una puntata offensiva dei tedeschi verso la città.
Successivamente 1 'XI Zona, forte di 700 partigiani, continuerà a lottare insieme alle unità alleate nella loro avanzata verso il Nord, partecipando alla liberazione di Modena e di altre località della valle Padana.
Altri eccidi
Altre stragi compiute dai nazifascisti funestarono nelle ultime settimane di guerra la provincia di Lucca. Se ne ricordano alcune.
Eccidio della Sassaia (11.8.1944): caddero Pietro Bertoni, Edoardo Cooper, Angelo Leonardi, Giancarlo Poiacci, Roberto Ricci, Italo Tognocchi, Vivaldo Tonini.
Eccidio del Mulino Rosso, presso Valdicastello (12 agosto): Sabatino Bertolotti,[...]
[...]resso Valdicastello (12 agosto): Sabatino Bertolotti, Aduno Daprato, Cipriano Favero, Araldo Navarri, Giulia Pellinacci, Giulio Ravazzi, Virgilio Santini, Lino Simi.
Eccidio di Capezzano (12 agosto): Giordano Bottari, Renato Luisi, Ermanno Quadrelli.
Eccidio di Montornato (13 agosto): Giovanni e Carlo Paolini di Pietro, da Tonfano.
Eccidio di San Quirico (19 agosto): Luigi Gragnoli, Ugo Papini, Aristide Tosi.
Eccidio di Capezzano di Camaiore (5 settembre) : Nello Bovecchi, Omero Evangelisti, Romolo Tedeschi. Eccidio di Pietrasanta, in località Osterietta (16 settembre): don Giuseppe Simi.
Bibliografia: Autori diversi, La Resistenza in Lucchesia, Firenze, 1965; A.M. Volpe Rinonapoli, Fuoco sulla Versilia, Milano, 1961; Istituto Storico della Resistenza in Toscana, La Resistenza e gli Alleati in Toscana, Firenze, 1964; A.T.V.L., Alpe di Sant'Antonio
29 agosto 1944, Lucca, 1961.
Lucca, Carceri di S. Giorgio a
Stabilimento penale insalubre e fatiscente ricavato da un convento medioevale a Lucca, città dal clima mite, ma assai umido (« la città è celebre — ha scritto Leo Valiani — per la sua umidità e per le cento campane delle sue chiese»).
I detenuti politici antifascisti cominciarono a esservi inviati negli anni 192728, quando le condanne ven[...]
[...]li, Fuoco sulla Versilia, Milano, 1961; Istituto Storico della Resistenza in Toscana, La Resistenza e gli Alleati in Toscana, Firenze, 1964; A.T.V.L., Alpe di Sant'Antonio
29 agosto 1944, Lucca, 1961.
Lucca, Carceri di S. Giorgio a
Stabilimento penale insalubre e fatiscente ricavato da un convento medioevale a Lucca, città dal clima mite, ma assai umido (« la città è celebre — ha scritto Leo Valiani — per la sua umidità e per le cento campane delle sue chiese»).
I detenuti politici antifascisti cominciarono a esservi inviati negli anni 192728, quando le condanne venivano ancora aggravate dalla segregazione cellulare. Nel 1931, con l’abolizione dalla segregazione, alcuni locali dello scantinato, simili a magazzini, furono adattati a « cameroni ». Ogni camerone prendeva luce e aria soltanto da un piccolo finestrino che guardava nel cortile
interno del carcere. Verso sera, ogni detenuto era condotto in una cella individuale, abbastanza ampia per una persona, ma sempre umida e semibuia, per trascorrervi la notte.
Il sistema di restare in compagnia durante il giorno e di disporre ciascuno della propria cella claustrale per la notte era generalmente preferito dai detenuti politici che amavano conversare e studiare collettivamente, ma anche disporre quotidianamente di alcune ore di libera solitudine. Inoltre la disciplina non vi era rigorosa. Il carcere di Lucca non era quindi considerato tra i peggiori, quantuntjiie le condizioni di vita fossero piuttosto disagiate per l’insalubrità dell’ambiente e per la cattiva amministrazione carceraria.
A metà agosto del 1932, in seguito a un’improvvisa irruzione nel carcere di agenti dell’Ovra che avevano preso pretesto dalla scoperta di libri « proibiti » clandestinamente introdotti nel carcere, tutti i detenuti politici di Lucca furono trasferiti nel nuovo carcere di Civitavecchia (v.).
Da quel momento il carcere di Lucca cessò di annnoverare tra i suoi ospiti gli antifascisti condannati dal Tribunale speciale. Tra coloro che vi soggiornarono, si ricordano Antonio Cicalini, Girolamo Li Causi, Claudio Melloni, Pietro Secchia, Leo Valiani.
Lucetti, Gino
N. ad Avenza (Massa Carrara) il 31.1.1900, m. a Ischia (Napoli) nel novembre 1943. Giovanissimo partecipò alla Prima guerra mondiale combattendo nei Battaglioni d’assalto degli Arditi. Militante anarchico, nelle lotte sociali del dopoguerra si schierò contro il fascismo, rimanendo ferito in un conflitto con gli squadristi. Alla fine del 1921, soggetto a continue persecuzioni, fu costretto a emigrare. Riparò a Marsiglia.
L'attentato a Mussolini
Rientrato clandestinamente in Italia, si portò a Roma. Qui, alle 10 [...]
[...]ara) il 31.1.1900, m. a Ischia (Napoli) nel novembre 1943. Giovanissimo partecipò alla Prima guerra mondiale combattendo nei Battaglioni d’assalto degli Arditi. Militante anarchico, nelle lotte sociali del dopoguerra si schierò contro il fascismo, rimanendo ferito in un conflitto con gli squadristi. Alla fine del 1921, soggetto a continue persecuzioni, fu costretto a emigrare. Riparò a Marsiglia.
L'attentato a Mussolini
Rientrato clandestinamente in Italia, si portò a Roma. Qui, alle 10 del mattino dell’11.9.1926, nei pressi di Porta Pia, lanciò una bomba contro l'automobile che aveva a bordo Benito Mussolini. L'ordigno colpì la vettura, ma rimbalzò a terra ed esplose provocando soltanto alcuni feriti tra i passanti (v. Attentati a Mussolini).
Il Lucetti, dopo un tentativo di fuga, fu arrestato dagli agenti della macchina di scorta che seguiva quella
del capo del governo fascista. In seguito alle indagini immediatamente esplicate furono arrestati, sotto l’imputazione di complicità nellattentato: Leandro Sorio, n. a Brescia n[...]
[...] alle 10 del mattino dell’11.9.1926, nei pressi di Porta Pia, lanciò una bomba contro l'automobile che aveva a bordo Benito Mussolini. L'ordigno colpì la vettura, ma rimbalzò a terra ed esplose provocando soltanto alcuni feriti tra i passanti (v. Attentati a Mussolini).
Il Lucetti, dopo un tentativo di fuga, fu arrestato dagli agenti della macchina di scorta che seguiva quella
del capo del governo fascista. In seguito alle indagini immediatamente esplicate furono arrestati, sotto l’imputazione di complicità nellattentato: Leandro Sorio, n. a Brescia nel 1899 e cameriere presso l’albergo « Trento e Trieste » di Roma, dove il Lucetti aveva trovato alloggio; e l’operaio Stefano Vatteroni, n. ad Avenza nel 1897, compagno di fede del Lucetti. L'11.6.1927 il Tribunale speciale condannò Gino Lucetti a 30 anni di reclusione, Leandro Sorio a 20 anni e Stefano Vatteroni a 18 anni e 9 mesi. Alfonso Pettinari, Giuseppe Tiburzi, Fausto De Sanctis e Zelindo De Luigi, che erano stati ugualmente arrestati nel corso delle indagini, vennero prosciolti in istruttoria.
Il 24.3.1928 fu invece condannato dal Tribunale speciale a 5 anni di reclusione il noto antifascista [...]
[...]fu invece condannato dal Tribunale speciale a 5 anni di reclusione il noto antifascista romano Vincenzo Baldazzi (v.), reo di aver inviato un aiuto di 300 lire alla madre di Lucetti che con l’arresto del figlio era rimasta priva di ogni sostegno.
Dopo aver trascorso 15 anni nel penitenziario di Santo Stefano, alla caduta del fascismo il Lucetti non fu liberato dal governo Badoglio e per uscire dal carcere dovette attendere l’arrivo degli angloamericani a Napoli. Portatosi all’isola d’Ischia per curarsi, alcuni giorni dopo rimase vittima di un bombardamento tedesco.
Gino Lucetti giustificò il suo attentato a Mussolini con le seguenti parole: « Ho pensato e meditato l’attentato un mese prima. Mi ci sono determinato riflettendo ai massacri che avvennero a Torino nel l’ottobre 1922 per opera dei capi fascisti di quella città.
In quell’epoca ero a Marsiglia, dove ero dovuto finire per sottrarmi alle persecuzioni degli squadristi di Carrara all’indomani dei fatti di Sarzana. Pensai che qualcuno avrebbe dovuto vendicare quei morti innocenti uccisi quasi tutti di notte, a casa loro, per un incidente fra ballerini gelosi e a cui le vittime era[...]