Brano: Udine
loro atto era sottoposto al control
lo del “consigliere tedesco” [Deutsche Berater) che, nominato direttamente dal Rainer, era di fatto il capo dispotico della provincia, da cui dipendeva anche il settore giudiziario.
L’annessione del Litorale Adriatico al Terzo Reich non escludeva a priori l'esistenza di formazioni collaborazioniste che, idealmente e nei simboli esteriori, si rifacevano alla Repubblica sociale italiana (v.), ma che in realtà dipendevano in tutto e per tutto dai tedeschi. A Udine, i reparti collaborazionisti più numerosi erano: il Reggimento Alpini “Tagliamento” (v.) che, agli ordini del console della milizia Ermacora Zuliani, aveva sede nella caserma “Giovanni di Prampero”, ma disponeva di distaccamenti in vari centri della Pedemontana e della Bassa Friulana; il 5° Battaglione della M.D.T., al comando del colonnello Attilio De Lorenzi; la 38a Brigata nera fascista e infine, per il lavoro, ('Organizzazione Todt cui spettava il compito di reclutare manodopera italiana per i tedeschi.
Manodopera italiana non veniva adoperata solo sul posto, nell’ambito dell'organizzazione Todt, ma anche inviata al lavoro obbligatorio in Germania, sorte toccata a molti patrioti e civili arrestati dai tedeschi durante retate e rastrellamenti: dall’ottobre del 1943 all'aprile del 1945, dalle sole carceri di Udine partirono per il lavoro obbligatorio in Germania circa 900 persone, su un totale di quasi 3.000 deportati nei lager.
I collaborazionisti si distinsero per zelo nella lotta antipartigiana, come dimostrarono i centri di tortura e repressione da loro messi in piedi in varie località del Friuli. Il più tristemente noto era situato nella caserma “Piave” di Palmanova (v.) ed era diretto da Odorico Borsatti, capitano di un plotone della 24a Brigata SS “Cacciatori del Carso”: più di 500 patrioti, soprattutto gappisti della Bassa Friulana, vi furono imprigionati e torturati, molti vi vennero uccisi. Tra gli altri, a Palmanova lasciò la vita, dopo terribili torture, Silvio Marcuzzi (v.), il valoroso organizzatore dell'intendenza “Montes”, la più grande organizzazione del genere creata dalla Resistenza italiana.
Anche a Udine e nella sua periferia funzionarono centri di tortura: oltre a quello di via Cairoli, ne venne insediato uno a Pradamano, un altro all’albergo “Croce di Malta” di via Rialto, un altro ancora in una villa dietro la Stazione ferroviaria. La
tremenda efficienza dell’apparato repressivo tedesco, che si avvaleva della collaborazione zelante dei fascisti, fece sì che l’attività clandestina in città fosse particolarmente difficile e pericolosa. Estremamente dura era del resto la vita di tutti i cittadini, continuamente esposti al rischio di fermi, retate e arresti indiscriminati.
Guerriglia urbana
Mentre sui monti della regione i battaglioni partigiani della Brigata Garibaldi “Friuli”, i reparti giellisti del P. d’A. e i gruppi autonomi sostenevano i primi duri scontri con il nemico, in città e nella sua periferia si organizzò e andò estendendosi la guerriglia urbana, condotta soprattutto dai gappisti e dai giovani del Fronte della Gioventù, cui si aggiunsero più tardi le Squadre di azione patriottica (S.A.P.).
I primi G.A.P. (v.) furono costituiti nel settembreottobre del 1943 nella periferia cittadina: a Cussignacco, Rizzi, Colugna, Feletto Umberto si formarono piccoli nuclei di 35 elementi, la cui attività fu inizialmente volta al disarmo di presìdi nemici[...]
[...]ico, in città e nella sua periferia si organizzò e andò estendendosi la guerriglia urbana, condotta soprattutto dai gappisti e dai giovani del Fronte della Gioventù, cui si aggiunsero più tardi le Squadre di azione patriottica (S.A.P.).
I primi G.A.P. (v.) furono costituiti nel settembreottobre del 1943 nella periferia cittadina: a Cussignacco, Rizzi, Colugna, Feletto Umberto si formarono piccoli nuclei di 35 elementi, la cui attività fu inizialmente volta al disarmo di presìdi nemici e di singoli militari, allo scopo di procurarsi armi. All’inizio della lotta e prima che si formassero gruppi specifici d’intendenza, i gappisti ebbero anche il compito di rifornire di viveri, vestiario e armi le formazioni di montagna.
Fra i promotori e capi di questo movimento, autori essi stessi dei primi audaci colpi, erano Gustavo Bet [Gastone), i fratelli Fioravante, Luigi Bianchini, Aldo Piaino (Valerio), Valerio Stella [Ferruccio), Vittorio Coss [Sesto), Galliano Tomada [Gallia), Bruno Michelotti [Pio
II), Ferruccio Assaloni (Stanius), Rinaldo Mega [Marco II), Luigi De Monte [Orazio).
Fin dall’ottobre fu anche attivo, sul piano del ricupero di armi e della propaganda, un gruppo di studenti fra cui Arturo Toso [Arturo) e Loris Fortuna [Boris), entrambi finiti poi in campo di concentramento, e Sergio Sarti [Gino). Essi costituirono un nucleo chiamato Battaglione “Cacciatori” e poi Battaglione “Studenti”. Le azioni dei G.A.P. si intensificarono notevolmente con la costituzione del Fronte della gioventù, avvenuta nell’ottobre del 1943 per iniziativa della Federazione comunista, guidato da Ostelio Modesti (Franco), antifascista di vecchia data e condannato nel 1935 a 20 anni di reclusi[...]
[...]ntrambi finiti poi in campo di concentramento, e Sergio Sarti [Gino). Essi costituirono un nucleo chiamato Battaglione “Cacciatori” e poi Battaglione “Studenti”. Le azioni dei G.A.P. si intensificarono notevolmente con la costituzione del Fronte della gioventù, avvenuta nell’ottobre del 1943 per iniziativa della Federazione comunista, guidato da Ostelio Modesti (Franco), antifascista di vecchia data e condannato nel 1935 a 20 anni di reclusione dal Tribunale speciale. I primi nuclei del Fronte si costituirono a Udine e nelle zone di Feletto Um
berto, Rizzi e Colugna. In breve tempo sorsero nell’udinese 19 gruppi di giovani, ciascuno composto da più elementi e, per coordinarne l’attività, venne costituito un Comitato provinciale composto da Manlio Cucchini [Spartaco), Alceo BasaIdella [Athos), Elio Mauro [Joe), Mariano Arnosti [Basco) e Narciso De Vitt (Ciso).
Numerose furono le azioni condotte dai gappisti e dai giovani del Fronte. Particolarmente efficaci furono i continui sabotaggi contro le vie di comunicazione ferroviarie e stradali UdineGorizia, UdineCivida. leCaporetto, UdineTarvisio. Solo lungo quest’ultima linea (v. Tarvisio, Sabotaggio del), che era la maggiore via di rifornimento dell’esercito tedesco in Italia, furono causate dai partigiani, nel corso della lotta, ben 930 ore di interruzione. Nelle azioni di sabotaggio alle linee e ai convogli, prezioso era l’aiuto dei ferrovieri che segnalavano il passaggio dei treni tedeschi, prendevano iniziative di disorganizzazione del servizio (ad esempio, fermando con pretesti i treni per lunghe ore), attuavano sabotaggi alle officine meccaniche delle Ferrovie.
I continui sabotaggi e colpi di mano dei partigiani obbligarono i tedeschi e i loro collaboratori alla massima cautela, costringendoli a infittire la rete dei presìdi e a stornare dal fronte cospicue forze e risorse militari. Fra le azioni effettuate dai gappisti nell’udinese suscitarono particolare eco, per l’audacia con la quale vennero condotti: l’attacco al campo di aviazione di Lavariano, dove furono distrutti aerei nemici e danneggiati gli impianti radio ed elettrici; il lancio di bombe a mano contro la sede del Fascio, nel corso del quale furono uccisi 3 repubblichini; il sabotaggio di automezzi nel magazzino macchine del Comando tedesco di via A.L. Moro; l’attacco alla caserma di viale Palmanova, sede di reparti fascisti; il sabotaggio di aerei da caccia a Campoformido. Altro obiettivo dei gappisti era l’eliminazione sistematica di spie, collaboratori dei nazisti e torturatori di partigiani. A tale scopo, nel giugno 1944 venne costituito il Centro di informazioni provinciale [C.IN. PRO), alle dipendenze del C.L.N., che segnalava i nominativi nei suoi bollettini settimanali, redatti da Eugenio Morra “Ottavio” (in seguito comandante della 2a Brigata dell'O.F.), nonché da Valentino Pravisano [Conte), Giuseppe Cosmacini [Caio) e Arturo Marnano [Va
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