Brano: [...]pitano Max Berninghaus, della marina militare tedesca.
Agli uomini della Brigata S.A.P. « Buranello », formata in gran parte da portuali e comandata da Carlo Bianco, toccò il compito di neutralizzare le mine e salvare il porto. La lotta fu dura e snervante, a volte basata su astuti accorgimenti (ad esempio, quando i tedeschi, per sventare ogni tentativo di sabotaggio, bloccarono con uno speciale sigillo i tappi a vite dei tubi minati, gli operai di un distaccamento S.A. P. dell'officina AN di Sampierdarena trovarono il sistema di iniettare, con siringhe d'ottone, acidi fortemente corrosivi aH’interno dei meccanismi d'innesco, per impedirne
il funzionamento).
Quando a Genova, la sera del 25.4.
1945, scoppiò l'insurrezione, il primo obbiettivo delle formazioni partigiane fu quello di impegnare in combattimento le unità tedesche del porto, per impedire che venissero portate a termine le operazioni di brillamento delle mine. I tedeschi e alcuni gruppi repubblichini della « X Mas » tentarono di resistere in forzò alla Darsena, a [...]
[...]esche del porto, per impedire che venissero portate a termine le operazioni di brillamento delle mine. I tedeschi e alcuni gruppi repubblichini della « X Mas » tentarono di resistere in forzò alla Darsena, a Ponte dei Mille e a Ponte Eritrea, ma vennero rapidamente sopraffatti.
Azioni antisabotaggio nei Veneto
Nel Veneto, benché la situazione non fosse facile (non esistevano in questa regione centri industriali con forti concentramenti operai da opporre ai tedeschi in ritirata), l'opera di antisabotaggio, tempestiva
mente predisposta, fu coronata dal successo. Furono salvaguardati i porti di Venezia Porto Marghera e di Trieste; i cantieri navali; le centrali elettriche di Fadalto, Nove e Caneva; quasi tutti gli impianti industriali; le opere d'arte; gli acquedotti; e anche le vie di comunicazione, a eccezione di alcuni casi, come a Verona, dove i tedeschi riuscirono a fare saltare i ponti sull’Adige.
È un fatto ormai storicamente accertato che si deve soprattutto all'azione della Resistenza (quantunque non sia mancato l’aiuto da parte de[...]
[...]'opera di antisabotaggio, tempestiva
mente predisposta, fu coronata dal successo. Furono salvaguardati i porti di Venezia Porto Marghera e di Trieste; i cantieri navali; le centrali elettriche di Fadalto, Nove e Caneva; quasi tutti gli impianti industriali; le opere d'arte; gli acquedotti; e anche le vie di comunicazione, a eccezione di alcuni casi, come a Verona, dove i tedeschi riuscirono a fare saltare i ponti sull’Adige.
È un fatto ormai storicamente accertato che si deve soprattutto all'azione della Resistenza (quantunque non sia mancato l’aiuto da parte degli Alleati) la salvezza deH’intero complesso industriale dell’Italia settentrionale e, più esattamente, di tutti quegli impianti che non erano già stati distrutti dai bombardamenti aerei. Un quadro, seppure incompleto, degli impianti salvati per opera dei partigiani, è dato nella parte V del Report on No. 1 Special Forces Activities during Aprii
1945, datato 2.6.1945 e firmato Lieut. Col. G.S.R.T. Hewitt, del H.Q. alleato.
Tale documento è pubblicato integralmente in La Resistenza e gli Alleati, a cura di P. Secchia e F. Frassati (Milano, 1965).
Bibliografia: Il contributo della Resistenza Italiana in un documento alleato, in « Il Movimento di Liberazione in Italia », n. 3 e n. 4, rispettivamente del novembre 1949 e gennaio 1950, Istituto Nazional[...]
[...]del Report on No. 1 Special Forces Activities during Aprii
1945, datato 2.6.1945 e firmato Lieut. Col. G.S.R.T. Hewitt, del H.Q. alleato.
Tale documento è pubblicato integralmente in La Resistenza e gli Alleati, a cura di P. Secchia e F. Frassati (Milano, 1965).
Bibliografia: Il contributo della Resistenza Italiana in un documento alleato, in « Il Movimento di Liberazione in Italia », n. 3 e n. 4, rispettivamente del novembre 1949 e gennaio 1950, Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Milano; F. Parri, Alleati e partigiani di fronte al problema degli impianti (Rapporto sul controsabotaggio nell'Italia settentrionale), in « Il Movimento di Liberazione in Italia », n. 14, settembre 1951; Atti del Comando Generale del C.V.L (giugno 1944
aprile 1945), Ufficio Storico per la Guerra di Liberazione, Presidenza del Consiglio, Roma, 1946; F. Catalano, Storia del C.L.N. A.I., Bari, 1956; N. Niccoli, La Liberazione di Firenze, Milano, 1952; R. Battaglia, Storia della Resistenza Italiana, Torino, 2a ri[...]
[...]azionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Milano; F. Parri, Alleati e partigiani di fronte al problema degli impianti (Rapporto sul controsabotaggio nell'Italia settentrionale), in « Il Movimento di Liberazione in Italia », n. 14, settembre 1951; Atti del Comando Generale del C.V.L (giugno 1944
aprile 1945), Ufficio Storico per la Guerra di Liberazione, Presidenza del Consiglio, Roma, 1946; F. Catalano, Storia del C.L.N. A.I., Bari, 1956; N. Niccoli, La Liberazione di Firenze, Milano, 1952; R. Battaglia, Storia della Resistenza Italiana, Torino, 2a ristampa, 1965; L. Longo, Un popolo alla macchia, Milano, 1957.
Antisemitismo
L’antisemitismo, ossia quell’atteggiamento di ostilità contro gli appartenenti alla razza ebraica, e soprattutto contro la loro partecipazione alla vita del paese (che nella Germania nazista sfocerà nel massacro « industrializzato » di milioni di esseri umani, in nome della politica razzista) ebbe nei fascisti non pochi interessati sostenitori e scellerati. esecutori. Se la politica mirante alla cosiddetta difesa della razza non ebbe in Italia quegli stessi mostruosi sviluppi registrati in Germania, ciò non dipese certamente né dalla volontà dei capi fa
scisti né dallo zelo dei propagandisti.
In realtà l’antisemitismo non ha mai avuto radici nella coscienza del popolo italiano. Ne[...]
[...] sfocerà nel massacro « industrializzato » di milioni di esseri umani, in nome della politica razzista) ebbe nei fascisti non pochi interessati sostenitori e scellerati. esecutori. Se la politica mirante alla cosiddetta difesa della razza non ebbe in Italia quegli stessi mostruosi sviluppi registrati in Germania, ciò non dipese certamente né dalla volontà dei capi fa
scisti né dallo zelo dei propagandisti.
In realtà l’antisemitismo non ha mai avuto radici nella coscienza del popolo italiano. Nel secolo scorso un orientamento antisemita si era avuto in certa propaganda cattolica, legato al concetto degli ebrei deicidi e nemici della Chiesa, e nel periodo crispino (18871896) s’era poi manifestata la tendenza a collegare il giudaismo con la massoneria, con le organizzazioni anticlericali, radicali e socialiste. I pregiudizi cattolici e gli orientamenti politici che fecero seguito a quelle tendenze furono recepiti nel bagaglio ideologico dei nazionalisti, dei sindacalisti rivoluzionari e dei fascisti: nacque così l’immagine della « banca ebraica », dell’ebreo anticristiano, massone, sanguisuga della ricchezza nazionale, dell’ebreo antinazionale e bolscevico. Tuttavia fino agli anni 193040 il problema non era mai stato considerato in termini razzisti, sebbene le manifestazioni più spinte dell’ebraismo (quali il sionismo, che raccoglie gli ebrei parteggianti per la presenza ebraica in Palestina) avessero incontrato un’aspra reazione anche da parte della stampa cattolica.
A partire dalla seconda metà del 1936, Mussolini comincia invece ad assumere posizioni antisemite, presumibilmente spinto da varie cause: 1) il dichiarato antifascismo di singoli ebrei e di organizzazioni ebraiche nel corso della guerra etiopica e dell’intervento in Spagna, da cui Mussolini credette di poter dedurre che l’« internazionale ebraica » fosse scesa in guerra contro di lui. Per di più, nel 1934 c’era stata la cattura dell’antifascista piemontese Sion Segre che, insieme con Mario Levi, aveva cercato d’introdurre in Italia stampa illegale, e poi l’arresto di altri 14 antifascisti, 10 dei quali ebrei (Attilio Segre, Giuliano Segre, Marco Segre, Leo Levi, Riccardo Levi, Carlo Levi, Giuseppe Levi, Gino Levi, Carlo Vercelli e Leone Ginzburg); per cui il quotidiano romano Il Tevere ritenne di poter comprovare il rapporto ebreiantifascismo:
« Ricorderemo — si lesse sulle sue colonne
— che il meglio dell’antifascismo passato[...]
[...]durre in Italia stampa illegale, e poi l’arresto di altri 14 antifascisti, 10 dei quali ebrei (Attilio Segre, Giuliano Segre, Marco Segre, Leo Levi, Riccardo Levi, Carlo Levi, Giuseppe Levi, Gino Levi, Carlo Vercelli e Leone Ginzburg); per cui il quotidiano romano Il Tevere ritenne di poter comprovare il rapporto ebreiantifascismo:
« Ricorderemo — si lesse sulle sue colonne
— che il meglio dell’antifascismo passato e presente è di razza ebraica: da Treves a Modigliani, da Rosselli a Morgari, gli organizzatori del sovversivismo antifascista furono e sono della gente consacrata ».
2) le critiche mosse alla politica economica fascista da alcuni industriali e uomini d’affari ebrei che in precedenza avevano sostenuto l’operato di Mussolini.
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