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tipologia: Inventari generici; Id: 60743+++


Area dell'identificazione
Titolo Atto costitutivo e Statuto dell'Istituto per le Tradizioni popolari in Toscana
Area della descrizione generale
Descrizione generale A causa di alcuni problemi intercorsi sui nostri server, per la consultazione integrale si utilizzi eccezionalmente il link alla prima pagina, https://drive.google.com/file/d/1v8PfFISon0EpIn-5TOpMxufKcrP7IE5t/view'


Estensione descrittiva: Archivistico - ISAD(g)
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica L'Istituto delle Tradizioni popolari in Toscana, la cui costituzione collegiale (con deliberazione della giunta comunale di Scandicci e partecipazione intercomunale ed interprovinciale fu dapprima delegata generalmente alla giunta ed al Sindaco, poi delegata a Giovanni Frediani, Assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura e Sport), non era soltanto una Accademia di studiosi nel piccolo delle loro biblioteche, ma per i proponenti doveva essere il principale strumento di coordinamento del decentramento democratico, nell'ottica di costruzione della struttura regionale, che inquadrava in Scandicci un centro antitetico al centralismo fiorentino, e che rappresentava una ipotesi politica del 1965, capitanata da Orazio Barbieri, sindaco, e che trovava compromesso in Lelio Lagorio (in quel momento presidente del Comitato regionale per la programmazione economica); rappresentò una ipotesi che nel corso del 1966 non fu più attuata nella medesima forma, in quanto stava maturando un nuovo potenziale rinnovamento di alternativa democratica e comunista rafforzato nella crisi del centro-sinistra che seppe trovare nello strappo lapiriano da una democrazia cristiana in cui erano prevalsi notabilati vari - Mattei incidentato, Gronchi sminuito ed interrotto con Segni e poi quasi espulso tanto da farlo iscrivere al gruppo misto, Giovanni XXIII scomparso – ampio consenso contro il Sindaco dell'Alluvione; in ogni caso il convegno organizzato fra il luglio 1965 ed il febbraio 1966, che istituiva la commissione permanente che a latere dava valenza intercomunale ed interprovinciale alle delibere consiliari di Scandicci, oltre al presidente Orazio Barbieri, includeva la giunta, ivi compreso Giovanni Frediani, membro di diritto, e Stefano Sbraci, membro esecutivo; ebbe impegno più o meno diretto da parte di tutti i sindaci del territorio (fra gli altri Gerardo Paci per Lastra a Signa e Danilo Benelli per Signa, Remo Ciapetti per San Casciano, Mario Cioni per Castelfiorentino, Adriano Latini per Fiesole, e l'adesione formale dell'on. Giovanni Pieraccini in qualità di ministro del Bilancio, on. Renato Cappugi, sottosegretario al tesoro, Elio Gabbuggiani, presidente della Provincia di Firenze, di Silvio Peluso, provveditore agli studi, dei sindaci di Gambassi e Viareggio, nonché di Bruno Cocchi sindaco di Bagno a Ripoli.
Sul contesto storico in cui maturò il progetto urbanistico e politico della nuova Scandicci 1965-1975, si rimanda a https://www.kosmosdoc.org/Inventari/60742/d2.html
La prima bozza di statuto prevedeva una presidenza (eletta dal consiglio) ed un consiglio (che riservava 9 rappresentanti delle province toscane, 10 del Comune di Scandicci, 3 del Comune di Firenze, 3 degli enti provinciali per il turismo della Toscana e delle aziende di cura e soggiorno, 2 dell'E.N.A.P.I., 1 dell'Associazione artigiani, 1 dell'Università di Firenze, e che aveva come compito diretto la definizione dei programmi di attività), ed inoltre la direzione generale e le sezioni di studio (filologia, canto musica e ballo popolare, storia, produzione [beni materiali artigianali]) ed inoltre un comitato accademico, e già definiva la sede nell'antico castello di Torre Galli.
Negli sviluppi di Giovanni Frediani, fu interessato Diego Carpitella, che fu formalmente il primo direttore; è difficile datare il momento preciso in cui Giovanni divenne lui stesso il direttore, colui che secondo lo Statuto ha la responsabilità dell'Ente – non la presidenza, che ha soltanto funzione di rappresentanza territoriale.
In una complessa vicenda, l'Ente, ridenominato Casa della Cultura, fu affidato ufficialmente sia dalla giunta che dal Sindaco, fra il 1966 ed il 1968 a Giovanni Frediani, e negli anni successivi, continuò ad essere da lui rappresentato, anche in sede di direttivo della biblioteca civica – dove Giovanni era membro permanente, personalmente emerito, ma anche in rappresentanza formale di quell'Ente privo di alcun patrimonio e di fatto di alcuna iniziale funzione politica regionale; nella seconda metà degli anni '70 chiese più volte l'interessamento del Comune allo sviluppo di quell'attività, da svilupparsi principalmente nel decentramento politico e nel coordinamento culturale, giungendo a donare proprie personali collezioni di riviste, come ad esempio «Il Ponte» e «Riforma della Scuola» alla Biblioteca civica, in segno di disponibilità alla collaborazione, ma la politica di Scandicci aveva ormai intrapreso nuove strade, come d'altronde la Regione Toscana, che nel frattempo era stata formalizzata. Si è così andato ad aggiungere agli Enti che sin dal periodo della Liberazione sono stati assegnati a Giovanni od ha costituito lui stesso, ma in cui prevaleva l'aspetto di conservazione piuttosto che quello della quotidiana attività; negli anni '80, il suo patrimonio documentario personale costituì fondamento dei primi e privilegiati studi di Elio Varriale, che dopo alcuni anni lo affiancò, compartecipando all'opera di catalogo, ed infine avendolo assegnato nell'Associazione Culturale Controtempo, e, al momento della scomparsa di mio nonno, nell'Istituto della Memoria in Scena, ente parallelo ad una Fondazione Giovanni Frediani che non ha mai avuto sufficiente patrimonio per poter svolgere una vera e propria attività differente da quella dell'Istituto stesso.

Differentemente dall'Istituto Ernesto de Martino (sia nel suo periodo primordiale e parallelo, nelle ricerche di Roberto Leydi, sia nel suo nucleo principale, con Gianni Bosio e Mario Alberto Cirese), nonché dal correlato Nuovo Canzoniere italiano, e nonché dall'alternativo Canzoniere Internazionale - di cui deteniamo soltanto nastroteca di Leoncarlo -, è più imperniato nelle tradizioni risorgimentali di studii, insino a Luigi Russo, ed alla formazione Livornese, che ebbe in Guerrazzi grande protagonista. E' un Ente poco conosciuto, che rimase lettera quasi morta: la conservazione fu lasciata alla persona che lo aveva principalmente formato, Giovanni, e dalla seconda metà degli anni '70 non riscosse più alcun interesse del Comune - c'è da dire però che inaspettatamente alcuni studiosi degli anni '70 avevano conosciuto gli studi di Giovanni, come fra gli altri Gastone Venturelli secondo testimonianza di sua cugina Maria Elena Giusti che attorno al 2003-2007 collaborò al nucleo dell'Istituto delle tradizioni popolari da cui Elio Varriale aveva fondato e che si era poi fuso nell'Associazione Culturale Controtempo. Qui allegato in anteprima la prima pagina dello statuto, di quell'Ente che nel 1968 aveva ottenuto destinazione al Castello di Torregalli, al confine fra Firenze e Scandicci.



L'Istituto della Memoria in Scena, che nella sua ultima forma rinasce nel 2006, deriva direttamente dall'attività della Biblioteca Giovanni Frediani nonché dal parallelo operato di Elio Varriale. Dal 2006 non fu più prodotto alcuno spettacolo teatrale-musicale ad eccezione di uno, concesso per la Giornata della Memoria del 27 gennaio 2015 in base al progetto di trasloco dell'emeroteca storica in progetto di Residenza autorizzato dal Comune di Signa, continuativo fra l'altro delle ricerche sul territorio, avvenute sulla Nobel e sul primo antifascismo nelle Signe, cui fa parte anche De fatti ch'io vi narro ricordate, lavoro svolto in tributo eccezionale a Leoncarlo Settimelli per il novantesimo dei Fatti di Porto di Mezzo.
Ma nelle origini dell'Istituto indubbiamente va ricordato il nucleo di laboratori storico/teatrali/musicali, Frammenti di Storia d'Italia – la memoria in Scena, laboratorio semi-serio ideato e diretto da Elio Varriale, il cui primo nucleo fu progettato in collaborazione con Simone Malavolti attorno al 1998, ma che, fra il 2003 ed il 2005, divenne una serie di spettacoli prodotti da Associazione Culturale Controtempo, coprodotte da ANPI, con la collaborazione dell'ARCI provinciale, con il patrocinio del Comune di Scandicci, con il contributo dei Consigli di Quartiere, dei circoli ARCI, dei soci COOP, dell'Humanitas e dell'AUSER; sulle orme di quella stagione che portò il teatro nella socialità quotidiana, sino all'esperienza dei teatri tenda o di Nuova Scena, si svolse, oltre che nella simbolica Sala consiliare del Comune di Scandicci, nelle Case del Popolo del territorio. La serie, organizzata anche su interessamento dell'ANPI e coordinamento comunale di Olmo Gazzarri, ebbe un grande sostegno di Giovanni Frediani che auspicava il Comune fosse portato a sostenere in modo permanente il nostro Istituto storico che l'amministrazione negli anni precedenti snobbava, e coinvolse i suoi compagni del tempo, in particolare Elena Pirona ed Orazio Barbieri. Fu un tentativo di rivitalizzare le Case del Popolo, che da sempre hanno avuto attenzione da Giovanni. Fra l'altro si consideri la documentazione sull'associazionismo con studi da lui prodotti direttamente o comunque promossi, recanti ricostruzioni storiche, testimonianze dei protagonisti degli anni '20 ancora in vita negli anni '60-'70, etc. Dal nutrito carteggio, si riporta la trascrizione autografa di una delle sue interviste, qui ad Osvaldo Benci, uno dei protagonisti del primo antifascismo, e del movimento dei lavoratori.
https://drive.google.com/file/d/1WLfC-pJr9cJ7-_OP4lbxW2w6-QGvaYzH/view?usp=sharing
Un breve excursus su Osvaldo Benci si ritrova anche nella voce a lui dedicata nell'appendice dell'Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, progettata e diretta da Pietro Secchia e continuata da Enzo Nizza, nell'ultimo volume, il VI, La Pietra – Walk Over, 1989:
https://drive.google.com/file/d/1npIqJ1eA-efxr4xBopWrpFpPEGVpuABV/view?usp=sharing


Le nostre ricerche e la grande opera di catalogo che portiamo avanti, nell'Istituto della Memoria in Scena, e tramite kosmosdoc.org, oltre alla grande biblioteca universale, che ha privilegiato l'analisi semantica di grandi nuclei di monografie e periodici, in parte riguarda la poesia, il canto e la narrazione popolare, estensiva rispetto al tradizionale approccio al folklore, comunque di ciò comprensivo, sia nei formalizzati che nei non formalizzati orali; relativamente alla storia delle tradizioni popolari, sebbene il nostro orizzonte sia nazionale ed internazionale, per buona parte le nostre dirette ricerche si sono svolte con orizzonte regionale toscano. In ogni caso, relativamente ad altri Enti costituiti e conservati da Giovanni Frediani e dunque alle nostre origini (una sorta di università popolare ricostituita dal CLN livornese nel 1945, e l'associazione culturale domese che ne è prosecuzione e conferma nel 1947), si rimanda a https://www.kosmosdoc.org/Inventari/51501/d2.html
Fra i vari fondi documentari che stiamo catalogando si riportano altri esempi familiari:
di Stefano Sbraci, recentemente scomparso, militante sin da giovanissimo nelle organizzazioni del PCI, segretario della più grande sezione fiorentina, quella con prevalenza di matura democrazia operaia, quella di Rifredi, dalla metà degli anni sessanta su indicazione fra gli altri di Orazio Barbieri, indirizzato a Scandicci, dove negli anni successivi diventerà anche segretario comunale del PCI, oltre ad alcuni documenti e testimonianze, sono interessanti vari libri ciascuno con la propria particolare storia all'interno della collezione (una particolare storia la riporteremo anche sulla Commedia dantesca edita negli anni '30 dell'Ottocento, con commenti di Gino Capponi), mentre qui riportiamo un volume che abbiamo in progetto di ristrutturare, correlandolo al nostro complesso sistema storico/geografico con le nuove cartografie di kosmosdoc subordinate al sistema kSQL. Il noto Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, tip. Mazzoni, 1845, compilato da Emanuele Repetti ebbe una successiva edizione come Dizionario corografico della Toscana. Compilato a cura del Cav. E. Repetti e di altri dotti italiani, 1855, edito dal milanese Giuseppe Civelli, una particolare edizione ridotta, arricchita ed aggiornata per diventare parte della serie «Dizionario corografico universale dell'Italia», serie con taglio regionalista in attesa dell'imminente unificazione italiana, come regionalista fu il taglio delle «Tradizioni popolari italiane», dirette da Angelo Brofferio, secondo un regionalismo del tutto oppositivo al federalismo che invece era propagandato dagli inglesi, come prima dagli Asburgo, per loro interesse imperialista , che saranno integrate anche nel nostro sistema geografico.
https://drive.google.com/file/d/1guUUB1WiIngaDpjsB6u7YfCQTR3NO80C/view?usp=sharing

Per completezza, sul rinnovamento del nostro sistema storico-geografico big-data GIS, statistico comparativo, secondo sviluppo kSQL, in cui correlare non soltanto le letterature geografiche, cui l'opera del Repetti è esempio già in sé strutturato per voci, ma, come già evidente dai nostri indici preelaborati, ogni letteratura che citi il dato luogo all'interno di un contesto di altri toponimi, di nomi di persona, di famiglie, di altri enti, o di ogni altro sintagma significante. Fra gli altri complessi storico-geografici che curammo anni or sono, considerando la potenzialità di coordinamento fra istituzioni del Mediterraneo, siamo intenzionati ad integrare anche la documentazione del progetto Rubia, che richiederà attenzione di ambito anche naturalistico: qui, uno degli sviluppi dell'atlante, a cui, in complemento alle preliminari etnobotaniche di Andrea Pieroni, e di Maria Elena Giusti, Elio Varriale svolse alcune ricerche finanziate dall'Università di Firenze, ed infine, convenuto con le medesime istituzioni, divenute parte del portale Controtempo.
https://www.controtempo.toscana.it/rubia

di Mario Gianassi, condannato dal Tribunale Speciale, esempio di studente alle scuole carcerarie del PCI clandestino, divenuto commissario politico garibaldino dopo essere evaso dal carcere di Sulmona, poi sorta di prefetto sino al 1947 nella contesa gestione statale ciellenistica, riportiamo qualche frontespizio, di volumi contenenti anche i suoi appunti manoscritti nonché quelli di suoi allievi della Scuola Regionale Toscana del P.C.I.
https://drive.google.com/file/d/1bD1xWmXlf9ZNibnxQTgKowTxKELbaKcL/view?usp=sharing
breve voce su «Mario Gianassi», su Pagina dell'Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Vol. II (ancora diretta da Pietro Secchia), prima edizione settembre 1971
https://drive.google.com/file/d/1qp6PduFzsncttGu3FPriJfKV8pdQYYC1/view?usp=sharing
può essere inquadrabile anche dalle testimonianze rese dal nipote "Stefano" Sbraci, di cui breve parte è qui trascritta:
«« [...] Io c'avevo il mio zio in galera, condannato dal Tribunale Speciale: Mario Gianassi. Gli antifascisti che non erano stati riconosciuti si rivolgevano alla mia famiglia, perché sapevano che c'era uno in galera e pensavano: "questi non ci tradiranno mica." Per esempio il mio babbo, una notte... lo chiamarono i SAP, in cui il mio babbo poi entrò a far parte. Volevano salvare i macchinari della stazione di Rifredi. Sapendo che lui era elettricista, sapendo che la famiglia aveva quello in galera, suonarono tranquillamente il campanello. [...] Smontarono i quadri elettrici più importanti. Venne uno che si chiamava Gonnelli. [...] Così come si è salvato i macchinari della Cipriani e Baccani, fra il mio zio Mario che intanto era scappato dal carcere di Sulmona, il mio babbo, ed altri partigiani. Io so dove furono portati questi macchinari. Me lo dissero. Perché il mio zio per me c'aveva una... Aveva preso il mio nome da partigiano: era il partigiano Stefano. Lui era il Commissario politico della Lanciotto, di un settore della Lanciotto. [...]»»



di Giovanni riportiamo Giandomenico Guerrazzi, L'assedio di Firenze, Parigi, 1836, libro gelosamente ereditato di padre in figlio nella tradizione familiare, di autore che, sebbene nella crisi del mazzinianesimo fu spinto a chiudersi in un romanticismo individualista quasi byroniano privo di ogni concretezza – già isolato dal conterraneo Carlo Bini e da Mazzini degli anni maturi, che subiva infiltrati a tutti i livelli dell'organizzazione rivoluzionaria oltre agli abusi delle autorità delle poste europee che lo facevano scientemente litigare con tutti – e che diverrà bersaglio preferito da molti giovani che iniziarono la loro ascesa attorno al 1870, sia che si dicessero mazziniani che anti-mazziniani (e fra questi ultimi le due successive generazioni dei Carducci o dei Croce), in epoca clandestina fu importante protagonista di quelle fasi preparatorie della rivoluzione, ed autore di una delle più rilevanti opere del Risorgimento azionista, l'Assedio di Firenze (più di quello romano, seppe indicare nella necessità dell'Unità, già dall'eroe Machiavelli, il superamento dei cicli del tradimento su cui le ricorsive restaurazioni feudali contavano, e fu determinante nonostante la circuitazione clandestina, soprattutto in Italia, sui medesimi canali cospirativi di quel libro che pochi anni prima, dirompendo nella crisi post-napoleonica in cui il bonapartismo veniva scientemente revisionato in funzione asburgo-britannica, aveva reinnescato, con purezza repubblicana, una rivoluzione degli esordi, con il titolo Conspiration pour l'egalite dite de Babeuf stampato a Buxelles nel 1828 e diffusosi in tutta Europa sotto la regia di Filippo Buonarroti – di tanto in tanto qualche spunto etrusco-cospirativo, secondo tradizioni inclusive anche dei Guerrazzi e Brofferio che hanno riconosciuto l'importanza dell'Unità e dunque delle lunghe tradizioni di cui fanno parte anche i Catilina ed i Ferrucci, oltre agli Spartaco, è appuntato sull'account facebook Giovanni, e sul volume in particolare si veda anche un breve accenno sviluppato nel commento al post https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid02v1m6V8LHdtHtDM72TqPcuhht7pzdEYZ1uuhC4nhv76snpENfo36sETAHixCeDyPcl&id=100009410566580 ):
https://drive.google.com/file/d/1Vw8j_cbZFHQDAg4AVwoBO5OyvKBsMqmC/view?usp=sharing

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