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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

tipologia: Inventari generici; Id: 51501+++
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Area dell'identificazione
Titolo Proposte conferenze ed elenco iscritti associazione


Estensione descrittiva: Archivistico - ISAD(g)
Area dell'identificazione
Consistenza Appunti manoscritti a penna su foglio 29,5x21,5 cm prestampato come modulo intestato «Amministrazione delle poste e dei telegrafi» («Foglio di via pel cambio dei dispacci», post quem 1940). Su VERSO vengono riportati i primi 36 nomi con relative quote contributo, tendenzialmente 50 lire per ciascuna rata, ma qualcuno anche 100, come Ettore Tibaldi, o 150, forse anticipo di più rate, forse per obbligo di nobilità, o forse affinché fosse esteso alla famiglia (1:Giovanni Frediani, 2 Giorgio Ballarini, [...]). La struttura tabellare del modulo viene utilizzata a 5 colonne di 28 nomi viene e raddoppiata con altri 8 nomi a 4 colonne, e non riporta gli ulteriori 10 nomi riscontrabili in coda al ricevutario, relativi a persone che saranno presenti alle successive lezioni; dunque il dato ci consente di datare con discreta probabilità il manoscritto, sia su RECTO che su VERSO una sola grafia con una sola penna, post quem maggio 1947 se preventivo, ante quem primi di giugno 1947 se consuntivo.
Il RECTO sulla prima colonna riporta i costi organizzativi per capitolo di spesa con relativo importo: corrispondenza inviti, 30; acqua Bognanco 1a e 2a conferenza, 30 e 30; rivista Rinascita, 30; Soc. Operaia per uso locale, 500; acqua Bognanco, 30; Soc. Operaia per uso locale, 500; per manifesto A[*]ardini, 1000; per ricevutari, 120. Sulla seconda le Conferenze previste per data; considerata l'attribuzione antequem primi di giugno 1947, risulta particolarmente lungimirante la preventiva calendarizzazione delle lezioni a tema, ad ulteriore riprova che fosse già nei progetti di Giovanni Frediani da alcuni mesi; dopo quella del 30 maggio, del Prof. Ferreri, su Gli enciclopedisti e la Rivoluzione francese, e quella del 6 giugno, di Masera, su La Cooperazione, si contano argomenti fisici e medici probabilmente analizzati più nella loro dimensione politica e sociale che nelle specificità tecniche, come per quella del 13 giugno, del Prof. Maggini, L'energia atomica I [ad oggi non abbiamo traccia di una calendarizzazione precisa per il proseguio]; del 20 giugno, su Il divorzio; del 27 giugno, del medico di famiglia Dr. Calvi, su La Terapia; del 4 luglio, Bertone, Il capitalismo e la crisi morale; dell' 11 luglio, su Il controllo e la libertà nella vita politica; del 18 luglio, del già primario Prof. Ettore Tibaldi, su La ereditarietà; del 25 luglio, di Moresco, La poesia moderna; 1 agosto riposo; dell'8 agosto, dello stesso Giovanni Frediani, I 5 poeti dialettali; 15 agosto riposo; 22 agosto, Antidoto contro la noia; 29 agosto, del già citato medico di famiglia Dottor Calvi, La Tubercolosi; del 5 settembre, I privilegi dell'Ossola; del 12 settembre, I Tumori. Aggiunto in corso di stesura la lezione del 19 settembre di Don Sala su Rosmini, che fece slittare al 26 settembre la chiusura del ciclo, con l'intervento del Dottor Garosci su Antonio Gramsci, intervento che ebbe la collaborazione del medesimo Giovanni Frediani, in generale responsabile della diffusione della varia stampa democratica, dalle edizioni Rinascita alle edizioni milanesi della Cooperativa del libro popolare, ma in questo caso, della particolare vicenda editoriale togliattiano-einaudiana. Su quell'intervento, da considerarsi nell'ottica del primo decennale di studi gramsciani, quello talvolta nominato del gramscianesimo, rimane qualche traccia nella tradizione orale che Giovanni Frediani riportò allo scrivente successore nella missione di conservatore, ma difficilmente discernibile da quello del 1949, organizzato in qualità di segretario commissione cultura nazionale del PCI, che ebbe principale relatore «L'insigne storico Prof. Giulio Trevisani,
Direttore della più diffusa rivista italiana di Cultura» [Il Calendario del Popolo]
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica L'Ente, costituito in base a relazione del 16 maggio 1947, va considerato sotto due aspetti, nella continuità dell'opera di organizzatore di cultura di Giovanni Frediani, che ebbe in Livorno la prima formazione democratica e successivamente quella dei suoi periodi domesi, e nella particolarità dello sviluppo democratico di ciò che popolarmente fu nominato sin dall'inizio Repubblica ossolana, che ebbe sviluppo particolare rispetto ad altre repubbliche partigiane, ossia quella Giunta provvisoria di Governo che tradita dalle iniziali aspettative era stata lasciata sola dagli Alleati e monarchici asserragliati sotto la linea Gotica; ed entrambi questi sviluppi vanno considerati in quel clima crescente di tensione che dopo la scissione di Palazzo Barberini e l'aperto conflitto di De Gasperi pubblicamente esposto da marzo 1947, ribaltarono i rapporti di forza del Governo muovendosi rapidamente verso la reazione a quella Repubblica che tra fine giugno ed inizio luglio 1946 aveva ottenuto, riuscendo a sedare le violenze, l'esilio non solo delle persone dei Savoia ma di quell'ordine da loro rappresentato, un ordine non molto dissimile da quello che gli Alleati avrebbero voluto imporci, e che negli anni successivi non smisero di pretendere. L'Assemblea Costituente, in cui vi erano sufficienti rapporti di forza per concretizzare un compromesso duraturo, nonostante il blocco che si rese evidente da marzo 1947, andò avanti, nonostante la cacciata delle sinistre, nonostante la già consumata crisi dell'unità ciellenistica, nonostante covasse una crisi dell'unità sindacale che si sarebbe esplicitata dopo l'estate 1948, nonostante le violenze, in ispecie nel meridione, dove la mafia aveva avuto buon gioco dai monarchici e dagli Alleati per essere riorganizzata, riuscì a concludere, a dicembre 1947 l'approvazione del testo definitivo: nel corso di quell'anno, il presidente dell'Assemblea costituente fu Umberto Terracini, già segretario comunale della Giunta provvisoria di Governo.
Sul percorso democratico di Giovanni Frediani.
Ci è difficile delineare uno sviluppo del PCI livornese clandestino, e le sue relazioni internazionali, continuativo dal 1929, ossia dal momento in cui nasce la piccola giovane cellula i cui protagonisti furono 3 ragazzini, Giovanni, Sergio Lazzerini, Giovanni Cohen, in un percorso formativo che li porterà già nei primi anni Trenta alla militanza locale che si svilupperà ad esempio nel volantinaggio clandestino, ma che avrà nella formazione culturale la più importante esperienza. Ad esempio, dalla memorialistica di Giovanni, a partire dalle sue Effemeridi, riportiamo una scheda cronologica autografa «1929; iniziato a fumare qualche sigaretta / amicizia con Sergio Lazzerini [...] leggo libri di London, Conrad, Dickens, Tolstoi, Dostojeski, Gorki»; da una successiva scheda «1931 [...] Discussioni sulle nostre letture con Lazzerini e Cohen»). Nonostante i suoi spostamenti (da Livorno per le Poste a Novara, e poco dopo a Domodossola, dove si sposa, con Elsa Bartoli, nativa di Domodossola ma figlia di operaio antifascista toscano lì emigrato, Giuseppe Bartoli; per un periodo, nel 1937, viene trasferito a Massa; militare a Nettuno; toccherà Genova, Pisa, ma ogni tanto riesce a tornare a Livorno - per esempio, il 20 aprile 1940 è con il compagno «Giovanni Cohen alla sinagoga [di Livorno] a cantare l'inno sionista per odio al fascismo e al nazionalismo» - interessante inquadrare come ancora nei primi anni Trenta Giovanni Cohen, come molti che gravitavano attorno alla Sinagoga di Via del Tempio, fosse piuttosto critico del sionismo inteso quale fenomeno nazionalista esso stesso, facente il gioco clericale anti-unitario, anti-risorgimentale, polarizzante, ma evidentemente i fatti del decennio avevano portato all'impossibilità di ogni alternativa). Eccezionalmente partecipa ad azioni para gappiste, ma avrà un incidente, che gli impedirà prosecuzione in quell'ambito. A ridosso di una brutta esperienza familiare, la perdita del giovanissimo figlio primogenito, per polmonite (malediceva il mancato rifornimento della già prodotta pennicillina), intensificherà il suo impegno culturale, divenendo nel marzo 1945 professore di Storia e Geografia in una sorta di università popolare livornese; questa sarà reistituita il mese successivo dal CLN livornese, ed infine, a ridosso del collasso dello stato ciellenistico, a partire dal settembre 1945, a lui affidata, come rettore emerito, come conservatore di necessità senza patrimonio, da Ilio Barontini su mandato del CLN. In questo contesto va posta anche la sua ispezione sul patrimonio del PCI livornese al momento della separazione da quello del periodo ciellenistico (si confronti la sua relazione sulle gestioni amministrative di Caprai, 10/8/1944-12/2/1945, e di Felli 12/2/1945-5/9/1945, effettuata con la collaborazione di Lorenzini (prima), e di Barontini (dopo), ma dalle cui prime righe ben poco diplomatiche si evince il suo stile: «Premessa indispensabile. Le due contabilità sono talmente arruffate che a stento possiamo dare loro il nome di contabilità...»); si consideri che, anche grazie al contributo di studi tecnici e di ragioneria, ulteriormente a quelli umanistici, gli elaborati di Giovanni erano estremamente chiari ed efficaci, come si può giudicare direttamente, ad esempio, da un suo schema statistico per il circolo di Domossola del 1948 - da fare invidia ai potenti mezzi moderni dell'ISTAT... [cfr. Relazione circolo Domodossola, nel medesimo faldone, http://www.kosmosdoc.org/Entità-Multimediali/531086/d1.html ]. La sua tendenza pluralista e ciellenista comunque, che dovrà resistere alla polarizzazione degli anni successivi e dunque all'isolamento anti democratico tentato dalle forze reazionarie, sarà per Giovanni priorità, anche nei momenti di maggior conflitto, alla metà degli anni '50, mantenendo aperta al pubblico di ogni provenienza la sua biblioteca circolante offerta per molti anni nella locale casa del popolo; nonostante fosse protagonista organico dell'attività PCI (si consideri ad esempio che fu delegato in un paio di occasioni ai Congressi nazionali, come il VII, del 1951, dalla Federazione di Novara; si confronti ad esempio i suoi appunti, nel medesimo faldone, http://www.kosmosdoc.org/Entità-Multimediali/531088/d1.html ), e mantenendo ottimi rapporti tanto con Ettore Tibaldi, quanto con la parte più progressiva della Chiesa, ed in particolare con Don Pellanda, che, nonostante la scomunica papale ai Comunisti del 1949, continuò spesso a frequentare la sua abitazione, in quel periodo divenuta luogo familiare per i vari militanti impegnati sul territorio, come Gisella Floreanini, o riconducibili al milanese (fra l'altro Giovanni fu corrispondente di Milano Sera). Si consideri inoltre, pur nella rispettiva autonomia, la collaborazione da lui promossa con Il Risveglio ossolano, per il quale concorso letterario fu coinvolto anche Mario Spinella, di area PCI (di quel concorso si consideri anche quanto pubblicato nel secondo fascicolo 70° Resistenza e Liberazione, raggiungibile in analoga versione elettronica da URL https://www.idmis.it/70resistenza/bollettinokosmosdoc_70resistenzaeliberazione_2elow4.pdf ). Del periodo vanno ricordate anche alcune polemiche pubblicate sui giornali con uno dei suoi più usuali pseudonimi, gieffe, contro Bargellini. Sul percorso pedagogico alla democrazia di massa, negli sviluppi degli anni '60 che lo rivendicheranno sempre più correlato al decentramento, relativamente al suo periodo fiorentino, a partire da un centro alternativo scandiccese, si rimanda ad altro documento esemplare da cui estendiamo questa bozza biografica: fra i primi eletti a Scandicci nel 1964, dopo essere stato Assessore al Personale, divenne, nel 1966, Assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura e Sport; a settembre fu oggetto di una massiva polemica capitanata dal gruppo democristiano riconducibile a quello stesso Bargellini che nel frattempo, scalzando La Pira ed i lapiriani, era riuscito a divenire sindaco di Firenze; in questo Cronaca di 6 ore, scritto a ridosso del 4 novembre 1966, l'autore, che si rifirma non casualmente gieffe, descrive, dopo il turno serale, che vide la direzione del sindaco Orazio Barbieri e la presenza di vari assessori e di Renato Castaldi, concluso alla mezzanotte del 4 novembre, la sua direzione notturna del Comune in stato di emergenza ( https://www.kosmosdoc.org/Inventari/60742/d1.html )

Nello specifico della costituzione dell'Associazione culturale ossolana:
Lo spirito plurale e ciellenistico, ma il cui orizzonte era chiaramente volto alla costruzione della democrazia di massa, è ben evidente; la partecipazione popolare, era peraltro garantita da un alto rappresentante per ciascun partito ciellenistico, oltre a Giovanni – per il PCI -, il già Presidente della Repubblica Ossolana prof. Ettore Tibaldi per i socialisti, etc. Furono coinvolti sin da subito i più rilevanti protagonisti, dall'Ingegner Giorgio Ballarini (direttore del Risveglio Ossolano), al più progressivo nucleo della chiesa che in quelle zone non poteva ignorare i rosminiani. Dalla relazione costitutiva di Giovanni «La formazione di questo gruppo è l'epilogo di una necessità sentita da molti che qui a Domodossola nonostante il loro desiderio di ascoltare o dire la propria opinione su argomenti di cultura vari, non hanno avuto questa possibilità. […] Queste riunioni che io ho già esperimentato a Genova, e Livorno, riescono molto interessanti ed istruttive non solo per gli operai che vi partecipano ma molto spesso anche per gli intellettuali. Fino ad ora la cultura è stata un monopolio di pochi. I molti, le masse, sono state tenute lontane[...] Naturalmente a nessuno sarà possibile spogliarsi della corrente politica alla quale appartiene, (è questa è una delle principali ragioni per cui le riunioni riusciranno interessanti) ma non per questo ognuno dovrà rappresentare interamente la linea politica.»

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