Area della descrizioneStoria | Chi segue la stampa politica e sindacale italiana ha potuto osservare in tempi recenti il formarsi di un settore nuovo e del tutto particolare: fogli, periodici, giornali e riviste che, pur dichiarando guerra totale al sistema capitalistico e all’imperialismo, aprono tuttavia in primo luogo il fuoco contro i partiti comunisti e contro l’URSS. Finora questo settore era tenuto da un’esigua pattuglia di giornali trotzkisti e anarchici e appariva ai margini della lotta politica. Oggi esso si è ingrossato per l’apporto eterogeneo d’una schiera di pubblicazioni che in gran parte si caratterizzano per la violenza del linguaggio, lo estremismo e lo schematismo delle posizioni. Quanti sono questi giornali e di quali schieramenti sono l’espressione? Quali tesi, obiettivi, forme di lotta politica propongono e quali scopi si prefiggono? Quale reale incidenza hanno nel dibattito politico in Italia? Di quali contenuti e di quali ideali si fanno portatori? Se vogliamo dare una risposta a queste domande dobbiamo innanzitutto dipanare un’intricata matassa, a prima vista informe e indistinta, cosa che spesso induce a vedere questa stampa, che vuol collocarsi « alla sinistra» del movimento operaio e del sindacato tradizionale, come un tutto unico. C’è chi la definisce indistintamente « cinese », « maoista », « anarco-sindacalista », ecc. Invece, all’interno di essa le linee di demarcazione oltre che nette sono numerose e plurime. In una prima classificazione, grosso modo si possono distinguere due schieramenti clamorosamente opposti fra loro: quello di orientamento maoista e l’altro, al quale ci si può genericamente riferire come pansindacalista. Il primo è portavoce di nuclei e movimenti più o meno organizzati; il secondo è invece espressione di gruppi sostanzialmente spontanisti (comitati di base e di fabbrica, comitati operai-studenti, ecc.). Una prima distinzione fra questi due schieramenti appare necessaria, in quanto essi divergono per il modo di porsi di fronte alle questioni generali del socialismo e della sua strategia e tattica, e di fronte alle lotte operaie; nonché per le forme d’azione che propongono e perseguono. In questo articolo ci si occuperà del primo dei suddetti schieramenti di stampa. La comparsa in Italia delle prime pubblicazioni d’orientamento maoista coincide con l’insorgere del contrasto cinosovietico e delle divergenze fra il PC cinese e larghi settori del movimento comunista internazionale. Nel 1962, le organizzazioni di base socialiste e comuniste cominciano a ricevere materiale di stampa a cura del Partito del lavoro d’Albania, che illustra le tesi del PCC, la sua polemica con il compagno Togliatti, i Venticinque punti del PCC, ecc. Nello stesso anno escono, a cura di dissidenti del PCI, tre numeri unici con la testata Viva il leninismo. Cominciano così, da parte di pubblicazioni d’ispirazione maoista, l’appropriazione e lo sfruttamento del termine « marxismo-leninismo » in opposizione e polemica con ciò che essi definiscono « revisionismo »: ovvero il PCI in Italia, il movimento comunista mondiale, i paesi socialisti dalla URSS alla Jugoslavia, eccezion fatta per la Cina e l’Albania e alcuni altri paesi e partiti comunisti. Scomposizione catalografica complessa di Dina Rinaldi, Anagrafe della stampa "maoista" in Italia, in «Rinascita» 1969/49 |
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