Area della descrizioneStoria | A partire dal novembre 1968, un nuovo organo «marxista-leninista» (il lettore è oramai informato di quale sia il contenuto caratterizzante che i gruppi della sinistra maoista attribuiscono a questa formula) iniziava le pubblicazioni. Si trattava di Servire il popolo, apparso come organo d’una nuova organizzazione: l’Unione dei comunisti italiani (marxisti-leninisti). Quest’ultima era nata nell’estate dello stesso anno per iniziativa di alcuni appartenenti al gruppo milanese Falce-martello e di un nucleo studentesco di Roma, e aveva raggiunto una posizione preponderante nell’arco delle formazioni di tipo maoista e, a loro differenza, e nel darsi pur limitate caratteristiche di movimento di massa. Non è oggetto di questo articolo l’esame specifico dei raggruppamenti politici, ma è comunque necessario rilevare, ai fini d’una più motivata informazione sulla loro stampa, questa circostanza, come pure le altre seguenti che la prima concorrono a illuminare: e cioè che l’Unione attinge gran parte delle proprie forze tra i giovani e gli studenti; che molti dei suoi dirigenti e dei suoi ispiratori provengono dalla milizia politica; che, infine e fondamentalmente, l’Unione, a unanime riconoscimento di chi ne segue l’attività, può disporre di ingenti mezzi finanziari di incerta e varia provenienza. (6) Inizialmente mensile, Servire il popolo si trasformava in quindicinale nell’aprile scorso per divenire poi settimanale dalla fine del mese di luglio, in formato quotidiano, a quattro pagine e a due colori. Non più semplicemente «organo dell’Unione» bensì «organo della direzione dell’Unione», in un certo senso in questa sua «ufficialità» esso rispecchia i mutamenti avvenuti nel corso di meno di un anno nelle sue posizioni e, in primo luogo nell’organizzazione che esprime. Agli inizi quest’ultima, e conseguentemente anche il suo organo, si faceva in certa misura portavoce di determinate rivendicazioni scaturite dal movimento studentesco, come il rifiuto della delega, la subordinazione degli organismi del partito alla spontaneità creativa delle masse che si organizzano dal basso, ecc. Oggi, al contrario, hanno prevalso una struttura interna rigidamente gerarchizzata, il verticismo, la direzione fortemente centralizzata e, in alto soprattutto, «l’amore per il presidente Mao». Ciò appare evidente dagli ultimi numeri di Servire il popolo, che viene definito «organo di guida», il quale «parla a tutti i membri dell’Unione... a tutti i sinceri rivoluzionari che sono simpatizzanti del nostro partito e stanno studiando la sua linea politica». Stampato a Roma, il giornale si appoggia soprattutto agli iscritti della Unione, i quali sono tenuti ad abbonarsi, e viene inoltre diffuso in quartieri e in centri agricoli, davanti alle fabbriche e alle scuole, spesso in forma gratuita, raggiungendo così una tiratura dichiarata di circa 25 mila copie settimanali. Non si capisce tuttavia che cosa i militanti e i simpatizzanti dovrebbero «studiare» sulle sue pagine, che offrono unicamente articoli-appello per la costruzione dell’Unione, direttive generiche e brevi cronache di fatti locali in cui sono coinvolti i suoi militanti; oltre a sbrigativi e assai sommari articoli di politica interna ed estera. In nessuna pagina di Servire il popolo si troverà un qualsiasi articolato discorso di impegno teorico e ideologico. Tutte le pagine ridondano invece di espressioni declamatorie, trionfalistiche e millantatorie, che a mala pena nascondono la sostanziale estraneità dell’Unione al movimento operaio; e la «linea d’azione» che esse tracciano non ha alcuna corrispondenza reale con la natura e col carattere delle lotte effettivamente in corso in Italia (7). Vale la pena in proposito di citare una considerazione apparsa in Quaderni piacentini (Lotta di classe a Milano, a firma di « alcuni compagni del movimento studentesco milanese», n. 38, luglio ’69): «Ciò che sorprende è proprio il fatto che l’Unione faccia del richiamo al pensiero di Mao il punto fondamentale della propria azione di propaganda e che allo stesso tempo manifesti un così sostanziale disprezzo per le masse....» Si deve infine osservare che anche quel tanto di attività politica e organizzativa reale che l’Unione è riuscita a concretare e continua a svolgere trova nel suo stesso organo uno specchio caricaturale, che in sostanza la vanifica, sommergendola sotto un vaniloquio enfatico e reboante, tutto fatto d’incensamenti, di puerile denigrazione dei nemici «borghesi» e « revisionisti», in cui l’impiego meccanico della fraseologia politica cinese introduce momenti di autentica comicità (8).
(6) L’Unione ha proprie sedi in 15 città e altre in alcuni centri minori; ha costituito 11 comitati regionali e 3 interregionali. Nella sua stampa vengono esaltate tre «organizzazioni di massa»: pionieri, guardie rosse, gruppi Stalin. Per sollecitare la creazione di questi ultimi sono state coniate perentorie parole d’ordine rivolte a partigiani e a vecchi militanti, fra le quali «Uscite dal partito revisionista! Organizzatevi nel nome del compagno Stalin sotto la direzione dell’Unione !». L’Unione viene indicata come «il solo organizzatore collettivo delle masse». Il suo motto è: «Marx-Lenin-Stalin-Mao». La fisionomia esterna dei suoi organismi centrali (disposizione dei nomi dei dirigenti, gerarchia, e in parte composizione numerica) è ricalcata sulla fisionomia esterna degli organismi dirigenti del PCC, così come sono stati fissati al IX Congresso. (7) Lo stesso si può dire di La bandiera rossa di cui è apparso recentemente un unico numero e che si vorrebbe destinare alla «propaganda fra le masse»; e sul modesto foglio pubblicato in due-tre numeri lo scorso anno dal titolo Le guardie rosse e del quale viene annunciata la ripresa delle pubblicazioni. Di fattura e contenuti ancor più modesti sono i ciclostilati distribuiti da gruppi unionisti nel corso di scioperi e manifestazioni. L’Unione stampa inoltre opuscoli di divulgazione di documenti del PCC, di scritti di Mao e di Stalin. (8) «E’ evidente che la paura della borghesia nei confronti del nostro partito cresce in modo frenetico»; «... l'animale ferito a morte dà gli ultimi sussulti... cosi agiscono i capitalisti, i reazionari, i militari, i ministri, i revisionisti» (n. 9, 26 luglio ’69). «Il compagno segretario nazionale ha raccolto i mille semi di questa grande assemblea e li ha restituiti al popolo attraverso il magnifico discorso finale nel quale sono contenute tutte le grandi acquisizioni politiche e ideologiche, tutte le grandi emozioni di questa storica Conferenza nazionale» (n. 15, 27 sett. ’69). In questa Conferenza, tenutasi ai primi del settembre scorso, è stata annunciata la preparazione del Congresso di fondazione del Partito comunista italiano (marxista-leninista). Scomposizione catalografica complessa di Dina Rinaldi, Anagrafe della stampa "maoista" in Italia, in «Rinascita» 1969/49 |
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