Area della descrizioneStoria | «Nuova Unità» Questa funzione [il diretto impegno nel dibattito politico italiano] venne invece immediatamente assunta al suo nascere, su una linea di non equivoca ispirazione maoista, dal mensile Nuova Unità, che usciva dal marzo 1964 al gennaio 1965 con il dichiarato proposito di gettare le basi di una «piattaforma dei marxisti-leninisti d’Italia». Da questo momento la cronistoria di questa stampa s’intreccia strettamente con le vicende di gruppi che perseguivano il tentativo di costruire «un’organizzazione politica rivoluzionaria» in alternativa al «revisionismo» del PCI. In seguito ai contrasti fra i suoi promotori, Nuova Unità sospese le pubblicazioni dal gennaio all’aprile 1965, mese in cui le riprese con la sua seconda serie, il cui punto terminale può considerarsi il momento della fondazione del Partito comunista d’Italia (m.l.) avvenuta nell’ottobre 1966 a Livorno all’insegna d’un «ritorno al ’21», di cui Nuova Unità diventava l’organo centrale (1). Subendo apporti eterogenei, non sempre disposti ad accettare la dirigenza originaria e le limitazioni che a quest’ultima derivavano dall’ossequio non solo teorico verso il PCC, si ebbero nuove dissidenze finché, per ragioni più interne e di varia natura, il PCd’I si sdoppiò in due partiti di eguale denominazione. Il nucleo uscente si autodefinì PCd’I (m.l.) Linea Rossa e nel febbraio del ’69 diede vita a Firenze al suo organo II Partito, mentre battezzava Linea Nera, il già esistente PCd’I. Stampata a Livorno, Nuova Unità esce attualmente come settimanale in sei pagine formato quotidiano e ha una tiratura dichiarata che in media si aggira sulle 23 mila copie. La diffusione reale è tuttavia assai inferiore, poiché le rese raggiungono quasi un terzo delle copie stampate, che in gran parte vengono distribuite gratuitamente, inviate a sezioni del PCI, affisse ai muri e soltanto in quantità minima vendute in edicola (2). Più che un giornale politico, infatti, Nuova Unità è un foglio di propaganda filomaoista e filostaliniana, istericamente anti-PCI e anti-URSS. Come la sua propaganda «maoista» non è altro che una meccanica ripetizione di testi e slogans cinesi, così la sua polemica con il PCI non è mai sorretta da argomentazioni politiche, nè tanto meno teoriche, ma si riduce a un'inflazione di termini come «revisionisti», «traditori», ecc. Salvo poche eccezioni, ritroveremo questi limiti di cultura e di argomentazione politica nella grande maggioranza dei fogli di questa tendenza. Nell’ultimo numero di Nuova Unità, per esempio, si può leggere che «i revisionisti (cioè il PCI) hanno lottato contro di noi per distruggerci» e che le manovre e gli attacchi al partito si sono manifestati «attraverso l’azione repressiva dall’esterno, accompagnata da una campagna di silenzio sulla stampa borghese-revisionista». Il PCd’I-Linea Rossa viene da costoro definito «gruppo antipartito... strumento parallelo alla borghesia e al revisionismo». Per Nuova Unità «l’imperialismo (USA) e il socialimperialismo (URSS) vanno verso la disfatta totale, si trovano in un vicolo cieco». Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, è il principio sul quale deve fondarsi ogni azione del partito, il cui compito è quello di «applicare detto principio alla realtà del nostro paese». Ma come, attraverso quali strumenti, perseguendo quali obiettivi? Inutilmente si cercherà una risposta a questi interrogativi. Ben si comprende come Nuova Unità e il partito di cui è organo non abbiano potuto realizzare che un’incidenza e una presenza politica del tutto insignificanti, anche se commisurate ad altri centri d’irradiazione maoista. (1) Nel frattempo, dal maggio ’65 e per meno di due anni, era apparso II comunista, organo mensile della Lega dei Comunisti (m.l.) d’Italia, che ebbe vita stentata e che reagì violentemente contro la nascita del PCd’I, perché «dannosa alla lotta che si conduce in Italia contro il revisionismo». (2) Contribuisce alla diffusione del giornale anche l’Associazione Italia-Cina, presente in 3-4 città, con sede a Milano, che distribuisce anche il fascicolo illustrato La Cina, di cui è editrice, e alcuni volumi riproducenti testi cinesi, che stampa in collaborazione con il PCd’I - Linea Nera.
«Il Partito» A un livello comunque più dignitoso si situa II Partito, l’organo gemello e nemico, che si è autofregiato dello stemma di Linea Rossa. La sua tiratura settimanale dichiarata, che si aggira sulle 20 mila copie, non è meno labile di quella del giornale rivale e si concreta con gli stessi metodi. Il Partito si differenzia però da Nuova Unità almeno per lo sforzo di controllare il linguaggio nella polemica contro i «revisionisti» se non per la sostanza politica. Esso affronta anche temi sindacali ed economici, sottraendosi così in parte alla piattezza e alla genericità d’una propaganda smaccata; tenta un collegamento con i Comitati unitari di base (CUB), dei quali propone la trasformazione in comitati permanenti di lotta rivoluzionaria. Parallelamente a questo suo organo, il partito cura le Nuove Edizioni Oriente (3), che pubblicano fra l’altro il mensile I Quaderni. Si tratta di fascicoli di circa 50 pagine, che si stampano a Milano in duemila esemplari e contengono prevalentemente traduzioni di saggi e articoli della pubblicistica cinese su temi politici interni e internazionali, nonché documenti di quei Partiti comunisti che si ricollegano alla linea del PCC. (4) (3) La quasi omonimia con le Edizioni oriente tuttora attive e di cui si parla più sopra, non è causale: è sistema invalso fra queste pubblicazioni la vicendevole rapina di testate e ragioni sociali, cosa non per ultimo dovuta alla ristretta area di diffusione e perciò a forti necessità concorrenziali. (4) Al nuovo PCd’I si collegò un gruppo di redattori e attivisti della rivista Lavoro politico, sorta nel 1967 a Verona per iniziativa di studenti e docenti, e cessata nella primavera del ’69. La rivista ha svolto soprattutto una funzione di orientamento dei gruppi aderenti e no al PCd’I, e di propaganda dei documenti del PCC. Scomposizione catalografica complessa di Dina Rinaldi, Anagrafe della stampa "maoista" in Italia, in «Rinascita» 1969/49 |
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