Storia | riepilogo di e.v.: Attorno alla figura di Benedetto Croce, Luigi Russo percorre il racconto della sua vita, a partire dal 1910, «studente di terza liceale a Caltanisetta», «segretario della biblioteca degli studenti di quel liceo», allorquando trovò un desiderata con il titolo di Croce, Estetica; giunto alla Scuola Normale Superiore di Pisa, oltre ai volumi dell'Estetica, potette leggere le varie annate della «Critica», allora poco conosciuti in una Pisa in cui dominavano il gusto e gli interessi di Francesco Flamini, con i suoi Significati reconditi della Divina Commedia, e col suo Cinquecento; ivi ha una formazione riconducibile a varie influenze, oltre al Flamini ed a Clemente Merlo, è particolarmente stimato da un germanista (relitto del peggior dannunzianesimo e della cultura clericale). Ma forse è proprio quella scuola Normale che già fu di Alessandro D'Ancona, e poi la Firenze nella quale dal '23 sarà chiamato ad insegnare, che influenzerà un'impostazione genetica che lo stesso Russo, al di sopra delle singole questioni con cui ebbe a scontrarsi con il suo maestro Croce, giunge in questa memoria a considerare essenza del diverso approccio con Croce. Già nel 1915-1916, dopo che Russo, dalla trincea, inviò la bozza del suo libro sul Metastasio all'editore Nistri di Pisa, Croce (oltre a Rajna e Rossi che Russo considera modelli per rapportarsi ai giovani) gli inviò un biglietto in cui lo invitava a fermarsi a Napoli. Russo, nel 1916, fu distaccato alla Scuola militare di Caserta, secondo compito particolare intitolato Problemi di educazione militare, dove avrebbe composto le lezioni pubblicate durante e dopo la guerra col titolo «Vita e disciplina militare», presentato anche in articoli promossi da Giovanni Gentile; parallelamente, le domeniche pomeriggio in particolare, iniziò a frequentare il salotto di Croce, dove conobbe i maggiori politici e letterati di Napoli: Giustino Fortunato, Francesco Torraca - rivale di Croce per la tradizione di Francesco De Sanctis, essendo lui stato il suo diretto allievo in carne -, Gioacchino Brognoligo, Nicola Teraghi, Panfilo Gentile e Luigi Salvatorelli. Dopo il congedo, nel 1919, potendo scegliere fra Roma - caldeggiata da Giovanni Gentile - e Napoli, iniziò il suo quadriennio napoletano, dove frequentò giornalmente Benedetto Croce. Ed ancora, passato a Firenze, dal 1924, conobbe tramite i viaggi del Croce, alcuni dei salotti fiorentini. Nel '28, si liberò la cattedra di Torraca, e Croce ed Omodeo caldeggiarono un rientro a Napoli del Russo, ma non vinse la cattedra. Nel '31 accompagnò Croce, seguito anche da Laterza, a Vienna ed a Budapest. Negli anni che seguirono Croce non coltivò buoni rapporti né con l'Omodeo né con il Russo; Russo rappresenta il Croce del '45 come particolarmente influenzato da Vittorio Emanuele III, il cui nome Croce complementava ogni qualvolta, con particolare deferenza, sua maestà il Re; e negli anni successivi vittima di circoli di adulatori che da lui cercavano una facile ascesa sociale. Da notare anche alcuni aneddoti relativi al più o meno esplicito sostegno al fascismo dato da Croce dal 1922 a tutto il 1924 - in particolare l'aneddoto con Don Giustino Fortunato, dopo l'assassinio Matteotti, in cui Croce ricordava la teorizzazione della necessità della violenza da parte marxista [e dunque, fatte salve tutte le distinzioni di una provvidenza di tipo crociano, una provvidenza fascista campione dello stato liberal monarchico] - in cui Croce è ancora estimatore del fascismo, e alla constatazione di come, dal 3 gennaio 1925 l'antifascismo di Croce rimane costante. |