Area della descrizioneStoria | [l'autrice, madre di Pietro Longo - futuro segretario del saragattiano Partito Socialista democratico italiano -, nonché di Giuseppe Longo, ma poi separatasi dal primo marito; seguì Nenni nel suo percorso verso l'autonomia, ma al momento della pubblicazione, come lo stesso Nenni, è fautrice del Fronte. Dal II congresso, del 1947, al 1958, affianco alla comunista Maria Maddalena Rossi come Presidente nazionale sino al 1956, è la Segretaria Generale dell'UDI, attiva anche nella filosovietica Federazione Democratica Internazionale delle Donne, e dal 1948 è anche deputata del Partito Socialista Italiano]
sinossi: [l'autrice inquadra i limiti di chi «si appoggiò esclusivamente alla borghesia, alle professioniste, alle intellettuali», per conquistare il diritto di voto, ricordando come «tra le masse femminili invece ha più facile penetrazione [...] inquadrandosi nel più vasto movimento della lotta di classe, attraverso le Società operaie, le Unioni cooperative, i Sindacati e le Leghe, attraverso un'azione di stampa condotta in particolare dai primi giornali femminili quali "La Difesa della Lavoratrice", "La Mondina", l'"Operaia Tessile", si propone di tutelare i diritti della donna nel lavoro, di renderne più umane le condizioni di vita nella famiglia e nella società», considerando che la «guerra è ancora una volta la grande leva che riesce a muovere le donne» propone excursus che dai luoghi di lavoro, dai grandi scioperi torinesi accanto ai loro compagni nel maggio 1915 e per la conquista della pace, della settimana rossa dell'agosto 1917, innesca un periodo di crescente partecipazione femminile alla vita politica e sociale del paese ; si ricorda la legge del 17 luglio che ammette le donne a pari titolo degli uomini all'esercizio di professioni, pur con alcune limitazioni, legge praticamente abolita dai decreti del 5 settembre 1938 e del 25 giugno 1939 che, ad eccezione dell'insegnamento, limita al 10% dei posti vacanti l'assunzione femminile, mentre già la legge del 26 aprile 1934 vietava il lavoro femminile notturno ed in luoghi malsani ; le leggi per la tutela della maternità del 1934 e del 1937 non prevedevano assegno ; si auspica un percorso di [emancipazione] che a partire dal lavoro giunga alla modifica del diritto di famiglia, il cui ruolo di maggiore autorità maschile, inquadrato come non compatibile con l'articolo 3 della Costituzione, è fatto risalire al diritto napoleonico [rapidamente liquidato senza risalire al suo portato rivoluzionario rispetto all'ordine feudale] ; si ricorda che le ultime lotte unitarie (da cui nacque l'Unione Donne Italiane come erede dei Gruppi di difesa), che videro la partecipazione delle organizzazioni femminili cattoliche riunite in forma federativa nel Centro Italiano Femminile, riuscirono a conquistare il diritto di voto ; si analizzano dispositivi approvati dalle forze della Repubblica, relativi alla parità di retribuzioni previste dall'art. 37 della Costituzione, e, per causa di maternità (a partire dall'accordo dell'agosto 1946 fra C.G.I.L. e Confindustria, per l'assegno di maternità verso le operaie, da porre in carico non alla parziale mutualistica fabbrica a prevalenza di manodopera femminile, ma alla generalità confindustriale), al periodo di riposo dal lavoro coperto da assegno, da estendere alle categorie sino a quel momento escluse, lavoratrici del settore agricolo, e casalinghe] |
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