Area dell'identificazioneForme primaria nome | [racconto]Pico Cellini, [giudizio negativo di Pico Cellini risposto già da New York sull'autenticità della Diana eredità dal Conte Francesco Mancinelli di Civitacastellana, che la dichiarazione dell'ereditiera datata 30 maggio 1937 presentava come rinvenuta nel 1872 e conservata come preziosissima dai defunti; ulteriore giudizio di Pico Cellini, di ritorno da New York, dovuto al fatto che l'erede, forte del parere di un insigne archeologo, chiedeva ulteriore approfondimento al fine di un ripensamento, che si concretizzava in nuovo esame di Pico Cellini avuto assieme all'archeologo Valerio Cianfarani; ulteriore giudizio nel laboratorio di restauro del Museo di Villa Giulia, ed infine acquisita da parte statunitense nel City Art Museum di St. Louis [acquisto di cui vi era breve notizia in Poster of events, letto nel settembre del 1953 da Pico Cellini, e che sarebbe stato illustrato dal direttore del museo, dott. Perry T. Rathbone, dapprima con An etruscan Diana of the first rank, nell'«Illustrated London News» del 19 settembre 1953, e poi con Diana the huntress, in «Archaeology», inverno 1953, dove si accennava anche al restauro eseguito da Mr. Joseph Ternbach di New York, colto da Cellini come «fantasioso» [con la ricomposizione di vari pezzi, ed un arco aggiunto] ], contestualmente alla pubblicazione di nota di Carlo Ludovico Raghianti in «Sele-Arte» n. 8 (settembre 1953), che riportava «SCULTURA ETRUSCA RITROVATA. Nel 1872 un archeologo italiano scopriva a 75 chilometri a nord di Roma un complesso di opere d'arte etrusca del V secolo avanti Cristo, fra cui avori, bronzi e una statua in terracotta di circa m. 1,50 di altezza, intatta, rappresentante Diana cacciatrice con un piccolo vitello a fianco. / La statua, la cui esistenza era conosciuta e ricordata da pochissimi, era finita in una collezione svizzera, dalla quale l'ha acquistata il City Art Museum di St. Louis, per il prezzo di 56.000 dollari, etc.»][segue] | | | | | |
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Area della descrizioneStoria | [nel seguente carteggio intercorso fra Pico Cellini ed il direttore del museo Rathbone, dove Cellini fornisce relazione tecnica e storica dell'oggetto comprensiva di «vecchie fotografie a lui ignote della Diana, esistenti sin dal 1937 nell'archivio fotografico dell'Istituto Germanico di Roma con l'indicazione "Fälschung" (negativi nn.37.1326-1331;38.306-312»), ma ciò nonostante, Rathbone, ancora convinto dell'autenticità dell'opera, rimanda ai pareri che un gruppo di archeologi svizzeri elaboreranno nell'annunciata stampa a cura dell'archeologo dott. Muhlestein.] [segue alla sintesi di e.v. dell'articolo di Cellini una nota aggiuntiva con conclusioni aggiornate: ad oggi il catalogo del City Art Museum di St. Louis, scheda l'opera, nei magazzini, con autorità di Alceo Dossena; dalla scheda XP022301 del 23 febbraio 1961, risulta descrizione del pezzo operata dal Museo che tende ad accettare l'opera come falsa sebbene la definisca nel titolo stesso la «$56,000 Etruscan statue of Diana the Huntress», riflessione dovuta anche a citate considerazioni in tal senso scritte da Harold W. Parsons - «a retired American art dealer living in Rome»] |
Condizione Giuridica | Ulteriormente si consideri che ad una lettura sequenziale degli articoli di Paragone, che ponga attenzione agli sviluppi delle relazioni e dei contrasti con i vari raggruppamenti politici e culturali, non dovrebbe sfuggire la schermaglia con Carlo Ludovico Ragghianti, direttore della rivista Olivetti che da qualche mese era nata. E dunque una lettura maliziosa, parallela, potrebbe ricondurne la struttura più direttamente quale contrasto fra un ritrovamento etrusco - di cui dà qualche notizia ulteriore «Sele-Arte» - e che a distanza di qualche anno sarà dimostrato come clamoroso falso. Ma abbiamo optato per un'analisi che pone ciascun elemento presentato, privo di alcun accento, in forma diacronica. Comunque emerge chiaramente dal discorso di Pico Cellini che fosse l'ereditiera del Conte Francesco Mancinelli di Civitacastellana a brigare in ogni direzione antiquaria, e da lungo tempo, per piazzare la «preziosissima» statua dei «cari defunti». Si consideri che il discorso di Pico Cellini specifica le date a ridosso della pubblicazione di «Sele-Arte», che oltre a riportare notizia dell'acquisto da collezione svizzera, cita altri reperti afferibili al medesimo contesto della Diana fittile. Restano non esplicitati alcuni particolari: Pico Cellini parrebbe essere certo già al ricevimento del plico nel novmbre del 1948 a New York, nell'attribuzione al Dossena della statua in stile etrusco - e non solo per un qualche particolare stilistico o tecnico desumibile da foto -. Chi ha ritrovato le foto della statua che nel 1937 all'Istituto germanico in Italia facevano bollare il tentativo di autenticazione come etrusca una falsificazione - dunque neppure interessanti nella razìa nazifascista? ed il direttore del Art Museum di St. Louis ne fece parola con qualcuno? |
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