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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

tipologia: Bibliografie ed altri insiemi documentari; Id: 24+++


Area dell'identificazione
Titolo Bibliografia specifica ad uso integrativo/dialettico di documentazione bibliotecaria storicamente determinata - segnalazione da parte del prof. Leonardo Allodi
Area della descrizione
Note In ottemperanza a quanto riportato nella nostra nota sulla Privacy (riguardo a possibilità integrativa, coerente con Suprema Corte di Cassazione, cfr. sentenza 5525/2012), nota che sintetizza il nostro compromesso tra deontologia ed etica riguardo ai cosiddetti diritti all'oblio ed alla memoria, che consta del testo:

Le trascrizioni precedentemente visualizzate sono tratte da documentazione già pubblicata, dunque materiale che come biblioteche abbiamo il dovere di rendere consultabile e nell'epoca del digitale - con pro e contro -, rendere riscontrabile on-line. La fonte scritta - ivi compreso quella comunemente definita orale fissata su supporto durevole nel tempo -, non rappresenta che un oggetto attivato dalla ricerca di un individuo, individuo formato ed in relazione con una cultura: essa determina gli interessi che hanno attivato una determinata ricerca individuale. Affinché una data cultura si sviluppi, la memoria e l'oblio sono entrambi processi necessari, selettivi, ma soltanto nel loro divenire storico dunque critico: la negazione della dialettica, una memoria imposta ed un oblio forzato - il totalitarismo -, porterebbero alla distruzione di quella data cultura - scriveva Buttitta «[Un populu] Diventa poviru e servu / quannu i paroli non figghiano paroli / e si mancianu tra d'iddi». Consigliamo caldamente coloro i quali si sentissero lesi moralmente dai brani consultabili in questa sede, di controbattere, rettificare o commentare - dialettica... -, al qual proposito è possibile peraltro utilizzare lo strumento K-Commenti (per commento sul documento specifico in calce alla schedatura od alla trascrizione); ciò nonostante per limitare gli effetti di letture superficiali, non volendo divenire involontario pretesto di "gogna" sociale, né amplificatori di cronache spicciole non più - se mai -, di importanza per la Memoria, ci rendiamo disponibili laddove specificatamente e motivatamente richiestoci ad applicare degli omissis alla trascrizione liberamente visualizzabile.

Abbiamo ampiamente riflettuto sul caso in oggetto.


All'Istituto della Memoria in Scena (ONLUS) è stata inviata da uno studio legale bolognese una diffida per conto del prof. Leonardo Allodi con oggetto «rimozione articoli sul prof. Leonardo Allodi» ed una triplice richiesta, argomentata principalmente sul diritto all'oblio, ma che giungeva addirittura ad alludere ad illeciti analoghi alla «diffamazione» (a mezzo stampa), come da sentenza cassazione ivi citata:
«Riteniamo, quindi, che abbiate commesso un gravissimo illecito nel non aver segnalato l'iter giudiziario della vicenda coinvolgente il nostro assistito, onere che incombeva sicuramente su di Voi nel momento in cui avete deciso di digitalizzare e indicizzare l'archivio storico del giornale; sul punto, la giurisprudenza statuisce chiaramente: '... è necessario che il giornalista che intenda dar conto di una vicenda la quale implichi risvolti giudiziari a distanza di tempo dall'epoca dell'acquisizione della notizia, completi e aggiorni la verifica di fondatezza della notizia nel momento diffusivo...' (Cass. pen., 15.1.2008, n. 14062)».

Dopo averla ricevuta, condivisa con l'esecutivo e la Segreteria del coordinamento delle Biblioteche KosmosDOC, e letta attentamente; vagliati i pareri dei nostri riferimenti etici, accademici e legali, e parallelamente compiuto ricerche piuttosto approfondite su quei fatti e sui testi ad essi relativi reperibili liberamente nella rete internet (quelli relativi al nostro sistema KosmosDOC sono stati inseriti in questa "bibliografia", quelli esterni al nostro sistema sono citati in appendice in calce a questo testo), riteniamo il nostro operato svolto in modo assolutamente corretto sia dal punto di vista deontologico - inteso in questa sede nello specifico biblioteconomico -, sia da quello etico - in questa sede comprensivo dell'intero operato i cui risvolti indiretti possono risultare relativi ai cosiddetti diritti all'oblio ed alla memoria.
Difatti, l'accettazione di un principio di rimozione di un oggetto bibliografico, implicherebbe gravi ripercussioni, non soltanto sul nostro Istituto o gli altri Istituti consociati nel Sistema Documentario Integrato dell'Area Fiorentina, ma sull'intero sistema bibliografico almeno sino all'SBN: le Biblioteche dovrebbero eliminare gli analitici/spogli di periodico dove viene citata la "menzione" di un arresto, ad esempio nel caso reperibile come primo risultato di una ricerca su Google della stringa testuale «capogruppo pci al Comune Rosario Fiorentino» relativo al sito SBN Rita Pennarola, Il corvo di Sorrento. arrestato e poi subito rilasciato il capogruppo pci al Comune Rosario Fiorentino, in «La voce della Campania. quindicinale regionale di politica, economia, cultura e attualità», 1989/n. 9 ?!?

Neghiamo dunque la responsabilità che parrebbe ci voglia essere attribuita relativa alla pubblicazione dei testi, non potendo considerare come tale l'operazione catalografica di una Biblioteca sul proprio patrimonio detenuto, unica nostra creazione di cui possiamo essere ritenuti responsabili, e verso la quale va il nostro impegno di continua correzione degli errori, ulteriormente alla nostra disponibilità integrativa. Il catalogo è ciò che è posto on-line a pubblico accesso: gli OPAC sono in uso da molti decenni, e ridurne la portata significherebbe ridurre la fruibilità pubblica di quelle informazioni più maturate, ossia quelle Fonti pubblicate (non direttamente la Memoria che in questa sede consideriamo sinonimo di cultura - in tutti i suoi significati - e l'Oblio che in questa sede possiamo definire processo selettivo che sviluppa la Memoria, la quale determina l'interesse di una ricerca odierna in una dimensione temporale e dunque crea l'attualità del passato), lasciando le altre egemoniche, ossia negando di fatto «il diritto essenziale per le "smemorate società moderne" immerse solo in un smisurato e immantinente presente» - come solidarmente espresso dal collega Calogero Governali, Responsabile del Centro Documentazione Archivio Storico CGIL Toscana. Il catalogo, ivi compreso quello analitico, sia esso minuziosamente descritto fino alla trascrizione, elaborato con procedure automatiche tramite microfilmatura digitale, comprensivo di soggettazione od altri indici testuali e metatestuali, o reso ricercabile, non può costituire ripubblicazione né tantomeno riedizione; se, dunque, dovessimo sottoporre dal Codice sulla Privacy a «trattamento» archivistico per «finalità storiche», salvo la disponibilità di «integrazione» della dialettica, i «dati sensibili» e «giudiziari» non soltanto per l'inedito o mai reso pubblico, ma per l'oggetto pubblicato (neppure "pubblico", esempio oggetto consultabile in pubblici registri, né registrazione privata di una trasmissione pubblica ossia una fissazione statica di un oggetto dinamico, ma oggetto reso statico all'origine, come sancito dalla flessione al participio passato del lemma "pubblico") e di conseguenza per la sua esistenza inventariale e per la sua istanza catalografica, l'intero sistema biblioteconomico ne sarebbe scoinvolto, laddove un'interpretazione del genere minerebbe le fondamenta stesse dei concetti internazionalmente riconosciuti di unità bibliografica (tra gli altri dalla stessa IFLA).

Nel caso specifico non stiamo neppure descrivendo cosiddetta "Letteratura grigia", come un ciclostilato a diffusione locale, ma un settimanale con tiratura di 90.000 copie, come «Rinascita» - e ne consegue anche i quotidiani «l'Unità» o «Avanti!» o fossero come nell'integrazione posta in appendice «La Stampa» o «Lotta Continua» o fossero verosimilmente «Avvenire», «La Repubblica», «Corriere della Sera», od anche «Il Popolo d'Italia» del Ventennio o le riviste «Civiltà Cattolica» fondata dal padre gesuita Carlo Maria Curci o «La Critica» fondata dal filosofo liberale Benedetto Croce, Karl Marx e Friedrich Engels, Il Manifesto del Partito Comunista, traduzione di Pietro Gori, F. Fantuzzi, Milano, 1891 [1a ed Londra, 1848], Diderot e D'Alambert (direzione di), Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, Le Breton ed altri editori, 17 voll. + 11 voll tavole, Paris, 1751-1772 oppure Miguel de Cervantes, El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, Juan de la Cuesta, Madrid, 1605 od ancora Charles Darwin, The origin of species, John Murray, London, 1859 o Johannes Gutenberg (redazione di), cosiddetta Bibbia a quarantadue linee, Magonza, 1455.

I beni culturali costituiscono un sistema complesso che deve sottostare ai principi di natura, ed alle peculiarità linguistiche, legislative, tecnico/scientifiche delle società in cui sono tutelati. Il tempo passato in un sistema linguistico è stato constatato essere quasi un universale, utilizzato sin dai primitivi complessi di comunicazione. Il passato non passa: è e - speriamo - sarà.
Ridurre l'accesso ai beni pubblicati, ossia il catalogo di naturale sedimentazione del pubblicato nel tempo, non è volontà dichiarata dal legislatore, neppure per il «trattamento» dei «dati sensibili» e «giuridici», come definiti nell'art. 4 D.Lgs 196/2003 e successive modificazioni; laddove il bene sia di natura coerente, il portato principale del Codice della Privacy, con le dovute eccezioni, è recepito nelle modalità di consultazione del patrimonio archivistico dagli artt. 122 e seguenti del D. Lgs 42/2004, e più generalmente anticipato nel Codice di deontologia e buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi storici, Provvedimento del Garante n. 8/P/2001; del portato mutuabile anche su nature differenti di bene culturale, nel caso del pubblicato, coerentemente con i principi biblioteconomici (ed il codice deontologio dell'AIB, in revisione) e coerentemente con l'orientamento suggerito dalla Suprema Corte di Cassazione (cfr. sentenza 5525/2012), mediante l'istanza catalografica è possibile accogliere, nel corso del tempo, integrazioni sviluppabili nei modi e nelle forme che sono ritenute opportune dai rispettivi OPAC, nel rispetto non soltanto delle specificità scientifiche e culturali delle discipline coinvolte da norme catalografiche delle più eterogenee (tra le quali quelle relative agli standard ISBD, ISAD(g), ISAAR(cpf), e le molte dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), che possono avvalersi tra gli altri di sistemi di classificazione - esempio Dewey -, di thesauri - es. Iconoclass - e soggettari - es. Nuovo Soggettario BNCF -, di sistemi linguistici di lemmatizzazione e sviluppo morfologico, di indici dei nomi e di luoghi, di altri indici testuali che possono basarsi anche su sistemi di trascrizione automatica e manuale, sistemi OCR e riconoscimento del layout, anche laddove sia stata operata una microfilmatura digitale, etc.), ma della stessa natura dialettica della Storia.
Per quanto nelle nostre forze il compito che prima dei nostri giorni fu diretto dai «Conservatori» della Biblioteca d'Alessandria sarà onorato. Vogliamo quindi fornire quanta più chiarezza possibile sul nostro catalogo e dunque offriamo in questo caso specifico, ulteriormente alla possibilità di integrazione descritta nella nostra nota sulla Privacy, queste due "bibliografie ad uso integrativo/dialettico di documentazione bibliotecaria storicamente determinata" (tematica/contestuale e specifica), uno spazio gratuito ed ai testi direttamente connesso, ad uso integrativo del prof. Allodi, ove egli possa rettificare o commentare gli articoli che lo riguardano e/o i fatti stessi dell'epoca.
Fermo restando che da tutte le ricerche svolte a seguito della diffida ricevuta, abbiamo intuito che l'Allodi, al momento dei fatti in oggetto, sia stato un giovane studente, maturato in anni in cui la militanza, anche estremista, era un fatto piuttosto comune, e che, riguardo le indagini, è stato prosciolto da ogni accusa dopo l'istruttoria, ulteriormente non possiamo che rimandare a quanto riportato nella introduzione integrale alla "Bibliografia tematica/contestuale ad uso integrativo di documentazione storicamente definita - segnalazione del prof. Leonardo Allodi, ed offrire "chiarezza" comprensiva di questi spazi gratuiti ad uso integrativo/dialettico che potranno contenere anche i testi integrativi che il prof. Leonardo Allodi vorrà fornirci.

spazio previsto ad uso integrativo del prof. Leonardo Allodi











Appendice da stampa quotidiana in corso di importazione nel sistema KosmosDOC
Redazionale, Per i giudici di Rieti Freda sarebbe l'animatore del nuovo terrorismo nero [sopratitolo:Alcuni documenti sequestrati in un paese della Sabina confermerebbero l'ipotesi], in «Avanti!», 19/05/1979, p.5
L'ipotesi è suggestiva e, per certi aspetti, neppure da escludere del tutto: Franco Freda, il capo carismatico del neo fascismo italiano ritenuto dal tribunale di Catanzaro ideatore e direttore della strategia della tensione che culminò nella strage di piazza Fontana del dicembre 1969, sarebbe la mente che dirige il nuovo terrorismo fascista. Quello, per intenderci, che ha messo già segno i primi colpi con gl attentati di Roma contro il Capidoglio e il carcere di Regina Coeli.
In altre parole, Freda evaso dal soggiorno obbligato di Catanzaro - in ciò imitato qualche mese dopo da Ventura - non starebbe al sicuro e tranquillo nel solito paese sudafricano, ma, al contrario, sarebbe attivissimo in Europa allo scopo di riallacciare le fila dell'internazionale nera, e relativamente all'Italia avrebbe messo a punto una nuova strategia della tensione. E gli obiettivi da colpire, tanto per incominciare, sarebbero uffici pubblici, carceri, monumenti e via di questo passo.
Questa nuova presenza di Franco Freda sulla scena italiana è ritenuta assai probabile dalla procura della Repubblica di Rieti che già da tempo ha avviato un procedimento giudiziario a carico di alcuni personaggi per ricostituzione del partito fascista. Come si ricorderà, mercoledì scorso, appunto su ordini di cattura del tribunale di Rieti firmati dal giudice Gianni Canzio, furon arrestati a Parma Claudio Mutti di 33 anni, professore, legatissimo a Freda e a suo tempo coinvolto nel processo per la strage di piazza Fontana, e lo studente Leonardo Allodi di 23 anni.
In particolare per il professor Mutti l'ordine di cattura parla oltre che di associazione sovversiva e di ricostituzione del disciolto partito fascista, di favoreggiamento nei confronti di Freda verosimilmente prima della sentenza del 28 febbraio allorché i tribunale di Catanzaro condannò all'ergastolo tanto Freda che Ventura, e, dunque, quasi certamente in occasione della fuga e dell'espatrio.
Di più a questo riguardo non si è riusciti a sapere. Alla procura di Rieti è calato il sipario «per non compromettere ulteriori indagini». Ancora più interessante a riguardo della nuova cellula nera diretta da Freda sarebbe il materiale sequestrato ieri in casa di un operaio di 26 anni, Fabrizio Neri residente a Salisano un piccolo centro della Sabina non lontano da Rieti. Gli inquirenti non dicono nulla a questo proposito, ma sembra certo che si tratti di bobine che recano registrate tutte le riunioni che la nuova cellula ha tenuto dal novembre-dicembre del 1978; appunti dattiloscritti e manoscritti che parlano degli obiettivi che dicevamo prima; elenchi di persone ricercate dalla polizia con accanto al nome di ognuna una sigla che forse si riferisce al fatto del quale la Digos la ritiene responsabile.
Ma il materiale sequestrato al Neri sarebbe importante anche per un altro motivo. Tra esso ci sarebbero incartamenti che lasciano intendere il progetto di una sorta di patto operativo tra il terrorismo nero e quello rosso, allo scopo di «abbttere lo stato democratico; opuscoli inneggianti al connubio; alcuni numeri di «costruiamo l'azione» e «contronformazione» in cui viene esaminata con molto interesse l'ipotesi di un'alleanza terroristica tra organizzazioni pur così contrapposte sul piano ideologico.





Appendice da stampa non quotidiana descritta analiticamente - indici testuali e metatestuali - nel sistema KosmosDOC
Sergio Criscuoli, Gli arresti di Genova e Firenze, in «Rinascita», 1979 n. 20 (25/5/1979).
Quanto è accaduto dal 7 aprile in poi in mezza Italia non ha precedenti nella cronaca giudiziaria degli ultimi dieci anni, in tema di lotta al terrorismo, se vogliamo escludere il versante dell’eversione nera. E’ un susseguirsi di arresti e di perquisizioni, di incriminazioni che vanno dalla «semplice» associazione sovversive all'ìnsurrezione contro i poteri dello Stato, accusa da ergastolo. Allora: si sta finalmente alzando il sipario sul vero organigramma di questo «partito» che si arma, spara, uccide e fa stragi in nome di una classe che invece ha già pagato col sangue il suo ripudio della violenza? E le prove?
Un primo bilancio si può fare. E cercheremo di farlo seguendo un criterio il più possibile cronologico, anziché critico: un onesto giudizio di merito su quest'inchiesta dovrebbe presupporre una base di conoscenze ben più profonda del frammentario panorama di indiscrezioni di cui si è potuto disporre finora. Qualcosa di più di un giudizio, semmai, si può e si deve esprimere su uno degli episodi più gravi che hanno fatto da contorno alla vicenda giudiziaria: l'ignobile, criminale sortita compiuta dall'«autonomia» padovana con i volantini-taglia nei quali due cittadini, comunisti, indicati come testimoni dell'inchiesta, vengono additati all'attenzione dei killers sparsi «in tutto il territorio nazionale», con un augurio di «buon lavoro» ai medesimi.
Ma intanto lo stesso pubblico ministero di Padova, Pietro Calogero, ha indicato in Toni Negri il vero e principale testimone contro se stesso e gli altri imputati. Come dire che quanto egli ha lasciato scritto o inconsapevolmente ha inciso sui nastri degli inquirenti che intercettavano le sue telefonate varrebbe molto di più delle denunce raccolte a suo carico dalla magistratura.
Le prime testimonianze ricevute dal sostituto procuratore Calogero dovrebbero risalire a circa un paio d'anni fa. Esse avrebbero spinto il magistrato di Padova ad una conclusione «storica», divenuta poi il punto di partenza dell'accusa: quella secondo la quale lo scioglimento di Potere operaio, tra il '72 e il '73, avrebbe coinciso con la fondazione di un movimento eversivo sdoppiato in due filoni: «autonomia organizzata», da una parte, e il suo «braccio armato», e interamente clandestino, rappresentato da una diversificazione di sigle (Br, Prima linea, Ronde proletarie, Unità comuniste combattenti, ecc.) in gran parte fittizia. Tra i due filoni sarebbe quindi intercorso un rapporto in una certa misura dialettico, ma soprattutto di «osmosi».
In base a questa «ipotesi di lavoro», il Pm Calogero ha messo sotto controllo tutti i più attivi leaders dell'«autonomia», ha organizzato intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni, fino a stringere il cerchio, il 7 aprile scorso, con gli arresti. Del folto gruppo di «autonomi» messi sotto processo, sono passati sotto la competenza della magistratura romana quelli accusati del reato più grave: l'appartenenza alla «direzione strategica» delle Brigate rosse, con il sospetto di una partecipazione al rapimento e assassinio di Aldo Moro. Secondo i giudici, gli imputati si sarebbero spartiti le zone d'influenza del territorio nazionale: Negri, Ferrari Bravo, Vesce e Nicotri, a Padova e nel Veneto; Piperno (ancora latitante) nel Sud, con un punto di riferimento a Cosenza; Mauro Dalmaviva a Torino; Scalzone tra Roma e Milano.
Gli indizi mostrati finora dai magistrati riguardano soprattutto Toni Negri. Nei primi tre interrogatori il docente padovano si è visto contestare quasi esclusivamente scritti ed episodi di molti anni fa, collegati allo scioglimento di Potere operaio, ed ha replicato con lunghe e complesse spiegazioni. Il quarto interrogatorio, invece, è andato diversamente: i giudizi hanno tirato fuori decine di documenti, di lettere e di appunti, di fronte ai quali Negri non ha voluto rispondere.
Ma intanto il panorama delle indagini antiterrorismo continua ad allargarsi di regione in regione. Ecco che a Genova, considerata la «roccaforte» delle Brigate rosse, scatta un'operazione del generale Dalla Chiesa e vengono arrestate diciassette persone. L'accusa è quella di appartenere alla sezione genovese delle Br adibita alla «propaganda, reclutamento e indicazione di obiettivi», come si legge nel testo degli ordini di cattura. L'inchiesta sarebbe partita dall'assassinio del compagno Guido Rossa, l'operaio dell'Italsider ucciso perché assolse il dovere civile di denunciare un fiancheggiatore delle Br in fabbrica. E' stato detto che non ci sono collegamenti con la vicenda giudiziaria di Padova, tuttavia uno degli arrestati, Giorgio Moroni, era tra i personaggi controllati dal Pm Calogero. Gli altri fanno quasi tutti parte della cosiddetta «area» dell'«autonomia»: ci sono studenti, laureati, due operai dell'Italsider. Il totale riserbo degli inquirenti non ha finora permesso di definire i contorni di questa indagine.
Qualcosa di più, invece, si è saputo sull’ultimo recente blitz di Firenze. Sono stati arrestati in otto: alcuni per «associazione sovversiva», altri per «banda armata». Quasi nessuno è fiorentino: vengono da Frosinone, da Bologna, da Olbia, da Mantova, da Varese, da Campobasso, da Brindisi. «Autonomi» anche loro. In base al materiale trovato nelle loro case, gli inquirenti pensano di avere messo le mani su elementi di Prima linea ed altre formazioni «consociate».
Ma intanto... qualcosa si muove anche sul versante dell'eversione nera. C'è un ibrido gruppo chiamato Movimento popolare rivoluzionario, comparso a Roma con il barbaro attentato al Campidoglio, poi con le auto imbottite di tritolo davanti al carcere di Regina Coeli e al Consiglio superiore della magistratura. Maurizio Neri, Claudio Mutti e Leonardo Allodi sono finiti in carcere, accusati di essere i «teorici», i fondatori dell'organizzazione. Sono fascisti noti, gente legata a Freda e Ventura, che assieme a Pino Rauti vanno teorizzando da tempo un «patto strategico» con gli «autonomi», per un attacco comune alle istituzioni democratiche.


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capitolo: Capitolo unico


tipologia Analitici (11 oggetti)
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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 17
Redazionale, Attentati a Roma: arrestato fascista legato a Freda+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 18
Raimondo Bultrini, Nuova centrale terroristica per unificare «rossi e neri» [sopratitolo: Dietro gli attentati romani un piano stile Freda?] [Sottotitolo: Un interessante carteggio in casa di tre arrestati - Mutti interrogato oggi - Un recente summit - I legami con le bombe al Campidoglio e al Carcere]+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 19
Raimondo Bultrini, Tra Br e autonomia, lo stile ambiguo della centrale «nera» [sopratitolo: L'organizzazione terroristica scoperta a Rieti legata al fascista Freda] [sottotitolo: Interrogato ieri Mutti - Materiale trovato a casa di un altro arrestato - Una rivista «ufficiale» che manifestava per le frange più violente dell'ultrasinistra]+++
in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 20
r. bu., Camerati di Freda con l'autonomia nell'assalto a Lama [sopratitolo: Un patto del marzo '73] [sottotitolo: Dall'inchiesta di Rieti altri riscontri - Il piano contro Bologna - Altri interrogatori]+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 25
Redazionale, Minacce al giudice che indaga sui fascisti [sopratitolo: Fermati ma subito rilasciati (soltanto una denuncia) a Rieti quattro squadristi] [sottotitolo: Tracciavano scritte nel Palazzo di Giustizia - Il sostituto procuratore Canzio ha fatto arrestare i missini che picchiarono due compagni e sta indagando sulla centrale nera legata a Freda]+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 26
redazionale, Arresti a Rieti, 20 perquisizioni a Roma [sopratitolo: indagine comune per le bombe nella Capitale e la centrale legata a Freda?] [sottotiolo: Sono finiti in carcere un operaio di Tivoli e un «personaggio trevigiano»]+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 27
Redazionale, Dai comitati pro Freda altro arrestato a Rieti [sopratitolo: Era esponente di Ordine Nuovo a Treviso] [sottotitolo: L'inchiesta nel Lazio dopo gli attentati romani si allarga sempre di più - Nuovo appello all'eversione «rossa»]+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 29
Redazionale, Individuato almeno uno degli attentatori al Campidoglio [sopratitolo: Fra gli arrestati a Rieti] [sottotitolo: E' Sergio Calore preso nell'inchiesta sui neofascisti legati a Franco Freda]+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 30
Raimondo Bultrini, [1a p]Fascisti di ordine nuovo e autonomi accomunati nell'inchiesta di Rieti [sopratitolo: Le indagini per gli attentati dinamitardi a Roma firmati dal MPR] [sottotitolo: Teorizzata l'alleanza tra tutti i gruppi eversivi - Invito ad «appoggiare il Partito Radicale»? - Inchiesta avocata dalla Procura di Roma - Accuse di strage] [15a p] Fascisti di Ordine Nuovo e autonomi+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1980 - - giugno - 24
Raimondo Bultrini, [1a p] [Mario Amato] Da anni seguiva i casi più scottanti. [5a p] Voleva interrogare oggi un fascista «pentito»+++

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in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1980 - - agosto - 28
Angelo Scagliarini, Solo ora si indaga sulla ridda di sigle dell'eversione nera [sopratitolo: i magistrati di Bologna approfondiscono la pista dell'associazione sovversiva] [sottotitolo: Dopo lo scioglimento di «Ordine nuovo» nato una miriade di gruppuscoli - ai giudici della strage tutti gli incartamenti delle inchieste di Amato sui fascisti]+++

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