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tipologia: Analitici; Id: 1550034


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Gino Picciotto (segretario regionale del PCI per la Calabria), La Calabria torna a Melissa con i suoi problemi vecchi e nuovi
Responsabilità
Gino Picciotto+++
  • Picciotto, Gino
  autore+++   [relazione complessa] PCI - Direzione - Segretario regionale per la Calabria+++   segretario regionale del PCI per la Calabria 
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Temi d'oggi [Rinascita] {Temi d'oggi [Rinascita]}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - manuale o riveduta:
Melissa 29 ottobre 1949: cadevano sotto il piombo poliziesco Angelina Mauro, Francesco Nigro e Giovanni Zito. Si andava sulle terre dei baroni alla conquista delle terre incolte e per cancellare la secolare ingiustizia. I braccianti e i contadini poveri calabresi marciarono con le bandiere rosse e con la carta costituzionale in cima alle vanghe e alle zappe, divenivano protagonisti della lotta per la riforma, saldavano la loro azione a quella della classe operaia. I contadini calabresi avevano capito Gramsci e, guidati dal suo insegnamento e dal suo partito, andavano all’attacco. Questo il significato di Melissa, questo il valore politico, culturale, rivoluzionario che l’episodio di sangue rendeva ancora più attuate e pregnante. Tale significato, tale valore i contadini di Melissa vollero sottolineare eleggendo loro sindaco, dopo la lotta, Mario Alicata.
Baroni e governo speravano di fermare col fuoco quel moto rinnovatore. Certo la politica che portò a Melissa era già nella valigia di De Gasperi quando questi, tornando dagli USA, ruppe l’unità democratica nata dalla Resistenza. Allorché i moschetti crepitarono a Melissa c’era già stato il 18 aprile, si era già scelta la strada della piena restaurazione capitalista, del dominio dei monopoli e dell’azienda capitalistica; era già caduta in Calabria Giuditta Levato.
Ma il movimento andò avanti. Il governo fu costretto a provvedere. Nacque l’Opera valorizzazione Sila destinata però ad agire sul piano della corruzione e dell’imbroglio e a formare piccoli gruppi di «contadini forti» nel quadro di una linea di sviluppo sotto il segno dei monopoli.
I contadini calabresi tornarono più volte alla lotta, fecero elevare gli espropri da 45 a 75 mila ettari, fecero distribuire la terra a un numero più elevato di lavoratori. Quelle lotte, liquidato il latifondo e ottenuta una legge di riforma, nonostante limiti e distorsioni, avevano aperto la strada a un reale sviluppo che fu tuttavia bloccato, in Calabria come nel sud, specie dopo la rottura dell’unità popolare, per battere invece la strada inversa, per legittimare la rapina a danno dei contadini, la piaga del sottosalario e della disoccupazione, l’esodo di massa.
La Calabria ha pagato duramente ed è sull’orlo del collasso. L’emigrazione riguarda 700 mila persone su due milioni di abitanti. L’occupazione segna una perdita di centomila unità; nel settore fondamentale (manifatture) è scesa da 72300 a 63.800. Disoccupati e sottoccupati sono duecentomila; le nuove leve fanno affluire ogni anno 50 mila persone in cerca di lavoro. Le cifre degli addetti — 180 mila nel settore terziario; 178 mila nel settore secondario; 190 mila nel settore primario — denunciano un abnorme processo di terziarizzazione, e uno sviluppo industriale rachitico mentre il settore agricolo è sempre più in decadenza. Nella scala dei consumi la Calabria è all’ultimo posto. Il reddito pro-capite è il più basso, ed è inferiore della metà al reddito di ai tre regioni meridionali. Un sud nel sud, una sacca profonda di arretratezza e di miseria; ecco la Calabria.
Fallita ogni previsione di sviluppo; fallita la legge speciale; paralizzato lo Ente di sviluppo agricolo; le città preda del saccheggio e della speculazione; insoluti i gravi problemi della salute (ventiquattro ospedali con 280 medici; 1,7 posti-letto per ogni mille abitanti; un posto letto per ogni due puerpere); 137 comuni senza acquedotto.
Non realizzata l’università, non attuati i piani biennali e triennale per te scuote. Su quindicimila aule, oltre novemila, col 53 per cento degli allievi, sono locali adattati; il 50 per cento dei ragazzi che dovrebbero frequentare la scuola dell’obbligo non la frequenta. Il quadro è squallido nelle zone di collina e di montagna, specie nei villaggi montani di riforma: emigrati oltre il 70 per cento degli abitanti, ridotta a un sesto la superficie coltivata; ridotte a poche unità le mucche da latte. La Calabria ha subito un imponente processo di proletarizzazione: dei 500 mila addetti all’agricoltura, emigrati 310 mila e buona parte con tutta la famiglia; compromesse le tradizionali botteghe artigiane; emigrati in massa anche studenti, diplomati, laureati. «Melissa rannicchiata sullo sperone roccioso custodisce i suoi morti e le sue pene », come scrisse Ruggero Grieco; ma non invano! Sappiamo di aver contribuito in questi anni in Calabria a mantenere aperta la strada voluta dai braccianti di Melissa, a respingere lo scelbismo, a battere la legge-truffa, a sottolineare l’esigenza e l’urgenza dell’unità delle sinistre con la avanzata del ’63, a contenere, nel ’68, la forte pressione del centro-sinistra favorita dalle gravi condizioni economiche e sociali e dall’uso spregiudicato del pubblico denaro e degli strumenti del capitalismo di Stato.
Per il ventennale, la Calabria torna a Melissa con i suoi problemi vecchi e nuovi. Lo zappatore è scomparso, è divenuto proletario; nell’Italia settentrionale e nei paesi di tutta Europa lotta con la classe operaia, e con essa lotta anche per la Calabria. Con le sue rimesse e con te sue visite intermittenti ha acuito il bisogno di progresso e di cultura, di occupazione stabile e remunerativa. Il bracciante si è qualificato e specializzato; lotta oggi nelle aziende capitalistiche e nei cantieri forestali. Coloni, assegnatari, coltivatori diretti, quelli che sono rimasti sulla terra, hanno messo in campo tutte le risorse della loro intelligenza per trasformare la terra, benché non sostenuti dalla politica governativa, vincendo il confronto con l’azienda capitalistica, che è fallita nonostante i consistenti contributi ricevuti e il saccheggio e il furto del «Fondo agricolo europeo di orientamento e garanzia» (FEOGA).
Nei centri urbani sono sorti consistenti gruppi di operai, oggi alla testa della lotta per un nuovo assetto delle città; si fa sentire ogni giorno di più la gioventù contestatrice; vengono fuori nuovi intellettuali, si accentua il bisogno di libertà e democrazia. Tutti sentono gravare su di se il bisogno di occupazione, lo spettro della disoccupazione e della emigrazione.
Al latifondista — d’altro canto — si sono sostituiti il capitalista agrario, il grosso speculatore, gruppi di borghesia che hanno fatto fortuna col centro-sinistra e sono legati agli interessi del blocco conservatore. Ma contro questi interessi cominciano a schierarsi consistenti gruppi di ceto medio impiegatizio, di funzionari di quegli enti pubblici che il centro-sinistra ha finito col paralizzare e trasformare in campo di rissa per la spartizione del potere. Si allarga la coscienza dei motivi del fallimento; si pone il problema dell’occupazione e di alti salari come obiettivo di fondo; si ripropone la lotta per la riforma agraria come unica via per uno sviluppo democratico, sociale ed economico. Su tale terreno si sono sviluppate e si sviluppano le lotte nelle campagne e nelle città, nei cantieri, nelle fabbriche di Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia, Praia; aumentano gli scioperi per l’emigrazione, le trasformazioni, i piani di zona e per le industrie; si sviluppano i processi unitari nei sindacati e nelle conferenze agrarie; si vanno raccogliendo forze imponenti per rovesciare l’attuale indirizzo, per riproporre in modi nuovi la lotta per le riforme.
Si ha coscienza della vastità della posta in giuoco. Gli stessi processi politici, sotto la spinta del movimento, sono giunti a una stretta. La scissione socialdemocratica ha inciso poco. Ai dorotei sconfitti e spaccati si va sostituendo nella DC calabrese una nuova maggioranza. Sia questa sia il PSI diretto da Mancini e Principe non possono attestarsi più sulle vecchie posizioni del centro-sinistra. La prospettiva di superare il centro-sinistra, problema attuale in tutto il paese, è in Calabria una esigenza categorica a cui tutte le forze democratiche e di sinistra debbono subito rispondere sostenendo il movimento, liberando dai danni del centro-sinistra gli enti locali, contribuendo a dare agli stessi e al nascente Ente regione contenuti nuovi e un ruolo e una funzione veramente democratici, liquidando steccati e discriminanti.
Per questi grandi obiettivi lavorano e lottano i comunisti calabresi. La recente conferenza regionale del partito ha precisato e approfondito la linea alternativa; ha mostrato soprattutto un partito con un volto nuovo, con una forte presenza giovanile, con un quadro dirigente più forte e omogeneo, con un quadro di base più colto e istruito, meno animato da fattori fideistici, impegnato a capire e a farsi capire. Un partito che vuol camminare sulla strada del XII Congresso, e che oggi si pone l’obiettivo di superare i quarantamila iscritti, cosciente che la sua crescita è condizione di crescita di tutto il movimento e fattore di aggregazione e di unità.
I comunisti calabresi tornano a Melissa per celebrare i caduti, e per riconsiderare la strada percorsa da allora attraverso dure lotte, errori, avanzate e battute di arresto, ma sempre uniti. E’ questa una grande garanzia per la regione colpita e disgregata dall’attuale indirizzo politico; per i lavoratori, per i contadini, per le nuove generazioni.
 
Area delle relazioni generali
Relazioni Multiple ++


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32756+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1969 Mese: 10 Giorno: 31
Numero 43
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 10 - 31 - numero 43


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