Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: [incipit: Il compagno Enrico Berlinguer, vicesegretario generale del PCI, ha rilasciato a Rinascita la seguente intervista:] [corsivetto] — Nella situazione italiana viene in luce, in forme e sui piani diversi e per fini diversi, una spinta di destra. L’episodio più recente è costituito dalla campagna e dalle speculazioni dei gruppi reazionari e conservatori intorno alle sanguinarie imprese terroristiche di Milano e di Roma. Quali sono le origini e gli scopi di questa reviviscenza reazionaria? [tondo] — Io credo che non possano esserci dubbi sull’obiettivo delle forze di destra, comprese quelle che sono presenti anche all’interno dello stesso schieramento governativo: si tende a bloccare il processo politico che caratterizza la situazione italiana sin dalle elezioni del 19 maggio 1968 e che si è espresso con intensità crescente attraverso le grandi lotte rivendicative, i progressi dell’unità sindacale, significativi episodi di convergenze politiche. Tale processo ha già segnato uno spostamento dei rapporti di forza tra le classi. Il movimento dei lavoratori ha ottenuto importanti conquiste sia sul terreno contrattuale che su quello legislativo (ad esempio, la legge sulle pensioni, lo Statuto dei diritti dei lavoratori). In ultima analisi, le reazioni e le minacce della destra e i tentativi di soluzioni moderate sono una conferma eloquente della forza eccezionale della pressione popolare. La spinta delle masse è tale che nessuna grande forza politica, neanche una forza che rappresenta rilevanti interessi conservatori come la DC, si può porre in contrasto aperto, in sfida con una pressione popolare che ha questa forza e questa unità. Il fatto importante è anzi che nella stessa DC, oltre che nel mondo cattolico, gruppi sempre più vasti avvertono la necessità di un rapporto nuovo con le spinte che vengono dalle masse e con le forze, in primo luogo il nostro partito, che le esprimono politicamente. Qui sta dunque la ragione prima della entrata in campo di forze di estrema destra che sentono, e giustamente, minacciato il vecchio assetto sociale, si sentono strette da questa pressione e cercano tutte le strade, anche quelle della provocazione, per bloccare tutto un corso politico. Con qualche approssimazione, si può forse parlare di convulsioni...... [corsivetto] — Colpi di coda, insomma. [tondo] — In un certo senso sì, anche se non bisogna sottovalutarne la pericolosità. Ciò che è importante è che il movimento operaio e popolare opera sul terreno democratico, dà prova di una grande maturità politica, è caratterizzato da una forte capacità di autogoverno e di autodisciplina e non offre alcun pretesto per gridare alla sovversione di sinistra. [corsivetto] — Non è quindi esatto, come talvolta si sente affermare, che saremmo di fronte a una crisi nel rapporto tra il movimento e le organizzazioni storiche del proletariato. [tondo] — Possiamo dire che da anni non c’era un momento di fiducia nei sindacati così intenso come oggi e che anche il rapporto del nostro partito con la classe operaia, è assai solido e diretto. Questo non significa, naturalmente, che non ci siano tutta una serie di problemi politici, organizzativi, ideali da risolvere su questo terreno. Ma è un fatto che questo rinsaldato rapporto di fiducia consente di affrontare e risolvere bene questi problemi. Questo non vale soltanto per noi. C’è anche una ripresa della fiducia della base socialista verso il suo partito. I gruppi dirigenti socialisti hanno capito in larga misura che solo ricollegandosi a questa spinta il PSI poteva riacquistare vitalità e spazio nell’ambito del movimento dei lavoratori. Basta pensare soltanto a che cosa era il partito socialista un anno, un anno e mezzo fa, per capire la differenza e per spiegarci in pari tempo le ragioni delle pressioni e dell’assedio cui il PSI è sottoposto oggi dalle forze conservatrici e socialdemocratiche. [corsivetto] — L’arco di questo processo politico è molto vasto e investe tanto i vertici che la base. Si può dire, anzi, che le acquisizioni di nuovo potere in fabbrica agiscono come un reagente attivo, sollecitano conquiste nuove, pongono il problema degli sbocchi politici. Quale risposta diamo a questo problema? [tondo] — E’ errato parlare di sbocchi politici pensando soltanto o semplicemente al problema del governo. Le conquiste operaie di fabbrica sono già esse un fatto politico, perchè significano che i lavoratori dispongono di più potere e di un più ampio spazio per l’esercizio della democrazia. L’unità sindacale è anch’essa un fatto di grande rilevanza e incidenza politica. E potremmo continuare, perchè modificazioni politiche, in conseguenza delle lotte dei lavoratori, si sono avute nei Consigli comunali (si pensi alle misure adottate per sostenere le lotte sindacali), negli schieramenti unitari che si sono andati costruendo nel paese, nella formazione di nuove giunte di sinistra (o anche solo di giunte dalle quali vengono esclusi i socialdemocratici), nel condizionamento politico che il movimento rivendicativo ha esercitato su certi settori del governo; e anche in risultati parlamentari che hanno dimostrato come il ruolo stesso del Parlamento sia affidato alla capacità di superare delimitazioni pregiudiziali quando sono in giuoco grandi problemi di giustizia sociale e di sviluppo democratico. Il movimento dei lavoratori va acquistando la consapevolezza che per andare avanti è necessario un processo ininterrotto e progressivo che si svolga sul terreno della democrazia, della sua difesa e del suo sviluppo conseguente. Le conquiste acquisite possono e debbono essere il punto di partenza per conquiste nuove, su tutti i terreni, nella fabbrica, nei rapporti sociali, sul piano delle riforme come su quello politico e parlamentare. Questa mi sembra una caratteristica del tutto originale rispetto a ogni altro paese capitalistico, della situazione e del movimento operaio italiano, che non deve sfuggirci nel momento in cui riflettiamo anche su fatti gravi e preoccupanti come gli attentati terroristici. [corsivetto] — Lo sviluppo della realtà ha sciolto certi dilemmi. Ad esempio, ha dimostrato che la funzione dei partiti e dei sindacati resta un dato essenziale e può affermarsi in una crescita reciproca. [tondo] — Certo, e cosi è anche per il nesso tra movimento sociale e ruolo degli istituti democratici, fra economia e politica. [corsivetto] — Quali considerazioni suggerisce l’atteggiamento delle forze politiche interne ed esterne allo schieramento di centro-sinistra di fronte ai processi politici di cui hai parlato? [tondo] — Prima di rispondere a questo interrogativo, vorrei sottolineare un dato che mi sembra la necessaria premessa per una corretta valutazione di tutta la situazione politica. Mi riferisco al ruolo via via crescente assunto dal nostro partito, che è stato il punto di riferimento e di stimolo essenziale di tutta la dinamica sociale e politica di quest’ultimo periodo. Questo non è avvenuto a caso: se noi abbiamo assolto a questa funzione, se ci siamo rafforzati, ciò è avvenuto anche perchè, specialmente dopo il 19 maggio, abbiamo puntato tutte le nostre carte su un movimento qual è quello che in effetti si è venuto affermando: unitario, democratico, costruttivo. Quando usiamo questi termini dobbiamo intenderci: non si tratta di un movimento riconducibile a uno schema riformista, ma che sollecita trasformazioni profonde negli istituti e nelle strutture, che intacca privilegi, colpisce interessi retrivi. E’ proprio questo carattere, democratico, composto, e insieme concretamente rivoluzionario che va assumendo in Italia il movimento di emancipazione delle classi lavoratrici che, mentre rende difficile a certe forze politiche il contrapporvisi frontalmente, manda in bestia gruppi apertamente reazionari e li spinge talvolta a scendere sul piano della provocazione o della diversione disperata. [corsivetto] — Sulla reazione delle forze politiche e del paese agli attentati terroristici quale giudizio dai? [tondo] — La mia valutazione nel complesso è positiva. Non c’è stato isterismo. La carta su cui puntano i gruppi di destra indubbiamente è questa. Essi fanno calcolo, forse ancor più che su una reazione anticomunista incontrollata, su un sentimento di paura, su un clima di esasperazione e di confusione, sul quale innestare il tentativo di soluzioni autoritarie. In questo senso, come risposta a questa campagna e a questi propositi, assumono un’importanza particolare le posizioni unitarie dei sindacati e dei movimenti giovanili. Non va trascurata, d’altra parte, la reazione delle forze politiche democratiche che si è espressa in modo significativo nel dibattito parlamentare. Infine sottolineo il rilievo e l’ampiezza, nelle province, in tutta la periferia, delle manifestazioni e delle prese di posizione unitarie, non formali, sia nello schieramento di sinistra che in quello più largo delle forze che traggono la loro origine dalla Resistenza. Insomma, lo schieramento che dice no alle avventure di destra e al pericolo del fascismo è molto ampio e forte. Anche in queste reazioni vi è quindi una prova della forza della democrazia nel nostro paese, e una conferma del nostro giudizio sugli spostamenti reali che già sono avvenuti nei rapporti di forza. [corsivetto] — Come valuti il tentativo di utilizzare la comprensibile preoccupazione suscitata da una minaccia alla democrazia, come occasione per rilanciare il quadripartito? [tondo] — Il nostro giudizio è molto netto. Io credo che occorra dire no con fermezza al tentativo di aprire una crisi con l’obiettivo di ricostituire un governo quadripartito. Questo rappresenterebbe un premio alla linea socialdemocratica, significherebbe piegarsi al ricatto della destra che oggi si esprime all’interno dei partiti che sostengono il governo nelle posizioni della socialdemocrazia e di certi settori della DC. Tali posizioni hanno una caratterizzazione di destra in senso concreto, in quanto puntano su una divisione del movimento operaio, quella divisione che ha ricevuto un duro colpo con la fine della unificazione, tra socialisti e socialdemocratici, con lo sviluppo dei processi di unità sindacale e politica che hanno fatto saltare le basi di massa dello scissionismo. Ci sono poi altre ragioni concrete che spingono la socialdemocrazia a tentare il ricatto del quadripartito o nuove elezioni: la ricostituzione di giunte unitarie, che oltre tutto colpiscono precise posizioni di potere della socialdemocrazia. Il fatto che i socialdemocratici da alcuni mesi non sono più al governo, permette di comprendere ancor meglio la ragione del loro frenetico agitarsi. [corsivetto] — Puoi chiarire le ragioni della nostra decisa ostilità allo scioglimento anticipato delle Camere? [tondo] — Abbiamo già avuto modo di dire che se fossimo mossi solo da un calcolo elettorale, di partito, potremmo giudicare che le elezioni sono per noi convenienti. Anche gli altri partiti lo riconoscono. Ma il nostro calcolo non è stato e non è mai solo di partito. In questo momento noi riteniamo molto pericoloso che si determini un vuoto politico e parlamentare. Oggi più che mai le istituzioni possono e debbono funzionare. E’ inaccettabile che la posizione di un piccolo gruppo minoritario e scissionistico pretenda di diventare l’elemento di condizionamento e di paralisi delle istituzioni, bloccando la soluzione di urgenti e gravi problemi sociali. Aggiungo che il segno conservatore dell’operazione che si prefigge il rilancio del quadripartito, è provato anche dal fatto che l’operazione è diretta chiaramente contro il Partito socialista e le sinistre democristiane. I gruppi più conservatori e integralisti della DC e il PSU, attraverso questa strada, cercano di umiliare e dividere queste forze. [corsivetto] — Ma i fautori del quadripartito a oltranza sottolineano che è necessario oggi un governo «forte» e stabile. [tondo] — In verità è una illusione credere che un governo quadripartito sarebbe un governo «forte» e stabile. Un simile governo, non soltanto per la sua impronta conservatrice, ma per le sue contraddizioni interne sarebbe un governo assai debole. Non sarebbe affatto un fattore di stabilità democratica, e sarebbe perciò spinto ad affermare la sua autorità su una linea non democratica. I problemi che bisogna risolvere non sono astratti problemi di schieramenti, ma sono i problemi concreti posti dai movimenti che sono in atto oggi nel paese. Un quadripartito, che nascerebbe e vivrebbe sotto l’ipoteca della destra democristiana e della socialdemocrazia, non solo non risolverebbe nessuno dei problemi posti da questo movimento, ma li aggraverebbe, aggravando cosi la tensione politica nel paese. [corsivetto] — La Malfa e gli altri fautori del quadripartito parlano della necessità di eliminare in Parlamento la confusione tra maggioranza e opposizione. [tondo] — Ma per La Malfa è confusione il fatto che certe leggi, concordate tra le segreterie di quattro partiti, vengano cambiate attraverso l’esercizio della dialettica parlamentare, come è avvenuto ad esempio per le pensioni e per lo Statuto dei lavoratori. Questo lo terrorizza? Ma questa non è confusione. E’ in realtà l’esercizio corretto della democrazia, è una concreta esplicazione del ruolo e del prestigio del Parlamento, che non per caso proprio in quest’ultimo periodo si è già rafforzato. Ciò che ha paralizzato per anni gli istituti democratici è proprio la delimitazione della maggioranza, fino alla pretesa assurda di rappresentare, talvolta, maggioranze oramai inesistenti. [corsivetto] — Ma, allora, quale risposta dare al problema del governo? [tondo] — Insisto col dire che per noi il problema è di orientamento politico e di indirizzi programmatici. Fatta questa premessa, è chiaro che noi non siamo affatto soddisfatti della situazione esistente. Riteniamo però che il problema del governo debba essere risolto non sottostando al ricatto di gruppi conservatori della DC e della socialdemocrazia, ma intensificando l’iniziativa e la pressione perché a questo governo succeda un governo orientato a sinistra, che si qualifichi positivamente per l'atteggiamento verso le lotte dei lavoratori, per nuovi indirizzi di politica interna ed estera, per il rigoroso rispetto della libera dialettica parlamentare, che consenta anche all’opposizione di sinistra, di cui il nostro partito è forza essenziale, di assolvere pienamente la sua funzione anche nel Parlamento. Il problema essenziale, per tutta la prospettiva, è comunque quello di mantenere la pressione popolare e l’unità popolare e, in pari tempo, rifiutare ogni cedimento ai ricatti della destra. Non sottovalutiamo i pericoli per la democrazia. Dobbiamo far sentire che la democrazia non si tocca. Del resto, noi siamo convinti che la democrazia italiana è abbastanza forte per far fronte ai pericoli che la minacciano e per isolare e sconfiggere gli avventuristi. Bisogna perciò essere più che mai vigilanti contro le provocazioni di ogni natura. Ma, in pari tempo, non si deve concedere nulla alle spinte conservatrici. Bisogna andare avanti non permettendo che venga diviso, mortificato o deluso un cosi forte movimento di massa. | |
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