Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: Quale funzione e ruolo deve avere la « Regione » Emilia-Romagna? Deve essere un organismo che esprime il suo potere attraverso l’esaltazione delle autonomie locali di base, o deve essere un punto decentrato del potere centrale autoritario? Una Regione per quale politica? Questi gli interrogativi posti dal sindaco Triva in apertura di un dibattito svoltosi al teatro Storchi di Modena per iniziativa del Comune e della Provincia di Modena in accordo con la sezione regionale dell’ANCI e dell’Unione regionale delle province. Al dibattito hanno partecipato sette tra segretari e rappresentanti delle segreterie regionali di altrettanti partiti politici: Sergio Cavina (PCI), Ermanno Gorrieri (DC), Libero Gualtieri (PRI), Pietro Crocioni (PSI), Adamo Vecchi (PSIUP), Delio Bonazzi (Movimento socialisti autonomi), Gianni Amelotti (PSU). Il dibattito è stato lungo, vi ha partecipato anche il foltissimo pubblico che gremiva il teatro, ha visto parlare i rappresentanti dei sette partiti in due turni: una prima tornata di interventi di 15 minuti ciascuno e le repliche finali di 5 minuti. Ecco in sintesi le posizioni che sono state espresse. Corrieri (DC): La Regione non si deve fare aggiungendo un istituto agli altri esistenti, ma deve essere un reale momento di decentramento, avere riconosciuta una effettiva autonomia di inventare e sperimentare nuove forme di autogoverno. La realizzazione delle Regioni entro la primavera del 1970 deve essere un impegno tassativo delle forze politiche regionaliste. Nella loro fase costituente esse dovranno poi avere piena libertà di regolamentarsi al di fuori delle scelte centrali, sperimentando e trovando soluzioni ai vari problemi. La questione centrale è che le Regioni siano strumenti permanenti per una maggiore partecipazione dei cittadini; la Regione deve avviare cioè un processo di rinnovamento della struttura dello Stato per un nuovo rapporto Stato-cittadino, capovolgendo il vecchio concetto accentratore burocratico. Un esempio può essere quello della scuola la cui gestione va restituita alle comunità locali e alle varie componenti della scuola stessa. Cavina (PCI): I partiti regionalisti devono battersi chiaramente contro l’ostruzionismo delle destre sulla legge finanziaria regionale, dobbiamo dire però anche che le Regioni si faranno a primavera anche se la legge non ci sarà. Poi nella fase costituente la Regione proporrà e provvederà. La Regione deve essere un organismo vitale di decentramento politico, con poteri di intervento nella programmazione economica regionale attraverso appositi strumenti democratici, autonomi; una Regione capace di fare crescere nuovi poteri dei Comuni, nuovi modi e poteri delle Province, dei comprensori. Costruire una Regione di questo tipo esige un confronto e un certo rapporto tra le forze politiche, al di fuori delle formule di governo a Roma. L’Emilia-Romagna non può essere monopolio di nessuno, si tratta di aprire una dialettica nuova per un confronto che porti ad una costruzione politica comune della Regione, misurandosi sui problemi reali: tipo dello sviluppo economico, scuola, ecc. Gualtieri (PRI): Dobbiamo batterci per avere delle Regioni che nascano nelle migliori condizioni, per questo i partiti devono impegnarsi nella battaglia in corso alla Camera per avere leggi adeguate che impediscano lo affossamento delle Regioni. Esse devono essere un momento dello Stato nuovo, elementi sostitutivi e non aggiuntivi dello Stato, punti fermi di una nuova struttura. Perciò è necessaria anche una ristrutturazione delle attuali Province. Non abbiamo mai fatta, nè mai faremo una battaglia antiregionalista, non siamo dei perfezionisti ma non possiamo permetterci di sbagliare questa riforma, si devono fare delle Regioni buone. La funzione dell’Emilia-Romagna è la stessa delle altre regioni, lo auspicio è che essa sia gestita dalle forze più avanzate, da chi l’avrà voluta democraticamente efficiente. Crocioni (PSI): La battaglia per le Regioni è una battaglia del movimento operaio per la riforma dello Stato. Essa segna anche il momento di una maturazione di coscienza a livelli più alti dei lavoratori. Davanti allo Stato accentrato, la Regione deve porsi come momento di decentramento del potere. Contenuto essenziale della Regione è la direzione dello sviluppo economico attraverso la programmazione. Uno strumento cioè per trasferire la direzione dello sviluppo economico dal potere privato a quello pubblico. Dovremo batterci per avere la legge finanziaria regionale, ma anche se non l’avremo dovremo ugualmente eleggere i consigli regionali entro la primavera del 1970. Amelotti (PSU): Le Regioni si devono fare e a primavera, ma dobbiamo denunciare anche i pericoli per evitare errori già commessi. E’ il caso della legge finanziaria che si deve varare subito, ma bene. Mettere l’accento sul problema della partecipazione può far correre il pericolo di uno svuotamento delle Regioni dato il permanere di strutture e strumenti centralizzati Una soluzione potrebbe essere una Regione di tipo « presidenziale ». Le forze di centro-sinistra che nella regione emiliana saranno probabilmente minoranza, non dovranno assumere corresponsabilità di gestione, ma essere opposizione costruttiva. Vecchi (PSIUP) Una Regione di tipo « presidenziale » nega il principio della « partecipazione ». Vogliamo una Regione che tenga conto della realtà nuova, che abbia il diritto di sperimentare, aderente ai propri problemi e alla propria situazione. Questo significa per la Emilia una Regione che tenga conto dell'esperienza degli enti locali da noi amministrati. Tutte le forze politiche regionaliste potranno concorrere a creare una Regione del tipo che si è detto. Noi non poniamo nessuna discriminazione di carattere politico, l'unico punto di riferimento sono le esigenze della collettività, l'unica discriminante è la capacità di affrontare i problemi politici, economici, sociali, reali, della regione. Bonazzi (MSA): Ci sono due questioni centrali non risolte per cui è necessaria la Regione che deve essere eletta entro la primavera del 1970: la questione della programmazione economica democratica; la questione posta dalle lotte dei lavoratori che vogliono contare di più. Non si può essere regionalisti « a condizione », nè cadere in «perfezionismi» che poi rischiano di rimandare ancora la riforma. Il problema urgente è di battersi prima in Parlamento per avere la legge finanziaria e comunque agire perché i consigli regionali si eleggano entro la prossima primavera. Bisogna insomma che si facciano le Regioni, che si cominci a lavorare, a sperimentare, insieme alla collettività, sui problemi che attendono una soluzione, trovando forme sempre più efficaci di partecipazione dei cittadini. [tabella p. 20] Imprese artigiane in Emilia-Romagna Addetti (Dati al 31 dicembre 1964) Numero Produzione generi alimentari 5.200 17.126 Lavorazioni tessili, abbigliamento e arredamento 25.314 43.341 Lavorazioni del legno 8.888 20.782 Lavorazioni meccaniche 17.575 52.375 Lavorazioni del marmo, vetro, gomma, ecc. 1.929 6.337 Studi fotografici, tipografie ed affini 1.388 4.539 Lavorazioni, carta, plastiche e manifatturiere 1.022 4.089 Costruzioni e installazioni di impianti 14.639 36.666 Servizi personali, igienici, ecc. 10.394 16.897 Trasporti 10.501 16.615 Agricoltura 2.779 6.244 In complesso 99.629 225.011 [tabella p. 21] La forza e la composizione sociale del partito in Emilia-Romagna Federazioni|operai|braccianti e salariati|mezz. e coloni|coltiv. diretti|artig. e imprenditori|comm. ed eserc.|impieg. e tecn.|intell. profess. insegn.|studenti|casalinghe|lavor. a domic.|pensionati|altri|Totali Bologna 38.250 4.975 4.982 2.504 4.648 2.936 3.015 342 133 21.087 680 17.002 3.988 104.542 Ferrara 8.970 14.600 1.260 1.703 1.000 597 586 125 110 2.020 415 4.870 1.433 37.689 Forlì 14.160 950 5.425 2.390 2.300 50 502 101 120 3.480 500 1.475 738 32.191 Imola 3.183 1.176 1.642 311 483 460 194 43 21 1.558 13 1.296 36 10.416 Modena 24.654 5.640 5.155 2.400 4.000 2.685 1.047 170 68 14.098 1.770 8.724 1.412 71.823 Parma 9.128 1.920 2.032 972 1.273 102 163 153 105 1.525 72 2.070 253 19.768 Piacenza 2977 1.698 195 305 295 150 43 7 10 865 32 470 — 7.047 Ravenna 10.524 9.411 3.120 2.302 3.530 400 1.267 231 98 2.888 1.064 4.166 2.183 41.184 Reggio Emilia 20.716 3.551 4.139 5.223 3.500 2.252 1.984 256 128 10.240 3.368 7.680 824 63.861 Rimini 6.743 243 1.421 806 1.272 306 363 80 18 2.587 — 921 262 15.022 Totale Emilia-Romagna 139.305 44.164 29.371 18.916 22.301 9.938 9.164 1.508 811 60.348 7.914 48.674 11.129 403.543 | |
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