Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: Lo sciopero generale per il diritto alla casa per tutti i lavoratori e a basso costo ha avuto un successo grandioso e ha dimostrato ancora una volta la coscienza e la maturità delle classi lavoratrici. Esso si è inserito nel contesto della lunga lotta contrattuale che ha visto e vede mobilitati milioni e milioni di operai delle più importanti categorie. Questa lotta è arrivata oramai ad una stretta decisiva: il movimento ha raggiunto livelli molto elevati. Le varie manifestazioni e gli scioperi generali che si sono susseguiti hanno conosciuto partecipazioni mai viste, e si sono svolti in un clima di grande combattività e tensione, con un rafforzamento dell’unità anche con i lavoratori non in sciopero, con gli impiegati ed i ceti medi. C’è nei lavoratori una esasperata volontà di lotta e di successo. La gente sente di avere forza, diritti da far rispettare. Vi sono possibilità di risultati sostanziosi, sia sul piano contrattuale, che su quello democratico e politico. E’ perciò necessario e possibile tenere il movimento su una linea offensiva e di attacco. D’altra parte, gli stessi sacrifici che la lotta comporta impongono di ottenere risultati concreti e visibili. Non solo tra le masse in lotta, ma tra i lavoratori in generale, c’è attesa che cambi qualcosa di fondo che cancelli condizioni di vita e di lavoro intollerabili. Non si deve dimenticare che esistono ancora molte migliaia di operai a Torino e a Milano che vivono in baracche, dormono in quattro in un letto e, spesso, sono costretti a viaggi lunghi, faticosi e costosi per andare e venire dal lavoro. E’ chiaro che le ripercussioni degli scioperi sui livelli produttivi si fanno fortemente sentire. I conservatori agitano lo spettro della stasi produttiva e dell’inflazione, allo scopo di screditare e isolare le lotte dei lavoratori. Per questo, si può prevedere che, nel corso stesso delle trattative iniziate, si abbia, da una parte, una intensificazione della lotta e degli scioperi e, dall’altra, delle violenze e delle provocazioni. I fatti accaduti l’altro giorno a Milano durante la manifestazione per la casa, nel corso della quale sono avvenute violente e ingiustificate cariche di polizia sulla responsabilità delle quali dovrà essere fatta piena luce, confermano che è su questa strada che le forze più retrive intendono proseguire. Intanto, vogliamo qui rilevare che non si sono verificati incidenti in nessuna delle numerose e grandiose manifestazioni avvenute in tutte le città d’Italia, quando la polizia non è intervenuta e l’ordine è stato assicurato dai manifestanti stessi. Tutto questo impone una maggiore mobilitazione della classe operaia e dell’intiera opinione pubblica, in appoggio agli operai in lotta e per assicurare, in ogni caso, la libertà di sciopero e di manifestazione e sventare provocazioni e prepotenze poliziesche. La Confindustria segue una linea di resistenza aspra e provocatoria, tendente a rompere lo schieramento unitario dei lavoratori. Di qui le spinte che si fanno sentire verso posizioni e modi di lotta errati, per l’acutezza della tensione sociale e politica; posizioni e modi che noi abbiamo sempre respinto e condannato con grande fermezza. Ma le manovre provocatorie e scissioniste sono sempre più nettamente rigettate dalla coscienza operaia, e si constata una crescita del prestigio e dell’influenza delle organizzazioni sindacali, in generale, e del nostro partito, in particolare. Vi è un crescente isolamento e un certo processo di frantumazione di quei gruppi che cercavano e cercano un proprio spazio politico, al di fuori e contro i sindacati, al di fuori e contro il nostro partito. Il problema decisivo è oggi quello degli schieramenti unitari, che si sono notevolmente rafforzati nel corso della lotta. La spinta unitaria realizzata sui contenuti delle lotte deve tendere a rafforzare sempre più questa unità a tutti i livelli e su tutti i piani, sviluppando la polemica contro ogni tentativo di far risorgere posizioni moderate e di divisione del movimento o di deviare le lotte in corso dal terreno e dagli obiettivi fissati. A questo scopo deve essere compiuto uno sforzo continuo per il rafforzamento della democrazia operaia e perché i movimenti sindacali mantengano ciascuno la propria autonomia e ogni lotta abbia una sua soluzione. In queste condizioni, deve essere condotto un deciso attacco contro l’intransigenza padronale e la posizione delle industrie a partecipazione statale che bloccano con la Confindustria. Dobbiamo valorizzare tra l’opinione pubblica le lotte operaie di questi giorni, come espressione di esigenze profonde e facendo risaltare il processo di maturazione politica e sindacale che esse esprimono, smentendo la pretesa teoria delle esplosioni incontrollate. Dobbiamo valorizzare il contenuto democratico, rinnovatore, progressivo delle lotte operaie di queste settimane, la loro funzione nazionale, che si contrappone alla funzione conservatrice e antinazionale di quanti cercano in ogni modo di contrastarle, deviarle, soffocarle. In particolare, dobbiamo sgonfiare l’allarmismo della stampa padronale e di destra, indicando le responsabilità dell’asprezza della lotta nella avidità e nella grettezza padronale, esaltando l’unità sindacale, la solidarietà popolare con le lotte operaie, come un altro indice della popolarità e della giustezza di queste. Naturalmente, tutte queste questioni non possono non sfociare in un discorso politico, perché non tutto può essere affidato alle trattative contrattuali, come ha dimostrato lo stesso sciopero per la casa; discorso che deve essere svolto in sede politica, nei confronti degli altri partiti e sui vari problemi sociali e politici, in particolare attorno ai problemi della democrazia, dei suoi contenuti e delle sue forme nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e nel Paese, attorno ai problemi delle convergenze e delle alleanze da realizzare attorno alla classe operaia, da parte dei partiti e dei gruppi che dicono di esprimerne gli interessi e di perseguire obiettivi generali di rinnovamento democratico e di progresso sociale. Si tratta, cioè, di porre con forza l’esigenza di uno spostamento a sinistra di tutto l’asse della politica nazionale e la necessità della formazione di una nuova maggioranza, di un blocco di forze politiche e sociali, di cui il movimento di questi giorni, e l’unità in esso attuata, costituiscono la premessa, che deve avere però il suo naturale sviluppo anche in sede politica, se si vuole dare sicurezza e stabilità alle conquiste che verranno acquisite. Perciò mai come in questo momento si è posto con tanta urgenza e necessità il problema del rapporto tra movimento e opinione pubblica, per il mantenimento, l’estensione ed il rafforzamento degli schieramenti unitari, della solidarietà attiva delle popolazioni con le lotte operaie e popolari, per far nascere, da queste lotte, una prospettiva più avanzata, di alternativa politica, in cui si possano creare nuove e più avanzate posizioni, non solo di difesa delle conquiste realizzate ma anche nuove posizioni di forza e di potere, da cui partire per rendere possibile un organico sviluppo di queste stesse conquiste, in un nuovo sistema di più democratici e più avanzati rapporti politici, economici e sociali. Dobbiamo avere coscienza che ci troviamo di fronte ad un processo che si sviluppa nel senso di un rapido mutamento della situazione. Lo sforzo del partito deve essere perciò quello di crescere con questo sviluppo. Il partito sta vivendo una grande esperienza, sta crescendo, pur con delle difficoltà e dei ritardi: dobbiamo intervenire per superare le une e gli altri, ma con la coscienza che l’intervento avviene in un quadro di sviluppo, di crescita politica e organizzativa. Dobbiamo perciò dare più precisione e concretezza ai compiti ed alla funzione che ci competono, soprattutto nell’orientamento e nel sostegno delle lotte, nella elaborazione, popolarizzazione e generalizzazione delle esperienze. Si devono suscitare varie forme di solidarietà popolare con le masse in lotta, sull’esempio di quelle adottate dalle amministrazioni comunali di Torino, di Venezia, di Milano e di altre città, le quali hanno stanziato centinaia di milioni per finanziare varie iniziative di aiuto alle famiglie dei lavoratori, in particolare a quelle immigrate: ricordiamo, ad esempio, la dilazione dei pagamenti delle bollette dei servizi pubblici, del gas, dell’acqua, ecc. In alcune città la dilazione dei pagamenti degli affitti è oggetto della lotta di appositi comitati popolari di quartiere. Pure da notare è l’iniziativa delle cooperative locali, con l’appoggio delle cooperative emiliane e toscane, per l'immissione, negli spacci di derrate alimentari a prezzi ribassati. Sono forme di solidarietà, queste, che vanno non solo a favore degli operai in sciopero, ma anche di tutti i lavoratori, rafforzando così l’unità tra scioperanti e popolazione. E’ evidente che le conclusioni contrattuali a cui si addiverrà saranno decisive per tutti gli ulteriori sviluppi dell’azione popolare. Sono un anello di grande importanza, che bisogna tirare per portare avanti tutta la catena. Ma, l’abbiamo già detto: una conclusione positiva delle vertenze sindacali non risolverà tutte le questioni che sono sul tappeto e che le lotte stesse hanno messo in evidenza, sia sul piano sociale che su quello politico, e per la soluzione delle quali saranno necessarie nuove lotte e più vaste convergenze e mobilitazioni sociali e politiche. Basta pensare alla questione delle imposte e delle trattenute di ricchezza mobile sui salari e gli stipendi; alle questioni che si raccolgono in quello che è stato chiamato Statuto dei lavoratori, senza la soluzione delle quali le stesse conquiste contrattuali, strappate con tanti sacrifici, minacciano di sfumare in nulla; basta pensare ai problemi, di interesse generale, degli indirizzi economici, della casa e della riforma urbanistica, della riforma sanitaria, del carovita, della scuola, ai problemi del Mezzogiorno e dell’emigrazione, tutti problemi brucianti che esigono radicali e pronte soluzioni. E’ su queste questioni che dobbiamo mettere alla prova le altre forze politiche che si dicono di sinistra e sostengono di perseguire obiettivi di rinnovamento e di progresso. Purtroppo, non è su questi problemi concreti che finora sono avvenute le differenziazioni e le discriminazioni nei partiti del centrosinistra, ma su questioni di schieramento e di formule governative. Invece, è su concreti obiettivi di riforma e di progresso sociale che dobbiamo chiamare a pronunciarsi i vari raggruppamenti che si dicono di sinistra, allo scopo di determinare, su precise questioni, spostamenti di forze e di potere di decisione. Come si vede, si tratta di una battaglia grossa ed impegnativa, che ha come obiettivo la riduzione del profitto capitalistico, e soprattutto di quello monopolistico, e una più equa distribuzione del reddito nazionale, a favore di chi lavora e dei consumi sociali, imponendo nuovi indirizzi di politica economica e sociale e una decisa svolta nella direzione politica del Paese. E’ un fatto che lo stesso sviluppo delle lotte, l’urgenza e la gravità dei problemi che attendono soluzione, pongono in termini più categorici il problema della direzione politica del Paese. C’è stato, in tutti questi mesi, un ulteriore deterioramento del governo che investe non solo questo governo Rumor, ma ogni formula governativa che pretenda, in modo più o meno aperto, di procedere sul terreno su cui da anni si muovono i governi a direzione democristiana, siano essi monocolori, tripartiti, o quadripartiti; tutti e sempre però moderati e centristi nella sostanza. Contro questa politica, contro il centro-sinistra, che oramai non amministra più che il proprio sfacelo, noi abbiamo affermato e affermiamo la necessità di una svolta a sinistra che avvii una politica radicalmente diversa, profondamente rinnovatrice. Sorge da ciò l’esigenza della formazione di una nuova maggioranza che — rompendo nettamente con la politica svolta finora — sia capace di raccogliere tutte le forze veramente di sinistra che oggi si battono, dalla opposizione e negli stessi partiti del centro-sinistra, per una nuova direzione politica del paese. Soprattutto vi è oggi la improrogabile necessità che le lotte operaie e popolari — e in particolare il grandioso sciopero generale per la casa e per gli altri obiettivi di riforma — abbiano una pronta e positiva risposta da parte del governo, del Parlamento e di tutte le forze di sinistra e democratiche. E’ su questa linea che ci siamo mossi finora, mantenendo tempre ferma la necessità di una politica organica complessiva, cioè di una nuova maggioranza, ma battendoci, giorno per giorno, per la soluzione di tutti i problemi più urgenti e cercando di realizzare, via via, per ogni soluzione, tutte le possibili convergenze, anche momentanee, anche parziali. Dobbiamo riconoscere che questa linea si è rivelata giusta ed ha dato dei risultati concreti, per la soluzione di alcune questioni urgenti e di rilievo. Inoltre, è andato avanti non solo il discorso per nuovi rapporti con il nostro partito, ma anche un certo avvicinamento tra noi e le altre forze di sinistra. Abbiamo contestato le visioni pessimistiche della situazione, portate avanti da esponenti socialdemocratici, per giustificare rinunce e cedimenti; abbiamo ridicolizzato l’arbitrario ed assurdo sospetto che volessimo seguire la strada già percorsa disastrosamente anni fa dai socialisti; abbiamo tenuto testa ai patrocinatori dell’ordine poliziesco e dello Stato forte. Le grandi lotte unitarie di questi mesi, i passi avanti fatti sulla via dell’unità operaia e di azione non possono essere negati da nessuno che sia in buona fede. E’ vero che l’unità vasta e profonda, realizzatasi sul piano sindacale e delle lotte operaie e popolari, stenta e ritarda ad estendersi anche sul piano politico. Riconosciamo che su questi problemi la nostra azione deve essere più vivace e più incisiva, soprattutto per quanto riguarda la prospettiva politica alternativa che noi poniamo e per imporre passi seri in direzione di una decisa svolta politica. L’attuale governo Rumor incontra molte difficoltà a durare. Nonostante l’ elezione, quasi all’unanimità, del nuovo segretario della DC, lo equilibrio interno di questa è sempre assai precario. E’ impossibile negare i progressi fatti in direzione di un maggiore avvicinamento tra tutte le forze di sinistra, esistenti dentro e fuori il centro-sinistra, non solo nelle sedi amministrative, su questioni locali, ma anche su questioni politiche di primo piano, come la pace, il Vietnam, la difesa della libertà, la protesta contro gli interventi polizieschi, la passività o l’insufficienza governativa sulle questioni sociali più brucianti: assistenza sanitaria, case, calamità naturali, stato delle città, che esplodono per la loro caotica crescita o rovinano per la mancanza di ogni difesa del suolo. E’ verso la soluzione di queste questioni che dobbiamo orientare i nostri sforzi, anche nel momento attuale, facendoci portatori della volontà dei lavoratori e della popolazione di veder risolti i problemi più urgenti e che più gravemente incidono sulle loro condizioni di vita e di lavoro, estendendo ancora la nostra azione unitaria ed agendo nei confronti delle varie correnti di sinistra degli altri partiti, per spingerli a rifiutare i ricatti e le intimidazioni anticomuniste e ad agire perché siano superate, definitivamente e senza residui, le assurde pregiudiziali di chiusura nei confronti delle proposte e delle istanze portate avanti dai comunisti, che sono poi, come dimostrano i fatti, le istanze delle grandi masse popolari e per le quali esse manifestano e lottano. E’ svolgendo questa nostra azione e rendendo sempre più esplicita ed evidente la saldatura fra le rivendicazioni del momento e l’esigenza di una nuova maggioranza che noi facciamo maturare la necessaria alternativa di sinistra, la possibilità di formazione di nuove maggioranze, che è l’obiettivo che noi dobbiamo tener fermo, perchè un partito come il nostro ha sempre bisogno di riferirsi ai propri obiettivi strategici, per dare il giusto senso all’azione concreta di ogni giorno. Credo che possiamo affermare, con tranquilla sicurezza, che la gente comprende la nostra azione e la nostra prospettiva, perché vede che esse portano a reali spostamenti di forze, perchè la gente valuta esattamente il nostro peso, la nostra autorità ed anche le reali possibilità che abbiamo di incidere sia sulle decisioni governative che su quelle legislative. Evidentemente, tutta la nostra azione si inserisce in un processo complesso, difficile, più o meno lungo ed aspro, che sta a noi accelerare, non illudendoci di poter imboccare « scorciatoie » facili ed illusorie, ma stando sempre strettamente legati alla realtà, alla maturazione, che noi dobbiamo favorire in tutti i modi, di tutti i fattori che possono portare effettivamente ad una svolta radicale di indirizzo politico ed al coagulo delle forze politiche e sociali capaci di avviare e di portare avanti questa svolta e di marciare su quella che noi chiamiamo la via italiana al socialismo. Il governo Rumor non ha nessun orientamento sulle questioni di fondo. Sta in piedi malamente, incalzato dagli avvenimenti. Fin quando può durare? La rivolta del Paese, contro questa situazione insostenibile, può scoppiare sotto il peso dei problemi che non vengono risolti e perchè la gente non può più oltre tollerare di essere ingannata. Bisogna avere iniziative che mettano il governo con le spalle al muro e stringano i nostri interlocutori su soluzioni concrete e su questioni di indirizzo, allo scopo di determinare nuove dislocazioni e nuovi raggruppamenti politici. Dobbiamo dire no a ogni tentativo di ricostituire, sotto ogni etichetta e combinazione, il centro-sinistra. Servirebbe solo a bloccare, per altri mesi, ogni soluzione reale delle questioni ed il processo di coagulazióne delle forze di sinistra che si sta sviluppando, anche se a rilento e con difficoltà. Dobbiamo mettere l’accento sul contributo che noi possiamo dare per la soluzione dei problemi concreti che stanno davanti al Paese e che è semplice illusione ed inganno pensare di poter fare qualcosa di rinnovatore e di progressivo senza i comunisti e tanto meno contro i comunisti, perchè i comunisti sono l’espressione di tanta parte delle masse operaie e popolari, della parte più avanzata, più decisa e più forte di queste masse, le quali vogliono contare di più nella società e nella direzione politica del Paese, pesare di più nelle decisioni di fondo che interessano notti solo il loro lavoro, le loro condizioni di vita ed il loro avvenire, ma anche le sorti e l’avvenire di tutta la nazione. | |
|
|