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tipologia: Analitici; Id: 1549937


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Giuseppe Chiarante, Scuola e fabbriche
Responsabilità
Giuseppe Chiarante+++
  • Chiarante, Giuseppe
  autore+++    
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Editoriale [Rinascita] {Editoriale [Rinascita]}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - manuale o riveduta:
La coincidenza di tempi fra l’imminente riapertura delle scuole — con tutti i motivi di acuta tensione che essa ogni anno puntualmente ripresenta — e l’impetuoso sviluppo nel paese di un movimento di lotte operaie e popolari di cui sono sempre più evidenti il grande rilievo e significato — sia per l’eccezionale ampiezza delle categorie di lavoratori e degli strati sociali che in esse sono impegnati sia per i caratteri assai avanzati degli obiettivi economici e normativi posti da tali lotte e per lo stretto intreccio che si è venuto stabilendo tra questi obiettivi e alcune fondamentali rivendicazioni di trasformazione delle strutture civili del paese e di modificazione della distribuzione dei redditi e dei consumi, dalla casa all’assistenza sanitaria — ripropone con forza il problema della collocazione che la questione scolastica ha, o deve avere, tra i temi attorno a cui oggi si sviluppa lo scontro di classe in Italia: che è anche, se si vuole, il problema dei rapporti tra lotte studentesche e lotte operaie. E’ ben noto, infatti, che proprio delle scadenze contrattuali dello autunno 1969 si è tanto parlato negli ultimi due anni, nel dibattito interno al movimento studentesco, come di un appuntamento decisivo per l’incontro tra studenti e classe operaia; ed è chiara, d’altra parte, l’importanza che assume il fatto che tutti i problemi che stanno alla base della crisi della scuola si ripropongano questo anno — e certamente non attenuati — in una fase di scontro sociale e politico così acuto e generalizzato. Sembra dunque essere questa la occasione per rendere meno estrinseco e formale — meno affidato a semplici affermazioni di principio e più calato in concrete esperienze di lotta e di costruzione di nuovi schieramenti unitari — il legame tra la tensione che è venuta maturando nella scuola e fra le masse studentesche e il più generale movimento di lotta della classe operaia e delle masse popolari.
Che questo sia il problema sul tappeto è fuori discussione. Non solo, infatti, la questione scolastica è oggi uno dei terreni dove più acutamente si manifesta l’incapacità della classe dominante di dare una positiva risposta a bisogni che sono così largamente cresciuti nella vita del paese (e anche la sua incapacità di superare le divergenze che sono presenti al suo interno tra esigenze di razionalizzazione e di ammodernamento e interessi corporativi di mera conservazione) ; ma sempre più essa assume il rilievo di terreno discriminante per una scelta di classe, dove si scontrano interessi contrapposti e opposte visioni della società e del suo sviluppo.
La denuncia del carattere classista del sistema dell’istruzione, l’analisi sul ruolo di classe della scuola nella società capitalistica, escono dall’empireo delle affermazioni generali e diventano, con consapevolezza crescente, un dato acquisito all’esperienza concreta di sempre più larghe masse popolari. Prima di tutto al livello dei gradi inferiori dell’istruzione, dove la scuola oggi si presenta come uno degli strumenti essenziali non solo e non tanto di conservazione di annosi squilibri e arretratezze, quanto di quel processo di formazione dei moderni ghetti e di esclusione e messa ai margini di intieri strati sociali che è una delle caratteristiche dello sviluppo delle società di capitalismo avanzato. Se c’è un dato che colpisce nell’andamento della scuola negli ultimi anni è infatti — al di sotto di un’espansione scolastica che a prima vista è stata addirittura tumultuosa — la sostanziale immobilità, almeno nei suoi risultati, della scuola obbligatoria: gli allievi che quest’anno hanno completato la scuola media sono stati, al pari di quattro o cinque anni fa, circa il 60 per cento dei ragazzi della loro stessa età, con la tendenza quindi a cristallizzare attorno al 40% la percentuale dei ragazzi italiani che non giungono neppure al completamento dell’istruzione primaria. E’ quel 40 per cento che è destinato a formare nei prossimi anni, secondo la logica dello sviluppo capitalistico, i nuovi ghetti sociali delle zone di abbandono del Sud e delle campagne o delle periferie sottoproletarie delle metropoli urbane, ad alimentare l’esercito di riserva di manodopera non qualificata che preme sul mercato del lavoro, a conoscere l’amaro destino della disoccupazione, della sottooccupazìone, dell’emigrazione.
Ma anche al di sopra di questa « frontiera degli esclusi » lo sviluppo dell’istruzione mette in luce — accanto al meccanismo di selezione classista che opera a tutti i livelli — il pesante e complesso condizionamento che su di essa esercita il modo in cui una società capitalistica utilizza (e spesso sottoutilizza, o utilizza comunque in modo distorto) il ruolo crescente che ha la scuola nel processo di riproduzione della forza lavoro qualificata e di sviluppo di nuove forze produttive collegate all’avanzamento della scienza e della tecnica. Non c’è bisogno di insistere su questo punto: si tratta di quei processi — di dequalificazione della figura dello studente come premessa all’accentuata subordinazione del lavoro tecnico e intellettuale; di crescente pressione sugli indirizzi formativi e sull’attività di studio e di ricerca; di acuto conflitto fra le nuove esigenze di formazione critica e polivalente e il mantenimento di un ordinamento gerarchico e autoritario funzionale agli interessi di conservazione dell’ordine esistente — in cui sono maturate le contraddizioni che hanno portato alla presa di coscienza e all’esplosione di lotta del movimento studentesco.
Alla riapertura delle scuole tali problemi si ripropongono quest’anno, con immutata acutezza, inasprita anzi dalla nuova coscienza che le lotte studentesche hanno suscitato; e ciò non solo per il sostanziale fallimento registrato in questi anni dalla politica scolastica governativa, ma anche perchè dagli indirizzi che essa mostra di voler perseguire (quali risultano dal progetto di riforma proposto per l’Università, dalle poche indicazioni manifestate per la scuola media superiore, dal sostanziale silenzio sulle condizioni della scuola obbligatoria) emerge una linea che tende praticamente a secondare i processi in atto, sia mantenendo di fatto alla scuola primaria il ruolo di strumento di una massiccia selezione di classe, sia accompagnando con misure di riordinamento parziale, nella scuola postobbligatoria, le tendenze in atto da un lato alla dequalificazione degli studi, dall’altro lato a una più immediata subordinazione alle richieste della produzione e dell’organizzazione sociale capitalistica. Non solo, perciò, si riaffacciano tutti i motivi di tensione determinati tradizionalmente dalle carenze e arretratezze del sistema scolastico, ma è una tensione che chiama in causa temi nodali dell’attuale organizzazione della società.
Rivendicare, come un movimento sempre più esteso oggi rivendica, una reale attuazione del diritto allo studio — dalla generalizzazione della scuola per l’infanzia alla scuola a pieno tempo e alla sua effettiva gratuità, dal rifiuto della scuola che boccia all’obiettivo del salario studentesco nell’istruzione media superiore e nella università — significa infatti non solo rispondere a bisogni immediati e oramai largamente sentiti delle masse popolari, ma mettere in discussione la divisione dei ruoli e la gerarchia sociale propria della società borghese, l’uso della scuola come strumento della divisione capitalistica del lavoro e di riproduzione di questa gerarchia.
Porre l’obiettivo della gestione sociale della scuola, e sviluppare in questa direzione significative esperienze di incontro tra forze interne ed esterne a essa, non è generica richiesta di maggiore democrazia, ma rivendicazione del controllo della classe operaia e degli strati popolari a essa alleati sui meccanismi della formazione e della riproduzione della forza lavoro, sugli indirizzi dell’attività di ricerca e dello sviluppo tecnologico, sulla destinazione e utilizzazione sociale dei loro prodotti.
Un diverso sviluppo dell’istruzione, nel senso sia della sua generalizzazione sia del suo livello critico e scientifico e quindi di sostanziali riforme degli ordinamenti e degli indirizzi, non soltanto pone problemi di diversa distribuzione dei redditi e dei consumi non meno rilevanti di quelli posti dagli obiettivi della casa o dell’assistenza sanitaria, ma investe l’organizzazione sociale borghese in uno dei meccanismi più delicati, che non solo è strumento decisivo di trasmissione delle ideologie tradizionali e di organizzazione del consenso, ma è oggi fattore di importanza crescente nell’orientamento dello sviluppo delle forze produttive.
Ma se queste sono le implicazioni dello scontro che nella scuola è aperto e questo è il potenziale di lotta che attorno a questi temi è disponibile, tanto più emergono — e soprattutto in una fase come questa — anche i limiti che tuttora impediscono a tale potenziale di tradursi in un movimento di pari ampiezza e radicalità. Sono limiti che certamente riguardano, innanzitutto, l’intero schieramento operaio e popolare.
Se, per esempio, i temi dell’istruzione non sono presenti nelle lotte operaie di queste settimane per lo meno con il rilievo che hanno assunto quelli della casa o della salute, ciò non è tanto una prova di scarsa sensibilità dei sindacati o dei loro militanti, ma è prima di tutto il segno di un lavoro politico ancora insufficiente per dare unità, teorica e pratica, a tali temi, precisarne non astrattamente i rapporti col più generale scontro di classe, individuare nel concreto momenti anche parziali di avanzata sociale verso gli obiettivi proposti.
E sono limiti che rinviano, senza dubbio, alle vicende, ai problemi, alle responsabilità del movimento studentesco. La linea con cui gran parte delle avanguardie e dei gruppi che si richiamano a tale movimento si sono presentati, in queste settimane, all’atteso appuntamento delle lotte operaie — su posizioni che vanno da un generico solidarismo alla velleitaria aspirazione a un ruolo di direzione o per lo meno di detonatore rispetto alle lotte in corso — segna il fallimentare punto di arrivo della crisi che nello scorso anno ha visto in molti casi il movimento studentesco smarrire, assieme al suo specifico terreno di lotta, le ragioni più valide della sua azione e quindi la possibilità di una più incisiva presenza nel complessivo schieramento di classe. E’ dunque una linea che non solo rappresenta un approccio politicamente sbagliato alle lotte operaie, ma che è tale proprio perchè ha significato, prima di tutto, rinuncia a costruire nella scuola un autentico terreno di scontro sociale e politico, a sviluppare in tale scontro un più solido e duraturo movimento di massa, a partire di qui per stabilire un più autentico rapporto con la classe operaia.
Recuperare questo terreno è oggi problema essenziale: e non siamo noi comunisti i soli ad avvertirlo. Non per proporre agli studenti di tornare a rinchiudersi in un orizzonte settoriale e di categoria: al contrario. E neppure soltanto per dare alla questione scolastica quel rilievo politico generale che essa oggettivamente ha già assunto. Ma per evitare che l’esperienza del movimento studentesco si disperda, lasciando dietro di sè solo i risultati di sollecitazione e di stimolo che essa ha già dato; e perchè invece si sviluppi come effettivo allargamento e arricchimento — proprio per i dati sociali nuovi cui essa inerisce e per l’espressione che rappresenta di una così cospicua realtà delle società di capitalismo maturo — di quello schieramento di forze che va laboriosamente costruendo, attorno alla classe operaia, una nuova realtà unitaria alternativa al potere borghese.
 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32751+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1969 Mese: 9 Giorno: 26
Numero 38
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 9 - 26 - numero 38


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