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tipologia: Analitici; Id: 1549933


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Tipologia Periodico
Titolo L'autunno operaio è cominciato, Produzione, occupazione e salari nei settori impegnati nella lotta, 6 – l. p., Tessile: cala l'occupazione
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Lotte sindacali [Rinascita] {Lotte sindacali [Rinascita]}+++  
Osservatorio economico [Rinascita] {Osservatorio economico [Rinascita]}+++  
Economia italiana [Rinascita] {Economia italiana [Rinascita]}+++  
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[illustrazione: SONO I PADRONI CHE MANOVRANO I PREZZI / ALT AI PADRONI / ALT AL CAROVITA]
La produzione del settore tessile, secondo i dati calcolati dall’ISTAT, nel primo semestre del 1969, rispetto al primo semestre 1968, avrebbe registrato un incremento del 5,8% mentre nel corrispondente periodo precedente, vi sarebbe stata una riduzione media del 2,2 %. Sempre secondo l’ISTAT, nel complesso del 1968, la produzione in media sarebbe rimasta un poco al di sotto del livello del 1967.
Viceversa secondo le rilevazioni effettuate dalla Confindustria anche nel 1968 si sarebbe avuto un incremento produttivo e anche non indifferente (più 6,1%). (v. Confindustria: « Le prospettive dell’industria italiana nel quadriennio 1969-72 », pag. 7, Roma 1969).
Anche nel settore dell’abbibigliamento l’indice calcolato dall’ISTAT ha segnato una riduzione nel 1968 ( - 3,5%) ed un aumento peraltro lieve nel primo semestre 1969 (più 4,0% rispetto al primo semestre 1968), mentre secondo i dati della Confindustria già nel 1968 (rispetto al 1967) si sarebbe verificata una ripresa abbastanza forte (più 7,9%).
Nel settore delle calzature l’indice ISTAT segna per il periodo dal primo semestre 1968 al primo semestre 1969 un incremento del 6,4% nel complesso del ’68, segna un aumento del 12,9% questa volta solo di poco inferiore a quello calcolato dalla Confindustria (più 14,3%).
In conclusione entrambe le rilevazioni sia pure in tempi e misure diverse denunciano un complessivo miglioramento dell’attività produttiva del settore tessile e dell’abbigliamento, mentre per il settore delle calzature rivelano il proseguimento del ritmo espansivo molto forte già registrato in precedenza.
Il miglioramento produttivo del settore tessile non ha però avuto nessuna influenza positiva sull’andamento della occupazione. Anzi secondo i dati del ministero del Lavoro (che rilevano le aziende con almeno 10 addetti) la tendenza negativa si è aggravata: - 2,8% nei 1958 contro il - 0,4 per cento nel 1967. Nei settori dell’abbigliamento e delle calzature l’occupazione ha presentato aumenti abbastanza elevati, ma comunque inferiori a quelli della produzione.
Da notare che nei settore tessile il numero degli stabilimenti censiti dal ministero del Lavoro è, in questi ultimi anni, sempre aumentato. Ciò significa che, almeno secondo i dati citati, la dimensione media delle aziende si è abbassata: essa è infatti passata da 92 operai per stabilimento censito nel 1965 a 82 nel 1968. Le cose sono andate diversamente negli altri due settori: in media il numero degli operai per stabilimento è passato da 54 a 59.
Nel settore tessile, diversamente dal 1967 in cui di fronte ad una riduzione dell’occupazione femminile si registrava un aumento di quella maschile, nel 1968 la flessione ha investito in misura proporzionale pressoché uguale sia gli uomini che le donne.
Se si esaminano i dati dei settori specifici vediamo che la riduzione della occupazione ha avuto un carattere diffuso presentando due sole eccezioni: il settore delle fibre artificiali e sintetiche (che è passato da 4.977 operai occupati nel 1967 a 6.692 nel 1968) e quello dei tessuti di maglie e maglieria (da 83.408 a 88.906). Viceversa nel settore dell'abbigliamento l’occupazione è aumentata in tutti i settori con la sola netta eccezione del settore della fabbricazione di feltri e cappelli. La tendenza negativa della occupazione nel settore tessile ha trovato riscontro nell’andamento molto sfavorevole dei salari sia contrattuali che di fatto. In termini reali i primi sono aumentati nel 1968 del 4,1 % e i secondi appena del 2,7% (in entrambi i dati sono esclusi gli assegni familiari). Nell’anno passato si è quindi verificato uno slittamento salariale negativo.
Nello stesso periodo la riduzione delle ore in media lavorate in ciascun mese ha costituito un ulteriore fattore di deterioramento dell’andamento delle retribuzioni di fatto.
Naturalmente nei settori dell’abbigliamento e calzature la dinamica è stata più vivace; in questo caso il fenomeno dello slittamento ha presentato caratteristiche consuete: cioè allargamento della forbice tra salari contrattuali e salari di fatto.
Nonostante la tendenza riflessiva dell’occupazione e dei salari che ha caratterizzato il settore tessile negli ultimi anni, vediamo dalle pubblicazioni ufficiali della Confindustria (Op. cit. pagg. 7, 25, e 28) che gli industriali italiani prevedono una ulteriore flessione degli investimenti e dell’occupazione e viceversa un aumento, anche se contenuto, della produzione. Le intenzioni sono esplicite: si vuol fare continuare a pagare agli operai il peso di una crisi che ha origine proprio nella politica che gli industriali vogliono perpetuare. Una politica cioè fondata sui bassi salari anziché sullo sviluppo tecnologico.
Nel settore tessile e in quello dell’abbigliamento troviamo i salari che sono ai livelli più bassi della scala delle retribuzioni italiane: nei settori della seta, del cotone e delle fibre artificiali il salario di fatto (compresi gli assegni famigliar! e tutti gli elementi accessori) nel 1968 è stato in media di 73.000 lire lorde; nel settore della lana di 82 mila; nei tessuti di maglia e maglieria di 57.000 lire; nel settore dell’abbigliamento dì 56 mila ecc. Ora è vero che in questi settori si ha una massiccia presenza deii’occupazione femminile, ma se questo fatto ha avuto un’influenza delle due l'una: o le donne a parità di qualifica prendono una paga inferiore, oppure c’è un loro concentramento nelle qualifiche più basse. In entrambi i casi la parità salariale si sarebbe rivelata un falso. Se d’altra parte le basse medie salariali presenti in queste industrie non sono tanto dovute alla presenza della occupazione femminile, quanto a certe strutture del settore le quali ovviamente sono frutto di una certa logica di sviluppo, allora sono queste strutture che bisogna modificare, è questa logica che va spezzata e rovesciata. In ogni caso è ormai chiaro che gli operai uomini e donne non sono più disposti ad accettare dei livelli retributivi che non sono degni di un paese civile.
[tabella p. 21]
Occupazione operaia e salari di fatto nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (Variazioni percentuali) Occupazione Salari reali 1967 1968 1967 1968
Tessili — 0,4 — 2,8 4- 3,0 4- 2,7 Abbigliamento + 8,9 4- 8,6 4- 1,3 4- 6,4 Calzature 4- 3,1 4- 6,0 Fonte: Elaborazione su dati del ministero del Lavoro e del- l’ISTAT
 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32749+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1969 Mese: 9 Giorno: 12
Numero 36
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 9 - 12 - numero 36


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