Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: [illustrazione: ASSEMBLEA OPERAIA / PIU' POTERE IN FABBRICA] L’andamento produttivo del settore dell’edilizia costituisce uno dei fattori fondamentali che hanno condizionato e hanno contribuito a distorcere l’attuale fase di espansione produttiva. Per i caratteri peculiari del settore dominato dalla presenza massiccia di (posizioni parassitane della rendita urbana e da una fascia notevole di profitti differenziati dovuti alla compresenza nel settore di imprese tecnologicamente avanzate e di un gran numero di piccole e medie imprese arretrate, e per la particolarità del bene prodotto — che assume direttamente i caratteri di bene di immediato consumo sociale — il discorso, anche di carattere congiunturale, non può non richiamarsi alle caratteristiche specifiche della struttura dell’offerta e della domanda in edilizia. Già nel periodo di espansione economica degli anni '60 si verificò un incremento notevole degli investimenti in questo settore rispetto agli altri settori direttamente produttivi e una incidenza degli investimenti fissi lordi per abitazioni sul reddito nazionale crescente sino al 1964 e comunque attestata, anche negli anni successivi, su livelli superiori al 6% del reddito nazionale. Lo sviluppo tumultuoso del settore edile si fondò sulla crescente necessità di alloggi la cui carenza fu messa a nudo e aggravata dall’imponente fenomeno migratorio interno e dagli intensi processi di inurbamento. La gigantesca macchina della speculazione edilizia fu messa in moto e non trovò sul suo cammino in quel periodo nè freni, nè remore di nessuna natura. Per l'assenza assoluta di ogni politica edilizia che tentasse in qualche modo di condizionare e di comprimere il peso delle rendite, le conseguenze dell’ incontrastato dominio dei gruppi privati furono gravissime e non possono essere valutate soltanto considerando la crisi profonda che ha colpito il settore sino al 1966 e che è stata contrassegnata da una radicale diminuzione dell’occupazione operaia e dall’esistenza di migliaia di vani e appartamenti sfitti o invenduti, mentre permaneva la pressione di una richiesta insoddisfatta di case a fitti accessibili, ma deve essere valutata anche — e soprattutto — per il grave guasto urbanistico provocato. Il rilancio dell’attività edilizia (il secondo boom) verificatosi a partire dal 1967 è stato avviato e accelerato dagli effetti provocati prima dai provvedimenti relativi ai crediti a lunga scadenza e con tassi privilegiati per l'acquisto di abitazioni e poi dalle norme transitorie della cosiddetta « legge - ponte » (n. 765). Tali norme — che permettevano in via transitoria e per breve periodo di derogare, nei comuni sprovvisti di piano regolatore o di programma di fabbricazione, alle limitazioni imposte dalla legge in questione — facevano infatti obbligo ai costruttori che intendevano giovarsene di ottenere le prescritte licenze di costruzione entro l’agosto 1968, di iniziare i lavori entro un anno dalla data di rilascio del permesso dì costruzione e infine, di ultimare i lavori stessi entro due anni dalla data del loro inizio. In base a tali norme sono state rilasciate licenze di costruzione per la cifra record di 8 milioni di vani. La cubatura globale dei fabbricati progettati nel 1968 registra infatti una variazione del 101,8% rispetto a quella del 1967 e rappresenta grosso modo cinque volte l’incremento annuo che si registrò nelle cubature dei fabbricati progettati nel 1961-62 e '63, anni del precedente boom edilizio. La flessione che si registra nel volume dei fabbricati progettato nel gennaio-marzo 1969 rispetto al relativo trimestre del 1967 e del 1968, sconta il balzo in avanti del 1968. Piuttosto è da rilevare l’imponente cifra dei fabbricati iniziati nel primo trimestre del 1969, che sta a indicare l’affannoso tentativo di utilizzare pienamente, entro i periodi fissati, le licenze di costruzione già concesse. Gli effetti economico sociali che derivano dallo sfruttamento delle licenze rilasciate saranno quelli di un aggravio del pubblico erario per le necessarie opere infra-strutturali che si aggirerà sui 2.100 miliardi, mentre la grande proprietà di aree fabbricabili potrà lucrare oltre 4.000 miliardi di lire per la rendita fondiaria. Come già nel precedente boom edilizio, la vivace attività produttiva ha provocato una pressione crescente da parte della domanda di materiali da costruzione, determinando un aumento notevole del loro costo: i laterizi e il ferro hanno raddoppiato i prezzi rispetto al 1967, mentre il cemento viene venduto a prezzi superiori rispetto a quelli fissati dal CIP. E’ appunto dal settore della edilizia che prendono le mosse le prime tendenze inflazionistiche nel nostro sistema economico. La produzione dei materiali da costruzione ha realizzato nel suo insieme nel 1969 un incremento di oltre il 12% che si aggiunge ai già forti aumenti registrati fra il 1967 e il 1968 (per il cemento è stato del 12% e per i laterizi del 15%). E’ da rilevare in particolare che, nel settore del cemento, l’utilizzazione degli impianti segna indici quasi vicini al 100% che si accompagna ad un aumento della produzione annua per operaio di circa oltre il 62% rispetto a quella dell’anno 1963. Appunto a questi fattori è dovuto il balzo in avanti registrato nei costi in edilizia come dimostra anche il confronto fra gli indici del mese di giugno 1968 e quelli del giugno 1969: si rileva che la voce « materiali » aumenta del 12,3% la manodopera del 7,7% e i trasporti e noli del 2,8 per cento. Ciò sta a confermare indirettamente l’andamento del livello dei salari nel settore delle costruzioni che per il 1966-67 registra un incremento lievissimo dei salari nominali quasi completamente annullato se si considerano i salari reali. Una indiscreta ripresa dei livelli dei salari nel settore delle costruzioni si verifica nel 1968, sia nei salari reali che nominali, ma è ben distante dal livello di accrescimento della produttività del lavoro. L’occupazione operaia nel settore delle costruzioni dopo il crollo verificatosi a partire dal 1965 non ha più raggiunto i livelli del 1963. E ciò malgrado l’aumento notevole della produzione verificatosi a partire dal 1967. La riorganizzazione del lavoro con il conseguente aumento dello sfruttamento e l’introduzione — in misura peraltro ancora modesta — delle nuove tecniche di costruzione hanno accresciuto rapidamente il rapporto produzione-occupazione. Per avere una idea approssimativa dell’aumento del rendimento del lavoro, si può rilevare che a fronte dei 44.316 m. cubi V/P delle costruzioni iniziate nel primo trimestre del 1967, con una occupazione complessiva del settore di 1.927 mila unità lavorative, si registra un volume di costruzioni iniziate — nel primo trimestre del 1969 —) di metri cubi V/P 82.460 (ossia quasi il doppio rispetto al 1967) con una occupazione complessiva di 1.953 mila unità lavorative (ossia con appena un incremento di 25 mila unità lavorative). Le previsioni fatte dalla Confindustria recentemente per il quadriennio 1969-1972 indicano un rallentamento drastiico dell’attività produttiva nelle costruzioni al di là del 1970. Questo fatto si ripercuoterebbe sul ritmo di espansione delle attività industriali in generale che dovrebbe scendere dall'8,9% fino al 1970, all'17% nel periodo 1971-1972, dimostrando così ancora una volta come per la Confindustria l’attività edilizia venga intesa come volano dell’intiera attività industriale. Richiamandosi a questa previsione le forze economiche agiscono nel settore delle costruzioni (proprietari di aree e imprenditori edili) stanno facendo pressioni sul governo per una ulteriore proroga dei termini di utilizzazione delle licenze delle costruzioni oltre i termini fissati dalla legge 765, richiedendo nel contempo il mantenimento dell'appllcazione per le nuove costruzioni, della esenzione fiscale venticinquennale. Chiedono in sostanza una ulteriore « moratoria » alla introduzione di una legislazione urbanistica realmente riformatrice. [tabella p. 19: L'andamento degli investimenti nei vari settori dell'attività edilizia] INVESTIMENTI PER TIPO DI BENI (miliardi di lire) 1953-63 1964-68 COSTRUZIONI 17.083 20.628 Abitazioni 8.807 11.244 Fabbricati non residenziali 5.042 5.546 Opere pubbliche 3.234 3.838 IMPIANTI E MACCHINARI 9.501 8.870 MEZZI DI TRASPORTO 3.270 4.101 TOTALE INVESTIMENTI FISSI LORDI 29.854 33.599 [tabella p.19: La tabella presenta l'andamento degli investimenti fissi lordi per abitazione, calcolato in percentuale sul reddito nazionale lordo] INVESTIMENTI FISSI LORDI PER ABITAZIONI (in % sul reddito nazionale lordo) 1958 6,1 1959 6,2 1960 5,9 1961 6,- 1962 6,7 1963 7,2 1964 7,7 1965 6,8 1966 6,2 1967 6,1 1968 6,3 [tabella p. 19] Occupazione nella industria delle costruzioni medie annue in migliaia indice 1963 2.003 100 1964 2.105 105,1 1965 1.963 98,0 1966 1.895 94,6 1967 1.928 96,3 1968 1.922 96,0 al 17-1-’69 1.953 97,5 Fonte: ISTAT [tabella p. 19] Variazioni percent. dei salari contrattuali nominali (esclusi assegni familiari) Costruzioni 1961 2,8 1962 16,0 1963 2,1 1964 46,9 1965 8,4 1966 3,2 1967 3,9 1968 9,2 [tabella p. 19] Variazioni percentuali dei salari contrattuali reali - Costruzioni (compresi assegni familiari) 1961 0,6 1962 5,8 1963 0,1 1964 17,3 1965 4,0 1966 0,2 1967 0.8 1968 6,4
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