Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: [vignetta p. 18: Tassate i profitti non i salari] Secondo la stima, ancora provvisoria, del ministero dell’Industria, nel 1968, la disponibilità lorda globale di fonti energetiche (costituita dalla produzione nazionale di fonti primarie e dalla importazione di fonti primarie e secondarie) sarebbe stata di 1.261 mila miliardi di kilocalorie, con un incremento, rispetto all’anno precedente, dell'1’8% (dal 1966 al 1967 l’incremento era stato del 5,7%). Per i consumi finali la stima è di 647 mila miliardi di cal., con un aumento dell'83% (lo aumento nell’anno precedente era stato dell’8,2%). Lo sviluppo del consumo interno è stato particolarmente elevato per i derivati petroliferi (più 11%). Questo, continuando la tendenza alla diminuzione della produzione nazionale di petrolio greggio, ha causato un incremento delle importazioni. La maggiore beneficiaria di questo incremento è stata l’area africana (più 36%) che ormai costituisce un quarto delle importazioni globali di petrolio, in modo particolare la Libia che da sola copre il 22% delle importazioni globali. Contemporaneamente un buon incremento ha avuto la produzione italiana di gas naturale. Come si vede anche in Italia si verifica il fenomeno strutturale, caratteristico di molti paesi, in modo particolare di quelli industrialmente avanzati, dell’aumento del peso degli idrocarburi sul totale dei consumi energetici. Nel 1968 la loro incidenza è stata stimata intorno al 76% (65,4% derivati petroliferi e 10,6% gas naturale). In diminuzione per contro appare il contributo delle altre fonti energetiche, in modo particolare quello dei combustibili solidi. Secondo quanto risulta dai calcoli effettuati dall'ISTAT la produzione di energia elettrica sarebbe aumentata, dai 1967 al 1968, dell’8,1%, incremento di poco superiore a quello dell’anno precedente (più 7,8%), ma inferiore a quello del 1966, che era stato del 9,7%, e a quello del 1965, che era stato dell’8,9%. Nell’insieme dei paesi della Comunità economica europea l’aumento è stato dell’8,5% nel 1968, del 5,3% nel 1967, ancora del 5,3% nel 1966 e del 6,5% nel 1965. Nei dati calcolati dall’ISTAT che abbiamo riferito sono comprese le industrie nazionalizzate facenti capo all’ENEL ed una serie delle maggiori industrie private per un totale che ricopre la quasi totalità della produzione. Se si esaminano i soli dati dell’energia elettrica prodotta dall'ENEL si vede che l’incremento è stato proporzionalmente minore (più 7,6%). Continua così il fenomeno molto grave e abnorme dell’aumento del peso della produzione privata. Si consideri che dal 1960 al 1967 il peso dell’energia autoprodotta dalle imprese private sul totale della produzione è passato dal 21,7% al 26,5%. Tutto ciò mentre in altri paesi, in cui pure è stata effettuata la nazionalizzazione delle industrie elettriche, non solo il peso dei cosidetti auto-produttori è minore che in Italia (ad esempio in Francia nel 1966 era del 15,4% e in Gran Bretagna, sempre nel 1966, era del 9,8%) ma tende a diminuire. Accanto a questo vi è da rilevare il numero stranamente elevato delle imprese private che, «in via eccezionale », non sono state nazionalizzate. Esaminiamo ora l’andamento della produzione dell’ENEL dal 1967 al 1968 secondo la fonte primaria di energia e secondo le grandi ripartizioni geografiche. In complesso la produzione di energia elettrica di origine idraulica è aumentata, ma solo di poco (più 1,2%). Però mentre nelle regioni settentrionali lo incremento è stato abbastanza alto, nelle regioni dell'Italia centrale la produzione è stata stazionaria e nelle regioni dell’Italia meridionale e nelle isole si sono registrate delle diminuzioni. Anche gli impianti geotermoelettrici (localizzati esclusivamente nell'Italia centrale) hanno registrato un basso incremento dell’energia prodotta. Ma l’andamento più insoddisfacente si è avuto nella produzione di origine nucleare che è addirittura diminuita dell’83%. Secondo i dirigenti dell’ENEL tale andamento negativo è stato causato dal fatto che una delle tre centrali finora esistenti, quella di Trino Vercellese, è rimasta fuori servizio per tutto il 1968 a causa di un guasto verificatosi nel 1967; contemporaneamente le altre due centrali hanno registrato una disponibilità un poco ridotta a causa di inconvenienti vari. Non ci sembra inutile a questo punto ricordare che da anni ormai si parla della costruzione di una quarta centrale elettronucleare (adesso si parla anche di una quinta centrale), ma a tutt’oggi i lavori non sono ancora nemmeno cominciati. Proprio a causa dell'andamento insoddisfacente della produzione nei tre tipi di impianti sopra ricordati, l’ENEL per coprire la domanda crescente di energia elettrica, ha dovuto ricorrere in misura più elevata alla produzione degli impianti termoelettrici tradizionali: infatti l’energia prodotta da questo tipo di impianti ha avuto un incremento del 17,2%. Considerando l’andamento della produzione elettrica complessiva per raggruppamenti regionali si vede che mentre nell'Italia settentrionale si sono verificati degli aumenti abbastanza aiti (in media più 10,1%), nell'Italia meridionale (escluse le isole) si è avuta in complesso una diminuzione netta. In conseguenza di ciò l’ENEL ha dovuto effettuare un massiccio trasferimento di energia dal Nord al Sud, con inconvenienti non indifferenti dovuti al sovraccarico delle linee di distribuzione. Per quanto riguarda gli investimenti nel settore nazionalizzato essi hanno raggiunto nel 1968 l’importo di 429,4 miliardi di lire, con un aumento del 10,3% rispetto al 1967. Gli investimenti complessivamente effettuati dall’ENEL dall’epoca della sua costituzione fino a tutto il 1968 ammontano a 2.015,5 miliardi. Inoltre, secondo le previsioni contenute nella relazione del 1968 del consiglio d’amministrazione, gli investimenti nel periodo 1969-'73 dovrebbero ammontare a 2.966 miliardi di lire, in particolare nel 1969 dovrebbero essere di 524 miliardi. Cifre senza dubbio rilevanti, ma il problema è quello del apo di utilizzazione di questi soldi, delle scelte che vengono effettuate e del tipo di politica che viene svolta. Si è già accennato dei ritardi del settore elettronucleare, un altro grave problema è quello dell’assoluta inadeguatezza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, dell’intervento nel settore della ricerca. E’ chiaro che in questo modo si accentua la dipendenza dell'industroa italiana dal capitale straniero, in particolare americano. Esaminiamo ora brevemente l’andamento recente dei salari e dell’occupazione. Nell’ultimo anno in media ì salari contrattuali sono aumentati del 3,4% in termini nominali e dell’1,7% in termini reali, nel 1967 l’aumento era stato rispettivamente del 5,6% e del 3,4% (per quanto riguarda gli anni precedenti basta ricordare che dopo il rilevante aumento del 1964, nel 1965 e nel 1966 i salari i contrattuali erano, in termini reali, addirittura diminuiti). L’occupazione, secondo i dati del ministero del Lavoro (che rileva tutte le aziende con più di 10 addetti), nel quarto trimestre del 1968 ha raggiunto i 66.273 addetti operai, con un incremento rispetto all’anno precedente del 10,2 per cento circa, nel 1967 l'incremento era stato del 7,5%. Si tratta come si vede di incrementi molto al di sopra di quelli medi dell’intero settore industriale. [tabella p. 18] Produzione lorda di energia elettrica delFENEL (in milioni di Kwh) Idro elettrica Termo elettrica Geo termica Nucleare Totali Italia settentr. 22.735 (76,1%) 18.423 (53,0%) — — 41.158 (58,8%) Italia centrale 3.446 6.136 2.694 1.544 13.820 (11,5%) (17,6%) (100,0%) (59,9%) (19,8%) Italia merid. 3.702 10.241 — 1.032 14.975 e Isole (12,4%) (29,4%) (40,1%) (21,4%) Totali 29.883 34.800 2.694 2.576 69.953 (42,7%) (49,7%) (3,9%) (3,7%) (100,0%) | |
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