Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: L’industria chimica ha assunto una elevata posizione nella economia italiana. Infatti il tasso di sviluppo di questo settore produttivo in questi anni è stato largamente superiore alla media dell’aumento della produzione della industria generale, come è dimostrato dal fatto che mentre dal ’57 al ’67 la produzione dell’industria chimica è aumentata del 247,6% con un incremento medio annuo del 13,85%, lo sviluppo della produzione dell’industria in generale, nello stesso periodo, è stato del 123 per cento con un tasso medio annuo di aumento dello 8,35%. La causa primaria del progresso della industria in esame è dovuta alla natura stessa della chimica, la quale consente di realizzare, a prezzi più bassi, prodotti di sintesi in sostituzione od in appoggio ai prodotti tradizionali. Oggi l’industria chimica influisce direttamente sull’agricoltura, tramite i concimi chimici, nel settore tessile, con la produzione delle fibre sintetiche ed artificiali, e in altri settori nei quali si richiede una sempre più estesa produzione di materie plastiche. Un particolare impulso di sviluppo a questa industria è dovuto certamente alla petrolchimica la quale ha permesso non solo un aumento considerevole di tipi di prodotti, ma una produzione di scala estremamente elevata. Ciò è dimostrato dai dati dell’aumento della produzione di due prodotti, materie plastiche e fibre artificiali e sintetiche, i quali dal 1954 al 1964 hanno avuto il seguente, sviluppo: materie plastiche 954 76,0 (migliaia di tonnellate); 1964 - T. 768,0, fibre artificiali e sintetiche 1954 - T. 132,7 - 1964 - T. 321,9. L'andamento della produzione nel settore, dal 1963, ha registrato i seguenti aumenti in percentuale rispetto all’anno precedente: 1964 + 13,4; 1965 + 5,1; 1966 + 16,0; 1967 + 7,9; 1968 + 11,4. Si è perciò collocata a livelli sempre più elevati della media di incremento delll'industria in generale. L’incremento di questo settore non solo è stato il più elevato in Italia ma ha avuto tassi di sviluppo superiori ai paesi della CEE. Infatti facendo base 100 il 1953 in confronto al 1967 si è rilevato il seguente andamento: Germania (RF) 234 - Francia 231 - Italia 312 - Paesi Bassi 307 - Belgio 177 - Lussemburgo 100. Il fatturato dell’industria chimica italiana ha raggiunto i 3.000 mila miliardi nel 1968 e si prospetta per il 1980 un aumento di tre volte. Le esportazioni indicano anch’esse un elemento positivo di sviluppo. Ecco le cifre in milioni di Lire: 1963, L. 256.264; 1964, 316.290; 1965, 384.794; 1966, L. 412.218; 1967, L. 428.592; 1968, L. 490.898 con un incremento dal 1963 (100) al 1968 del 191,6%. Mentre l’industria chimica segnava in questi anni uno sviluppo notevole, collocandosi a livello europeo ed internazionale, l’occupazione è rimasta statica. Infatti dopo il balzo occupazionale dal ’51 al ’61, con il passaggio da 145.346 addetti a 215.973, negli anni successivi l’incremento occupazionale è stato molto limitato, com’è dimostrato dal fatto che nel 1967 sono risultati occupati nel settore solo 241.000 operai ed impiegati, mentre proprio dal 1961 si sono registrati i maggiori investimenti. La chiusura di decine di fabbriche (piccole e medie) appartenenti alla Montedison, avvenuta nel 1967-’68-’69, la diminuzione di organici in grandi aziende come quelle di Ferrara e di Brindisi, hanno fatto registrare una staticità nella occupazione con una netta tendenza alla diminuzione. Ciò ha comportato che nel decennio 1957-1967 la produttività è aumentata del 212,5%. La contrazione dell’occupazione si registra particolarmente nei principali gruppi monopolistici come la Montedison la quale ha posto in atto una politica di ristrutturazione delle proprie aziende alla cui base sta essenzialmente la diminuzione del personale. Ciò è confermato dai dati inerenti l’occupazione nelle grandi imprese nelle quali dal 1965 al 1966 il fatturato è aumentato del 10,7% mentre gli operai nello stesso periodo sono diminuiti dell'l,6% e gli impiegati dello 0,8%. Il processo di concentrazione delle aziende chimiche e particolarmente la fusione della Montecatini con la Edison non hanno avuto come conseguenza la dilatazione della occupazione, ma al contrario la diminuzione degli occupati nella maggiore impresa chimica italiana. L’andamento dei salari dei lavoratori chimici non è stato certamente rapportato allo sviluppo nel campo della produzione, del valore del fatturato, dell’esportazione, del valore aggiunto e dell’aumento della produttività. Infatti lo aumento dei salari di fatto è stato il seguente: [tabella] Salari nominali 1966 1965 + 5,3% 1967 1966 +6,6% 1968 1967 + 3,7% Salari reali 1966 1965 + 2,6% 1967 1966 +4,4% 1968 1967 + 2,0% [tondo] Ciò ha significato che i salari lordi orari medi di fatto (esclusi gli assegni familiari, festività e gratifiche) hanno avuto il seguente andamento: 1965 = L. 433 - 1966 = L. 456 - 1967 = L. 486 - 1968 = L. 504. Questo ha comportato il salario lordo mensile in alcune grandi imprese di lire 89.560 nel 1965, lire 95.182 nel 1966, lire 109.379 nel 1967 e lire 113.356 nel 1968. Tali dati mettono in luce la inadeguatezza dei salari e degli stipendi esistenti nel settore, non certamente rapportati al valore professionale che esprime il lavoratore chimico. La linea del padronato chimico è stata basata sul contenimento dei salari a tutti i livelli, sia nazionali che aziendali o di gruppo, e ha richiesto contemporaneamente una più elevata produttività tramite una estensione dello sfruttamento ed un impegno di maggiore valore. E’ infatti a tutti noto che l’industria chimica e particolarmente la petrolchimica ha registrato un intenso ed esteso processo di automazione Il carattere oligopolistico della produzione chimica e lo alto grado di concentrazione è dimostrato da questi dati: [tabella] produzione Montedison Etilene = 72,7% — Rumianca 3,9% Aromatici = 45,6% — Shell 6,9% - Mobil 27,7% Fertilizzanti azotati = 53,8% — Snia 1,0% PVC = 67,6% — Rumianca 7,8% - Solvay 8,0% Polietilene = 56,5% — Rumianca 6,7% - Solvay 7,9% Fibre poliammitiche = 43,4% — Snia 34,2% Fibre acriliche = 68,2% — Snia 12,0% Fibre poliestere = 90,0% — Snia 10,0% [tondo] Queste posizioni di privilegio permettono alle grandi società, come la Montedison, di stabilire i prezzi e di condizionare interi settori dell’economia italiana. E’ opportuno infatti ricordare che il fatturato del gruppo Montedison rappresenta oltre il 6% del reddito nazionale lordo e si colloca al 4. posto nella scala delle industrie chimiche mondiali. Le richieste per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per gii addetti all’industria chimica e chimico - farmaceutica partono dalla realtà della condizione operaia e dal tipo di industria e dalle sue caratteristiche. Per questo le richieste contrattuali si concentrano sul problema di un forte aumento salariale (lire 12.000 mensili), la riduzione immediata dell’orario a 40 ore, nuove classificazioni, diritti sindacali. Da questi problemi passa il miglioramento della condizione operaia. | |
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