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tipologia: Analitici; Id: 1549927


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo L'autunno operaio è cominciato, Aris Accornero, Più potere e più salari [sopratitolo: Perché si muovono cinque milioni di lavoratori] [sottotitolo: Contenuti rivendicativi tra i più avanzati e unitari del dopoguerra. Notevole omogeneità tra le richieste delle varie categorie. Le piattaforme non sono elastiche e non si prestano a mercanteggiamenti]
Responsabilità
Aris Accornero+++
  • Accornero, Aris
  autore+++    
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Lotte sindacali [Rinascita] {Lotte sindacali [Rinascita]}+++  
Osservatorio economico [Rinascita] {Osservatorio economico [Rinascita]}+++  
Economia italiana [Rinascita] {Economia italiana [Rinascita]}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - manuale o riveduta:
Una delle ragioni per cui l'attuale fase di rinnovi contrattuali assume particolare acutezza economica e politica, sta certo nei contenuti rivendicativi. Essi sono fra i più avanzati e unitari di questo dopoguerra. La Confindustria ha già strepitato sulla loro entità. Tentiamo piuttosto di delinearne la qualità, conosci che la loro portata si esprimerà poi meglio nel vivo dello scontro di classe.
Rispetto alle scadenze contrattuali pur importanti del ’62-’63 e del ’66, questa si distingue innanzitutto per una notevole omogeneità fra le richieste presentate dai sindacati per le varie categorie: aumenti consistenti, 40 ore settimanali e diritto d’assemblea — per esempio — stanno in tutte le «piattaforme» finora presentate per settori pur diversi come la metalmeccanica, la chimica, l’edilizia, i trasporti, i telefoni; e anche nell’agricoltura. Ciò è significativo.
La CGIL, e poi la CISL e la UIL, avevano respinto l’accordo - quadro voluto dai padroni e avevano difeso anzi l’autonomia rivendicativa delle organizzazioni di categoria, nell’ambito delle centrali confederali; avevano deciso di « sfoltire » le richieste contrattuali, in precedenza troppo farraginose, per aumentarne la presa sulla condizione operaia concreta, e avevano puntato su « piattaforme » elaborate in un rapporto più stretto con i lavoratori. Il risultato non è stata una diversificazione di categoria bensì una comunanza di classe nei contenuti rivendicativi. Si è andati al nocciolo delle esigenze operaie, non perchè le scelte siano state centralizzate ai vertici ma proprio perchè sono state canalizzate dalla base.
Le richieste, « qualificanti e incisive », ruotano tutte intorno a migliori salari e maggior potere. Cosicché, oltre ai minori margini di scostamento fra gli obiettivi delle diverse categorie, minori sono anche, in secondo luogo, gi spazi dì manovra all’interno delle singole «piattaforme». Ancor meno che in passato, dunque, il padronato potrà destreggiarsi: l’uniformità nei motivi di lotta compensa i dislivelli nel potenziale di combattività, e l’organicità delle richieste ne fa un «pacchetto » il quale ostacola i mercanteggiamenti sui singoli istituti economici, e anche normativi.
I metallurgici chiedono un aumento di 75 lire all’ora sulla paga per gli operai (cioè 15.600 lire al mese per gli impiegati) e una riduzione d’orario a 40 ore settimanali senza riduzione di paga. I sindacati avrebbero legittimamente potuto rivendicare 100 lire all’ora (non son più una conquista astronomica), ma hanno tenuto conto dell’onere derivante dalle 40 ore. I chimici chiedono 60 lire all’ora e 40 ore alla settimana, ma al tempo stesso rivendicano la abolizione delle ultime due qualifiche, il che comporta una ulteriore quota di spesa.
Edili, cementieri, cavatori e fornaciai chiedono aumenti del 20% e le 40 ore. Autoferrotranvieri, telefonici e gasisti non hanno specificato la entità degli aumenti, che dovranno comunque essere sostanziosi, e rivendicano le 40 ore Generale è la richiesta che le ore straordinarie decorrano dalle 40 settimanali e dalle 8 giornaliere, che il ricorso a esse sia limitato, e che il loro costo venga appesantito per scoraggiare gli imprenditori, sempre portati ad abusarne.
Se si considera poi che le varie categorie rivendicano la parità retributiva fra giovani e adulti; un avvicinamento fra operai e impiegati (durata ferie, indennità malattia e infortunio, scatti, classificazioni); un’espansione dei diritti sindacali (riconoscimento negoziale con sede, propaganda e tutela aziendale); e alcune libertà democratiche (assemblea in fabbrica, revisione disciplinare), si comprende come i contenuti contrattuali offrano in complesso limitati margini di negoziato, e ancor meno di « scontro ».
I sindacati non hanno chiesto 100 per ottenere 50, nè 6 cose per averne 4: questo, il padronato può levarselo dalla testa; hanno preferito dimensionare le rivendicazioni, senza comprimere le aspettative dei lavoratori e senza accedere a istanze massimaliste.
La spinta operaia è forte.
Non c’è bisogno di enfatizzarla; piuttosto, di esserne all’altezza. C’è un parallelismo , infatti fra l’ampiezza delle consultazioni sui contratti, la omogenea compattezza delle « piattaforme », la generale unità fra i sindacati e la volontà di proseguire gli scioperi anche durante la trattativa: è questa in definitiva una scadenza che lascia poco spazio alle tattiche elusive, diversive o dilatorie del padronato. Lo dimostra l’avvìo delle vertenze dei metallurgici e degli edili.
I due caposaldi su cui si imperniano la parte economica e quella normativa delle richieste si possono così definire: « meno lavoro pagato meglio », e « meno autoritarismo per contare di più». A 50 anni giusti dalla prima conquista in Italia delle 48 ore, le 40 oggi rivendicate acquistano un grosso valore sociale perchè implicano un’accelerazione delle tecnologie, un’intensificazione degli investimenti, una crescita dell’occupazione: in sostanza, un colpo al plusvalore assoluto.
Gran parte delle categorie chiedono la settimana corta — 40 ore in 5 giorni — mentre altre come i metallurgici puntano a una distribuzione degli orari che, a seconda dei livelli di sfruttamento e della rotazione dei turni, diano la settimana o la giornata corta.
Ma senza sottovalutare questa rivendicazione « storica », le maggiori novità si hanno sui salari, che son tornati alrimo posto in tutte le « piattaforme ». Nella tornata contrattuale del ’66 non era stato cosi. Le lotte aziendali aveva­ no successivamente superato in qualche misura tale limite, dovuto anche all’accento posto sui diritti di attività e di contrattazione sindacale. («La busta-paga non è tutto », certo: ma se non si passa su questo fronte, i successi si sbriciolano come nel caso dei Comitati paritetici ).
Si nota che tutte le branche della metallurgia e della chimica (e così pure i bancari) sono accomunate dalla richiesta di aumenti « in cifra », cioè uguali per tutti (compresi i giovani e gli impiegati), mentre quelle dell’edilizia lo sono nella richiesta di aumenti « in percentuale », cioè basati sulle attuali disparità salariali di qualifica, di cui si chiede peraltro una revisione per avvicinare e innalzare i trattamenti; ciò vale anche per tranvieri, gasisti e telefonici. In forme più drastiche o più blande, si tende così a contrastare la politica padronale di accentuazione delle diseguaglianze e di moltiplicazione delle « posizioni » salariali, sotto il pretesto di qualifiche le quali hanno perso gran parte del loro significato. Ciò deriva sia da una socializzazione dell’apprendimento lavorativo, sia da una massificazione nella prestazione professionale: contrariamente alle apparenze, nell’impresa moderna il peso specifico dell’apporto in valore dato dagli « specialisti » e dai «comuni» (cosi come del lavoro manuale e intellettuale) è oggi assai poco distanziato.
Al di là di una tendenza che nei vari settori ha una propria evoluzione, la richiesta di aumenti uguali o meno disuguali, esprime un rafforzamento dell’unità di classe in questo specifico momento di conflitto lavoro-capitale. Non sfocia dunque in un ideale ugualitario ma in una mobilitazione politica.
Una controprova si ha nell’altro caposaldo: i poteri. Il diritto d’assemblea è un obiettivo imprescindibile per i lavoratori non perchè soddisfi un ideale comunitario ma perchè ne rinsalda la forza organizzata. Una facoltà contrattuale riconosciuta al sindacato e una normativa civile in campo disciplinare sono le richieste che in generale le categorie affiancano all’assemblea, per mutare i rapporti di forza nella fabbrica in senso durevole e dinamico. Si preferisce invece non codificare i nuovi strumenti (comitati di fabbrica, delegati di reparto e dì linea) che stanno crescendo impetuosi ovunque, espressione diretta oppure autonoma, ma quasi sempre unitaria, dell’organizzazione sindacale e operaia di fabbrica.
Un’ultima caratteristica della fase contrattuale e della strategia sindacale sta oggi nel fatto che i contenuti rivendicativi delle categorie si saldano dichiaratamente con quelli aziendaili (vedi lotte FIAT e bracciantili) e con quelle generali (fisco, fitti, collocamento, salute): lo sfoltimento delle «piattaforme» di categoria ha dislocato a livello aziendale o confederale una serie di scottanti nodi ineludibili della condizione operaia. Tra l’altro, è questo il modo per ostacolare il padronato nei suoi tentativi, immancabili, di riassorbire a livello di fabbrica o di società le conquiste contrattuali e di venirne fuori senza uno spostamento nei rapporti di forza politici e senza una diversa rinartizione sociale del reddito.
Si è aperta dunque una stagione di « congiuntura sindacale » non meno alta di quella produttiva che stiamo attraversando, e forse più. Il ceto imprenditoriale non può sperare di uscirne con poca spesa economica e con pochi costi politici, e neppure di uscirne pagando un pedaggio ad una tregua biennale. (Stavolta è probabile infatti che i contratti durino meno. Nella precedente tornata era stata la Confindustria a voler prolungare la durata dei rapporti di lavoro e delle vertenze di categoria, col risultato finale d’aver fissato un appuntamento al quale si presentano oggi varie grosse e forti categorie... fra le lagnanze del padronato!).

[tabella p. 15]
Contratti di lavoro che scadono nel 1969 o che sono scaduti nel 1968 e non sono stati rinnovati Categorie - Settori Scadenza Lavoratori interessati
Termoacustici 31- 1-1968 2.500 Idrotermali (Intersind) 30- 9-1968 6.000 Alberghi e pensioni . 30-10-1968 150.000 Nettezza urbana (priv.) 30-11-1968 20.000 Farmacie (municipaliz.) 30-12-1968 5.000 Barbieri e parrucchieri 31-12-1968 50.000 Autostrade IRI 31-12-1968 3.500 R AI-TV 31-12-1968 9.000
Mosaico vetroso 31-12-1968 4.000 Nettezza urbana (municip.) 31- 1-1969 7.000 Autoferrotranvieri 31- 3-1969 85.000 Gente dell’aria 31- 3-1969 15.000 Gas (municip.) 31- 5-1969 4.000 Cartai 31- 5-1969 43.500
Cartotecnici 30- 6-1969 40.000 Distillerie 2. grado 30- 6-1969 3.500 Lattiero-caseari 30- 6-1969 27.000 Boschi vi-forestali 30- 6-1969 1 , 5.000 Acque e bevande gassate 31- 8-1969 55.000 Idrotermali 31- 8-1969 6.000 Risieri 31- 8-1969 2.000 Autotra. merci c.c. 31- 8-1969 25.000 Estratti e dadi 30- 9-1969 5.000 Acquedottisti (privati) 30- 9-1969 3.000 Chimici farmaceutici 30-11-1969 200.000 Lapidei 30-11-1969 78.000 Metalmecanici (privati e partecipate statali) • 31-12-1969 1.260.000 Pelli e cuoio 31-12-1969 18.000 Petrolieri (privati) 31-12-1969 15.000 Edili . 31-12-1969 880.000
Laterizi 31-12-1969 55.000 Manufatti in cemento 31-12-1969 40.000 Cementieri 31-12-1969 24.000 Aziende vetro (part. stat.) 31-12-1969 2.000 Case di produzione 31-12-1969 1.000 Enti lirici e sinfonici 31-12-1969 5.000 Pubblicità cartoni animati 31-12-1969 1.000 Teatro drammatico 31-12-1969 1.500 Telefonici 31-12-1969 45.000 Acquedottisti (munic.) 31-12-1969 7.000 Elettrici ENEL 31-12-1969 90.000 Elettrici municipalizzati 31-12-1969 12.000 Esercizi cinema 31-12-1969 25.000 Autolinee 31-12-1969 40.000 Marittimi (armam. priv.) 31-12-1969 30.000 Bancari 31-12-1^9 110.000 Magazzini generali 31-12-1969 7.000 Farmacie (private) 31-12-1969 25.000 Guardie giurate 31-12-1969 40.000 Ombrelli 31-12-1969 2.200 Totale 3.589.700 Braccianti e salariati fìssi 10-11-1968 1.500.000 Totale Gen. 5.089.700
 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32749+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1969 Mese: 9 Giorno: 12
Numero 36
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 9 - 12 - numero 36


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