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tipologia: Analitici; Id: 1549916


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Inserto speciale: analisi di un grande scontro di classe, 4 – Il salario e il potere [sopratitolo: Tavola rotonda di operai della FIAT dopo 45 di lotta articolata] [sottotitolo: Per discutere del significato dell'accordo raggiunto alla Fiat dopo 45 giorni di lotta articolata e delle prospettive che i risultati raggiunti aprono alla lotta sindacale nel complesso, Rinascita ha organizzato una tavola rotonda con un gruppo di operai delle varie officine Fiat. Hanno partecipato alla tavola rotonda otto operai: Gino Giulio, della officina presse della Fiat Mirafiori; Giovanni Panosetti della officina 21, Meccanica di Mirafiori; Alberto Mariuzzo, delle officine di Rivalta; Florindo Bergantin, della SPA di Stura; Primo Greganti, delle Ferriere; Giacinto Cielo, della OSA Lingotto, Antonio Bonazinga, della officina 32 della Mirafiori e Clorindo Carrilli della SPA di Stura]
Responsabilità
Gino Giulio+++
  • Giulio, Gino
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - Stabilimento Mirafiori - Officina presse - lavoratore+++   
Giovanni Panosetti+++
  • Panosetti, Giovanni
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - Stabilimento Mirafiori - Officina 21, meccanica - lavoratore+++   
Alberto Mariuzzo+++
  • Mariuzzo, Alberto
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - Officine di Rivalta - lavoratore+++   
Florindo Bergantin+++
  • Bergantin, Florindo
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - SPA di Stura - lavoratore+++   
Primo Greganti+++
  • Greganti, Primo
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - Ferriere - lavoratore+++   
Giacinto Cielo+++
  • Cielo, Giacinto
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - OSA Lingotto - lavoratore+++   
Antonio Bonazinga+++
  • Bonazinga, Antonio
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - Mirafiori - Officina 32 - lavoratore+++   
Clorindo Carrilli]]+++
  • Carrilli, Clorindo
  Tavola rotonda con+++   Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) - SPA di Stura - lavoratore+++
  • [...]
  
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Inserto speciale [Rinascita]///«FIAT-Torino» {Inserto speciale [Rinascita]///«FIAT-Torino»}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - manuale o riveduta:
Rinascita
Vi chiediamo di rispondere a due domande: quale è il vostro Giudizio sui 45 giorni di lotte che avete condotto alla Fiat e sui risultati che tale lotta ha ottenuto, e quale giudizio credete di poter dare oggi della prospettiva che si apre alla Fiat per la lotta dei lavoratori, soprattutto in vista del­ la « battaglia di autunno », quella che già oggi sappiamo vi sarà per il rinnovo del contratto nazionale dei metallurgici. Nel rispondere alle due domande, vorremmo chiedervi di spiegarci anche come è nata e si è sviluppata nel vostro complesso industriale la lotta al livello di reparto, di officina, e quale ruolo hanno avuto in questa maturazione i quadri e i militanti più attivi del partito comunista. Infine, vorremmo sapere quali prospettive si aprono a vostro giudizio, per il lavoro, politico e organizzativo, del partito nella fabbrica
Giulio
Bisogna dire subito che i militanti comunista hanno rappresentato una forza decisiva nel processo di maturazione delle lotte. Nel passato abbiamo costruito sulle piccole cose, al livello di reparto, con l’indagine prima, con la denuncia e l’organizzazione poi. Di qui è nata la linea della lotta articolata, al livello di reparto e di officina. Faccio un esempio. Nel nostro reparto avevamo il problema dei tre turni, cioè del turno notturno che cadeva ogni tre settimane. Ma avevamo anche un secondo problema: quello delle ore pagate a economia e quindi del minor guadagno notturno. Così, i due problemi si univano. L’anno scorso abbiamo aggredito per la prima volta questi problemi, ne abbiamo discusso con gli operai e siamo arrivati a organizzare un referendum per conoscere il giudizio di tutti gli operai, per sentire le loro proposte di rivendicazione e anche le loro proposte sul modo di condurre l’azione. A conclusione di questa azione siamo partiti con un obiettivo unitario: fare il turno di notte ogni cinque settimane e ottenere un aumento di paga per le ore notturne. Quando siamo andati alla lotta su queste rivendicazioni, che
pure avevamo elaborato in comune con tutti, ci siamo accorti che le rivendicazioni « non bastavano più » e che gli operai e soprattutto i giovani oramai volevano di più. Insomma, abbiamo scoperto che lo stesso lavoro unitario per definire in comune le rivendicazioni e le forme di lotta su obiettivi abbastanza limitati aveva messo in movimento una potenzialità e una volontà di lotta che hanno fatto invecchiare le nostre stesse rivendicazioni. Oggi le critiche vanno tutte nel senso di dichiarare arretrata la nostra piattaforma rivendicativa, che pure è quella che ha messo in movimento tutta l’officina. Direi che lo stesso giudizio, e nello stesso modo, viene dato nella mia officina dell’accordo appena raggiunto. Insomma: pensiamo che adesso l’appuntamento è all’autunno, alla lotta per il contratto e per i tempi di lavoro e anche per le nostre rivendicazioni di officina che rimangono insolute. Abbiamo ottenuto 51 lire di aumento all’ora. A tre mesi dal contratto non è poco. Ma non c’è solo il problema del salario orario: c’è il problema dei ritmi, dello sfruttamento che è bestiale.
Panosetti
Le lotte sono nate da una spinta reale che tendeva a risolvere problemi gravi che da dieci anni aspettavano una soluzione. Nella mia officina, ad esempio, il 75 per cento degli operai che pure svolgono lavori di una certa precisione sono ancora di terza categoria. Alcuni lo sono da dieci anni e anche più. E’ su questo che i militanti sindacali e prima di tutto i militanti comunisti hanno lavorato, anche per abbattere certi steccati che esistevano fra lavoratori e partito e fra lavoratori e sindacati.
Nel 1968, nelle lotte per il cottimo e l’orario di lavoro, abbiamo avuto la prima prova che questa nostra iniziativa e la spinta operaia cominciavano a dare frutti nuovi. Anzi, per la prima volta, i lavoratori ci chiesero di andare più forte e cominciarono anche ad avanzare alcune critiche. Le lotte di protesta per i fatti di Avola e di Battipaglia sono state un altro elemento di crescita dello spirito di lotta degli operai, nella nostra officina e altrove. E’ stato proprio durante
la protesta per Battipaglia che abbiamo fatto la prima assemblea di lotta degli operai dell’officina 27 della Mirafiori, assemblea che, partita dai fatti di Battipaglia, è diventata subito assemblea sulle nostre questioni di officina. Da quella riunione è partito anche il lancio del lavoro organizzativo nell’officina.
Bisogna però dire che non tutto il potenziale di lotta creato alla base è stato sfruttato. Dobbiamo chiederci se, nella lotta appena conclusa, i sindacati non si sono preoccupati un po’ troppo di mantenere un corretto e unitario rapporto al vertice — che c’è stato ed è stato positivo — piuttosto che di sfruttare sino in fondo la volontà di lotta dei lavoratori. Io sono convinto ad esempio che su alcune questioni — come quella del delegato di reparto o di linea — la conclusione poteva essere più avanzata.
Mariuzzo
Da anni il sindacato e il partito, ciascuno sul suo terreno, stavano lavorando nella prospettiva che gli ultimi movimenti hanno reso evidente.
In questo senso dobbiamo dire che le lotte vengono da lontano. Lo svolgimento delle lotte recenti è quello che ha detto Panosetti. Tutte queste lotte parziali sono state positive anche se non tutti gli operai le hanno egualmente giudicate e non sono stati tutti d’accordo. Adesso vedremo come verrà applicato l’accordo. Ma, intanto, abbiamo fatto cadere il muro che la Fiat aveva costruito e che impediva agli operai di scendere in sciopero.
Rinascita
A Rivalta avete, come tu dici, rotto il muro con una lotta un po’ particolare...
Mariuzzo
Sì. C’è stata la lotta per i trasporti, la lotta dei pendolari. Rivalta è lontana da Torino. Ogni giorno si viaggiava stipati in sessanta, ottanta persone su autobus con quaranta posti.
Gli operai hanno deciso di lottare con varie forme per cambiare la situazione. Se vi è una critica da fare al sindacato è quella di non aver compreso appieno che la collera degli operai su queste questioni era grande e grande era anche la loro decisione di lotta. E’ vero che i sindacati avevano posto da tempo la richiesta di una indennità di trasporto per migliorare la situazione. Ma, quando siamo arrivati al momento cruciale, gli operai hanno deciso in pratica da soli, e anche condotto la lotta da soli. E hanno ottenuto un certo successo con la concessione dell’indennità-trasporto e il miglioramento del servizio. Ciò vuol dire che in quella occasione il sindacato, tutti i sindacati, non hanno saputo utilizzare tutta la capacità di lotta degli operai.
Carrilli
Dobbiamo dare un giudizio senz’altro positivo dell’accordo appena raggiunto. Anche se vi sono stati momenti di esitazione nella lotta e se, qualche volta, è apparso che i sindacati non sapessero tenere ogni giorno la testa delle masse, dobbiamo dire che proprio il lavoro passato e presente dei militanti sindacali è stato molto significativo. Non dimentichiamo poi che i sindacati sono uniti ma danno ancora un giudizio diverso della capacità di ripresa della lotta operaia alla Fiat. Ci sono stati errori e lacune nel valutare come si sviluppava il costo della vita, nel valutare come si sviluppava la dinamica salariale e anche nel valutare il modo in cui la Fiat realizzava un piano di sviluppo tecnico e scientifico per rendere più grave lo sfruttamento. Ma niente ci autorizza a parlare di lotte nate spontaneamente. La lotta si è nutrita dei contenuti e delle analisi che i militanti sindacali hanno realizzato a tutti i livelli e anche nella stessa organizzazione sindacale. Se una critica va fatta è questa: non sempre le organizzazioni sindacali hanno reso chiaro ai militanti di base come venivano valutati dalla direzione sindacale e quindi utilizzati nella trattativa centrale certi movimenti che si sviluppavano nelle officine e nei reparti.
Rinascita
Hai in mente un esempio concreto che si riferisce a qualche caso preciso...?
Carrilli
Penso alla mia officina, la lavorazione cabine della SPA di Stura. Noi eravamo entrati in lotta sulla base di una serie di rivendicazioni particolari, nostre, che il sindacato conosceva e che dovevano essere inquadrate nella trattativa generale. A un certo punto questo « inquadramento » è risultato difficile da realizzare e questo ha fatto calare di tono anche la lotta al livello di officina. Ma il potenziale di lotta degli operai era grande e se fosse stato utilizzato in pieno avrebbe potuto forse pesare di più proprio sul risultato generale. Noi abbiamo un po’ l’impressione che vi sia una tendenza a stilare degli accordi sempre e soltanto sul modello e sull’esigenza principale della Mirafiori. Certo la Mirafiori è oggettivamente quella che pesa di più, ma questo non signifi­ ca che le altre sezioni Fiat debbano sempre adattare alla loro realtà accordi centrali che sembrano sempre realizzati alla scala e sulle esigenze della sola Mirafiori. E’ per questa ragione che consideriamo ora molto importante la fase di applicazione dell’accordo appena raggiunto al livello delle varie sezioni Fiat.
Bergantin
Carrilli ha ragione. L’esigenza nostra era di estendere al più presto, di articolare al massimo la lotta. Però gli scioperi cominciati alla Mirafiori sono stati per un certo tempo difficili da generalizzare e da portare nelle altre sezioni Fiat. Questa è una difficoltà che abbiamo sentito anche in alcune officine della Grandi Motori.
Greganti
Il giudizio sull’andamento della lotta deve essere positivo. Abbiamo visto una grande crescita della partecipazione sindacale e politica dei lavoratori. Moltissimi operai hanno compreso che i militanti comunisti hanno lavorato sino al limite per lar maturare le condizioni dello scontro e per mettere a frutto una generale disposizione alla lotta. Questo almeno e ciò che, a nostro avviso, è chiaro per la gran parte dei 7.500 operai delle Ferriere, ove la lotta di reparto si è generalizzata sino a investire quasi tutta la fabbrica.
Solo il 60 per cento degli operai delle Ferriere ha ottenuto risultati salariali da questa lotta, ma tutti hanno acquisito una nuova coscienza e questo, a tre mesi dalla lotta per il contratto, è un risultato molto importante.
Bonanzinga
L’accordo appena raggiunto è positivó poiché ha conseguito alcuni traguardi sindacali importanti. Faccio soltanto l’esempio del « ghetto della terza categoria » che ci trascinavamo da troppi anni. Ci sono addirittura delle categorie numerose, come quella dei saldatori, che si vedevano riconosciuto dal contratto nazionale il diritto alla seconda categoria e che invece la Fiat continuava a considerare di terza. Sono i risultati sindacali di questo tipo che dobbiamo anche tenere presenti nel giudicare della natura e del valore dell’accordo.
Rinascita
Potremmo accontentarci di quello che avete detto sin qui sul primo gruppo di questioni. Sarebbe bene adesso che diceste la vostra opinione sulle prospettive che, a scadenza breve e anche meno breve, si aprono secondo voi alla lotta dei lavoratori della Fiat.
Bergantin
Le prospettive si chiariranno presto, quando faremo la verifica della capacità degli operai di far rispettare l’accordo raggiunto e della loro capacità di sfruttare le posizioni appena conquistate.
Cielo
Le prospettive dipenderanno dalla capacità delle nostre organizzazioni di continuare e sviluppare il lavoro compiuto nel córso della lotta. Ci sono stati momenti di punta del lavoro di partito dentro e fuori la fabbrica, ma ci sono stati anche momenti di debolezza. La cosa è più urgente dentro la fabbrica, dove abbiamo bisogno di avere molti nuovi attivisti che sono gli uomini decisivi di ogni lotta. Dobbiamo poi trarre un insegnamento generale dallo sciopero di Torino per il caro-fitti e per le varie rivendicazioni sociali e chiederci se situazioni analoghe non esistono anche altrove, e non debbano essere quindi allargate anche queste forme di lotta
Giulio
Adesso dobbiamo costruire il sindacato e il partito in ogni reparto Fiat.
Possiamo già dire che sia acquisita al livello di massa la coscienza che il padrone ci dà in fabbrica con una mano ciò che ci prende con l’altra, con la mano che « lavora » al livello della società? Cioè: è già generalizzata la coscienza della necessità di dare uno sbocco politico alle lotte? Direi di no, anche se il numero dei lavoratori che ha compreso questa questione è adesso molto più grande di prima. Lo sciopero generale per i fitti e per le condizioni delle abitazioni ci dice però che anche su questo terreno possiamo già contare su una grande forza e che i vari aspetti di sfruttamento della politica padronale, non solo nella fabbrica, diventano più chiari ogni giorno. Ecco perchè abbiamo bisogno di un forte partito nella fabbrica e fuori, un partito capace di trovare, di creare nuovi strumenti di controllo e di autoanalisi della condizione operaia generale, che rechino con sè la coscienza della necessità di dare uno sbocco politico alle lotte di massa a un livello sempre più alto.
Questo è il discorso che dobbiamo fare anche ai gruppetti di estremisti di sinistra che troviamo davanti ai cancelli della fabbrica. Dobbiamo saper scegliere e valutare: isolare chi vuole spingerci a uno scontro violento senza prospettive, ma non aver paura della cosiddetta critica di sinistra, soprattutto se sappiamo essere sempre alla testa delle masse durante i movimenti di classe più reali e profondi.
Carrilli
Dobbiamo capire che la rivolta degli studenti e anche la creazione dei gruppi di sinistra nascono dalla crisi di questa società e che molte risposte a come uscire dalla crisi questi gruppi sono venute a cercarle da noi. Certi inserimenti di gruppi di estremisti nelle lotte nostre con metodi che non sono i nostri, nascono anche dalla carenza di alcune risposte nostre, da lentezze del nostro movimento nella elaborazione e nell’azione. E del resto dobbiamo dire che per noi una cosa è molto chiara: gli studenti, il movimento studentesco, sono una cosa, i gruppetti estremisti che abbiamo trovato a varie riprese anche davanti alla fabbrica sono un’altra cosa.
Panosetti
Bisogna capire bene quali sono le riserve che vengono avanzate da alcune parti della classe operaia Fiat sull’accordo appena raggiunto e tenerne conto in sede di lotta per l’applicazione dell’accordo e utilizzare la capacità e la volontà di battersi, che ci sono e sono grandi, per una corretta e positiva applicazione dell’accordo.
Ma dobbiamo fare anche qualche cosa di più: dobbiamo batterci ancora e sempre per portare all’ordine del giorno del lavoro di partito i problemi più sentiti dalle masse, ascoltandole con attenzione.
E qui parlo anche per i cosiddetti gruppi di sinistra e per gli studenti.
Dobbiamo dire chiaro che sono ora cose molto diverse. Dobbiamo respingere la critica distruttiva che viene fatta di tutta la loro azione. Il movimento studentesco ha condotto una certa analisi della condizione operaia che poi è stata anche sfruttata da alcuni gruppi contro i reali interessi operai. Ebbene, noi dobbiamo essere capaci di comprendere e anche riprendere questa analisi giusta, servendoci di essa nella nostra lotta, con i mezzi e i metodi che sono propri della classe operaia, respingendo e combattendo tutto ciò che può frenare la lotta o addirittura costituire un attacco alle organizzazioni operaie. Io non dimentico ad esempio che anche l’azione degli studenti o di alcuni gruppi di essi almeno ha permesso di allargare il dibattito su alcune questioni, permettendoci il collegamento con gente che prima non prendevamo abbastanza in considerazione, anche in fabbrica. Dobbiamo incessantemente spiegare e chiarificare l’importanza assoluta delle nostre organizzazioni per la lotta nella fabbrica e fuori, e criticare lo spontaneismo o la ricerca del colpo frontale che dovrebbe risolvere da solo tutti i problemi.
Giulio
La presenza dei gruppi o gruppetti di estrema sinistra ma soprattutto del movimento degli studenti ci consente e talvolta anche ci spinge a una analisi critica più profonda del nostro lavoro. Ma dobbiamo evitare che la nostra azione o anche , solo alcune delle nostre azioni si confondano con la loro, perché dobbiamo evitare di lasciarci portare all’isolamento dalla massa dei lavoratori.
Bonanzinga
La funzione di questi gruppi è secondo me negativa. Il problema si pone però, per ciascuno di noi, in termini di aumento della conoscenza della situazione, di contatto con le masse degli operai, di approfondimento della nostra conoscenza della condizione operaia.
Carrilli
Dobbiamo essere capaci di imporre una corretta ed estesa applicazione dell’accordo appena raggiunto: questo ci permetterà di affrontare lo scontro di classe a un livello superiore.
Abbiamo sbloccato una situazione che si trascinava da più di dieci anni. Il potenziale di lotta che abbiamo accumulato negli ultimi scioperi è grande e ci permetterà di andare ad altre battaglie per modificare l’attuale condizione dentro e fuori della fabbrica. In questo senso la lotta che abbiamo già fatto sul problema degli affitti, quella che ancora ci aspetta sulla questione della difesa della salute e per un sistema sanitario nazionale debbono essere considerate due esempi.
Ci si apre dunque una grossa prospettiva politica. Ma dobbiamo essere capaci di dare uno sbocco politico alle lotte. L’azione sindacale articolata è giusta e positiva ma dobbiamo comprendere che da sola non basta per sferrare colpi decisivi al capitalismo.
Nelle lotte passate e in quelle future il ruolo del partito sarà sempre determinante. C’è stato un grande lavoro del partito esterno alla fabbrica e c’è stato il lavoro all’interno, anche se ci sono ancora carenze che derivano dal ventennale sistema di repressione e di rappresaglia anticomunista in atto alla Fiat.
Rinascita
Si può dire che anche la fisionomia delle organizzazioni di classe tradizionali della classe operaia ha subito modifiche durante e dopo la lotta?
Carrilli
Molto di nuovo è accaduto. Se saremo sempre capaci non solo di accettare, ma di favorire la dialettica delle posizioni, del dibattito e anche dello scontro delle idee, allora vedremo davvero che non abbiamo avversari in fabbrica. Questo vale anche per quei gruppi che ci troviamo davanti ai cancelli. La loro importanza è inversamente proporzionale al nostro lavoro, alla nostra capacità critica di discutere con tutti i lavoratori, anche alla nostra capacità di criticare quanto di vecchio, di sbagliato vi è ancora nelle nostre organizzazioni. Insomma abbiamo un bisogno enorme di cambiare: nello stile del lavoro, nel modo in cui i sindacati — tutti i sindacati e anche il sindacato unitario di classe — tengono il contatto con le masse. Non dobbiamo aver paura del nuovo e neppure debbono temerlo coloro i quali stentano a recepire nella loro azione di militanti e dirigenti le questioni assolutamente originali che vengono poste oggi dalla lotta operaia. La conclusione cui siamo giunti con la lotta è positiva ma ora si apre il duro periodo della lotta per la applicazione degli accordi appena ottenuti. Dobbiamo aprire e allargare sempre di più in tutti i nostri organismi — ciascuno nella sua autonomia — la strada della partecipazione delle masse alla fase della ricerca, dell’elaborazione politica e delle decisioni.
Greganti
La firma dell’accordo non è la fine della lotta. Ci aspetta il periodo della pressione per il rispetto e l’applicazione degli accordi, e ci aspetta soprattutto la prospettiva della battaglia per il rinnovo del contratto. Da ogni punto di vista, dunque, la prospettiva anche ravvicinata è quella di nuove azioni a un livello più alto; Il problema è per me adesso quello di riempire i vuoti che abbiamo riscontrato nella nostra attività nei mesi scorsi.
Noi alle Ferriere possiamo dimostrare che colmare questi vuoti è sempre possibile e che quando il sindacato e il partito si muovono con forza, ciascuno nel suo campo specifico e autonomo di lavoro, non rimane molto spazio per estremismi di nessun genere; a patto di tenere conto con precisione e con atteggiamento aperto della volontà degli operai.
Mariuzzo
Dobbiamo batterci per un’applicazione estensiva dell’accordo appena raggiunto. Questo non è un problema di tecnica sindacale, ma di azione sindacale a tutti i livelli. Questo esige una sempre più larga partecipazione e iniziativa operaia alla base, nella fabbrica. Per fare questo abbiamo, bisogno non soltanto di molta forza organizzata ma anche di una organizzazione di nuovo tipo. Penso prima di tutto al delegato di squadra e di reparto, il quale deve diventare l’anello di base di tutta la catena: dalla analisi della situazione, alla elaborazione delle richieste e dei modi di applicazione dell’accordo, sino alla decisione di scendere eventualmente in lotta per farlo applicare. Deve essere chiaro cioè che, per noi, le decisioni che contano debbono essere prese sempre alla base, dagli stessi operai, al livello del reparto e della squadra.
Carrilli
Dobbiamo considerare il delegato di linea come un nuovo strumento conquistato dalla classe operala; strumento che deve consentire alla lotta operaia di incidere al livello di officina sul meccanismo produttivo della azienda. Fino a ora non avevamo alcun modo di contrastare le decisioni padronali al livello di base, nell’officina. Ora lo strumento di contestazione al livello di base lo possediamo.
Ma, soltanto se l’unità operaia alla base sarà forte, il potere del delegato sarà forte. Se no, vi è il pericolo — e dobbiamo vederlo — di far diventare il delegato di linea un rappresentante delle decisioni produttive, aziendali, che sono state prese al livello della direzione aziendale. Noi lo dobbiamo invece considerare e imporre come strumento nostro, della lotta operaia che si pone, a un nuovo livello, obiettivi contemporanei di salario e di potere nella fabbrica.
Rinascita
Grazie per il vostro contributo, e auguri per lo sviluppo e il successo della vostra azione.
 
Area delle relazioni generali
Relazioni Multiple ++


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32742+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1969 Mese: 7 Giorno: 18
Numero 29
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 7 - 18 - numero 29


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