Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: [[OCR FR15, rapida revisione manuale]] La spinta sociale ha un andamento nettamente ascendente, soprattutto, in questa fase, tra gli operai: questo è il giudizio che nasce dai fatti più recenti, dall’esame della situazione reale. Consideriamo l’esito di due vertenze importanti e significative, quelle della Fatme di Roma e della Rhodiatoce di Verbania: di quest’ultima Rinascita pubblica qui una « radiografia ». In entrambi i casi il padronato (e non solo le singole imprese) ha dovuto cedere su piattaforme rivendicative che segnano uno scarto in avanti rispetto alle vertenze precedenti: il fronte rivendicativo si sposta in avanti. Alla Fatine, all’accordo — approvato dalla assemblea operaia — si è arrivati dopo 40 giorni di lotta e dopo la serrata: gli operai oltre ad importanti miglioramenti economici hanno realizzato una effettiva con quista di potere attraverso l’istituzione dei delegati di reparto per il controllo del cottimo. Il potere contrattuale comincia così ad esercitarsi anche sulla organizzazione della produzione e del lavoro, che finora è stato il terreno naturale di tutte le manovre padronali. Alla Rhodiatoce gli operai hanno vinto dopo 20 giorni di sciopero e 12 giorni di occupazio ne della fabbrica, e anche qui — come illustra l’articolo-inchiesta — le conquiste economiche si intrecciano con quelle di potere (diritto di assemblea in fabbrica durante l’orario di lavoro), che sono il più solido fondamento delle prime. La spinta operaia è in fase montante: gli accordi Rhodiatoce e Fatme, gli ultimi in ordine di tempo, sono tra i più avanzati e costituiscono un nuovo punto di riferimento per le altre aziende. E ancora, va aggiunto, queste lotte, oltre che risultati avanzati, han no prodotto una espansione della democrazia sindacale e un rafforzamento, nei lavoratori e nei sindacati, della coscienza della propria forza e dei propri diritti. Le lotte aziendali di quest’ultimo periodo — di una certa difficoltà in quanto si colloca tra le grandi lotte generali per le pensioni e per le zone e l’inizio di quelle per i rinnovi contrattuali — hanno fatto segnare decisivi punti all’attivo dell’intero movimento rivendicativo. Innanzitutto è stata battuta la « linea dura » che le direzioni aziendali hanno sperimentato alla Marzotto, alla Rhodia toce e anche alla Fatme. In secondo luogo l’inasprirsi delle lotte contro le resistenze padronali ha dato luo go alla politicizzazione delle stesse lotte e all’ampliamento del loro orizzonte: valga al riguardo l’esempio del superamento del « moderatismo » alla Marzotto (cfr. Rinascita n. 11). E insieme a questa politicizzazione interne si è registrato (Rhodiatoce e Fatme) un allargamento di fronte politico, sia attraverso la solidarietà delle popolazioni e la stessa occupazione dei Comuni, sia attraverso le prese di posizione di raggruppamenti politici o di personalità appartenenti agli stessi partiti di governo. In questa situazione di spinta montante — e in quella più specifica del gruppo dopo l’ultima grande lotta — si colloca l’iniziativa di Leopoldo Pirelli, un tentativo cioè di rilanciare la controffensiva padronale sulla linea neo-capitalistica, dopo la sconfitta della cosiddetta « linea dura ». La mossa del gruppo Pirelli (e pare che anche la Fiat si muoverà) esprime innanzitutto il tentativo padrona le di riprendere l’iniziativa di fronte alla crescente spinta operaia. Il « lancio » è stato clamoroso: riduzione di orario a parità di salario, lavoro a tempo parziale per donne e studenti, nuova occupazione. Si tratta di pro poste interessanti (quanto meno perchè sono una prova della forza della spinta operaia), ma in esse si esprime anche il tentativo di « razionalizza re » e concentrare lo sfruttamento, di escludere il controllo operaio sulla organizzazione del lavoro, di assicurare la « pace sociale » alla programmazione della grande azienda. Tutti questi problemi sono stati immedia tamente chiari agli operai che non hanno perduto l’iniziativa anche di fronte alla iniziativa neo-neocapitalista di Pirelli. Questo è chiaramente il significato dello sciopero di due ore a Settimo Torinese e della serrata di alcuni reparti della Pirelli-Bicocca. L’iniziativa Pirelli ha spostato in avanti il terreno dello scontro nella nostra società, ma non è riuscita, certo, a sospenderlo: il movimento è in fase di avanzata e non accetta supinamente di essere organizzato secon do la razionalità del padrone. La con troproposta sindacale di fissare sabato e domenica i giorni liberi (e quindi di togliere all’azienda la possibilità di manovrarli a suo modo) ha visi bilmente innervosito la « moderna » dirigenza Pirelli, che, a Bicocca, ha appunto parlato di « caos » e ha deciso la serrata in alcuni reparti. In questa situazione — nella quale la legge sulle pensioni è in discussione al Parlamento e la vertenza sulle zone ha avuto una conclusione positiva — i problemi sono quelli di mantenere unito lo schieramento, portando avanti settori, zone e aziende arretrate, per impedire cioè quella separazione — facile a determinarsi nel nostro paese — tra fasce avanzate e fasce arretrate, sulla quale forse, non poco, ha puntato il brain-trust di Leopoldo Pirelli. Le lotte per i rinnovi dei contratti di categorie decisive come quelle dei metallurgici e dei tes sili, dei chimici e i congressi sinda cali ricomporranno il fronte e riporteranno avanti tutte le forze v. p. | |
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