Area del titolo e responsabilitàDescrizione | | [1)]«I PROBLEMI della costruzione economica sono stati dibatuti con accresciuta intensità nel corso della seconda metà del 1960. Si è trattato infatti di compiere un primo bilancio del periodo che, iniziatosi con la liberazione del paese, nel 1945, e stabilizzatosi in seguito agli avvenimenti del 1948, si è concluso con l'entrata in vigore della Costituzione socialista, nell'estate scorsa. Utile, allo scopo di approfondire i temi dell'imponente sviluppo economico cecoslovacco, è il [1) lungo articolo pubblicato su 'Mezinárodnì politika' dal vice-ministro del Commercio estero, Jaromir Kohout]. L'Autore, partendo dalla costatazione che nelle relazioni economiche fra i paesi del campo socialista hanno cominciato a operare le leggi economiche del socialismo, osserva che l'ininterrotto incremento della produzione e del livello di vita, la pianificazione e la “proporzionalizzazione” dello sviluppo economico hanno creato condizioni tali per cui la collaborazione fra i vari paesi non deve più misurarsi in termini di quantità ma valutarsi come il nuovo fondamento della “repentina impennata” delle forze produttive dei singoli paesi e del sistema nel suo insieme.
Dopo aver ribadito l'assoluta certezza della vittoria del socialismo sul capitalismo (dal 1937 al 1958 il sistema socialista ha aumentato di cinque volte la sua produzione in confronto al semplice raddoppio nel mondo capitalistico), ' Mezinárodnì politika' afferma che la Cecoslovacchia riconosce la importanza vitale, per il paese, del collegamento della sua economia nel complesso sistema dei rapporti economici e della “divisione internazionale del lavoro” fra gli Stati socialisti. Ciò appare una obiettiva necessità anche sotto l'angolo visuale della salvaguardia della indipendenza e sovranità nazionale. Basta ricordare che in Cecoslovacchia, nel passato, tenuto conto della incompleta e relativamente ristretta base di materie prime e del limitato numero dei suoi abitanti, lo sviluppo dell'industria si è avuto secondo i “fatali” principi capitalistici: inevitabile dipendenza dell'economia cecoslovacca dai monopoli occidentali, salari di fame e, come conclusione politica, il tradimento ella sovranità nazionale da parte delle vecchie classi dominanti. In 13 anni di governo borghese (1924-1937), la produzione industriale cecoslovacca è cresciuta del 27 per cento, mentre nei primi 10 anni di governo operaio (1948-1958) essa è salita di 3,6 volte, alla media dell'11 per cento all'anno. Le cifre dimostrano non soltanto la superiorità della concezione socialista nei confronti del capitalismo ma anche la giustezza della lotta condotta dai lavoratori sotto la direzione dei comunisti, contro quegli ambienti boemi e slovacchi che per imporre il piano Marshall non esitarono a sabotare la produzione del paese e a metterne a repentaglio la stessa indipendenza. 'Mezinárodnì politika' definisce poi “pietra miliare” sulla via della collaborazione economica fra paesi socialisti il patto di aiuto economico reciproco del gennaio 1949, che si rese necessario per sventare gli scopi imperialistici che le potenze occidentali si proponevano con la politica di embargo e di blocco economico. Da parte dei paesi socialisti si rispose mettendo in comune risorse e processi tecnologici, e collaborando strettamente nel campo scientifico. Iniziatasi nel 1954 quella che l'articolista definisce “seconda tappa” nella attività di collaborazione economica, si presentò la necessità di procedere a una revisione critica delle lacune emerse nei settori delle materie prime, dell'energetica e dell'agricoltura. Il consolidamento del sistema mondiale socialista che ne seguì e il fallimento dell'attacco imperialista crearono condizioni favorevoli a un più rapido sviluppo dei contatti e relazioni commerciali est-ovest che, ovviamente, è bene sottolineare, non furono mai del tutto interrotti. Contemporaneamente, il formarsi e il consolidarsi di nuovi Stati in Asia e in Africa fecero aumentare ulteriormente le possibilità di contatti economici. Dopo un rapido esame della situazione economico-commerciale cecoslovacca, 'Mezinárodnì politika' conclude scrivendo che il compimento del terzo piano quinquennale vedrà il livello anteguerra superato di 6 volte e la produzione di acciaio salire a 10 milioni di tonnellate. Da queste premesse, la Cecoslovacchia, con la collaborazione dell'URSS e degli altri paesi socialisti, partirà per raggiungere, nel 1975, una produzione di acciaio che vada dai 17 ai 19 milioni di tonnellate l'anno.»
[2)]«Sviluppo economico e indipendenza nazionale sono due motivi che si ripresentano nell' [2) articolo pubblicato dal segretario dei sindacati Bedrich Kozelka sulla rivista 'Ceckoslovenské Odbory']. L'articolista nota come l'occupazione nazista sia stata 'epoca in cui il popolo cecoslovacco ha conseguito una profonda maturità politica. La Cecoslovacchia, scrive la rivista, fu il primo paese non tedesco occupato dai nazisti e l'ultimo a essere liberato dal giogo straniero. Una questione vitale per il paese fu a que tempo la rapida riparazione degli enormi danni della guerra e il passaggio a una economia che potesse dare alla Cecoslovacchia il posto che le compete sul mercato internazionale. Ricostruire la rete dei trasporti letteralmente distrutta fu un laoro gigantesco. I minatori lavorarono volontariamente anche alla domenica. I cittadini costituirono brigate per rimettere in funzione fabbriche e aziende agricole. Questo scopo nazionale fu coordinato e diretto dai sindacati i quali si presero l'impegno di cooperare con qualunque governo che si fosse dato un programma socialista, e ciò per due motivi fondamentali: la maggioranza dei cecoslovacchi si era persuasa che era impossibile riprendere la vecchia screditata strada dell'economia capitalistica, la maggioranza del popolo si era convinta dell'impossibilità di trovar amici fra quelle potenze che a Monaco avevano gettato il paese in pasto a Hitler. Su questi due principi – conclude 'Cekoslovenské Odbory' – poggiano le basi della politica della Repubblica cecoslovacca.» |
Titolo | Rassegna delle riviste, [rubrica: a cura di Piero Quaglierini], Cecoslovacchia. [sottotitolo: La collaborazione economica fra i paesi socialisti e l'indipendenza cecoslovacca] [e.v., s.: 1) sull'imponente sviluppo economico cecoslovacco, lungo articolo di Jaromir Kohout (vice-ministro del Commercio estero cecoslovacco), in 'Mezinàrodnì politika'; 2) sullo sviluppo economico e indipendenza nazionale, Bedrich Kozelka (segretario dei sindacati), in 'Ceckoslovenské Odbory'][ssis] |
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