Area del titolo e responsabilitàDescrizione | | [1) e 2)]«La crociata di William S. Schlamm per un'aggressione antisovietica [1) ('Rinascita', marzo 1960, pag. 238)] richiama nuovamente l'attenzione delle [2) 'Frankfurter Hefte', che nel numero di giugno pubblicano alcune pagine dedicate all'austro-americano da Erich Kuby, in un libro ('E' tutto finito, a Bonn vince Hitler?') uscito nei giorni scorsi per i tipi della Goverts Verlag di Stoccarda].»
[2)]«Le tesi di Kuby sono notoriamente pessimistiche. Nella Repubblica federale non vede possibilità alcuna di un ricambio o di un rinnovamento strutturale "non illudiamoci, non ci libereremo di quest'uomo (Schlamm), e della malattia mentale politica che egli rappresenta, con le nostre sole forze. Con le nostre forze vuol dire con la ragione, con il non prestarli attenzione, con una reazione automatica dell'opinione pubblica. Per questo siamo troppo malati. Malati di Hitler, malati di Adenauer, malati di dieci anni di una politica di forza e di guerra fredda senza vie di uscita e arrogante". A parere di Kuby, Schlamm sta raccogliendo, con i suoi successi, quel che il foverno di Adenauer ha seminato in dodici anni con la sua propaganda corruttrice: "egli tira soltanto, dinanzi ai nostri occhi, le logiche conseguenze di una politica che noi, liberi cittadini di un libero paese, approviamo da dodici anni, anche se non si può dire che tutti coloro che hanno votato Adenauer fossero in chiaro sulle conseguenze. Nemmeno si può dire che tutti itedeschi avessero chiare le conseguenze del loro voto a Hitler. Ma questo non è in alcun caso una giustificazione". In questi dodici anni la maggioranza dei tedeschi dell'Ovest hanno accettato l'impostazione adenaueriana di un mondo diviso in amici e nemici, senza rendersi conto che proprio questo modo di pensare "aveva permesso a Hitler di liquidare gli ebrei e di condurre la sua guerra, di radere al suolo l'Europa e di distruggere le classi dirigenti dei popoli orientali confinanti. I comunisti venivano caratterizzati come un gruppo di nemici mortali. E oggi? Questa passione anticomunista è di nuovo permessa. Ma essa non si presenta più nel medesimo modo; una propaganda opportunista, che presenta Hitler come il cattivo di ieri, si attribuisce il diritto di ereditare da lui questo odio, e dice addirittura al popolo che questo odio sarebbe la prima virtù di un uomo occidentale. In ambedue i casi c'è nella bottiglia il medesimo veleno di inumanità è solo cambiata l'etichetta. Anche Schlamm, giocando con e parole, dice delle forze non sarebbe una guerra di aggressione. L'inumanità di questa divisione in amici e nemici è inconciliabile con le concezioni democratiche occidentali e ancor più con quelle cristiane. Ma nondimeno viene conciliata con queste, giorno per giorno, senza sosta. La lotta, poiché siamo chiamati alla lotta, dovrebbe, così' si dice, venir condotta per assicurare l'esistenza ulteriore dell'Occidente. Ma che cosa merita ancora difendere di questo Occidente, se si lascia cadere la concezione cristiana secondo cui tutti gli uomini, compresi i comunisti, sono creature di Dio? Mai nemici, eventualmente avversari. Su quale altra conceione si potrebbe fondare la "libertà"? Che cosa difende, eventualmente avversari. Su quale altra concezione si potrebbe fondare la "libertà"? Che cosa difende, eventualmente con la bomba atomica, un occidentale che nell'avversario non sa pi vedere l'uomo? Un benessere la cui adorazione conduce a questa caotica "libertà" senza vincoli e senza impegni per la quale si conduce tutta la lotta".
"Dovesse veramente esser vero - aggiunge ancora Kuby - che il comunismo conquisterà i dominio mondiale se l'Occidente non lo assalirà con la guerra, dovesse esser vero che vuole la pace perché ha bisono della pace, allora non mi resta che dire: possa vincere! E non solo percgé so vedere le conseguenze di una terza guerra mondiale in cui non ci sarebbe più posto per "vincitori", ma anche concedendo che dopo terribili sacrifici ci possa essere un vincitore, e questo sia l'America, l'Occidente, quello che si chiama "libertà". 'Chi cince in pace, vinca'". Per Kuby, come già emerge dale righe sopra riportate, Schlamm non è però un "caso", una sorta di cancro innestatosi in un corpo sano. Egli è il prodotto di un paese che si vede attribuire dalla sua classe dirigente, e accetta passivamente, la funzione anticomunista così chiaramente espressa da Adenauer nel gennaio scorso in presenza di Giovanni XXIII: "minoranze qualificate del popolo, aule magne piene di studenti, i futuri autori degli affari politici, giuridici ed economici, sognano con Schlamm il sogno di un mondo senza comunismo, e si lasciano entusiasmare, nel loro indicibile distacco dalla realtà, dall'idea di poter indurre gli americani a '''spingere indietro''' insieme, il comunismo". "Con uno Schlamm appoggiato organizzativamente, politicamente, propagandisticamente e pubblicisticamente dal campo della CDU e accolto con applausi nella Repubblica federale, si prepara la vittoria di Hitler a Bonn. Che cosa è Schlamm? Un fascista. Se non tutti i fascisti ono dei nazisti, tutti i nazionalsocialisti sono dei fascisti. Un fascista è un uomo che vuol affermare le proprie idee con la violenza, quando non riesce ad affermarle altrimenti. Un fascista è il contrario di un umanista". Nemmeno vede una speranza, Erich Kuby, nel partito socialdemocratico. "L'esempio di Willi Brandt, che per diventare un giorno cancelliere non si differenzia più politicamente dall'attuale cancelliere, indica quale politica si debba fare nel nostro paese per allenarsi al potere. Ma questo stesso popolo, che cede il potere in questo modo, è offeso quando i signori Khrustciov e Ulbricht dicono che la Repubblica federale rappresenta un pericolo per la pace.» |
Titolo | Rassegna delle riviste, [rubrica: a cura di Sergio Segre], Germania occidentale. [sottotitolo: 'Frankfurter Hefte': l'anticomunismo prepara la vittoria di Hitler a Bonn?] [e.v., s.: 1) sulla «crociata di William S. Schlamm per un'aggressione antisovietica», in 1960/3; 2) idem, «alcune pagine dedicate all'austro-americano [Schlamm]» da recensione di un libro (di Erich Kuby, 'E' tutto finito, a Bonn vince Hitler?', edito da Goverts Verlag di Stoccarda), in 'Frankfurter Hefte', 1960/giugno][ssis] |
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