Area del titolo e responsabilitàDescrizione | | [1)]«L'ultimo fascicolo della rivista 'Science and Society' reca la traduzione integrale di una nostra nota apparsa nella "Rassegna dele riviste" di 'Rinascita' (n. 7-8 del 1959), facendola seguire dalla risposta di Donald Clark Hodges dell'Università del Missouri, autore delle tesi da noi criticate circa il "determinismo delle classi" come l'elemento fondamentale della dottrina marxista.
Donald Clark Hodges precisa, nella sua risposta, che parlando di un "determinismo di classe" in opposizione a ciò che egli definisce come il "determinismo dele forze produttive" non aveva inteso parlare di un principio destinato a risolvere in sé tutti gli aspetti della dottrina marxistica o a trasformare i lineamenti di questa dottrina in quella di una "sociologia delle classi", ma aveva solo voluto sottolineare che l'essenziale della concezione di Marx sta nell'intendere la storia come opera dell'uomo e non già come conseguenza meccanica o automatica del progresso della tecnologia. Egli sembra voler dire, così, che nel parlare di "determinismo di classe", aveva inteso polemizzare con certi marxisti i quali, richiamandosi a un Marx "maturo" in contrapposizione a quello degli scritti giovanili, hanno messo l'uomo "a letto" in un sistema di strutture economiche, dissolvendolo in un "essere storico". Se è così, approviamo senz'altro il fine che egli si proponeva di raggiungere. Sappiamo bene che in nessun punto della sua dottrina Marx ha mai parlato del sistema delle strutture economiche come di un fatto estraneo all'uomo, in cui l'uomo si perda o al uale soccomba. Non ignoriamo che nei suoi studi più maturi (come 'il Capitale' e altri) Marx ha analizzato l'insieme delle strutture economiche con estrema scrupolosità scientifica e ha dimostrato quanto sia importante il ruolo che esso ha nella storia. Ma crediamo di non errare dicendo che in 'nessuno' dei suoi lavori teorici Marx ha mai dimenticato l'essenziale della sua dottrina e cioè che l'insieme delle strutture economiche è il frutto dell'attività umana e che l'uomo - benché tenuto a partire da queste nello svolgimento della sua 'prassi' - rimane sempre al centro della storia la quale è fatta soltanto da lui anche se non di sana pianta ma sulla base di quanto da lui era stato fatto nel passato.
Nel contrapporre, però. il suo "determinismo di classe" al ruolo delle forze produttive, Donald Clark Hodges ha snaturato, sia pure "a fin di bene", il contenuto umano della dottrina marxista. E gliene diamo la prova. Sono gli uomini, è vero, che fanno la storia, e gli uomini . ci piaccia o non ci piaccia - sono divisi in classi antagonistiche. Ma gli uomini ganno la storia non in quanto sono divisi in classi ma a dispetto di ciò. In quanto sono divisi in classi separate e antagonistiche, essi sono ostacolati e frenati e perciò non fanno vera storia, rimangono - per così dire - ancora nella preistoria.
Nella sua risposta Hodges difende implicitamente la tesi ch'ìegli aveva precedentemente enunciato e cioè che nel seno di società basate sul sitema della proprietà privata, gli uomini ganno la loro storia per il tramite dele classi corrispondenti agli esistenti rapporti di produzione. Da un punto di vista marxista riteniamo che questa tesi sia errata in quanto implica il ruolo determinante di 'tutte' le classi. Non neghiamo che nell'ambito delle società classiste gli uomini svolgano la loro attività pratica e teorica come uomini appartenenti a questa o quella classe, ma poiché siamo marxisti pensiamo che non si possa considerare storia o equivalente a storia l'attività che svolgono, per esempio, gli uomini appartenenti alla classe capitalistica, i quali lottano per la conservazione degli attuali rapporti di produzione, ma si debba considerare tale, invece, l'attività che svolgono gli uomini in quanto membri o seguaci della classe operaia, e cioè di quella classe che esprime in termini concretamente umani l'opposizione dello sviluppo delle forze produttive ai rapporti di produzione non più ad esso adeguati. E' riferendosi a questo elemento dell'attività umana - lo sviuppo delle forze produttive - che nel seno della società capitalista si può parlare non di un generico "determinismo di classe", ma del ruolo specifico della classe operaia, ruolo indubbiamente determinante ma proprio perché, come abbiamo sottolineato nella nostra precedente nota, consiste nel creare una società basata su un modo di produzione che non solo rende possibile il tramonto delle classi esistenti, ma impedisce anche il sorgere di nuove classi antagonistiche. In proposito Hodges scrive, poi, che per lui il punto focale della dottrina marxista è quello relativo ai rapporti tra le classi e che i problemi dell'epoca di arx e della nostra sono determinati specificamente da tali rapporti. Siamo d'accordo, ma con alcune importanti riserve. Riteniamo anche noi che elemento essenziale della teoria marxista sia lo studio della genesi e della logica dei rapporti di classe. Ma mentre Hodges sembra pensare che da tale studio l'autore della teoria marxista tragga solo la volontà rivoluzionaria di contribuire a dissolvere il modo di produzione capitalista, noi siamo convinti che arx ne tragga anche la capacità scientifica - e non meno rivoluzionria - di prevedere come a questo modo di produzione debba subentrare un altro modo di produzione destinato a por fine non già ai soli rapporti di classe esistenti nel seno della società capitalista, sostituendovi rapporti nuovi - socialisti, se si vuole - ma ancora di classe, come afferma Hodges - bensì a 0tutti' i rapporti di natura classista facendo sorgere al loro posto rapporti di umanità non più deformati dal peso delle classi.
lo stesso Hodges sembra rendersi conto, del resto, della impossibilità di vedere nel suo 2determinismo di classe" l'elemento essenziale della dottrina di Marx. Pur sostenendo infatti che il tratto caratteristico di questa dottrina sia costituito dal suo concentrarsi sugli aspetti peculiari della società capitalistica, egli riconosce, nella sua risposta, che esso consiste pure nel porsi come oggetto "anche gli aspetti permanenti delle strutture sociali", e ammette - sia pure indirettamente - che il metodo dell'attività teoretica marxista si differenzi da quello della "sociologia accademica" nel senso che mentre quest'ultimo è solo rivolto a rilevare gli aspetti permanenti delle formazioni sociali, individuandoli però in quelli della società capitalista che considera "fissi" ed "eterni", il primo parte invece da questi ma per arrivare a scoprire il filo conduttore della storia. Hodges afferma, alla fine, che nel seno di una società comunista il senso dell'"amicizia e dell'animosità non economica e non politica" spazza via del tutto i rapporti di classe. E con ciò viene a riconoscere implicitamente, ma non senza reticenze e confusione, che non avevamo proprio torto quando nella nostra precedente nota rivelavamo - senza l'astuzia polemica che egli ci attribuisce - la contraddizione in cui era caduto.» |
Titolo | Rassegna delle riviste, [rubrica: a cura di Michele Salerno], Stati Uniti. [sottotitolo: Una nota di D. C. Hodges in 'Science and Society' sul «determinismo delle classi»] [e.v., s.: replica alla contestazione della recensione in Rassegna delle riviste, [a cura di Michele Salerno], Stati Uniti, in 1959/7-8; 1) traduzione integrale della nota (in Rassegna delle riviste, [a cura di Michele Salerno], Stati Uniti, in 1959/7-8) e precisazione del suo concetto di "determinismo di classe", in 'Science and Society', 1960/ante quem giugno][ssis] |
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