Area del titolo e responsabilitàDescrizione | | [1)]«"In tema di scelte sul piano della politica interna, al congresso comunista di Roma si aprivano due vie: l'una quella di proseguire nell'agitazione per trasformare in indirizzo politico definito le equivoche quanto caduche alleanze sperimentate in Sicilia; l'altra quella di approvare la politica promossa dai socialisti, dalle minori formazioni di democrazia laica, da alcune correnti cattoliche, rivolta a provocare nella democrazia cristiana una svolta politica che si caratterizzi per la rottura aperta e definitia con le destre e con le loro cospicue propaggini attive, ed in posizioni di forza, entro il partito di maggioranza". Questo, secondo il socialista Gaetano Arfè, il problema politico centrale affrontato dal IX Congresso del PCI. L'alternativa indicata da Arfè appare tipica di coloro che amano ridurre i problemi dello sviluppo democratico della società italiana al dosaggio di formule di alleanza ai vertici; essa è però immaginaria sul terreno dei fatti: per sciogliere fittizie contrapposizioni, basta ricordare come proprio gli avvenimenti siciliani abbiano rapresentato la più profonda rottura che finora si sia verificata in seno alle forze dominanti, la più serie crisi che abbia scosso negli ultimi anni il potere dei grandi gruppi eonomici e il monopolio politico democristiano. Sembra ad Arfè che tra le due vie da lui stesso supposte, i comunisti abbiano scelto, pur tra molte esitazioni, la seconda e ciò gli fa trarre buoni auspici per il successo "della iniziativa socialista e democratica, che ha esercitato in questo senso una pressione forse determinante, da iscrivere all'attivo dello stesso partito comunista". Ora occorrerà "una poderosa ondata di revisionismo" per portare avanti la soluzione del problema "della integrazione organica del partito comunista nelle forze democratiche e socialiste italiane", smantellando "dogmi", sciogliendo "contraddizioni", adeguando "la teoria alla praica e la pratica alla teoria". Alla possibilità di uesta soluzione, Arfè guarda con fiducioso ottimismo. Nel frattempo, pur nell'attesa di essere integrato organicamente e pur se "a rimorchio" della "iniziativa socialista e democratica", il partito comunista "è rimasto ancorato alle posizioni democratiche, si è impegnato a dare alla lotta in corso il suo contributo, senza del quale la situazione sarebbe gravemente compromessa". Esso "ha piantato radici rofonde nella realtà nazionale"; poiché d'altra parte "una partecipazione socialista al governo non potrà aver luogo senza sconvolgimenti profondi nel mondo politico italiano, senza lotte assai dure, senza passare attraverso momenti di estrema precarietà", sarà comunque necessario non trovare ostili i comunisti.»
[2)]«Muovendo da una diversa impostazione politica, ben più saldamente ancorata al terreno reale dei rapporti di produzione, Lelio Basso esprime anch'egli, [su 2)], un giudizio positivo sul IX Congresso del PCI, che "si inscrive fra gli elementi utili in quel processo di formazione di uno schieramento democratico da cui dipendono le possibilità di un'alternativa politica nel nostro paese". Dall'esame dei punti che Basso considera più positivi nell'elaborazione politica compiuta dai comunisti, risulta chiaro che egli guarda a questa "alternativa politica" come a una modificazione degli attuali indirizzi assai più complessa e profonda di quanto non appaia ad Arfè e a tutti coloro che coltivano i miti delle facili "aperture". Secondo Basso, sono emersi infatti dal congresso comunista alcuni elementi che "formano l'ossatura di una strategia socialista nel mondo capitalistico occidentale": la contrapposizione di un piano di sviluppo economico democratico, tendente a superare i tradizionali squilibri del paese, nei confronti del piano dei monopoli; la necessità di un'articolata politica di intervento pubblico che faccia capo sia allo Stato sia alle regioni e a una vasta articolazione di autonomie; una considerazione del potere come la risultante di un giuoco di forze contrastanti, per cui i lavoratori, usando tutti gli strumenti di potere possibili nella società attuae, da quelli parlamentari a quelli delle lotte di massa, "possono influire seriamente ffin d'ora sullo sviluppo della società in senso democratico e socialista".»
[3)]«Una interessante relazione [3)]. a relazione, stesa in forma di appunti che seguono lo svolgimento cronologico del congresso, ha il pregio di essere densa di fatti e di notizie. Ne scaturisce un'immagine viva non solo delle posizioni politiche che sono state dibattute a Blackpool, ma dei rapporti umani, degli atteggiamenti di costume, degli orientamenti ideali diffusi tra i militanti di quella grande e complessa ormazione che è il partito laburista. Le figure dei delegati e dei dirigenti vengono rappresentate con pohi tratti arguti che dànno di loro un'idea assai viva e precisa: moltissimi personaggi minori e poi Hugh Gaitskell, che "parlò con calma, ma non con freddezza, pronunciando quasi con compiacimento intellettuale ogni parola: c'era lo sforzo, per niente didascalico o paternalistico, di immettere il dibattito su un binario di ragionamenti, non di oratoria"; e Bevan, che "è naturalmente un mattatore": "completamente a suo agio, parlando a braccio, divertendosi alle proprie battute, e potentissimo nei momenti di sdegno. Non recitava, 'era'". Così seguendo gli appunti di Doglio giungiamo, senza che mai si attenui l'interesse, allo scioglimento: "e infine il canto della 'Red Flag', e tutti si prendono per mano e cantano che sono uniti, che bisogna rimanere insieme, insieme...". Naturalmente, ciò che questo modo di raccontare fa guadagnare in vivacità e chiarezza delle immagini, fa perdere in profondità d'analisi, rispetto a u'impostazione saggistica tradizionale. Ma Doglio non partiva evidentemente da un intento saggistico, anche se non mancano nella sua relazione frequenti interpolazioni che esprimono un giudizio critico su uomini e posizioni politiche. Si può così individuare la personale posizione di Doglio, la misura di giudizio cui egli confronta la realtà del laburismo. E' una posizione che rifiuta non solo l'impostazione comunista, ma anche la prospettiva di un accesso al socialismo attraverso il metodo democratico parlamentare, e che fa proprio il mito tecnicista di uno sviluppo socialista comunitario nascente da tendenze endogene del moderno industrialismo. Ma anche di queste interpolazioni dobbiamo esser grati a Carlo Doglio perché, fornendoci il punto di vista dell'osservatore, ci consentono di valutare meglio la viva realtà che egli descrive.» |
Titolo | Rassegna delle riviste, [rubrica: a cura di Enzo Modica], Italia. [sottotitolo: Il IX Congresso e le due vie di G. Arfè - Un giudizio del compagno Lelio Basso] [e.v., s.: 1)Gaetano Arfè, su di un bivio che intravede nel IX Congresso del PCI, in 'Il Ponte', febbraio 1960;2) Lelio Basso, esame dei punti dell'elaborazione politica dei comunisti al IX Congresso, in 'Problemi del socialismo', febbraio 1960;3) Carlo Doglio, sul congresso di Blackpool del Labour Party, in 'Comunità', febbraio 1960][ssis] |
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