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tipologia: Analitici; Id: 1549459


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Descrizione | «Nel vivo del dibattito che, dopo la sconfitta elettorale subita dal Lobour Party in otobre, si è riaceso tra la destra e la sinistra di quel partito, assumendo termini che tendono a farne una controversia di fondo, un nuovo periodico della sinistra laburista, 1)»;5)«E' una nuova Società che noi lavoriamo a realizzare, e non una qualsiasi raffazzonatura che serva a fare di questo tirannico imbroglio una forma meno imperfetta e più scorrevole dello stesso "ordine", una massa di gente opaca e inutie organizata in classi, fra le quali l'antagonismo sia moderato e velato in modo che esse agiscano da freno l'una dell'altra per garantire la stabilità del sistema»,[6)]«Nell'editoriale si afferma che il compito più urgente per la socialdemocrazia inglese è oggi quello di "chiarirsi le idee":"Finché non raggiungeremo questa chiarezza, attraverso una decisiva svolta nella coscienza politica di tutto il movimento, non saremo in grado di lavorare con una prospettiva rivoluzionaria".»,«Le responsabilità della attuale direzione di destra del partito vengono indicate in modo più preciso in un articolo [7)...]Prima di Gaitskell, i dirigenti di destra, "per quanto timidi, ortodossi e ristretti, non erano realmente disposti a sostenere che la trasformazione dell'Inghilterra in una socità socialista, sulla base della proprietà collettiva dei mezzi di produzione, non fosse l'obiettivo ultimo del Labour Party. Il loro punto di vista fu sempre che questo avrebbe preso un tempo molto lungo, e che sarebbe stato fatale precipitare le cose... Ma, in termini ideologici, essi non consideravano che le misure di nazionalizzazione intraprese dopo il 1945 segnassero, a tutti gli effetti pratici, la fine del processo di trasformazione... Il dissidio tradizionale tra la destra e la sinistra riguardava a 'velocità' della avanzata, non la desiderabilità finae della avanzata stessa". Oggi, invece, "Gaitskell e i suoi amici ideologici vedono queste faccende in maniera molto differente. Essi non credono che l'obiettivo del Labour Party debba essere la creazione di una società socialista sulla base della proprietà collettiva. Al contrario, credono che la proprietà collettiva, come obiettivo fondamentle del Labour Party, sia non solo elettoralmente nociva ma irrilevante e anacronistica". Ed ecco allora che, avendo scelto "un programma di accomodante empirismo nel quadro della società capitalista", il Labour Party "ha dato la netta impressione di essere sempre meno sicuro non soltanto di quali fossero i suoi obiettivi finali ma di avere un obiettivo finale qualsiasi. A causa di quella scelta, il partito è stato, nel paese ed in parlamento, esitante, inetto, petulante, e noioso. La retorica dei suoi dirigenti non ha convinto, perché i dirigenti sono apparsi privi della onvinzione della loro retorica. Sempre di più hanno trattato gli elettori non come potenziali compagni ma come possibili clienti". Non c'è salvezza per il laburismo se quella scelta non viene capovolta, con un chiaro indirizzo di politica socialista. "In termini di programma, e nel contesto immediato e locale, questo significa coprattutto riconsacrarsi in modo pecifico ed inequivoco alla proprietà ollettiva come l'obiettivo centrale e distintivo del partito. Certo, c'è tutto da dire in favore di un serio "ripensamento" dei problemi che implica l'attuazione di quell'obiettivo, come, ad esempio, il problema dell'organizzqazione e della struttura, della partecipazione e della responsabilità. del controlo e del coordinamento. Ma ciò che non ammette "ripensamento", almeno per un partito che pretende di essere impegnato alla creazione di un ordine socialista della società, è se la proprietà collettiva si trova al centro dei suoi propositi". [8)]Dopo aver analizzato le ragioni per cui le industrie inglesi che vennero nazionalizzate dal governo laburista dopo il 1945 presntano oggi un quadro insoddisfacente, sia per la efficienza che peer la economicità, Campbell riassume in alcuni punti l'azione che la sinistra inglese dovrebbe svolgere nella presente situazione politica a proposito di tali industrie. Occorre, fra l'altro, "chiarire che due delle più importanti industrie nazionalizzate (ferrovie e carbone) erano industrie in risi, incapaci, dopo la nazionalizzazione, di intraprendere il proprio sviluppo con risorse proprie. Che il principio della pubblica utilità applicato nella loro politica dei prezzi impedì (almeno per l'industria mineraria) di acquistare risorse per finanziare una parte della loro riattrezzatura. Queste industrie sono ora ostacolate nel loro ulteriore sviluppo dal rifiuto del governo di promuovere una politica coordinata per i trasporti ed una politica nazionale dell'energia". Inoltre, "è tempo di ridurre l'onere dell'interesse sulle industrie nazionalizzate, che erano in uno stato di crisi quando furono rilevate... L'interesse di compensazione e il rimborso del capitale di compensazione dovrebbero essere trasferiti al debito nazionale, e tassi d'interesse più bassi dovrebbero operare sul futuro sviluppo di capitale". Bisogna infine che "i prezzi fatti pagare dalle industrie nazionalizzate alle aziende private bengano rivisti... e poirtati a un livello che consenta alle industrie nazionalizzate di finanziare una parte maggiore del loro sviluppo senza ricorrere direttamente o indirettamente alla City", e bisogna che "sia rivista da capo a fondo la pratica della consultazione congiunta. I lavoratori debbono avere una voce reale nell'elaborazione dea politica delle industrie nazionalizzate, e non devono essere messi di fronte a piani bell'e pronti sulla base del '''prendere o lasciare'''". Campbell conclude illuminando quello che può sembrare il paradosso della polemica sulle nazionalizzazioni: "Diciamo che i monopoli privati derubano le industrie nazionalizzate, eppure i monopolisti si oppongono a ulteriori nazionalizzazioni. Non c'è contraddizione in questo. La nazionalizzazione capitalistica di Stato presuppone che una minoranza di industrie vengano derubate dai monopoli privati. Se, però, la nazionalizzazione fosse estesa a tutte le vette dominanti dell'economia, il quadro diventerebbe completamente diverso. Ecco perché l'industria siderurgica e in generale i monopolisti si sono opposti a estendere la nazionalizzazione in qualsiasi direzione. Abbiamo dunque il compito di spiegare al movimento laburista perché la nazionalizzazione del tipo esistente, applicata in particolare a industrie in crisi nel modo che fu proprio del governo laburista, non potevano rispondere alle aspettative dei lavoratori, e che dei risultati positivi che essa può aver dato hanno soprattutto beneficiato i capitalisti... Eppure i risultati tecnici ottenuti dalla nazionalizzazione dimostrano che, se essa fosse applicata a industrie in condizioni relativamente buone, e se alle industrie private non fosse consentito di derubare le industrie nazionalizzate, risultati imponenti potrebbero essere ottenuti. Naturalmente i pieni benefici della nazionalizzazione socialista potrebbero essere ottenuti solo con la conquista del potere politico da parte della classe operaia, ma per raggiungere tale obiettivo il movimento deve sviluppare una possente denuncia dei monopoli e rivendicare la loro nazionalizzazione".»,[9)...]«L'interesse specifico e relativamente diffuso rivolto a tae avvenimento dal più autorevole periodico economico-politico della borghesia britannica è significativo, in quanto, di sollito, l' 'Economist' ostenta di considerare il movimento comunista dell'Europa occidentale come al di sotto o almeno al di fuori del proprio campo di attenzione. Naturalmente l'interpretazione della linea politica e della prospettiva che il PCI ha discusso e approvato nel suo IX congresso viene distorta allo scopo di ridurre la piattaforma del'EUR a una mera manovra tattica. Ma anche nei limiti della distorsione e del linguaggio che ne deriva, lo 'Economist' non può fare a meno di rilevare la "audacia" della politica delle convergene e della nuova maggioranza.»
Titolo Rassegna delle riviste, [rubrica, a cura di Franco Calamandrei], Gran Bretagna. [sottotitolo: Un nuovo periodico della sinistra laburista - La necessità di «chiarirsi le idee» - Le nazionalizzazioni e la classe operaia] [e.v., s.: 1) 'New Left Review' (nato dalla fusione di 2) 'New Reasoner' e 3) 'Universities and Left Review', e colecato da una lato con la corrente che fa capo a 4) (settimanale 'Tribune') e dall'altro con una rete già abbastnza estesa di 'clubs' studenteschi);5)ad introduzione del primo numero di 'New Left Review', citazione di un brano di William Morris;6)editoriale di 'New Left Review', n.1, 1960/gennaio-febbraio;7)Ralph Miliband, La malattia del laburismo, 'New Left Review', n.1; 8)J. R. Campbell, questione delle nazionalizzazioni sulla quale si va polarizzando la profonda crisi interna del Labour Party, in 'Marxism today', 1960/febbraio, mensile comunista diretto da John Gollan, segretario generale del PC britannico; 9)nota abbastanza lunga dedicata al IX congresso del partito comunista italiano, 'Economist', 13 febbraio][ssis]
Responsabilità
Franco Calamandrei+++
  • Calamandrei, Franco ; ; ; ; ; ; Sen. Franco Calamandrei ; F.Ca. ; †Sen. Franco Calamandrei
  curatore di turno di+++   Rassegna delle riviste [Rinascita - mensile]+++
  
Area della rappresentazione (voci citate di personaggi,luoghi,fonti,epoche e fatti storici,correnti di pensiero,extra)
Relazioni multiple
'New Left Review' (nato dalla fusione di 'New Reasoner' e 'Universities and Left Review', e collocato da una lato con la corrente che fa capo al settimanale 'Tribune' e dall'altro con una rete di 'clubs' studenteschi)+++
  • 'New Left Review' (nato dalla fusione di 'New Reasoner' e 'Universities and Left Review', e collocato da una lato con la corrente che fa capo al settimanale 'Tribune' e dall'altro con una rete di 'clubs' studenteschi) ; ;
  rassegna di+++    
ad introduzione del primo numero di 'New Left Review', citazione di un brano di William Morris+++
  • ad introduzione del primo numero di 'New Left Review', citazione di un brano di William Morris ; ;
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editoriale di 'New Left Review', n.1, 1960/gennaio-febbraio+++
  • editoriale di 'New Left Review', n.1, 1960/gennaio-febbraio ; ;
  rassegna di+++    
Ralph Miliband, La malattia del laburismo, 'New Left Review', n.1+++
  • Ralph Miliband, La malattia del laburismo, 'New Left Review', n.1 ; ;
  rassegna di+++    
J. R. Campbell, questione delle nazionalizzazioni sulla quale si va polarizzando la profonda crisi interna del Labour Party, in 'Marxism today', 1960/febbraio, mensile comunista diretto da John Gollan, segretario generale del PC britannico+++
  • J. R. Campbell, questione delle nazionalizzazioni sulla quale si va polarizzando la profonda crisi interna del Labour Party, in 'Marxism today', 1960/febbraio, mensile comunista diretto da John Gollan, segretario generale del PC britannico ; ;
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nota abbastanza lunga dedicata al IX congresso del partito comunista italiano, 'Economist', 13 febbraio+++
  • nota abbastanza lunga dedicata al IX congresso del partito comunista italiano, 'Economist', 13 febbraio ; ;
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nota abbastanza lunga dedicata al IX congresso del partito comunista italiano, 'Economist', 13 febbraio+++
  • nota abbastanza lunga dedicata al IX congresso del partito comunista italiano, 'Economist', 13 febbraio ; ;
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Area delle relazioni generali
Relazioni Multiple ++


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30924+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1960 Mese: 3
Numero 3
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1960 - numero 3 - marzo


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