Area del titolo e responsabilitàDescrizione | | «[maggioritario antidemocratico ...]e forse i laburisti e comunisti e liberali inglesi potrebbero trarne motivo di una battaglia comune per l'adozione di una legge elettorale proporzionale, come insieme avevano reclamato il suffragio universale, conquistato in questo prototipo di democrazia borghese appena nel 1928!»;«i liberali hanno invitato la destra laburista a unirsi ad essi in un unico partito radicale come alternativa 'democratica' al conservatorismo. [«il 'leader liberale' Jo Grimmond lanciava il suo appello alla fusione»] Ad essi hanno fatto singolarmente eco, in Inghilterra, la stessa destra laburista, reclamando ulteriori rinnegamenti di quel poco di socialista che sotto la sua direzione è rimasto nel programma del 'Labour Party' [«l'ex ministro laburista e diretto collaboratore di Gaitskell, Douglas Jay, scriveva sul settimanale della destra laburista 'Forward' che occorreva abbandonare definitivamente il 'dogma marxista' della proprietà collettiva dei mezzi di produzione e proponeva perfino di cambiare il nome del partito, chiamandolo 'laburista radicale' o 'laburista riformista'[...]bisognava "farla finita con la fraseologia classista e il mito delle nazionalizzazioni". Né Gaitskell né Morgan Phillips si sono presi la briga di smentirlo, preferendo assumere, sia di fronte a tali sproloqui che alle accuse della sinistra, un atteggiamento temporeggiatore. E' invece insorto il settimanale della sinistra, 'Tribune', sul quale, dopo l'analoga sconfitta elettorale del 1951 e fino al compromesso del 1956(quando Bevan capitolò di fronte alla destra e al centro nella direzione del partito, accettando nel nome di una malintesa unità che fosse soffocata dalla voce della sinistra), era stata combattuta un'apprezzabile battaglia per la difesa dei principi socialisti[...]»], e i conservatori di varia denominazione politica di qua dalla Manica, fino ai nostrani sostenitori del 'progresso' senza 'avventure'.[...]MacMillan dichiarava che socialismo e lotta di classe, in un'Inghilterra in cui non si era mai stato così bene come ora (e tale era stato il principale 'slogan' della campagna elettorale dei conservatori), erano oramai 'obsolete', decaduti, fuori uso. L' 'Economist' del 10 ottobre [considera 3 cause della sconfitta]: le nazionalizzazioni, il 'signor Cousins' e il ricordo dell' 'austerity' dei primi anni del dopoguerra, ignorando o fingendo d'ignorare che di nazionalizzazioni, molto opportunisticamente, i laburisti quasi non ne avevano più parlato negli ultimi anni, che il 'signor cousins' - o la corrente sindacalista più avanzata tra le varie componenti del 'Labour Party - è tuttora tenuto a bada nell'ambito del partito dalla direzione di destra, e infine che nel 1945 la borghesia inglese aveva ceduto la gestione d'affari ai laburisti, allora sulla cresta dell'onda per il generale moto a sinistra esistente in Europa anche per far gravare sulle loro spalle l' 'austerity' necessaria alla ricostruzione postbellica, salvo a riprendere le redini del potere, attraverso i conservatori appena create le condizioni per la restaurazione capitalistica.»;«[... dal] 'Daily Mirror' [rimosso dalla testata] il motto 'avanti con il popolo' [... e il] quotidiano commento dell'esponente laburista Richard Crossman»;replica di Bevan sul 'News of the world' per cui giovani generazioni di elettori e di capifamiglia «"[...]indebitata, o per comprarsi la casa con pesanti ipoteche o per acquistare oggetti e attrezzature domestiche di ogni sorta o anche un'automobile, con il sistema degli acquisti a rate. La loro psicologia è pertanto composta da due elementi contraddittori, la soddisfazione e l'apprensione[...]"[... aspetti di una]"americanizzazione"(è una parola che riappare spesso nei commenti della sinistra, e non senza ragione)», sono trattati pure da Barbara Castle e da Richard H.S. Crossman sul 'New Statesman'»;«'Economist' rilevava [...] come i laburisti non polemizzassero maggiormente e più efficacemente contro lo 'slogan' principale dei 'tories', quello dell'economia in espansione e della conseguente prosperità, rilevando per esempio tra l'altro che in realtà si era oramai giunti sul piano economico a una stagnazione, tanto che l'incremento produttivo annuo era in Inghilterra uno dei più bassi d'Europa»; i limiti di Bevan: «il fatto che Gaitskell e Bevan siano andati a Mosca solo parecchi mesi dopo Macmillan e Lloyd, e che vi si siano comportati con la 'cautela' che, per dirla con un eufemismo, caratterizza tutta la politica interna ed estera del partito, non potevano certo scuotere 'elettorato a favore dei laburisti. Hanno condannato, è vero, le atrocità del colonialismo nel Kenia e nel Nyassaland, ma che cosa avevano fatto per liquidare il colonialismo quando erano stati al governo?[...]Il 'Labour Party cioè rimane sostanzialmente quello che è sempre stato, quello che Marx e Lenin lo hanno definito, teso solo a modeste riforme nell'ambito del sistema vigente, con in più l'adeguamento all' "americanizzazione" di cui s'è detto.[...] Assai più chiare [...]le reazioni della base laburista, sindacalista, comunista, che abbiamo trovato, in gran parte in forma di lettere dei lettori, su tale stampa e sul 'Labour Monthly' e sul quotidiano del PC 'Daily Worker'» |
Titolo | Rassegna delle riviste, [rubrica: a cura di Mario Pacor], Gran Bretagna. [sottotitolo: Polemiche e problemi postelettorali - La ricerca delle ragioni della sconfitta laburista - L'offensiva revisionistica di 'Forward' e la risposta di 'Tribune' - I limiti dell'azione difensiva della sinistra di Aneurin Bevan [e.v. ssis] |
Titoli complessi | Rassegna della stampa, [rubrica: a cura di Mario Pacor], Gran Bretagna. Polemiche e problemi postelettorali - La ricerca delle ragioni della sconfitta laburista - L'offensiva revisionistica di 'Forward' e la risposta di 'Tribune' - I limiti dell'azione difensiva della sinistra di Aneurin Bevan | | | |
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