Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: ROMA — Le bombe del Campidoglio, di Regina Coeli, di piazza Indipendenza e della Farnesina sarebbero tutte state «ordinate» dai cervelli della centrale terroristica legata al neonazista Franco Freda. Non di una nuova organizzazione eversiva sembra dunque trattarsi, ma di un apparato «militare» ricostituito da vecchi e nuovi appartenenti al disciolto «Ordine nuovo». Nei documenti e dalle riviste trovate su mandato dei giudici di Rieti in casa dei cinque arrestati: Maurizio Neri, Claudio Mutti, Leonardo Allodi, Marino Granconato e Sergio Calore (quest'ultimo è accusato di strage) ci sarebbero elementi sufficienti per scoprire il disegno eversivo preparato con cura fin dall' autunno del '77 dopo lo scioglimento di «Ordine nuovo», ma già teorizzato in scritti e conferenze da Franco Freda. Il modello della rivoluzione islamica, l'antisemitismo, il fanatismo nazionalsocialista sono argomenti ricorrenti nei carteggi ritrovati nel corso dell'inchiesta. L'inchiesta partita dalla procura di Rieti il mese scorso dopo il ritrovamento in casa dell'ex parà reatino Maurizio Neri di materiale propagandistico e documentario ha dato il via ad un'operazione vastissima in numerose città italiane, soprattutto nel Veneto, ma anche a Parma, Bari, Torino e Roma. E' proprio nella capitale che proseguirà l'indagine ancora in corso. La procura romana, infatti, entro la settimana avocherà a sé l'inchiesta, dopo aver già inviato due ordini di cattura per «costituzione di banda armata» e «strage». Fino ad oggi, infatti, la Procura di Rieti si era limitata ad accusare gli arrestati di «ricostituzione del partito fascista» e «associazione sovversiva». L'accusa di strage riguarda un giovane studente romano, neofascista, sfuggito (segue in penultima) (dalla prima) per un pelo all'arresto e uno degli arrestati, Sergio Calore, giovane operaio della «Pirelli» di Tivoli, redattore della rivista «Costruiamo l'azione», voce «ufficiale» dell'organizzazione terroristica. Dalle pagine di questa pubblicazione Sergio Calore, teorico dell'«autonomia fascista», ha lanciato per mesi, insieme agli altri collaboratori, appelli all'area dell'«autonomia di sinistra» per una lotta «violenta contro il sistema». Ma la teorizzazione dell'unità tra i gruppi «antiistituzionali» non riguarda soltanto fascisti e autonomi. Sempre sulla rivista «Costruiamo l'azione» ci sarebbe — secondo quanto riferisce l'agenzia Ansa — la conferma che l'organizzazione vuole agganciarsi all'area radicale. La stessa ANSA riferisce infatti di un articolo della rivista nel quale si inviterebbe ad «appoggiare a livello elettorale il successo del partito radicale», la cui azione sarebbe «destabilizzante a livello parlamentare». Gli stessi volantini dell'«MRP», ritrovati dopo gli attentati, sono formulati seguendo addirittura la sintassi delle risoluzioni strategiche delle BR, rilanciano in continuazione appelli alla «guerriglia diffusa» per l'«unità tra tutte le forze rivoluzionarie». Secondo altre indiscrezioni raccolte dall'ANSA, in casa di uno degli arrestati sarebbe stato rinvenuto un manuale in codice, un «vademecum» per il militante in clandestinità, sulla falsa riga di quelli brigatisti trovati in via Gradoli e a Torino. Ma la parte forse più interessante del materiale sequestrato dai magistrati di Rieti riguarderebbe un carteggio tra Mutti, Freda e Saccucci. Sulle lettere trovate in casa del neofascista di Parma ci sarebbero indicazioni «di lavoro», modalità per la raccolta dei finanziamenti e delucidazioni sull'attività dei camerati all'estero: sarebbe questa la prova inconfutabile che i contatti tra la centrale neofascista internazionale e i cervelli italiani sono rimasti stretti anche dopo la fuga di Saccucci e Freda. Nei sicuri nascondigli in Sudamerica ed Europa arrivano e partono soldi, ordini, sicari, fors'anche gli obbiettivi da colpire. Neil'«archivio» reatino di Maurizio Neri, infatti, sarebbe stata trovata anche una lista di personaggi da «eliminare»: tra questi figurerebbe il nome di Occorsio con accanto la scritta «eseguito». Nel già citato «manuale di guerriglia», tra l'altro, ci sarebbero precise disposizioni per quanto riguarda le sigle da usare dopo ogni attentato. «Unità rivoluzionaria», «Azione rivoluzionaria», «Fronte unito rivoluzionario» dovevano essere le sigle più frequenti oltre ovviamente a quella del «Movimento rivoluzionario popolare», da sfruttare soprattutto per attentati dinamitardi come quelli che hanno sconvolto la Capitale in queste settimane. Sempre su «Costruiamo l'azione», nel quarto numero, è scritto chiaramente che la fase di preparazione era completata e doveva partire quella dell'«azione» contro il sistema. I primi anelli della catena che porta ai neofascisti latitanti di Ordine Nuovo sembrano dunque essere stati individuati, ma «ulteriori sviluppi» diventano a questo punto inevitabili, anche dopo le perquisizioni effettuate in questi giorni a Roma e la decisione della Procura di affidare al magistrato Mario Amato l'intera, intricatissima indagine.
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