Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: ROMA -- «Ci muoviamo abbastanza regolarmente ed efficacemente anche sul terreno europeo con una serie di contatti permanenti di lavoro teorico e di organizzazione politica in Germania, Francia e Spagna: il rapporto con i compagni americani e con te deve diventare un fatto di organizzazione; sto studiando il modo di stabilire, a partire da Parigi, un telefono rosso con voi.. ». Toni Negri scriveva queste frasi in una lettera inviata all'estero tra il gennaio e il giugno del '78. In quello stesso periodo, precisamente il 7 aprile '78, scriveva ad una persona residente in Francia: « ...Penso tuttavia che la situazione italiana vada ulteriormente complicandosi e non escludo di trovarmi nella situazione di dover chiedere la vostra ospitalità ancora per un periodo ». I giudici hanno chiesto spiegazioni, durante l'ultimo interrogatorio, di questi e di tanti altri scritti, ma l'imputato è riuscito a scantonare — tra una battuta polemica e un «mi riservo di rispondere» — la maggior parte delle domande. Ieri mattina, consegnando ai giornalisti i verbali dell'interrogatorio, l'avvocato Leuzzi Siniscalchi ha invece fatto qualche precisazione a nome del suo assistito. Riferendosi alla seconda lettera che abbiamo citato, il legale ha detto: «Capite, in quel periodo (era in piedi il sequestro Moro, n.d.r.) tirava una brutta aria... eppoi avete visto: un anno dopo, il 7 aprile scorso, Negri è finito effettivamente in prigione!». Il docente di dottrina dello Stato, in altre parole, secondo il suo avvocato, non si sentiva tranquillo. Un groviglio di appunti Nel resocontare le 27 pagine dell'ultimo interrogatorio di Negri, abbiamo preso spunto da queste due lettere soltanto perché rappresentano uno degli elementi di maggiore novità. La contestazione delle ultime due «risoluzioni strategiche» delle Brigate rosse — che secondo gli inquirenti sarebbero state scritte col contributo di Negri — era stata già anticipata prima della diffusione dei verbali. Per il resto, anche stavolta ci troviamo di fronte ad un groviglio di scritti e appunti, mostrati al docente come indizi di colpevolezza, ma sempre in ordine sparso. Questo modo di condurre gli interrogatori è stato al centro di ripetuti battibecchi tra l'imputato e i suoi legali, da una parte, e i magistrati, dall'altra. I primi lamentano il fatto che le accuse vengono centellinate, che non vengono citate le fonti, che i vari elementi vengono gettati sotto gli occhi dell'imputato senza che egli possa comprendere i collegamenti tra un fatto e l'altro; insomma protestano perchè gli inquirenti non vorrebbero fare capire dove «va a parare» ogni singola domanda. I giudici, dal canto loro, ribattono che l'imputato starebbe tentando di evitare di rispondere alle contestazioni ponendo a sua volta delle domande per compiere «un'indagine arbitraria e non accoglibile sul procedimento logico sul quale il magistrato inquirente collega i vari elementi che vengono assunti a carico dell'imputato». Polemiche a parte, intanto, si può osservare una linea di difesa singolare: Negri non si rifiuta di rispondere — come la legge gli consente — ma replica soltanto ad alcune isolate contestazioni, a sua scelta. Al tempo stesso chiede un processo in Corte d'Assise. Ma torniamo ai verbali ed esauriamo il capitolo lettere. « ... l'iniziativa dell'agenzia internazionale dell'autonomia sta procedendo», scriveva Negri, sempre all'inizio dell'anno scorso. In una missiva spedita al docente da Genova nel 1974 si fa il nome di Faina, ricercato come appartenente alla «colonna genovese» delle Br: il mittente si firma Giorgio M. e i giudici sono convinti che fosse Moroni, arrestato di recente a Genova. In base alle dichiarazioni di un testimone, poi, i giudici hanno fatto un passo indietro nel tempo. Dalla testimonianza risulterebbe che: 1) «Potere operaio» era dotato di tre livelli organizzativi (struttura politica, informativa e militare): 2) questa «tripartizione» è stata poi assorbita dall'«autonomia organizzata »; 3) Negri era al vertice dell'«autonomia organizzata» e avrebbe partecipato ad una serie di «riunioni ristrette» alla facoltà di Scienze politiche di Padova, dove insegnava; 4) il «braccio militare» dell'«autonomia organizzata» avrebbe compiuto centinaia di attentati attraverso varie sigle (soprattutto Prima linea), dall'inizio della sua attività fino ai giorni nostri. Risoluzioni strategiche Per quanto riguarda le Brigate rosse vere e proprie, Negri è accusato di avervi fatto parte fin dalla fondazione del gruppo, come componente della «direzione strategica», ma sostenendo un indirizzo strategico (no al «partito armato» come arma fondamentale ed unica di presa del potere, sì alla lotta armata di lunga durata, con il coinvolgimento di tutte le istanze del «movimento»), rimasto «minoritario» nei primi anni di vita delle Br. Le ultime due «risoluzioni strategiche», invece, secondo i giudici dimostrerebbero che «almeno a partire dal 1978 è prevalsa la tesi di Negri». La contestazione si basa sul confronto con una serie di appunti e scritti del docente, che però nel verbale d'interrogatorio vengono citati riportando soltanto alcune isolate frasi («le urgenze del dopo Moro», «questione del Partito», «rapporto stati-organizzazione», eccetera). Inoltre si è tornati sul famoso documento, che lega Negri a Corrado Alunni. Gran parte dell'interrogatorio è stata dedicata anche alla citazione di una quantità di documenti, scritti di Negri che gli inquirenti giudicano importanti per dimostrare che egli avrebbe sempre valicato il confine della pura analisi teorica del fenomeno della lotta armata, dando ogni volta direttive strategiche al terrorismo. E' stato citato anche un passo di «Partito operaio contro il lavoro», uno dei libri di Negri: «La lotta armata è il filo rosso dell'organizzazione dell'operaio multinazionale e del suo ciclo di lotta: dobbiamo dipanarlo... Qui, nella lotta, l'autonomia ha rappresentato un terreno di innovazione costante della iniziativa politica e soprattutto ha aperto l'orizzonte della lotta armata... La domanda è... come si realizza il passaggio alla forma complessiva di organizzazione? ...se seguiamo l'esperienza Fiat del marzo '73 alcuni elementi fondamentali per la soluzione del problema possono essere indicati... ». E vengono puntualmente indicati.
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