Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - commentata: ROMA — Il cerchio sta per chiudersi, anche se non definitivamente, intorno ai capi veri o presunti della centrale terroristica legata a Franco Freda, all'ex «Ordine nero», ai «NAR», all'area insomma definita dell'«autonomia fascista». Nella rete gettata dalla procura di Rieti, ora affiancata dal magistrato romano Amato, che indaga sui dinamitardi del «Movimento rivoluzionario popolare» (quelli degli ultimi attentati romani) sono finiti altri due «pesci» che sembrano abbastanza grossi, tanto da aver convinto il sostituto procuratore di Rieti ad annunciare per i prossimi giorni il rinvio a giudizio per i cinque attualmente in carcere. Uno dei più importanti, dopo il famoso Mutti di Parma è un misterioso «personaggio trevigiano» di cui si è parlato in questi giorni. Ha ormai un nome, un volto, e un curriculum ben definito, prima tra le fila del MSI, poi in quelle di «Ordine nuovo» e Ordine nero ed ora nei gruppi dell'estrema destra veneta, di cui sarebbe un autorevole capofila. Si chiama Marino Granconato. 26 anni, sposato e separato, padre di due figli. Con un ordine di cattura per «ricostituzione del disciolto partito fascista». Granconato è stato prelevato la notte tra il 21 e il 22 maggio dalla sua casa di Treviso e accompagnato davanti al magistrato di Rieti. Sul fascicolo della questura di Treviso che lo riguarda c'è un episodio molto significativo. Il 27 dicembre del 1972 venne sorpreso mentre consegnava a un giovane in motoretta un pacco di materiale documentario e di propaganda dal titolo «Franco Freda, vittima del sistema». Da allora un'altra serie di elementi lo avvicinano sempre più al neonazista fuggito da Catanzaro, come è successo per Claudio Mutti e Leonardo Allodi, due degli arrestati insieme all'ex para Maurizio Neri, «archivista» della centrale metà rossa e metà nera scoperta a Rieti. Il secondo personaggio, Luigi Calore [sic! plausibilmente Sergio Calore], ex operaio della «Pirelli» di Tivoli, sarebbe un redattore della famosa rivista «Costruiamo l'azione», redatta da neofascisti e qualche ex dell'«autonomia» e indirizzata soprattutto alle frange violente deli'extrasinistra (fino alle BR) per invitarle ad una lotta comune tra tutti gli avversari del sistema. E' la stessa proposta che hanno perseguito i dinamitardi del «Movimento rivoluzionario popolare» che hanno armato gli ultimi attentati nella Capitale. | |
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