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Dal nostro inviato RIETI — I conti tornano: il progetto di unificare sotto un'unica bandiera certe frange fra le più violente della eversione, frange rosse e nere, ha vissuto numerose «fasi operative». Alle bombe del Campidoglio e di Regina Coeli si aggiungono due episodi «fissati» nelle carte processuali dell'inchiesta, fatti più remoti che possono costituire primi tentativi di aggancio con il «movimento». Sono entrambi datati marzo 7, il periodo più caldo dell'allora nascente movimento dell'autonomia. Sarebbe stato accertato che elementi ben individuati del disciolto «Ordine Nuovo» parteciparono fisicamente a fianco degli autonomi agli scontri durante l'assemblea con Luciano Lama all'Università di Roma. Subito dopo, a Bologna, un gruppo ben individuato di neofascisti diede man forte agli scatenati gruppi dell'ultra sinistra per alimentare un clima di terrore lungo le strade della città emiliana. Si infiltrarono soltanto occasionalmente oppure erano pedine importanti di un piano ben più vasto, quel piano che il sindaco Zangheri denunciò ad alta voce durante i fatti di Bologna? E' tutto documentato, questi elementi servono soltanto come cartelli indicatori delle indagini partite anche da Rieti su questo fronte misto dell'eversione. «La strada ci sembra quella giusta — conferma Giovanni Canzio, il giovane sostituto procuratore della Repubblica che dirige la fase istruttoria —. Non posso dirvi se e come gli interrogatori di Claudio Mutti e Leonardo Allodi serviranno a confermarla, ma ci sembra che il disegno eversivo sia ormai abbastanza chiaro. E anche dopo gli interrogatori dei due neofascisti arrestati a Parma è impossibile saperne di più. Anche Allodi ieri mattina è stato ascoltato per quasi tre ore, ma non si riesce a capire che ruolo abbia svolto in tutta la faccenda. E' studente, frequenta a Bologna, unico suo precedente riscontrabile un volantinaggio non autorizzato del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile missina. E' una nuova leva dei gruppi, un giovane che come altri teorizza in Italia una rivoluzione «totale», sul modello islamico. Anche sul loro giornale sequestrato in una tipografia di Tivoli nei , giorni scorsi, «Costruiamo l'azione», c'è un'esaltazione marcata e un'interpretazione tutta in chiave fascista della rivoluzione di Khomeini. Un enorme paginone ritrae un guerrigliero. Lottiamo uniti — dice la voce ufficiale dei terroristi — per abbattere questo sistema borghese. Poi ce la vedremo tra noi. Questo è il tacito patto del progetto eversivo, secondo teorie e progetti già indicati da Freda. Un progetto che pian piano esce dall'ombra della clandestinità per agganciare altri gruppi, altri strati. Il discepolo di Freda, Claudio Mutti, del resto avrebbe fatto parte (oltre ovviamente a tutte le sue opportunistiche adesioni «politiche») di una associazione chiamata Italia-Islam. Il procuratore Giovanni Canzio conferma queste impressioni, poi torna sul concreto. «Noi comunque restiamo in Italia, c'è abbastanza da fare». Anche con le BR? «No, in generale lo escluderei. Per adesso qui a Rieti ci fermiamo in un'area vicina. | |
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