Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: Dal nostro inviato PARMA — E' tornato alla ribalta un noto fascista. E' Claudio Mutti, 33 anni, professore di letteratura ugrofinnica, arrestato l'altro giorno a Parma su ordine di cattura della Procura della Repubblica di Rieti, che si riaffaccia alla finestra della cronaca politico-nera italiana con un'accusa per lui non nuova: ricostituzione del disciolto partito fascista ed associazione sovversiva. Amico del fuggiasco Franco Freda, tramite l'altro fuggitivo Giovanni Ventura e Guido Giannettini — dunque pedina non secondaria, secondo le inchieste di alcuni anni fa, di quel «partito del golpe» composto da fascisti da una parte e uomini dei servizi segreti «deviati» dall'altra — Claudio Mutti, nel '74, era considerato dai magistrati bolognesi personaggio di primo piano della eversione emiliana, appendice non secondaria di quella veneta facente capo a Padova e, quindi, a Freda. Mutti conobbe per la prima volta le patrie galere nel maggio del '74, quando i giudici bolognesi e toscani stavano cercando di far luce sugli attentati dinamitardi — rivendicati da «Ordine nero» — di Moiano, Ancona e Bologna. Gli attentati, cioè, che prepararono (forse non soltanto «storicamente») la strage dell'Italicus avvenuta il 4 agosto dello stesso anno. L'ordine di cattura contro di lui fu spiccato, a quel tempo, dal sostituto procuratore bolognese dott. Persico, il quale, per capire a fondo la personalità complessa del giovane docente, lesse pazientemente tutti gli scritti e, soprattutto, le traduzioni da lui fatte dei libri del filosofo rumeno Codreanu, ideologo del nazismo e dell'antisemitismo, di cui il giovane di Parma sembrava fanatico seguace. Fu proprio durante uno degli interminabili interrogatori, cui Persico sottopose Mutti, che il magistrato trovò, nascoste nel tacco di una scarpa, due lettere estremamente compromettenti: una era di Freda, scritta dal carcere di Brindisi, l'altra di Ventura, scritta dal carcere di Bari, questa ultima indirizzata a Giannettini: ecco perché Mutti fu considerato tramite fra Ventura e l'uomo del Sid. Per ben comprendere la figura del prof. Claudio Mutti è necessario tuttavia riconsiderare altri elementi venuti alla luce nel '74: quando fu arrestato, il docente, aveva in tasca una tessera del PSI e una della Camera del lavoro. Questi elementi oggi appaiono ancora più interessanti, visto il presunto colore «rosso» che il terrorismo ha assunto, improvvisamente, con una brusca sterzata. In questo senso Mutti, può a ragione, essere considerato un «precursore», avendo interpretato esattamente quanto, andava profetizzando sin dal '69 Franco Freda, secondo il quale (così egli scrisse in un libro pubblicato da Claudio Orsi, ferrarese, nipote di Italo Balbo) per poter giungere alla «distruzione dello Stato» era necessario far confluire tutta l'eversione in un solo filone, non importava — anzi! — se mimetizzato di rosso. Ciò che d'altra parte, Pino Rauti proclamava da anni ancora precedenti. Ecco, dunque, Claudio Mutti, uomo senza dubbio filosoficamente di estrema destra, camuffarsi da politico di sinistra. Un processo di «identificazione forzata», che del resto è continuato, se dobbiamo assumere come buone le affermazioni di un ex leader radicale bolognese, il docente universitario Giuseppe Caputo il quale, poco più di un anno fa, usci clamorosamente dal partito radicale pubblicando un libro bianco. In esso, il prof. Caputo sosteneva di essere costretto ad abbandonare il partito a causa, tra l'altro, del poderoso rinforzo che le file radicali avevano ricevuto con l'immissione di fascisti o ex fascisti: e qui Caputo citava, per tutti, due nomi: Claudio Orsi, organizzatore dei «Comitati pro-Freda» e Claudo Mutti, promotore (dopo essere stato espulso dal MSI nel '64) di numerose associazioni di estrema destra: «Giovane Europa», «Lotta di popolo». «Italia-Libia» oltre agli stessi «Comitati pro-Freda» con Claudio Orsi. La lunga marcia di Mutti verso «sinistra» — ma rimanendo sempre a destra — dunque è proseguita e le notizie del prof. Caputo non sono mai state smentite dal Partito radicale. D'altra parte, la stessa inchiesta che oggi coinvolge nuovamente Mutti starebbe a dimostrarlo: le indagini cominciarono un mese fa, quando il monumento sul Monte Tancia, nel Reatino, che ricorda il sacrificio di 30 persone (donne, vecchi, bambini trucidati dai nazisti nel '44) fu vergognosamente ricoperto di scritte neonaziste e antisemite. La pista portò a identificare il presunto autore, un operaio trentenne, Maurizio Neri, in casa del quale è stato sequestrato materiale attribuibile ad associazioni eversive sia di destra sia di sinistra. E, attraverso Neri, gli inquirenti sono giunti a Mutti. | |
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