Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: Bisogna avere coscienza, che in una situazione economica estremamente confusa e piena di incertezze per la piccola e media azienda, il ricorso al lavoro a domicilio, come valvola di sicurezza, non può essere accettato dai lavoratori e dal movimento nel suo insieme. Porre oggi con forza la questione del lavoro a domicilio all'attenzione di tutto il partito nella fase di dibattito e di preparazione del tredicesimo congresso, significa affrontare, nello stesso momento tre questioni di portata ideale, politica ed economica. Di ordine ideale, in quanto affrontiamo direttamente uno dei nodi di fondo della questione femminile (ruolo della donna nella famiglia e nella società, problema dei figli e dei servizi, occupazione femminile, ecc.). Di ordine sociale poiché trattiamo un fenomeno di enorme arretratezza, che interessa sicuramente più di un milione di lavoratrici, il 90% delle quale sono «clandestine» e quindi sprovviste della tutela assicurativa e sindacale. Esse sono costrette a lavorare con salari medi inferiori alle 50.000 lire mensili. Di ordine economico e politico, in quanto affrontiamo indirettamente i problemi dell'occupazione e della strategia delle alleanze. La situazione, nel corso di questi anni, è mutata sostanzialmente. Il lavoro a domicilio si è esteso come forma di lavoro industriale. Esso non è più un fenomeno esclusivamente toscano o emiliano, ma oggi investe larghe zone del Mezzogiorno. Interi settori hanno basato la loro produzione sul lavoro a domicilio, così che molte fabbriche non sono altro che magazzini er lo smistamento e l'esportazione. A completare questo quadro, vanno aggiunte le condizioni di enorme disagio nelle quali si svolge questo tipo di lavoro, (uso di mastici, plastiche e fibre artificiali e sintetiche, in locali sprovvisti di ogni requisito igienico-sanitario). Dobbiamo dire con franchezza che abbiamo trascurato o affrontato in modo discontinuo questa parte di lavoratrici, che lavorano in condizioni di supersfruttamento. Oggi il problema si fa più urgente. Al pesante attacco padronale ai livelli di occupazione, portato avanti dal grande padronato per mutare il carattere offensivo delle lotte e riassorbire le conquiste sindacali di questi ultimi anni (contrastato da un ampio fronte di lotte per l'occupazione: a Firenze la CONFI insegna!) si aggiungono reali difficoltà per la piccola e media azienda. La parte fondamentale dell'apparato industriale della Toscana è costituito da aziende manifatturiere, molte delle quali dei settori dell'abbigliamento o tessili. La media di addetti per azienda è di 6,7 unità. Le aziende da 11 a 50 dipendenti sono oltre 5000, mentre quelle artigiane superano le 50.000. L'apparato industriale è dunque fortemente polverizzato e con una bassa intensità di capitale. In questa situazione e con le difficoltà tradizionali per la piccola e media industria (difficile accesso al credito, impossibilità di autofinanziarsi, subordinazione alle cosiddette «agenzie» per lo sbocco sui mercati esteri, costo superiore dei servizi, ecc.) la scelta più facile per alcuni piccoli imprenditori, può essere quella della ricerca della «via più breve», da molti considerata un'inevitabile «scorciatoia»: aumento dello sfruttamento della mano d'opera occupata nelle aziende, estensione del lavoro a domicilio in forma «clandestina». Diventa obiettivamente difficile per il partito ricercare possibilità di intesa per chi imbocca questa strada. Il mercato del lavoro non può subire rotture. Non si può rinunciare alla piena applicazione dei contratti, sia per i lavoratori interni, sia per quelli a domicilio. Si tratta quindi di respingere, quelle proposte di «tregua sociale» che provengono da alcuni settori. I vecchi equilibri scossi con le recenti lotte, non debbono essere ricostituiti, pena per gli stessi piccoli imprenditori di veder offuscare le reali prospettive della loro attività. Il problema attuale è quello di costruire con le lotte di fabbrica e con grandi movimenti di massa soluzioni radicalmente nuove, nell'ambito di una politica economica programmata ed anti-monopolistica. In questo contesto di chiarezza, il problema della alleanze, estremamente necessario per il movimento operaio, acquista interamente la sua carica rivoluzionaria. Nessuno nega, che oggi, in particolare nei settori dell'abbigliamento, vi sia l'esigenza di ristrutturare il ciclo produttivo. Questa riorganizzazione però deve andare nella direzione opposta a quella indicata dalla Confindustria. Si tratta di battersi per una politica di investimenti, che faccia fare un salto tecnologico anche alla piccola e media azienda, per una diversa politica del credito, la creazione di strumenti regionali o consortili per l'acquisto della materia prima e per l'accesso a nuovi mercati. Tutto il movimento deve affrontare e mobilitarsi attorno a questi temi. In particolare la questione del lavoro a domicilio non può essere delegata alle commissioni femminili o esclusivamente ai sindacati di categoria. Dobbiamo impegnarsi per parole d'ordine chiare e comprensibili rivolte alle lavoranti a domicilio ed alle lavoranti interne, superando l'astratto dibattito sulla cosiddetta «libera scelta». Così pure bisogna superare i tradizionali rapporti con «l'intermediario». Occorre passare rapidamente alla contrattazione delle tariffe. In questo senso deve essere considerata positiva l'esperienza di Empoli, dove è stato raggiunto un accordo di zona per le lavoranti a domicilio delle confezioni. Altrettanto positive, ma ancora troppo poche, sono le esperienze di contrattazione delle tariffe nel corso di vertenze aziendali. Con il movimento in piedi, con un partito consapevole dei problemi che affrontiamo, dobbiamo portare avanti la battaglia per la modifica della legge. | |
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