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tipologia: Analitici; Id: 1543405


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Tipologia Periodico
Titolo Giancarlo Lannuti, Cipro: dai complotti allo sbarco turco [sopratitolo: L'ostinata volontà americana di liquidare Makarios ha messo in moto e alimentato la nuova crisi] [sottotitolo: Il conflitto fra le due comunità non basta da solo a spiegare come si è giunti alla fine dell'indipendenza dell'isola. Una lunga storia di interferenze imperialiste. Il ruolo della NATO e dei servizi segreti. L'internazionalizzazione nella proposta dell'URSS accettata dalla Grecia]
Responsabilità
Giancarlo Lannuti+++
  • Lannuti, Giancarlo
  autore+++    
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Politica internazionale [Rinascita] {Politica internazionale [Rinascita]}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
L'ostinata volontà americana di liquidare Makarios
ha messo in moto e alimentato la nuova crisi
Cipro: dai complotti
allo sbarco turco
Il conflitto fra le due comunità non basta da solo a spiegare come si è giunti alla fine dell'indipendenza dell'isola. Una lunga storia di interferenze imperialiste. Il ruolo della Nato e dei servizi segreti. L'internazionalizzazione nella proposta dell'Urss accettata dalla Grecia
(dall'Express di Parigi)
di Giancarlo Lannuti
« Il segretario di Stato Kissinger è contrario ad una partecipazione sovietica al negoziato per Cipro... Gli Stati Uniti non terranno conto della decisione greca di accettare la proposta sovietica per una conferenza internazionale e continueranno a sostenere gli sforzi diplomatici della Gran Bretagna per la ripresa del negoziato tripartito a Ginevra ». In questa cinica dichiarazione rilasciata da un portavoce dei Dipartimento di Stato sabato 24 agosto, sono 'efficacemente sintetizzate la genesi e le implicazioni della crisi cipriota, non solo negli ultimi due mesi ma dai tempi della dominazione inglese fino ad oggi.
Invano si cercherebbe infatti di comprendere quanto è avvenuto e sta avvenendo a Cípro e di formulare ipotesi attendibili sulle prospettive future se ci si limitasse a prendere in considerazione il conflitto fra le due comunità dell'isola e il contrasto fra Grecia e Turchia, ignorando quello che è stato il vero detonatore di tutte le ricorrenti crisi, vale a dire l'ostinata determinazione degli Stati Uniti di liquidare, in un modo o nell'altro, l'indipendenza di Cipro e di fare dell'isola una « portaerei inaffondabile » a disposizione della Nato.
Basta dare un'occhiata alla carta geografica per comprendere quale sia la po- sta in gioco. Situata nel cuore di quel Mare di Levante che costituisce il bacino orientale del Mediterraneo, a poca distanza dalla Turchia e di fronte alla co- sta siro-libanese, Cipro non è soltanto il « crocevia di tre continenti », come è stata definita fin dall'antichità, ma è anche un nodo di prim'ordine in un'area politicamente e militarmente nevralgica, teatro di gravi tensioni e di conflitti a catena. Senza dilungarci in una lunga casistica, ricordiamo soltanto che l'isola ha costituito, fra l'altro, la testa di ponte per l'invasione anglo-francese dell'Egitto nel novembre 1956, per lo sbarco di marines americani in Libano e di paras inglesi in Giordania nell'estate del 1958, nonché un punto d'appoggio per le « manovre » militari anglo-americane del 1970 in occasione del « settembre nero » di Amman; e solo la politica di indipendenza e neutralità del governo Makarios ha impedito che l'isola fosse direttamente coinvolta nei due conflitti mediorientali del giugno 1967 e dell'ottobre 1973.
Non è dunque da stupire che Washington abbia messo gli occhi su Cipro fin da quando essa era ancora sottoposta al dominio coloniale della Gran Bretagna, e nulla abbia lasciato di intentato dal 1959 (anno dell'indipendenza) per colmare quello che agli occhi degli strateghi del Pentagono appariva come l'« anello mancante » nella cosiddetta « fascia difensiva meridionale » della Nato. La presenza a Cipro di due grandi basi militari britan niche — residuo dell'era coloniale imposto alla nuova Repubblica nel corso dei colloqui del 1959 a Zurigo dai tre « garanti » (atlantici) Gran Bretagna, Grecia e Turchia — non è infatti sufficiente a soddisfare le « esigenze imperiali » di Washington, che non ha mai rinunciato alla prospettiva di assumere direttamen- te il controllo dell'isola.
E' qui che entra in gioco il contrasto greco-turco. La contrapposizione fra le due comunità cipriote, e di riflesso fra Ankara ed Atene, risale a molti secoli indietro: fu nel 1571 — esattamente quattrocento anni fa — che l'Impero ottomano si impadronì dell' isola, dopo avere sbaragliato a Famagosta l'esercito veneziano di Marcantonio Bragadin (che fini scuoiato vivo dopo la cattura). Da quel momento Cipro, abitata in grande maggioranza da greci, fu soggetta alla immigrazione turca, e le sue sorti si intrecciarono con quelle della lotta dei popoli balcanici, e segnatamente del popolo greco, contro la dominazione ottomana. L'indipendenza della Grecia nel 1830, il crollo dell'Impero ottomano con la prima guerra mondiale (che trasformò Cipro in colonia britannica), il drammatico scambio di popolazione fra la Grecia e la Turchia di Kemal Ataturk sono gli eventi che più di ogni altro hanno alimentato la ostilità e il risentimento fra i due popoli e, di riflesso, fra le due comunità cipriote.
Favorevoli fin dagli inizi degli anni cinquanta alla spartizione dell'isola, che sottoponendola a Grecia e Turchia la avrebbe automaticamente inclusa nella Nato, ma costretti (dalle circostanze o- biettive della lotta di indipendenza ci-priRta e dal margine di autonoma mano- vra di cui ancora disponeva l'imperialismo britannico) a riconoscere la nuova repubblica, gli Stati Uniti hanno costantemente giocato sul contrasto greco-turco sia per legare sempre di più a sè ciascuno dei due alleati, sia per minare alle fondamenta il potere indipendente dell'arcivescovo Makarios.
La repubblica cipriota si è trovata così al centro di una rete di intrighi e di complotti praticamente senza fine, per tessere i quali la Cia ha agito, volta a volta, direttamente o per l'intermediario del Kyp greco, della casta militare insediata per tanti anni al potere in Turchia, della organizzazione fascista Eoka-B del generale Grivas (già capo dell'Eoka durante la lotta armata di indipendenza e poi schieratosi apertamente contro il neutralismo di Makaríos) ed anche dei servizi segreti israeliani, il cui ruolo nelle vicende cipriote è ancora tutto da scoprire.
Il colpo di Stato del 15 luglio scorso è stato l'ultimo anello di questa oscura catena; secondo i suoi autori (i fascisti di Atene) ed i suoi istigatori (i capi della Cia e i generali del Pentagono) esso avrebbe dovuto sfociare rispettivamente nella enosis con la Grecia o, come soluzione di ripiego, nella spartizione fra Grecia e Turchia con la mediazione di Washington. In entrambi i casi l'isola sarebbe finita dritta dritta nelle braccia della Nato, e gli Stati Uniti avrebbero riaffermato la loro funzione di arbitri dell'area mediterranea, compensando al tempo stesso con il « recupero » di Cipro l'indebolimento determinato nel « bastione israeliano » dalla guerra mediorientale dello scorso ottobre.
Sul ruolo di Washington nel vergognoso golpe di Nicosia (come già sette anni prima nel golpe di Atene) non ci sono ormai più dubbi. Sarebbe bastato già l'atteggiamento equivoco e dilatorio mantenuto dalla diplomazia americana nei primi giorni della crisi a darne la dimostrazione; ma a questo si sono aggiunte accuse e rivelazioni di fonte insospettabile. I1 6 agosto il giornale ateniese Ta Nea titolava a caratteri cubitali: « La Cía ha dato fuoco a Cipro »; alcuni giorni prima era stato lo stesso New York Times a rivelare che il Dipartimento di Stato era al corrente fin dalla fine di giugno dei piani dei fascisti greci per il rovesciamento di Makarios e a mettere in luce il ruolo oscuro svolto nella vicenda dal proconsole americano ad Atene, l'ambasciatore Tasca (fatto poi allontanare dal governo Karamanlis). Ancora più esplicita l'accusa dell'ex-ministro Zigdis, mai compromessosi con la dittatura militare: « Se il mondo è minacciato dalla guerra, la responsabilità cade unicamente sul governo americano e personalmente su Kissinger », íl quale è « il responsabile diretto del rovesciamento di Makarios ».
Senonchè, spesso anche l'imperialismo sbaglia i suoi conti: e così il colpo di mano che avrebbe dovuto trasformare Cipro in una portaerei atlantica, liquidare il « Castro del Mediterraneo » (come a Washington si definiva l'arcivescovo Ma-karios) e riaffermare drasticamente il predominio americano nell'area ha finito col mettere in moto un meccanismo a catena che ha via via portato alla liquidazione dei colonnelli greci (i « fedelissimi » del Pentagono), alla caduta del regime golpi sta di Nicosia, all'uscita della Grecia dalle strutture militari della Nato e alla obiettiva internazionalizzazione delle conseguenze della questione cipriota. Sotto questo aspetto, è estremamente istruttivo seguire passo a passo, sia pure per grandi linee, l'evolvere degli avvenimenti dopo il drammatico putsch del 15 luglio.
Il golpe, in verità, comincia male, per i suoi autori: la resistenza dei fedeli di Ma-karios si rivela più aspra del previsto e soprattutto fallisce l'obiettivo di « liquidare » anche fisicamente l'arcivescovo: Makarios si salva fortunosamente (con lo aiuto britannico, il che dimostra come le contraddizioni inter-imperialistiche siano ancora vive ed operanti), ripara a Malta e può quindi recarsi alle Nazioni unite a denunciare pubblicamente le responsabilità dei colonnelli di Atene.
Per alcuni giorni — esattamente fino al 20 luglio — la posizione americana è ambigua e temporeggiatrice: Washington impedisce praticamente al Consiglio di 'sicurezza di prendere una decisione sulla crisi cipriota e tenta di far passare una soluzione che porti alla sostituzione del golpista Sampson, ma ratifichi la scomparsa di Makarios dalla scena politica e sostituisca nella sostanza alla triplice « garanzia » del 1959 una più stretta « tutela » greco-turca 'sull'isola. Costretti a rinunciare all'obiettivo massimo (enosis o spartizione), gli Usa tentano insomma di ottenere almeno la definitiva liquidazione del neutralismo attivo di Makarios e l'ascesa al potere a Nicosia di una personalità più scialba e quindi più facilmente condizionabile.
Da parte sovietica, gli organi di stampa fin dall'inizio denunciano il complotto « ordito da quelle forze che da tempo tramano contro l'indipendenza e la sovranità della repubblica di Cipro »; successivamente una nota del governo afferma che il golpe di Nicosia « è stato pro- gettato da determinati circoli della Nato i quali non gradiscono l'esistenza di una repubblica indipendente, con una sua po-
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 33213+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1974 Mese: 8 Giorno: 30
Numero 34
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1974 - 8 - 30 - numero 34


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